David Maria Turoldo
Dopo cinque notti di neve
I
Ora tutto è nuovo e antico,
sempre uguale è la fonte della vita,
ma mai che sia la stessa vita.
Basta una muta bufera di neve
a spegnere tutte le antenne,
a uccidere ogni grido.
Non credere che abbia vinto l’uomo,
non credere mai nelle cose come appaiono
credi nella inalterabilità.
Quando il suo manto ci fascia
i morti non sono più morti
e i vivi non sono più vivi:
ognuno è dentro la sua bianca tomba.
II
Un silenzio da udire
il rompersi di un ramo
come un fragore sul mondo!
Tanto è cresciuto il mistero
in cinque notti di neve,
impaurita è anche la torre.
Dal bosco ti guardano gufi
occhi di monaci, vivi
dopo millenni.
Anche il tempo è assente,
il chiostro assorto! Nessuno
dica: “E’ natura morta”.
III
Affanno di sorta mai ti aggredisca
quando il fare e il non-fare si eguagliano,
e vivere si intreccia al morire:
l’Infinito fluisce nel finito,
e sopra il mare del Nulla
galleggiano le cose.
E il crocefisso alla fiamma appare e dispare.
fonte https://rebstein.wordpress.com/2021/02/24/ultima-lapide/