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16 apr 2023

OSTEOPOROSI


 L’osteoporosi è è un disturbo piuttosto comune. In Italia colpisce circa 5 milioni di persone, in particolar modo le donne dopo la menopausa. A causa dell’osteoporosi, le ossa diventano più fragili e, quindi, anche in caso di traumi lievi e banali, sono a rischio frattura. Salvaguardare la salute delle ossa è fondamentale ed anche possibile. Anzitutto bisogna adottare uno stile di vita sano, non farsi mancare cibi ricchi di calcio, praticare attività fisica con regolarità ed esporsi in maniera corretta al sole per favorire l’assorbimento della vitamina D.

In questo articolo spiegheremo i principi basi su cui si basa la dieta per osteoporosi.

Che cos’è l’osteoporosi

L’osteoporosi è un graduale indebolimento delle ossa, provocato dalla loro stessa decalcificazione. Ne consegue una diminuzione di massa dell’osso. Con il suo progredire, l’osteoporosi espone al rischio di fratture, soprattutto di anche, spalle e polsi.

Possiamo distinguere tra 2 tipi di osteoporosi.

  • Primaria, associata a fattori fisiologici come la menopausa e il fisiologico avanzare dell’età
  • Secondaria, che colpisce soggetti che già soffrono di altre patologie, come neoplasie, malattie endocrine, croniche o intestinali

Cause dell’osteoporosi

Le cause dell’osteoporosi sono vari; alcuni purtroppo non sono modificabili, su altri invece si possono fare aggiustamenti e correttivi in quanto direttamente connessi a stili di vita.

continua https://www.tuttogreen.it/dieta-per-osteoporosi/

5 apr 2023

INTERVENTO

 


Fra 15 giorni sarò sotto ai ferri ahimè:protesi totale al ginocchio.Sono molto preoccupata e spaventata Ho programmato un post per il 17 aprile.

5 ago 2022

15 gen 2022

Io e il Covid

 


Io da due anni esco da casa solo per fare la spesa,nessun bar o ristorante mi ha visto.Mi chiederete perchè:ho paura di infettarmi col covid.Il 24 gennaio mi sottoporrò al booster,spero che vada tutto bene.Finora nè io nè mio marito abbiamo avuto effetti collaterali.E voi come vi comportate?

13 gen 2022

Covid 19, grande attesa per Paxlovid


 Nel suo aggiornamento mensile, sul sito www.associazionealpi.com, il dott. Mario Canciani, allergo-pneumologo, fornisce notizie pratiche sull’infezione da Coronavirus, basate sulle domande che gli vengono poste più spesso.

PERCHÉ NON SI PARLA PIÙ DI “IMMUNITÀ DI GREGGE”?
A causa delle continue varianti, ogni volta che ne emerge una, la protezione anticorpale deve essere resettata, anche se non del tutto, perché gli anticorpi che abbiamo acquisito continuano a proteggersi, anche se di meno che con le vecchie varianti. Per questi motivi, si stanno studiando dei vaccini adattati all’emergere delle varianti, che verrebbero fabbricati in un breve lasso di tempo, a partire da una base comune, alla quale verrebbe aggiunta l’informazione per la variante

COSA SIGNIFICA IL TERMINE “FLURONA”?
Deriva dall’unione dei termini influenza (flu in inglese) e corona, per significare che ci sono sempre più segnalazioni di infezioni contemporanee da parte di influenza e coronavirus. Questo è un impegno maggiore per il nostro sistema immunitario e trova rafforzata la proposta di vaccinarsi per l’influenza, anche nei bambini

PERCHÈ È POCO UTILE ESEGUIRE I TAMPONI PRIMA DI SITUAZIONI A RISCHIO COME CENE, RIUNIONI,..?
Se stiamo bene, la probabilità che il test sia positivo è molto bassa e aumenta (mi riferisco ai tamponi antigenici) a non più del 70% se avvertiamo i primi sintomi. Quindi, oltre che una spesa inutile, non siamo sicuri che non siamo infetti o perché è troppo presto per dirlo o perché il test sbaglia. L’unica vera protezione è la vaccinazione e l’evitare le situazioni a rischio, come cene o altri contatti in luoghi chiusi

COSA S’INTENDE PER CONTATTI STRETTI?
Tutte quelle situazioni in cui veniamo a contatto con persone troppo vicine o in luoghi chiusi o senza mascherina e cioè (1) conviventi, cioè persone con cui si condivide l’abitazione; (2) contatti fisici diretti, come una stretta di mano o il faccia a faccia in un luogo chiuso senza mascherina; (3) passeggeri in bus, treno o aereo seduti a meno di 2 metri di distanza

PERCHÈ CONTINUANO A CAMBIARE LE SCADENZE CON CUI SI FANNO I RICHIAMI DEI VACCINI?
La scienza non è un dogma, cioè deve essere disposta a cambiare metodi e opinioni. Man mano che la pandemia procede, ne sappiamo sempre di più e questo vale anche per la durata degli anticorpi: la copertura anticorpale con 2 dosi di vaccino a 3 mesi è dell’83%, scende al 57% dopo 4 mesi, per risalire all’87% con la terza dose

IN BREVE, QUAL È LA DIFFERENZA TRA GREEN PASS BASE E RAFFORZATO?
La differenza sta nella validità del tampone negativo, contemplato solo nella versione base (antigenico per 48 ore, molecolare per 72 ore), il resto è uguale (l’ultima dose da meno di 9 mesi o guarigione da Covid da meno di 6 mesi). Dal 1° febbraio anche la durata del vaccino scenderà a 6 mesi. Man mano che andiamo avanti, il green pass base verrà eliminato e si manterrà solo quello rafforzato.

ESISTONO FARMACI EFFICACI PER VIA ORALE?
Dopo i dati poco confortanti del Monlupinavir, che sembra avere un’efficacia del 30%, ora c’è grande attesa per Paxlovid, già autorizzato in America e Gran Bretagna, il quale avrebbe dimostrato un’efficacia dell’89% nella riduzione di ospedalizzazione e morte se assunto entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi. In questi giorni l’agenzia europea del farmaco sta decidendo per il suo uso nell’UE. Le indicazioni sarebbero: Covid da lieve a moderato in adulti e adolescenti a rischio di progressione verso una malattia grave, assunzione entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi

ABBIAMO DATI ITALIANI SU QUALI SIANO I RISCHI TRA VACCINATI E NON VACCINATI DI AMMALARSI?
Ora anche in Italia abbiamo dati attendibili. Secondo un’elaborazione fatta in questi giorni dal CNR, il rischio maggiore tra non vaccinati e chi ha fatto la terza dose è: 4 volte per il rischio d’infettarsi, 15 volte per il rischio di essere ricoverato, 30 volte per il rischio di finire in terapia intensiva e 20 volte per la probabilità di morire

https://www.dom.it/covid-19-grande-attesa-per-paxlovid_velika-procakovanja-za-plaxovid/

2 dic 2021

MARIO CANCIANI da fb

 


Per rispondere alle domande che ci vengono poste sul Coronavirus, abbiamo deciso di riprendere la pubblicazione del report, che pensiamo di fare a cadenza mensile, a meno di importanti sviluppi nella malattia. Forniremo notizie pratiche sull’infezione, basate su studi scientifici rigorosi. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitiamo sempre a rispettare. Per chi lo desiderasse, venerdì 3 dicembre sarò presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 19.30 e in replica alle 22.15. Si parlerà anche di terapia delle malattie respiratorie, con dimostrazione pratica. Poiché non si potranno fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli anticipatamente a: studio@mariocanciani.com.

COSA SIGNIFICA LA SIGLA “OMICRON” PER LA NUOVA VARIANTE?
A maggio scorso, l’OMS ha deciso di non chiamare più le nuove varianti in base al luogo della scoperta, ma con le lettere dell’alfabeto greco. Per esempio la prima variante, quella inglese, è diventata alfa. A questo punto, la nuova variante avrebbe dovuto chiamarsi Nu (che si dovrebbe pronunciare niu, facendo confusione con new). Si è passati alla lettera successiva, che doveva essere la xi, ma qui c’era il problema dell’omonimia con il presidente cinese, per cui si sono saltate 2 lettere e si è arrivati alla quindicesima, appunto omicron.
LA VARIANTE OMICRON È PIÙ PERICOLOSA DELLE ALTRE?
A dispetto dell’allarmismo di questi giorni, dai dati che disponiamo è emerso che la nuova variante è più contagiosa, ma meno cattiva delle altre: dà sintomi più lievi, meno ricoveri e meno casi gravi. Può essere diagnosticata con i comuni test molecolari, causa focolai più piccoli della variante delta. Sembra anche che i vaccini in uso ci proteggano, ma se anche così non fosse in 3 mesi potremmo avere un nuovo vaccino contro di essa.
PERCHÈ IL FRIULI VENEZIA GIULIA È STATA LA PRIMA REGIONE A FINIRE IN ZONA GIALLA?
Si sono sommati (1) le manifestazioni no vax, particolarmente frequenti a Trieste, (2) la vicinanza con Slovenia, Croazia e Austria, dove i numeri della pandemia sono peggiori, (3) la bassa percentuale di vaccinati, minore che nel resto d’Italia, (4) la maggior percentuale di anziani.
QUALI SONO I VACCINI RICONOSCIUTI?
L’UE riconosce la validità dei vaccini Pfizer, Moderna, Astra-Zeneca e Johnson &Johnson. Anche altri vaccini, prodotti su licenza Astra-Zeneca, sono riconosciuti: Covishield, R-Covi, Fiocruz. Il più comune vaccino nell’Europa dell’Est - lo Sputnik- e dell’Asia -il Sinovac- non sono stati accettati dall’UE per la scarsa documentazione medica fornita e perché non è stato permesso ai delegati UE di visitare i rispettivi laboratori.
SI PUÒ QUANTIFICARE L’EFFICACIA DEL VACCINO?
Secondo una ricerca appena pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, tra l’inizio della campagna vaccinale e giugno 2021 il vaccino avrebbe risparmiato 12.100 morti, con un intervallo statistico tra 6.600 e 21.000. Altre proiezioni dicono che i morti risparmiati sarebbero 33.500. Nello stesso periodo i morti in Italia per Covid sono stati 56.000. i vaccinati con almeno 2 dosi se si ammalano hanno un minor rischio di finire in terapia intensiva e di trasmettere il virus ad altre persone.
SIAMO SICURI DEL VACCINO COVID?
Pur essendo stato licenziato in tempi brevi (ma gli studi erano già a buon punto per altri tipi di virus), bisogna anche dire che per ora è il vaccino più somministrato al mondo, con oltre un miliardo di dosi. Su circa 300 segnalazioni, per ora i casi mortali possibilmente correlati sono molto pochi e impallidiscono confrontando i morti in Italia per patologia comuni: 25 per reazioni a farmaci, 30 per reazioni a cibo, 25 per punture da insetti, 3.000 per incidenti della strada.
CHE SENSO HA VACCINARE I BAMBINI?
Dopo Cina e USA, anche l’UE ha deciso di autorizzare il vaccino tra i 5 e gli 11 anni. Il vaccino Pfizer ha dimostrato di essere sicuro, con pochi effetti collaterali e di produrre un’ottima risposta anticorpale, merito del fatto che il sistema immunitario dei bambini è più efficiente. Il dosaggio sarà del 30% rispetto a quello dell’adulto (10 microgrammi invece di 30), la tempistica la stessa dell’adulto (2 dosi a distanza di 3 settimane l’una dall’altra). Anche Moderna ha annunciato buoni risultati, con una dose metà di quella dell’adulto. Anche se i morti tra i bambini dall’inizio della pandemia sono 17, i bambini non sono immuni da sintomi generali, respiratori e cardiaci. Secondo una proiezione USA, un milione di vaccinati tra 5 e a11 anni eviterebbero 58.000 ammalati e 226 ricoveri in quel gruppo d’età. Ricordo che i bambini, come succede per l’influenza, trasmettono più frequentemente i virus respiratori, sia perché mettono in bocca gli oggetti, se li passano tra di loro, si lavano di meno le mani e hanno un sistema immunitario ancora in rodaggio.
COS’È IL “VACCINO CEROTTO”?
L’università del Texas ha proposto “HexaPro”, un cerotto che si applica con un piccolo clic sulla parte superiore del braccio e che è imbevuto di migliaia di microscopici aculei rivestiti da vaccino. Il cerotto ha le dimensioni di 7x7 mm, è di plastica rigida. Oltre ad eliminare la paura e gli effetti collaterali dell’ago, questo tipo di vaccino richiede meno attenzioni per la conservazione, meno personale sanitario per la somministrazione, può essere consegnato tramite corriere o posta o in luoghi impervi tramite drone. Si capisce l’utilità soprattutto per i paesi del terzo mondo.

4 lug 2021

Vaccinarsi per noi e chi ci è caro

 


Ottanta per cento. È questa la percentuale di vaccinati contro la Covid-19 che serve per raggiungere il livello di sicurezza.

Lo fa sapere il dott. Mario Canciani, noto allergo-pneumologo udinese dalle origini slovene, che fin dall’inizio della pandemia ha dispensato preziose informazioni e suggerimenti per affrontare l’emergenza del coronavirus.

«Gli epidemiologi americani – spiega – hanno provato a fare delle simulazioni per predire come sarà il prossimo futuro e hanno visto che il livello di sicurezza sarebbe con l’80% di vaccinati. Tale percentuale sarà difficilmente raggiungibile, sia per la mancata copertura della popolazione pediatrica – nella quale mancano ancora studi di sicurezza – sia per i rifiuti ai vaccini e per le probabili reinfezioni dei soggetti che si sono vaccinati tra dicembre 2020 e febbraio 2021, che potrebbero presentare un calo dell’immunità e aver bisogno di un richiamo di vaccino».

A proposito, dott. Canciani, gli allergici sono più a rischio di reazioni ai vaccini?

«Ormai le casistiche sono talmente ampie che possiamo fornire delle indicazioni: il rischio più grosso è di essere allergici al PEG (Polietilenglicole), un eccipiente dei vaccini che serve a renderli più efficaci e che può dare, nelle persone allergiche ad esso, delle reazioni gravi, fino allo shock. Da tempo eseguiamo questo test sulla cute nei pazienti a rischio, sia mediante i prick che i patch test, con ottimi risultati, soprattutto sulla tranquillità dei pazienti».

Perché ogni tanto si parla di rischio delle mascherine?

«Fermo restando che esse sono il presidio più utile a ridurre la trasmissione del Corona, se prendiamo in esame quelle più diffuse – cosiddette chirurgiche – esse sono formate da 3 strati: uno esterno in poliestere, uno intermedio in polipropilene e uno interno in cotone. Purtroppo il polipropilene è un irritante delle vie aeree, specialmente negli asmatici che hanno i bronchi più sensibili e inoltre si degrada molto lentamente nell’ambiente, contribuendo a formare le “microplastiche” di cui si parla molto ultimamente».

Si potrà rinunciare alle mascherine?

«In Inghilterra ci sono stati i primi test in discoteca e concerti, senza di esse. I partecipanti a un concerto hanno dovuto effettuare un tampone il giorno prima e poi caricare il risultato su un sito, per collegarlo al biglietto acquistato. Una volta presentati biglietto e tampone negativo all’ingresso, sono potuti entrare e comportarsi come se nessuna restrizione contro il Coronavirus fosse in vigore. Dentro il locale erano presenti dei sensori per calcolare il livello di ventilazione. Ora siamo in attesa di conoscere i risultati».

Che legame c’è tra miocarditi e vaccini?

«Come sempre, Israele ci propone dati molto interessanti: hanno visto che alcuni giovani maschi, vaccinati con i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna), possono presentare una lieve infiammazione del cuore, che si verifica entro 4 giorni dalla seconda dose e che recede dopo assunzione di banali antinfiammatori. Anche se il dato venisse confermato su più ampie casistiche, non dobbiamo dimenticare che la miocardite da infezione non è rara e più grave di quella da vaccino. Tutte le persone che presentano dolori al petto dopo il vaccino andranno monitorate».

Come potremo difenderci dalle varianti?

«A parte che i vaccini attuali stanno dimostrando un’ottima protezione anche contro le varianti, si sta studiando un anticorpo contro il virus che verrebbe somministrato mediante uno spray nasale e che sta dando ottimi risultati negli animali da esperimento. Considerata la via di somministrazione, la mancanza di strette misure di conservazione e il costo modesto, questa potrebbe essere un’ottima forma di prevenzione».

Perché si parla di nuovo di tracciamento quando questo nei mesi scorsi è fallito?

«Più il numero dei contagiati è alto, più è difficile registrare gli infetti ed isolare i contatti. Con un basso numero di infetti sarà più facile farlo ed impedire così la trasmissione ad altre persone. Il modello più efficace almeno in Europa si è dimostrato quello finlandese che ha attuato un rigoroso tracciamento ed isolamento, anche pagato per aumentare l’adesione. Se vogliamo eliminare il virus, soprattutto nelle sacche dei non vaccinati, possiamo farlo solo con questo metodo».

In questo momento quali sono i luoghi più a rischio?

«Sono la famiglia, i gruppi di persone che stanno assieme, come gli amici. Sono calate molto le infezioni nei luoghi di lavoro, per merito della vaccinazione. Ora bisognerà insistere con la vaccinazione tra i giovani e tra quelli che hanno rifiutato il vaccino. Gli asintomatici sono quasi il 50%, solo il 3% degli ammalati viene ricoverato, il resto ha sintomi lievi, le rianimazioni sono quasi vuote».https://www.dom.it/cepljenje-zase-in-za-bliznje_vaccinarsi-per-noi-e-chi-ci-e-caro/

4 giu 2021

Vaccini anticovid: in regione quasi il 45% ha ricevuto almeno una dose, in Slovenia oltre il 50%

 Nel Friuli Venezia Giulia – così come in tutta Italia – da oggi 3 giugno le agende vaccinali sono aperte anche alle persone della fascia tra i 16 ed i 39 anni d’età (e a breve dovrebbe arrivare il via libera anche per gli adolescenti tra i 12 ed i 15 anni). Per il presidente della Regione Fedriga ed il suo vice e assessore alla salute Riccardi questo sarà un momento fondamentale della campagna vaccinale “perché con l’apertura delle agende anche alle persone tra i 16 anni compiuti e i 39 ci aspettiamo che la campagna vaccinale in Friuli Venezia Giulia subisca una forte accelerazione. Dato che 50mila under40 hanno già ricevuto il vaccino perché inseriti nelle categorie prioritarie, in quella fascia d’età rimangono circa 220mila i soggetti che possono vaccinarsi, ai quali saranno riservati i vaccini Pfizer e Moderna”. Fedriga e Riccardi sperano in un’adesione di massa: “Anche se i giovani sono, nella maggior parte dei casi, meno a rischio dei soggetti più anziani garantire la loro immunizzazione significa fare un importante passo avanti verso l’agognato ritorno alla normalità”. Entro le ore 18 di oggi si sono prenotate 44.647 (quasi 30 mila entro le 12) persone appartenenti alla fascia d’età 16-39.

Fino ad oggi, in base ai dati del Ministero della Salute elaborati da GIMBE, nella nostra regione il 20,9% della popolazione ha già completato il ciclo vaccinale ed un ulteriore 22,8% è in attesa di richiamo (i risultati del FVG sono superiori alla media italiana). Un po’ peggiori sono invece i dati riferiti alle fasce d’età più critiche: la nostra regione ha l’84,8% degli over 80 che ha già completato il ciclo vaccinale, mentre il 5,6% ha ricevuto la prima dose. All’appello manca quasi un decimo dei più anziani, il che pone il FVG in tredicesima posizione tra le regioni italiane. Più bassa ancora la percentuale di immunizzati nella fascia 70-79 anni: il 22,1% ha ricevuto le dosi necessarie, metre il 54,8% è in attesa di richiamo. Nella fascia 60-69 (fonte: Ministero della Salute) il 22,95% ha completato il ciclo, mentre circa un ulteriore 35% è in attesa di richiamo.
In Italia – in base ai dati aggiornati stamattina – sono state somministrate finora circa 35.820 mila dosi, mentre le persone che hanno completato il ciclo vaccinale sono circa 12.400.000 (il 22,85% della popolazione over 12).
In Slovenia, dove le agende vaccinali sono aperte a tutti i maggiorenni già da qualche settimana, il 20,6% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 32,5% è in attesa del richiamo. Nella vicina Alta Valle dell’Isonzo la campagna procede speditamente. Kobarid ha il 23,6% dei residenti che ha completato il ciclo ed il 36,8% che ha ricevuto la prima dose. A Tolmino è immunizzato il 22,9% della popolazione ed il 35,7% attende il richiamo, a Bovec queste percentuali sono rispettivamente del 19,9% e 30,8%, a Kanal invece 19,7% e 33%.

27 apr 2021

Biotecnologie: speranza nella lotta al Covid-19, presente e futuro della medicina. Il racconto di Paolo Beuzer

 Rna, m-rna, anticorpi monoclonali. La pandemia ha fatto entrare nel linguaggio comune sigle e termini che, prima del 2020, erano conosciuti solo da pochi esperti del settore. Il settore è quello delle biotecnologie. Un campo di studi e applicazioni amplissimo, molto più ampio di quello sui vaccini anti Covid o sulle possibili cure per l’infezione. Sullo sviluppo delle biotecnologie, non a caso – con un’impennata con pochi precedenti nel momento della diffusione del Covid-19 – si sta investendo tantissimo. È opinione diffusa infatti che queste rappresentino presente e futuro della medicina. Paolo Beuzer, valligiano di San Pietro al Natisone, lavora in questo campo a San Diego in California già dal 2013, dopo aver conseguito la laurea in Nano-Biotecnologie all’Università di Trieste, il dottorato in Biologia Cellulare e Molecolare all’Institut Curie a Parigi e un ‘postdoc’ al Salk Institute, fondato da Jonas Salk, famoso per aver sviluppato, tra le altre cose, il vaccino contro la poliomielite. A lui abbiamo affidato un compito, difficilissimo, di dissipare dubbi e ostilità nei confronti di questo ambito di ricerca.

Grazie mille per l’opportunità di condividere con i lettori del Novi Matajur alcune informazioni che spero aiutino a comprendere alcuni degli eventi che stanno accadendo nel mondo della scienza e della medicina e che hanno conseguenze tangibili nella vita di tutti. Non credo riuscirò a dissipare tutti i dubbi dei lettori, ma spero di fornire degli strumenti per comprendere meglio ciò che sta accadendo. Nella ricerca ogni singola scoperta porta alla formulazione di molteplici nuove domande e spero che la comprensione dei recenti eventi possa contribuire ad accendere specialmente nei più giovani quella scintilla di curiosità ed entusiasmo nei confronti della scienza e delle nuove tecnologie che ha stimolato e sta tuttora stimolando la mia carriera di ricercatore.

Cosa si intende comunemente con il termine ‘biotecnologia’?
Biotecnologia è letteralmente tecnologia basata sulla biologia. In altre parole, è lo sfruttamento di processi cellulari, biochimici e biomolecolari per lo sviluppo di prodotti. Nonostante possa sembrare un concetto abbastanza astratto, ci è molto più vicino di quanto sembri. Per migliaia di anni l’uomo ha utilizzato ed ottimizzato specie di lieviti per lievitare il pane oppure per fermentare la birra. L’agricoltura ha selezionato e sviluppato diverse varietà di piante per ottimizzarne la produzione o la resistenza ai parassiti. Questi esempi di biotecnologia si basano sulla selezione di specie avvenuta nel corso di secoli o millenni. Oggi siamo in grado di eseguire questi stessi procedimenti, ma possediamo conoscenze e strumenti per accelerarne significativamente l’esecuzione. Più in generale, possediamo strumenti per modificare e regolare l’espressione genica per applicazioni che vanno ben oltre l’ottimizzazione di piante o organismi a scopo alimentare.

Quali sono questi strumenti per modificare ‘l’espressione genica’?
Per spiegare gli strumenti vorrei fare una breve introduzione su come i geni vengono espressi e cioè come le cellule ‘leggono’ le istruzioni codificate nel DNA (genoma) presente in ognuna delle nostre cellule. Il genoma umano contiene oltre 20000 geni. Alcuni di questi geni sono sempre espressi, mentre altri vengono espressi solamente in condizioni molto specifiche, e cioè quando i fattori epigenetici (l’insieme di proteine, enzimi e gruppi funzionali che regolano positivamente o negativamente l’espressione genica) lo permettono. ...CONTINUA QUI https://novimatajur.it/attualita/biotecnologie-speranza-nella-lotta-al-covid-19-presente-e-futuro-della-medicina-il-racconto-di-paolo-beuzer.html

16 apr 2021

Nuovi centri vaccinali in Friuli

 


Anche in Friuli si stanno gradualmente aprendo nuovi centri di vaccinazione per ottenere la vaccinazione desiderata della popolazione nel più breve tempo possibile. Sabato 17 aprile si svolgerà la giornata delle vaccinazioni nel nuovo centro del palazzetto dello sport di Tarvisio, e una settimana dopo, il 24 aprile, sarà il turno di Tarcento, dove avverrà la vaccinazione presso il centro sportivo Modus (ul . Pascoli). Inizieranno con persone con più di 80 anni e gruppi di persone vulnerabili. A Tarcento sono già in corso le vaccinazioni presso la sede dell'Azienda sanitaria locale, che comprende i comuni di Tarcento, Faedis, Attimis, Lusevera, Taipana, Nimis, Magnano e Riviera, Povoletto, Cassacco, Tricesimo e Reana del Rojale.


8 apr 2021

Come la Serbia ha superato l'UE: Lezioni in Diplomazia del Vaccino

 in un nostro articolo, abbiamo parlato di come la Serbia sia diventata il deus ex machina della campagna vaccinale nella regione balcanica, guadagnandosi così il secondo posto sul podio europeo per il più alto tasso di vaccinazioni dopo il Regno Unito, nonché il settimo nel mondo.

Gian Marco Moisé di Understanding Politics ha approfondito la questione intervistando Giorgio Fruscione, analista presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e redattore di East Journal. L’intervista, che vi riportiamo qui sotto, è in lingua inglese ma sottotitolata in italiano.


11 mar 2021

Come riconoscere il coronavirus

 


Anche in questo quarantunesimo aggiornamento settimanale il dott. Mario Canciani, allergo-pneumologo, fornisce notizie pratiche sull’infezione da Coronavirus, basate sulle domande che ci vengono poste più spesso. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitiamo sempre a rispettare. Per chi lo desiderasse, al giovedì il dott. Canciani è presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 21.00. Parla anche di asma e di malattie allergiche. Poiché non si possono fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli a: studio@mariocanciani.com

COME FACCIO A RICONOSCERE SE HO CONTRATTO IL CORONA?
Fermo restando che la diagnosi deve essere sempre fatta dal medico, ormai abbiamo acquisito una discreta esperienza e possiamo dire quali sono i segnali sentinella: febbre superiore a 38,5° da più di 72 ore, cefalea, perdita di gusto e olfatto. Il saturimetro diventa utile perché se indica una saturazione inferiore al 92% c’è buona probabilità che si sia instaurato un danno polmonare. Una volta posto il sospetto, va contattato il proprio medico e non bisogna andare in Pronto Soccorso, per non trasmettere l’infezione ad altre persone.

COME FACCIO A RICONOSCERE SE SI TRATTA DI INFEZIONE DA CORONA, ALLERGIA O BANALE INFEZIONE RESPIRATORIA?
Provo a dare alcune indicazioni, fermo restando che deve essere sempre il medico a formulare la diagnosi corretta. La rinite allergica – o raffreddore da fieno – si caratterizza per starnuti a ripetizione, secrezione nasale acquosa, frequente coinvolgimento degli occhi, assenza di febbre. La banale infezione respiratoria è caratterizzata da secreto nasale biancastro, giallo o verdastro, febbre inferiore ai 38°, gola rossa, rara difficoltà respiratoria. L’infezione da Coronavirus o Covid19 è caratterizzata dai sintomi suddetti più perdita di gusto e olfatto, difficoltà respiratoria precoce.

QUALE SARÀ IL FUTURO DEL CORONAVIRUS?
Sulla base di quanto è successo agli altri Coronavirus – che ora causano lievi mal di gola, gastroenteriti e raffreddore – l’attuale Coronavirus SARS Cov-2 diventerà endemico, cioè conviverà con noi e causerà almeno nei primi anni dei focolai in piccoli territori. I più colpiti – come con gli altri tipi di Coronavirus – saranno i bambini, che svilupperanno le solite infezioni alle vie respiratorie e digestive. Da quello che sappiamo finora, rispetto all’influenza il SARS Cov-2 muta di meno ma con mutazioni che eludono di più il sistema immunitario e per le quali bisognerà fare dei richiami annuali, almeno nei primi anni. L’evoluzione più favorevole è che il vaccino, oltre a bloccare la malattia, blocchi anche la trasmissione del virus: il tal caso andrebbe a finire come con il morbillo, che è stato eradicato in buona parte del mondo.

PERCHÈ NON SIAMO PROTETTI DALLE VARIANTI?
In teoria dovrebbe essere così, però bisogna calcolare che le nostre difese si basano, oltre che sugli anticorpi, anche sui globuli bianchi e – specialmente per i virus – sui linfociti. Dalla collaborazione tra queste due branche deriva l’efficacia dell’eliminazione del Corona. Purtroppo la stimolazione dei linfociti è più lenta e per essi non abbiamo raggiunto metodi efficaci equivalenti ai vaccini, che agiscono principalmente sulla produzione anticorpale, anche se quest’ultima alla fine finisce per stimolare i linfociti.

PERCHÉ SI HANNO PIU’ EFFETTI COLLATERALI CON LA SECONDA DOSE DI VACCINO?
Il vaccino stimola le nostre difese immunitarie a produrre anticorpi e questi sono molto più presenti quando si fa un richiamo, perché ci sono già le cellule memoria che sono state prodotte con la prima dose. Naturalmente più anticorpi si producono e maggiore è il rischio di effetti collaterali. Oltre agli anticorpi, con la seconda somministrazione del vaccino i linfociti B e T creano una specie di barriera nel sito di iniezione, per cui aumenta il rischio di dolori, cefalea, dolori muscolari e febbre. Bisogna anche dire che questi sono dei segnali che ci dicono che le nostre difese stanno funzionando.

COM’È POSSIBILE CHE ALCUNI VACCINATI CONTRAGGONO IL CORONA?
Nessun vaccino impedisce all’agente infettivo di venire a contatto con le persone e quindi risultare positive al tampone. Altra cosa è la possibilità di ammalarsi che però non sembra verificarsi nei vaccinati. Bisogna anche dire che nessun infetto ha trasmesso il virus ad altre persone, perché la carica infettante era bassa. Abbiamo bisogno di ulteriori studi per una maggior definizione del problema.

COME SI FA A RICONOSCERE SE UNA MASCHERINA È VALIDA?

Le mascherine ritenute valide sono quelle chirurgiche e quelle FPP2 e FPP3. Le prime devono riportare le sigle EN 14683, CE, DM di classe 1; le FPP2 e FPP3 la sigla EN 149:2001 e il marchio CE. Le mascherine di comunità – per intenderci quelle di stoffa o di materiali sintetici – sono state autorizzate quando non c’era la disponibilità delle prime. Sono lavabili e quindi riducono di molto l’impatto ambientale. Anche se non certificate dagli organi competenti, un recente studio ha dimostrato che se ben indossate e concepite danno una buona protezione, per cui è stato chiesto al Ministero di autorizzarle con un apposito marchio ben riconoscibile.

https://www.dom.it/come-riconoscere-il-coronavirus_tako-prepoznavamo-okuzbo/

28 feb 2021

Oggi è la giornata mondiale delle malattie rare

 


Burlo: 1500 bambini seguiti per le malattie rare

Sono oltre 1500 i bambini colpiti da malattie rare seguiti al Burlo Garofolo di Trieste. Se si considerano tutti gli affetti, solo in Italia si arriva a circa due milioni di individui, principalmente bambini. Le malattie rare, in gran parte genetiche ovvero ereditarie, sono difficili da diagnosticare e quasi sempre prive di una terapia. Pertanto, occorre sia prendere in carico i malati in maniera multidisciplinare, con il coordinamento tra vari specialisti come ad esempio genetisti, pediatri, ortopedici, neuropsichiatri, oncologi, sia investire in ricerca come si sta facendo presso l’Irccs “Burlo Garofolo” dove oltre la metà degli investimenti sono dedicati proprio allo studio di queste malattie, coinvolgendo varie decine di ricercatori.

L'importanza della diagnosi

"Il primo step – dichiara il professor Paolo Gasparini, direttore del dipartimento di Diagnostica Avanzata del Burlo – è quello di fornire una diagnosi, la più accurata e precisa possibile; al Burlo si utilizzano diagnosi molecolari sofisticate e all'avanguardia grazie alla presenza di un laboratorio di Genetica Medica dotato delle più moderne tecnologie di analisi genomica, chiamate Next eneration Sequencing. Seguono consulenze genetiche mirate al fine di aiutare i genitori dei bambini affetti nelle varie scelte future, incluse quelle riproduttive".

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Curva in salita, attenzione sulla crescita dei casi di positività in Fvg


 27 febbraio 2021

"Nell'arco di una settimana abbiamo rilevato un significativo incremento dei contagi, fenomeno questo che ci deve portare a esaminare con attenzione l'andamento della curva e, di conseguenza, valutare con attenzione quali decisioni prendere per governare il fenomeno". Lo ha affermato il vicegovernatore con delega alla salute del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi al termine della riunione con la task force che, settimanalmente, fa il punto della situazione sull'andamento dei contagi in regione.

"Sappiamo - spiega Riccardi - che la colorazione del territorio sconta un 'ritardo' di sette giorni. Pur trovandoci attualmente in zona gialla, i numeri a nostra disposizione ci dicono con chiarezza che il fenomeno dei contagi è tornato a salire. Pertanto anche nel nostro territorio la tendenza è coerente con quanto sta accadendo nel resto del Paese".

"L'incremento dei postivi è associato anche a una nuova crescita sia degli isolamenti sia nell'occupazione dei posti letto nei reparti ordinari e in quelli di terapia intensiva degli ospedali. Ciò è sicuramente determinato anche dalla circolazione della variante inglese, come testimonia con chiarezza la mediana dell'età dei contagiati, valore che si è fortemente abbassato interessando molte persone giovanissime. Allo stesso tempo, la campagna di vaccinazione che abbiamo intrapreso ha ridotto drasticamente la presenza del Coronavirus tra il personale sanitario e gli ospiti delle case di riposo".

14 feb 2021

Terapia forestale, nelle Valli si valutano benefici e applicazioni


 “Un approccio medico antico nella forma e moderno nei contenuti”. Descrive così Fabio Vassallo, pneumologo, la missione di Simetef, Società italiana di medicina e terapia forestale di cui è presidente, fondata a dicembre 2019, che si propone di analizzare, partendo dalle esperienze accumulate in anni recenti anche nelle Valli del Natisone, i benefici dei percorsi naturalistici nelle foreste del Friuli Venezia Giulia su alcune particolari patologie.

“L’idea – ci spiega Vassallo – è nata dall’incontro con il ricercatore Maurizio Droli che da tempo ha scelto le Valli del Natisone come propria residenza. È emersa quindi la volontà di condurre una ricerca sulla base di quanto esprime la letteratura in materia, sul beneficio quantificabile della frequentazione delle foreste”.
È un aspetto della medicina, ci spiega sempre il presidente Vassallo, già ampiamente studiato in Oriente, in particolare in Giappone e Corea che hanno una lunga tradizione anche culturale in questo campo. In Italia però, la neonata Simetef è la prima associazione che si propone di studiare con finalità e supervisione medica i benefici e le applicazioni della terapia forestale. Oltre al presidente Vassallo, fondatori del consesso sono anche il già citato dottor Maurizio Droli, il professor Vincenzo Canzonieri, i dottori Stefano Qualizza, Barbara Alessandrini, Sonia De Simon e Martina Rodolfi.
“Con la nostra società – le parole del presidente Vassallo – ci proponiamo di promuovere la ricerca sui benefici delle sostanze presenti nelle foreste, per esempio, sulle patologie respiratorie come l’asma, ma anche sui pazienti sottoposti a terapie oncologiche. E quindi di individuare i percorsi più idonei, sia per la presenza delle sostanze benefiche, sia per la loro variabilità di produzione, stagionale e nell’arco della giornata.”
Secondo Vassallo, che vive a Gorizia, è fondamentale in questo settore ragionare in termini transfrontalieri, con il coinvolgimento dei territori della Repubblica slovena.
Fra le finalità specifiche (e innovative rispetto alle esperienze simili) della nuova società anche quella di quantificare gli effetti benefici duraturi della frequentazione di boschi e foreste per un lasso di tempo limitato a qualche ora. In questo senso, sottolinea ancora Vassallo a titolo di esempio, “il percorso delle cascate di Kot nelle Valli del Natisone, in cui i benefici delle sostanze biogeniche degli alberi sono in qualche modo amplificati dalla presenza dell’acqua, sembrerebbe già idoneo a quanto ci proponiamo di studiare”.

13 feb 2021

Ecco le differenze tra i vaccini

 


Anche in questo trentasettesimo aggiornamento settimanale il dott. Mario Canciani, allergo-pneumologo, fornisce notizie pratiche sull’infezione da Coronavirus, basate sulle domande che gli vengono poste più spesso. Poiché abbiamo visto che sempre più persone usano la terminologia esatta, iniziamo il nuovo anno con i termini corretti cioè useremo il termine SARS-CoV-2 invece di Corona e COVID-19 per indicare la malattia. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitiamo sempre a rispettare.

Per chi lo desiderasse ogni giovedì il dott. Canciani è presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 21.00. Si parlerà anche di asma e di malattie allergiche. Poiché non si potranno fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli a: studio@mariocanciani.com

SE I BAMBINI TRASMETTONO L’INFEZIONE, PERCHÉ NON LI VACCINIAMO AL PIÙ PRESTO?
In effetti qualcuno ha proposto di partire, dopo il personale sanitario, con i più giovani, che sono quelli che trasmettono di più il Coronavirus. Bisogna anche dire che i vaccini attuali non sono indicati sotto i 16 anni, non tanto per la loro pericolosità, ma perché mancano sperimentazioni in questa fascia di età. Ora è partito uno studio dai 12 anni, che dovrebbe dare indicazioni tra qualche mese.

CHE LEGAME C’È TRA VACCINO E VARIANTI?
Più il virus replica più è facile che abbiano origine le varianti, che come abbiamo già visto, derivano da un errore nella replicazione del materiale genetico virale. Quindi più vaccini facciamo più limitiamo la trasmissione del Coronavirus e meno varianti emergono. Naturalmente il rischio delle varianti diminuisce se manteniamo le misure contro la diffusione: mascherina, lavaggio delle mani, distanziamento, aerazione dei locali.

PERCHÉ SI DICE CHE IL VACCINO ASTRA-ZENECA È DIVERSO DAGLI ALTRI?
Rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna, che utilizzano una frazione del materiale genetico del Coronavirus veicolata dai liposomi, questo vaccino utilizza un comune virus del raffreddore e del mal di gola chiamato Adenovirus, opportunamente modificato, per portare nelle nostre cellule il gene per la produzione delle proteine Spike, contro le quali viene attivata la difesa immunitaria. Il vaccino Astra-Zeneca viene inoculato con due iniezioni a distanza di 4-12 settimane, può essere conservato alla temperatura di un comune frigorifero ed è molto economico: poco più di 2 € a dose, contro i 12 € del vaccino Pfizer. Si è visto che la produzione anticorpale aumenta se la seconda dose viene fatta dopo 12 settimane. La protezione è variabile tra il 60 e l’80%, ma è probabile che gli anticorpi persistano più a lungo degli altri vaccini. L’età indicata è tra i 18 e i 55 anni; si pensa di inocularlo a personale scolastico e universitario, forze armate e di polizia, servizi essenziali ed altro personale a rischio...continua https://www.dom.it/ecco-le-differenze-tra-i-vaccini_v-cem-se-capiva-razlikujejo/

2 feb 2021

Un tavolo per una sanità tra la gente


Questione ancora aperta quella relativa alla chiusura del pronto soccorso e, in generale, dell’ospedale di Cividale e al trasferimento della guardia medica di San Pietro al Natisone nella città ducale. In questo periodo praticamente tutti si trovano d’accordo sul fatto che si debba procedere a investire sulla sanità, anziché continuare nello smantellamento. E non sarà sicuramente sufficiente solo mantenere aperte le strutture, si dovrà, piuttosto, procedere anche a delle assunzioni, ad aumentare il personale sanitario.

Il sindaco di San Pietro, Mariano Zufferli, da un lato propone un incontro serio tra tutti i rappresentanti del territorio del distretto, dall’altro, molto pragmaticamente, evidenzia come l’ospedale di Cividale non serva solo alle valli del Natisone – che contano appena 5 mila abitanti e che quindi non costituiscono forse un bacino rilevante di voti – ma sia punto di riferimento dell’intero distretto sanitario che comprende i comuni di Buttrio, Cividale del Friuli, Corno di Rosazzo, Drenchia, Grimacco, Manzano, Moimacco, Premariacco, Prepotto, Pulfero, Remanzacco, San Giovanni al Natisone, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna e Torreano: ecco che così considerato il territorio gravitante sull’ospedale di Cividale assume un peso del tutto diverso.

«Mi sono permesso di dire al sindaco di Cividale che dobbiamo sederci tutti intorno a un tavolo e fare una pianificazione unica – chiarisce Zufferli –. Altrimenti ogni amministratore se ne esce con il suo modo di pensare, ma si crea solo scompiglio nella popolazione. Se c’è una linea condivisa con tutti quanti, si capisce dove si vuole arrivare. In questa situazione difficile tutto è concentrato su un settore specifico, ma nel frattempo noi dobbiamo aver la capacità di procedere con questi incontri ed elaborare un documento»...continua ...https://www.dom.it/omizje-za-zdravsto-med-ljudmi_un-tavolo-per-una-sanita-tra-la-gente/

21 gen 2021

Quando potrò vaccinarmi?


vaccini
(foto: Getty Images)

I primi vaccini contro Covid-19 sono arrivati, verosimilmente se ne aggiungeranno altri, e la campagna vaccinale proseguirà nei prossimi mesi (non senza problemi, come emerso negli ultimi giorni). Sappiamo che la vaccinazione proseguirà a fasi, secondo una gerarchia di priorità che rispecchia il rischio di esposizione alla malattia e alla sue complicazioni, e che per questo comprende nella prima parte operatori socio-sanitari, residenti e personale delle Rsa. Le foto di medici e infermieri ben raccontano l’avvio della campagna vaccinale. A seguire sarà la volta degli anziani. Una fase che si appresta ufficialmente a iniziare a brevissimo: nel Lazio dal primo febbraio sarà la volta degli over 80, che potranno prenotarsi direttamente o attraverso il proprio medico di medicina generale attraverso il portale della regione Lazio. Allo stesso modo in Abruzzo, da lunedì, è possibile candidarsi per ricevere il vaccino, tanto per gli ultra-ottantenni che per le persone con disabilità e malattie croniche e invalidanti, o malattie rare. E anche il Piemonte dalla fine del mese comincerà con le vaccinazioni agli over 80. Un piano che potrebbe essere rivisto in ogni momento, alla luce delle disponibilità del vaccino, come dimostra il caso della Regione Lazio, che ha sospeso per ora la somministrazione delle prime dosi.

Vaccinazioni anti-Covid: a fasi per categorie di rischio

Le regioni, dunque, stanno procedendo secondo le linee dettate dal Piano vaccini anti-Covid, che definisce una priorità nella distribuzione dei primi vaccini, tenuto conto delle evidenze al momento disponibili che non assicurano la loro capacità di prevenire le infezioni, si legge nello stesso. Prima a chi rischia di più a causa della malattia, prima a chi deve curare la malattia, a garantire la tenuta del sistema sanitario, e poi al resto della popolazione. Rispondere dunque alla domanda “quando potrò vaccinarmi?” dipende in primo luogo dalla categoria a cui si appartiene, ma ovviamente anche dall’approvvigionamento del vaccini e dall’organizzazione della campagna sul territorio (e dalle  risposte da parte della popolazione).

Prima gli over-80, over-60 e personale dei servizi essenziali

Così, continuano a sfogliare il piano vaccini, il programma prevede che dopo gli ultra ottantenni, sarà la volta degli over 60 e delle persone con patologie, insegnati, lavoratori essenziali, o con una scala di priorità indicativamente scandita di trimestre in trimestre, fino a coinvolgere, da ultimo il resto della popolazione, intesa come quella non inclusa nelle categorie vaccinate in precedenza. Lo schema di vaccinazioni via via crescenti dipenderà strettamente dalla fornitura (e approvazione dei vaccini) e dall’allestimento progressivo di infrastrutture per le vaccinazioni, si sottolinea nel piano continua...https://www.wired.it/scienza/medicina/2021/01/21/vaccino-quando-vaccinazioni-covid/

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