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il paradiso dei narcisi

Pronti per lo spettacolo dei narcisi sulla Golica? 🌼
Loro, i narcisi, sono decisamente pronti stando a questa foto scattata l'altro ieri a Plavški Rovt! 😍
Al momento la fioritura è ancora vicina ai paesi; man mano che passeranno i giorni si "sposterà" sempre più in alto fino a ricoprire il monte Golica. Ci sarà da scarpinare un po' ma lo spettacolo è assicurato.
Le previsioni meteo per i prossimi giorni purtroppo non sono delle migliori, ma forse la pioggia potrebbe calare un po'. Controllate bene prima di partire.
‼️ Attenzione: per chi fosse interessato ad andare a Planina pod Golico i prossimi due weekend (20/21 e 27/28) fate attenzione che sarà chiusa la strada locale per Planina pod Golico, mentre a Javorniški Rovt sarà chiusa solo la strada locale/forestale per Križovec vicino a Nočeva mlaka. Le chiusure saranno in vigore tra le 7.00 e le 16.00.
Il passaggio attraverso le barriere sarà possibile solamente per:
- i residenti locali (dotati di apposita vignetta);
- i proprietari di case e terreni per le vacanze;
- i visitatori dei padroni di casa, ai quali i padroni di casa mettono a disposizione un parcheggio sul proprio terreno;
- persone disabili;
- servizi di emergenza.
Quindi come si fa a raggiungere Planina pod Golico⁉️
O a piedi, ma è lunghetta, oppure con l'autobus 🚌 che circolerà costantemente (non ci sono orari, max 20 minuti di attesa) tra le 7 e le 19, da Jesenice (fermata di fronte al comune, alla stazione e all'ospedale).
Il prezzo è € 5/persona, bambini sotto i 12 anni gratis. Non sono ammessi cani. Il ritorno è gratuito. Il biglietto si fa prima di salire sul bus e si può pagare solo con carte di credito/bancomat.
Accanto al comune di Jesenice è presente un ampio parcheggio gratuito.
Sperando che Giove pluvio si riposi un po' e torni presto a brillare il sole, buoni narcisi a tutti! 🌼
🔴 Se non sapete nulla della Golica leggete il nostro articolo, link nei commenti!

Slovenia: cercasi medici di base

 


In Slovenia il sistema sanitario, in passato fiore all'occhiello del paese, sembra sul crinale di una crisi irreversibile che rischia di portare allo smantellamento del pubblico a favore del privato

17/01/2023 -  Stefano Lusa

A Lubiana in questa stagione di notte fa freddo, ma fortunatamente quest’anno il clima è clemente. I vecchietti si erano bardati di tutto punto. Alcuni si erano portati addirittura sedie da campeggio e coperte. Tutti in fila, alcuni già dalla sera prima, davanti a una delle ASL cittadine. Si era sparsa la voce che erano arrivati due nuovi medici e che si sarebbero fatti carico dei pazienti rimasti senza dottore. Nel paese perdere il medico di base è diventata una vera e propria iattura. Senza di lui si fa fatica anche a farsi prescrivere le più semplici medicine. Non resta quindi che andare ad intasare i pronto soccorso, che invece di occuparsi dei casi gravi e urgenti si trovano a dover assistere pazienti che hanno semplicemente bisogno di un antibiotico o della tachipirina.

In Slovenia sono 130.000 le persone senza medico di base. Una sciagurata riforma fatta al tempo del governo di centrosinistra di Marjan Šarec ha ridotto il numero dei pazienti di cui ogni medico deve farsi carico. All'epoca la categoria protestava perché non ce la faceva più con la marea di scartoffie che il farraginoso sistema pubblico imponeva loro. La soluzione è stata quella di diminuire i pazienti e non la burocrazia. La rassicurazione comunque era stata che nessuno sarebbe mai rimasto senza medico di base, mai promessa si è rivelata più falsa.

La sanità in Slovenia è stata da sempre un fiore all’occhiello del paese. Il sistema già al tempo della Jugoslavia funzionava meglio che da altre parti e non a caso il Policlinico universitario di Lubiana era considerato il miglior centro ospedaliero della federazione, tanto che persino il maresciallo Tito, il padre padrone del paese, venne proprio qui a combattere la sua ultima “grande battaglia”. Quella che inesorabilmente perse...continua https://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Slovenia-cercasi-medici-di-base-222841

Sebastijan Pregelj-Il giorno in cui finì l'estate-

 Per i tipi di Bottega Errante (BEE) di Udine è appena uscito, in traduzione italiana di Michele Obit, il romanzo “Il giorno in cui finì l’estate” (Premio Ivan Cankar 2020) di Sebastijan Pregelj. Ne pubblichiamo il Capitolo 8. 



Per i tipi di Bottega Errante (BEE) di Udine è appena uscito, in traduzione italiana di Michele Obit, il romanzo “Il giorno in cui finì l’estate” (Premio Ivan Cankar 2020) di Sebastijan Pregelj. 



Il nostro Tito è morto, c’è scritto sulla lavagna quando il lunedì mattina entro in classe. So già tutto. Mamma e papà mi hanno raccontato. Mi hanno raccontato in modo che capissi, poi ho dovuto ripetere alcune cose con loro. «Perché tu possa ricordare» ha detto papà, «e perché non ti lasci scappare qualche idiozia».


Domenica pomeriggio, sul tardi, sono arrivati lo zio, la zia e Martin. Con Martin siamo rimasti quasi sempre nella mia stanza. Quando siamo usciti, gli adulti si sono zittiti.


«Ci guardano come se avessimo fatto qualcosa di sbagliato» ha detto Martin. «Forse perché è morto Tito. Che ne so. Non è che sia colpa nostra».


«Certo che no» ho assentito, e con Superman nella mano destra ho preso a correre per la stanza, mentre Martin sul pavimento muoveva il robot di plastica che aveva ricevuto dall’Italia. «Questo è Droid» mi istruiva. «Droid di Guerre stellari. Hai visto Guerre stellari?».


«No» ho fatto con il capo.


«Peccato. Devi guardarlo. A me, mamma e papà prima non me l’hanno permesso, poi però papà mi ha portato al cine. Che film!».


Martin mi ha raccontato per bene tutta la trama.


Quando sono arrivato alla porta e da tempo non stavo più seguendo Martin, che ora stava parlando di tutt’altro, ho sentito papà dire che era preoccupato. «Già prima mi preoccupava. Non è un segreto che il vecchio da tempo non governava il Paese. Lo facevano altri, i generali e Jovanka. Ma adesso che non c’è, be’, adesso non sarà semplice. Il vecchio metteva ordine. Nessuno osava nemmeno fiatare».


«Può essere che ci occuperanno i russi» ha detto lo zio.


«Finiscila di spaventare» ha detto papà, «quali russi! Non ci sarà nessun russo».


«E l’Ungheria e la Cecoslovacchia?» non la smetteva lo zio. «Là sono arrivati con i carri armati».


«Gli americani non gli permetterebbero mai di superare il confine jugoslavo» ha detto papà. «Se succedesse, sarebbero di colpo sul loro confine».


«Vedi» ha sospirato lo zio, «il vecchio sapeva navigare tra gli uni e gli altri. Ma adesso è cambiato tutto. Lui non c’è, fine. Speriamo solo che non venga la guerra».


«Pensi che possa venire la guerra?» ho chiesto a papà quando lo zio, la zia e Martin, dopo le notizie della sera, se ne sono andati.


«Non preoccuparti». Papà mi ha accarezzato la testa. «Non ci sarà nessuna guerra. Avete sentito quello che stavamo dicendo?».


«No» ho scrollato il capo. «Ho sentito qualcosa».


«Hai sentito qualcosa» ha sorriso papà. «Ascolta» mi ha messo a sedere, «ricordati di questo: Tito era il presidente della nazione. E il maresciallo…».


Ora sono in classe e guardo la scritta bianca sulla lavagna verde: Il nostro Tito è morto. Sono seduto vicino a Rok, che sulle guance ha vari cerotti. Mi racconta dell’iniezione e dei punti. Gli chiedo se gli ha fatto male.


«Ovvio che mi ha fatto male» ha annuito. «Ma non tanto. Ho stretto i denti. Tra una settimana mi tolgono i punti».


«Super!». Sono entusiasta. «Se vorrai far parte dei pirati, ti prenderanno già da subito. Solo che non dovrai dire loro che ti sei ferito su una recinzione. Devi dire che sono graffi da combattimento».


«Dirò questo» annuisce Rok. Poi restiamo zitti, perché in classe entra la maestra.


Nella mano destra tiene un fazzoletto con cui si asciuga gli occhi lacrimanti, nella sinistra un grosso libro dalla copertina rossa con il titolo stampato a caratteri dorati. La maestra Nada sta piangendo. Anche alcune compagne piangono, e tra loro Ana. La guardo e non capisco. Tito era il nostro presidente, va bene, ma non era nostro nonno o nostra nonna, uno zio o una zia. Perché allora piangono?


La maestra inspira profondamente alcune volte, poi con voce tremante dice che oggi è un giorno molto triste.


«Parleremo del compagno Tito, della sua vita e di cosa ha fatto. Ma molte cose le saprete già». Ci guarda. «Bene» apre il libro, «probabilmente ancora non tutto. Se sentite qualcosa che sapete già, va bene lo stesso, perché ve lo ricorderete meglio. È importante che ricordiate, è importante che sappiate. Per oggi e per domani». Poi inizia a raccontare del ragazzino della Sotla[1].


Durante l’intervallo rimaniamo ai banchi, anche la maestra rimane in classe.


La lasciamo solo quando scocca l’ora del pranzo. Ci allineiamo lungo la parete, una fila che si snoda fino agli ultimi banchi. Aspettiamo che la maestra si alzi, vada alla porta, la apra e ci lasci uscire. Diversamente dagli altri giorni, non ci accalchiamo, non corriamo e non ci superiamo, ma camminiamo uno accanto all’altro.


Quando Rok e io ci sediamo a tavola, lui mi urta con il gomito e fa un cenno verso il ritratto di Tito, appeso alto alla parete.


«Devo raccontarti una cosa» dice. «Ma è un segreto».


«Ah, sì?». Lo guardo incuriosito.


«Ascolta». Rok si china su di me. «Tito continua a guardarmi. Non importa dove mi siedo, mi fissa continuamente. Posso andare in un angolo della sala da pranzo oppure in un altro. Solo non so, adesso che è morto, se continua a vedere».


Sollevo lentamente lo sguardo e fisso il ritratto di Tito. La sua foto è appesa in ogni classe. Nella nostra c’è solo il viso. Nella sala di musica Tito è seduto al pianoforte. Nel laboratorio di tecnica è accanto a un macchinario. Nel corridoio, dove c’è il gabinetto di storia, sono appese delle fotografie dei tempi della guerra. Quella che mi ricordo meglio è Tito con un cane. Il cane si chiamava Luks e aveva salvato la vita a Tito. Sto in silenzio alcuni istanti, poi a Rok rispondo che lo so. Con Peter già tempo prima ci eravamo resi conto che Tito ci guardava. Mi sposto un po’ a destra, poi a sinistra, per controllare se è ancora così. Tito mi guarda. Il suo viso rimane inalterato, mentre gli occhi fissano direttamente me. Rok afferra il cucchiaio e inizia a mangiare la zuppa. Continua però a guardarmi: «Andremo anche nelle altre classi. Cercheremo tutte le foto e verificheremo se anche in quelle ci guarda». Portiamo i vassoi, con i piatti quasi intatti, fino al banco. Fosse un giorno comune, lì ci aspetterebbe la maestra Nada. Ci chiederebbe perché non abbiamo mangiato quasi niente e ci direbbe che nel mondo ci sono tante persone affamate e solo per loro dovremmo dimostrare più rispetto nei confronti del cibo. Ma oggi è un giorno particolare. Al banco non c’è nessuno dei maestri, perciò lasciamo lì senza problemi i vassoi e corriamo lungo il corridoio verso le aule.


Rok apre con cautela le porte delle classi prime e seconde. Le aule sono quasi vuote, gli alunni sono a pranzo. Se c’è qualcuno in classe chiude velocemente la porta, mentre nelle aule vuote entriamo come se fossero la nostra. Sul momento rimaniamo cauti, poi però ci muoviamo senza un filo di paura.


In ogni aula prima controlliamo quale fotografia sta appesa sopra la lavagna. Se non è uguale alle precedenti, ci collochiamo dritti di fronte a essa. Poi ci muoviamo a destra e a sinistra, arrivando alla finestra, alle pareti e all’armadio. Ci accorgiamo che Tito ci osserva sempre. Anche se ci accovacciamo dietro ai banchi e alle sedie, sa dove stiamo. Non appena riappariamo, ci guarda.


Quando siamo nella nostra aula, facciamo lo stesso che nelle precedenti. Poi vengo folgorato da un’idea: ognuno di noi deve andare a un’estremità dell’aula.


«Voglio proprio vedere chi guarderà, se facciamo così!».


«È vero!». Rok è entusiasta. Ci mettiamo al centro dell’aula, poi Rok inizia a spostarsi verso la finestra, io verso la porta.


«Continua a guardarmi!» dice Rok ad alta voce.


«Anche me!».


Quando sono vicino alla porta, questa improvvisamente si apre.


«Cosa fai qui?» mi chiede la maestra Nada. Rabbrividisco e scuoto la testa.


«Niente» rispondo, e mi sposto al mio banco.


«Venite qui» dice quando raggiunge la cattedra. Sento brividi in tutto il corpo. Ho la sensazione che quello che abbiamo fatto sia sbagliato e che la maestra sappia tutto. Ho paura che ci scriva una nota per i genitori nel libretto o, ancora peggio, che chieda che la mamma o il papà o ancora meglio tutti e due vadano a parlare con lei. Con passi brevi mi dirigo alla cattedra, Rok invece è già alla lavagna, come se si aspettasse un elogio.


«Bene, cosa pensate del maresciallo Tito?» ci chiede la maestra.


«Ci guarda sempre» la sparo.


«Come?». La maestra è sorpresa.


«Qualsiasi cosa facciamo, sempre ci osserva e tutto vede» chiarisco.


«Cosa vuoi dire?». La donna aggrotta la fronte.


«Venga» faccio due passi indietro e guardo la fotografia di Tito. «Adesso mi sta guardando. E se mi metto vicino alla finestra, continua a guardarmi. E se corro all’altro lato della stanza, mi guarda ancora!».


«Vedi» sorride la maestra Nada, «per questo ciò che fai è importante. Per questo è importante come ti comporti. Devi essere un pioniere, sempre d’esempio e buon compagno! Perché Tito ti guarda. Tutti ci guarda. Tutto vede».


Il pomeriggio mi siedo con mamma e papà davanti al televisore. Guardiamo il treno blu che trasporta il presidente defunto da Lubiana a Belgrado, dove lo sotterreranno. Lungo la tratta ci sono migliaia di persone. La telecamera a volte si ferma sui volti del soldato, del poliziotto, dell’operaia, dell’operaio che in questo giorno non lavorano, ma stanno lungo i binari e attendono che passi il treno per poter salutare per l’ultima volta il maresciallo che ha unito i popoli jugoslavi e li ha guidati sulla strada della liberazione dall’occupazione nazista e fascista, accompagnandoci verso il futuro luminoso che è durato fino a quel terribile momento, domenica, alle tre e quattro minuti, quando il suo grande cuore si è fermato. Sullo schermo le donne si asciugano gli occhi, gli uomini guardano cupamente, sui volti di tantissimi scorrono le lacrime.


«Tito ci guarda tutti» dico.


«Come?». Papà si volta sorpreso verso di me.


«Tito ci guarda tutti» ripeto.


«Da dove l’hai presa questa?» chiede. Così gli racconto di come io e Rok siamo andati di classe in classe, e alla fine anche della maestra Nada, che ci ha dato ragione. Tito ci guarda.

fonte https://wordpress.com/read/feeds/25870481/posts/4407535467


In Slovenia una donna come Presidente della Repubblica.


 Dopo quattro uomini, per la prima volta in Slovenia ci sarà una donna come Presidente della Repubblica.

Si sono concluse ieri infatti le elezioni presidenziali con il ballottaggio vinto da Nataša Pirc Musar: 54 anni, giornalista con un dottorato in Legge ed ex presidente della Croce Rossa slovena, è particolarmente conosciuta e apprezzata per il suo impegno nei confronti della libertà di informazione e del diritto alla privacy.
La Slovenia è una repubblica di tipo parlamentare e il ruolo del Presidente della Repubblica in Slovenia è di tipo prettamente istituzionale e di garanzia, un po' come in Italia.
Čestitke e buon lavoro alla nuova presidente slovena! 🇸🇮

Oggi è il giorno della Riforma in Slovenia

 



Il Giorno della Riforma commemora il movimento religioso, politico e culturale del XVI secolo, grazie al quale gli sloveni hanno ricevuto il primo libro nella loro lingua madre e il primo libro stampato in Slovenia - Catechismo di Pimož Trubar.

Oggi è l' anniversario della Riforma, le cui origini risalgono appunto al 1517, quando il monaco agostiniano Martin Lutero affisse sulla porta della chiesa di Wittenberg le sue 95 tesi, con le quali criticava l’organizzazione ecclesiastica di quel tempo. Il movimento della Riforma si diffuse rapidamente, raggiungendo anche la Slovenia, dove ebbe un impatto significativo sulla coscienza popolare. In questo periodo furono pubblicati i primi due libri stampati in lingua slovena, mentre la figura chiave della Riforma in Slovenia fu Primož Trubar. La Controriforma sradicò quasi completamente il protestantesimo. Oggi in Slovenia vivono circa 20.000 evangelici, la maggior parte nella regione Prekmurje. La comunità delle chiese protestanti d’Europa ha inserito, tra le oltre cinquanta città europee importanti per il movimento protestante, anche tre località slovene - LubianaRašica e Puconci

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Puconci  località di nascita di Primož Trubar

Primož Trubar (1508-1586), autore del primo libro stampato in lingua slovena.
Nato a Raščica, minuscolo villaggio della Carniola inferiore, nel 1508, fu dapprima sacerdote cattolico e, in seguito, pastore luterano in Germania. Si avvicinò al luteranesimo alla scuola del vescovo di Trieste, Pietro Bonomo, e divenne il più attivo animatore della riforma protestante in terra slovena.
Nel 1550, pubblicò il primo libro stampato in lingua slovena, Katekizem (Catechismo), cui seguì Abecedarium (Abecedario, sempre del 1550).
Considerato il padre della letteratura slovena, Trubar fu autore di più di venticinque libri in lingua slovena, i più importanti dei quali furono le traduzioni in sloveno del Nuovo Testamento (1555-1577) e dei Salmi (1566)
Portret Primoža Trubarja, Saša Šantel.
Primož Trubar in un disegno di Saša Šantel (Gorizia 1883 - Lubiana 1945)
Spomenik pred rubijskim gradom.
Monumento all'entrata del castello di Rubbia dove Trubar predicò ai fedeli.

Slovenia Green Wellness Route



 Un consiglio di viaggio per i nostri amici amanti delle due ruote, in un estero a noi molto vicino e facilmente raggiungibile, la Slovenia. E' stato inaugurato quest'anno un nuovo percorso green, una pista ciclabile in tema di sostenibilità e benessere. 

Si tratta di un percorso di 16 giorni che tocca alcune delle mete turistiche della Slovenia, una valorizzazione delle terme naturali, che sono una grande risorsa per il paese, unita alle attrazioni paesaggistiche e storico culturali. 

Sono circa 320 km di percorso in bicicletta per tutti i livelli si parte dalla capitale Lubiana  per poi dirigersi verso Kamnik, Ljubno/Rečica, Velenje, Zreče, Maribor, Lenart/Sveta Ana, Moravske Toplice,  Ljutomer/Jeruzalem, Ptuj, Rogaška/Podčetrtek, Brežice/Čatež, Kostanjevica na Krki, Novo Mesto,  Laško, Celje/Šentjur/Žalec .

Un percorso che più semplicemente da Lubiana porta prima ai confini con l'Austria e poi ai confini dell'Ungheria fino a Ptui e poi spostarsi e tornare indietro verso il confine con la Croazia (Novo Mesto) e fare ritorno su Lubiana.Si serpeggia con due ruote tra montagne, colline e vigneti, si possono intravedere castelli e monasteri, i resort segnalati lungo il percorso sono tutti certificati slovenia green, incoraggiano il riciclaggio, l'utilizzo delle energie rinnovabili, la vacanza senza senza auto a ridotto impatto ambientale, la pulizia ecologica, il consumo di cibo locale, i materiali da costruzione naturali e così via. 

Ogni tappa ti permette di selezionare le cose da vedere come le cantine storiche, le cristallerie dove si realizzano e si forgiano bicchieri, e i luoghi d'ospitalità come alberghi, gampling, resort, ostelli

Un modo diverso di usufruire turisticamente un territorio da Aprile fino a tutto Ottobre, rivolto a un target specifico. Un 'idea per la fine di questa estate e l'autunno da tenere in considerazione, per tutto il percorso o anche solo qualche tratta per un fine settimana all'insegna della sostenibilità.


Per saperne di più: 

Slovenia Green

Slovenia info

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https://turismolento.blogspot.com/2022/08/slovenia-green-wellness-route.html

Slovenia: dare forma alla sostenibilità delle aree montane


 I fondi di coesione Ue possono dare nuovo slancio allo sviluppo delle aree montane in Slovenia. Nella tranche 2021-2027 molte le opportunità per migliorare i servizi pubblici e la qualità della vita delle comunità locali

04/08/2022 -  Gentiola Madhi

Il territorio sloveno è dominato per il 72% dalle montagne, destinazione turistica cruciale per il paese con quasi 1,5 milioni di visitatori all'anno. A livello europeo, le aree montane rappresentano il 28,8% del territorio  e ospitano circa il 16,9% dell'intera popolazione.

Popolari come destinazioni turistiche, le aree montane sono soggette a rischi per i loro ecosistemi e la biodiversità, ora ancora più accentuati come conseguenza del cambiamento climatico. Inoltre non è facile vivervi. I principali problemi, a livello europeo, riguardano l'assenza o l'inadeguatezza delle infrastrutture, le scarse opportunità di lavoro, fuga di cervelli e progressivo invecchiamento della popolazione con un invecchiamento della popolazione che mina lo sviluppo.

Nonostante gli evidenti svantaggi strutturali, un recente studio condotto da Euromontana  ha dimostrato che le giovani generazioni (66% degli intervistati) sono interessate a stabilirsi o restare nelle aree montane, a condizione che si presti maggiore attenzione agli investimenti e allo sviluppo di adeguate politiche territoriali. Sebbene a livello europeo non esista una politica dedicata alle regioni montane, né il Green Deal europeo menzioni la loro presenza e il loro ruolo in una prospettiva di protezione ambientale, una valida alternativa per investire nelle montagne di domani rimane la politica di coesione e i relativi fondi che affrontano le disparità sociali, economiche e territoriali a livello regionale.

Per il periodo 2021-2027, la politica di coesione UE si concentra sulla competitività economica sostenibile e saranno distribuiti tra gli stati membri Ue circa 392 miliardi di euro, sulla base del PIL pro capite delle loro regioni. Nel caso della Slovenia il totale dei fondi di coesione ammonterà a 3,54 miliardi di euro. Come illustrato nella serie di schede  preparate dal progetto Montana174 in Slovenia i fondi saranno incanalati attraverso quattro programmi (FSE+, FESR, Fondo di coesione e JTF), di cui circa 1,5 miliardi di euro rientrano nel Fondo di sviluppo regionale che affronta le disparità esistenti tra le regioni Ue orientali e occidentali.

Grazie a questa consistente opportunità finanziaria la Slovenia può, almeno in parte, affrontare le sfide che da tempo caratterizzano le sue aree montane a bassa densità di popolazione: carenza di strutture e servizi pubblici, carenza di infrastrutture per la mobilità, poche opportunità di lavoro e istruzione. In una sua risoluzione sulle tendenze demografiche  nelle regioni dell'UE e sui fondi di coesione, il Parlamento europeo ha sottolineato che "la mancanza di diversificazione nella struttura economica di alcune regioni rischia di far emergere una "geografia del malcontento" proprio perché alcuni cittadini si sentono abbandonati. Pertanto, occorre prestare particolare attenzione alle giovani generazioni di queste regioni, in modo da contrastare gli attuali fattori di disparità e promuovere la qualità della vita e una prospettiva economica positiva. Inoltre, ci si aspetta che questi ingenti investimenti contribuiscano ad aumentare l'attrattività dei territori, stimolando posti di lavoro qualificati, imprenditorialità rurale e giustizia sociale.

Tra i cinque obiettivi strategici della politica di coesione per il periodo finanziario 2021-2027, due sono cruciali per il futuro delle aree montane: "Un'Europa più verde" (obiettivo 2) e "Un'Europa più vicina ai cittadini" (obiettivo 5). Sebbene il Pnr 2022 della Slovenia  non menzioni specificamente la dicitura "zone montane", i fondi disponibili nell'ambito dell'obiettivo 2 consentono di contribuire alla costruzione di infrastrutture ambientali e alla conservazione della biodiversità nel paese, mentre quelli dell'obiettivo 5 si concentreranno sulla promozione della crescita economica nelle aree urbane e rurali e sulla riduzione delle attuali disparità.

Inoltre, in sinergia e complementarietà con gli investimenti previsti dai fondi di coesione, la Slovenia ha la possibilità di utilizzare parte delle risorse provenienti dallo Strumento di ripresa e resilienza UE e dalla Politica agricola comune a favore delle aree montane.

Tutti interventi che, per essere efficaci, hanno bisogno di una strategia integrata elaborata assieme alle comunità locali, andando oltre l'ambito ristretto del turismo montano. Nel Pnr sloveno si afferma che il governo si impegna a spendere entro la fine del prossimo anno tutti i fondi di coesione ricevuti dal precedente quadro di bilancio (2014-2020), e nel frattempo a lavorare sulle attuali prospettive finanziarie (2021-2027).

Se si riesce ad avere una chiara visione territoriale - cosa non scontata - e in linea con le priorità dell'Unione sulle transizioni verdi e digitali, i fondi di coesione possono trasformarsi in un catalizzatore unico per il ripopolamento e il ringiovanimento delle aree montane della Slovenia come di altre aree montane d’Europa.

Montagne slovene: Kriški podi, tra stambecchi e alte vette


 L’estate, con le sue giornate lunghe e soleggiate, è sicuramente il periodo migliore per andare a camminare in montagna, così anche Slovely.eu ritorna sui monti sloveni per parlarvi non di una vetta in particolare, come fatto a suo tempo per il Triglav o il Mangart, ma di una zona davvero meravigliosa, un anfiteatro di montagne che prende il nome di Kriški podi.

Preparate quindi zaino, scarponcini, bastoni, cibo e tanta acqua e partiamo che la camminata sarà bella lunga! 😉

Dall’Isonzo alle vette più alte delle Alpi Giulie

Si può salire sui Kriški podi da due lati: da Mojstrana oppure da Trenta. Siccome siamo italiani (ed è anche la via più facile!) scegliamo sicuramente di partire da Trenta, all’inizio della splendida valle dell’Isonzo. Superiamo l’abitato di Trenta e, al primo tornante del passo del Vršič, giriamo a destra verso la valle Zadnjica, dove parcheggiamo.

Attenzione: come ormai quasi ovunque in Slovenia, il parcheggio è a pagamento (0,50€/ora, max 5€/giorno) e non c’è parchimetro; è necessario pagare con la app Easypark, quindi scaricatela e registrate targa e metodo di pagamento. È molto utile e utilizzata in Slovenia. C’è buona copertura 4G presso il parcheggio.


Le graziose villette della val Zadnjica.

Dal parcheggio si comincia a salire dolcemente lungo la graziosa vallata della Zadnjica fino ad arrivare a una prima indicazione: sulla destra si va sul Triglav (ve ne abbiamo già parlato qui) o alla Zasavska koča na Prehodavcih (per vedere i laghi del Triglav). mentre sulla sinistra si va al Pogačnikov Dom na Kriških podih che è esattamente dove andremo noi.

Attenzione: il rifugio è aperto da giugno a settembre, ma controllate sempre sul sito che sia regolarmente aperto (io l’ho trovato chiuso a giugno 2022). Se si vuole dormire in loco si può pernottare sia nel rifugio che nel bivacco accanto.

Proseguiamo lungo una strada prima sterrata, poi cementata fino a raggiungere la stazione di valle della teleferica che collega il rifugio (vi piacerebbe salire su in teleferica eh? Non si può! 😛 ). La freccia per il rifugio sui Kriški podi ci segnala che impiegheremo 3 ore e mezza per raggiungerlo. È un’indicazione piuttosto corretta. Chi è in forma ci metterà anche meno.

Il sentiero, sempre ben segnalato, sale in modo costante e deciso, nella prima parte quasi sempre all’ombra del bosco (che in estate è una manna). Si può ammirare una bella cascata e si devono superare diversi torrenti asciutti. Man mano che si sale, il bosco comincia a diradarsi e si moltiplicano le vedute panoramiche sui giganti di pietra delle Giulie.

...continua https://www.blogger.com/blog/post/edit/2963768517500394620/3701020084335583093

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