Vi ricordo la pagina LIBRI
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BUONA LETTURA!!!
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Marianna Deganutti è una dottoressa in scienze letterarie che ha studiato in Italia e in Inghilterra, ma recentemente vive in Germania. Ha scritto due romanzi in italiano-
In libri e dibattiti saggio-scientifici studia scrittori di zone di confine, ad esempio Fulvio Tomizzo , Italo Svevo , Boris Pahor, Claudio Magris, e anche James Joyce, vissuto a Trieste. Può scrivere di " estraneità " o di "estraneità" o di "estraneità", per così dire, in prima persona, perché ha sperimentato lei stessa il "senzatetto" nel senso storico, linguistico e geografico quando si è trasferita dalla campagna a Trieste da studentessa. , e da lì studiare all'estero. Ha studiato lo sloveno come seconda lingua a Lubiana.
Con la raccolta di poesie La mia lingua nelle tue parole è entrata nei frammenti della lingua in via di estinzione dei suoi antenati, che vivevano vicino a Čedad e al Canale dell'Isonzo. La lingua le è nativa per via della nonna, e conosce la sorte degli sloveni veneti dalle ferite testimoniate inflitte ai suoi antenati dal fascismo italiano. Gli abitanti del Veneto, come gli sloveni della Primorska, dell'Istria e della Rezia, furono segnati dall'emigrazione forzata, dall'italianizzazione, da confini tracciati con arroganza e insensibilità, nonché da torrenti, fiumi e montagne, che li limitavano naturalmente. Nella poesia intitolata Casa , la poetessa descrive vividamente ciò che resta del suo patrimonio familiare: " a casa tornasti / quattro pietre nel bosco / un carro / presso un ruscello / che scende sul pendio / tra querce e larici / che nascono , crescono e muoiono anche / senza sosta. " Con questa immagine dei quattro punti di riferimento della casa abbandonata, il poeta accetta la morte come parte del processo naturale. Il tempo non ha rimarginato le ferite, i segni non sono scomparsi, ma il tempo delle colpe è passato. Da una sola parola dimenticata è possibile risvegliare una lingua in estinzione da un secolo. Le emozioni e i ricordi sono indistruttibili. La parola della nonna, come un seme piantato nella memoria della nipote, emerge all'improvviso e rivive in connessioni con parole di altre lingue, di altri luoghi, di altri tempi. Scoprire parole dimenticate non è malinconico, quindi le canzoni sono morbide, gentili e luminose, persino gioiose. Ad esempio, gli spaghetti nella fredda Lubiana diventano improvvisamente dolci quando ricordo la parola pashto di mia nonna : " Riscopro il tuo dolce pashto / dopo trent'anni / in una fredda notte di Lubiana / mentre fuori la pioggia gelida / bussa alla finestra. "
La raccolta di poesie di Marianne Deganutti La mia lingua nelle tue parole è divisa in cinque sezioni: Confine , Partenza , Orsi , Parole perdute e Parole ritrovate . Dal punto di vista del contenuto, sono collegati insieme come stazioni sulla strada verso le radici. È meglio parlare troppo tardi che non parlare. La lingua degli sloveni veneti non deriva dalle peculiarità linguistiche di nessun'altra lingua, ma in essa è racchiuso tutto ciò di cui sono fatti gli sloveni veneti. Le parole della nonna non sono solo nella memoria sepolta del poeta, non sono solo nel suo sangue e nelle sue ossa, ma vivono nei suoni, nei colori e negli odori di Venezia. Marianna Deganutti potrebbe scrivere poesie in italiano, tedesco o inglese, nelle lingue dei paesi in cui ha vissuto, studiato e lavorato, ma ha scelto la lingua slovena, che sente più profondamente per amore della nonna. Solo questo linguaggio non può sfuggirle, solo questo linguaggio è veramente al centro del suo essere, come per esempio nella poesia Etimologia : " Cercavo queste nostre parole / e le ho trovate quando / la mia mano ha percorso l'autunno foglie / e sentivo il profumo della terra arata / le trovavo / nel fruscio dell'erba leggermente ondulata / nella pioggia / che volteggiavano nella nebbia / nel ronzio dell'ape / che si tuffavano nella lavanda .
Tutte le poesie della raccolta di Marianne Deganutti La mia lingua nelle tue parole sono stampate in sloveno e italiano. Nella lingua della selezione , il poeta direttamente e senza muovere un dito comunica che la lingua materna non è qualcosa di scontato, indica il significato e la bellezza della ricerca di parole dimenticate e in maniera conciliante cancella i confini tra qui e lì, tra oggi e il passato.
https://www.rtvslo.si/kultura/beremo/marianna-deganutti-moj-jezik-v-tvojih-besedah/709968
Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua educazione sentimentale", segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell'esistenza e dell'amore nell'ultima opera pubblicata prima dell'arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell'uomo e dell'arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione "diurna" di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio. Il racconto Le notti bianche ha ispirato il film omonimo di Luchino Visconti (1957), con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e il film Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson (1971).dal web
>>ŠPIETAR
>>v četartak, 20. luja, ob 18.
bojo v Beneški galeriji odparli arzstavo »29 mesecev bojev ob Soči« in predstavili bukva »Zgodbe na Poti miru: zapisi s soške fronte«. Parpravljata Društvo beneških umetnikov in Kobariški muzej. Arzstava bo na ogled do 20. vošta, vsak dan od 10. do 13. in od 14:30 do 17:30.
>>SAN PIETRO AL NATISONE
>>giovedì, 20 luglio, alle 18
si terrà alla Beneška galerija l’inaugurazione della mostra «29 mesi di lotta sull’Isonzo» e la presentazione del libro «Storie sul Sentiero di pace: scritti dal fronte dell’Isonzo». Organizzano l’Associazione degli artisti della Benecia e il museo di Kobarid. La mostra sarà visitabile fino al 20 agosto, ogni giorno dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30.
dal Dom
L'armata dei fiumi perduti è un romanzo storico di Carlo Sgorlon del 1985. Racconta la storia dell'occupazione da parte dell'armata cosacca in Carnia durante il periodo successivo all'armistizio dell'8 settembre 1943, vista da una piccola comunità locale. Con questo romanzo Sgorlon vinse il Premio Strega nel 1985
GUERRA E PACE -Tolstoj
Meditata a partire dal 1863, più volte rivista e riscritta fino alla versione del 1886, "Guerra e pace" è l'opera più nota di Tolstòj e una delle più lette e amate della letteratura universale. In queste pagine di altissima scrittura, in cui spiccano le celeberrime figure della contessina Natàsha Rostòva e del principe Andréj Bolkònskij, si narrano le vicende di due famiglie dell'aristocrazia russa, i Bolkònskij e i Rostòv appunto, sullo sfondo della Russia patriarcale e contadina devastata dalle guerre e dall'invasione di Napoleone, ma ancor più sconvolta dall'influsso, borghese e civilissimo, dell'Europa occidentale. Della Grande Russia di inizio Ottocento "Guerra e pace" è infatti insieme il magnifico epos e la struggente elegia. Un capolavoro che esce dagli angusti confini del romanzo.
Guerra e pace mescola personaggi di fantasia e storici; essi vengono introdotti nel romanzo nel corso di una soirée presso Anna Pavlovna Scherer nel luglio 1805. Pierre Bezuchov è il figlio illegittimo di un conte benestante che sta morendo di ictus: egli rimane inaspettatamente invischiato in una contesa per l'eredità del padre. L'intelligente e sardonico principe Andrej Bolkonskij, marito dell'affascinante Lise, trova scarso appagamento nella vita di uomo sposato, cui preferisce il ruolo di aiutante di campo (aide-de-camp) del Comandante Supremo Michail Illarionovič Kutuzov nell'imminente guerra contro Napoleone. Apprendiamo pure dell'esistenza della famiglia moscovita dei Rostov, di cui fanno parte quattro adolescenti. Fra loro, s'imprimono soprattutto nella memoria le figure di Natal'ja Rostova ("Nataša"), la vivace figlia più giovane, e di Nikolaj Rostov, il più anziano ed impetuoso. A Lysye Gory ('Colline calve'), il principe Andrej affida al proprio eccentrico padre, ed alla mistica sorella Marja Bolkonskaja, sua moglie incinta e parte per la guerra. all'inizio del romanzo
Uno dei personaggi centrali di Guerra e pace è senz'altro Pierre Bezuchov. Ricevuta un'eredità inattesa, è improvvisamente oberato dalle responsabilità e dai conflitti propri di un nobile russo. Il suo precedente comportamento spensierato svanisce, rimpiazzato da un dilemma tipico della poetica di Tolstoj: come si dovrebbe vivere, in armonia con la morale, in un mondo imperfetto? Si sposa con Hélène, la bella ed immorale figlia del principe Kuragin, andando contro il suo stesso miglior giudizio. Preso dalla gelosia affronta in un duello il suo presunto rivale e malgrado non abbia mai impugnato una pistola lo vince. Si separa dalla moglie lasciandole metà del patrimonio quando in preda a riflessioni e sommerso da dubbi sulla vita incontra i massoni e ne diventa confratello. Pieno di buone intenzioni tenta di liberare i suoi contadini o servi della gleba ma viene imbrogliato dai suoi amministratori e non ottiene niente per migliorare le loro condizioni di vita, tenta anche di migliorare i suoi fondi agrari, ma in definitiva non ottiene risultati.
Il principe Andrej, la cui moglie Lise è nel frattempo morta di parto, rimane gravemente ferito durante la sua prima esperienza guerresca. Decide, in seguito a profonde riflessioni, di dedicarsi all'amministrazione delle sue proprietà; è in questo periodo che inizia a frequentare la casa dei Rostov e si innamora, ricambiato, della giovane Nataša. Amore osteggiato dal vecchio padre di lui, la cui ostilità fa decidere al principe Andrej di separarsi per un anno da Nataša, in attesa che il loro amore si consolidi.
Durante quest'intervallo Hélène e suo fratello Anatole tramano per far sì che quest'ultimo seduca e disonori la giovane e bella Nataša Rostova. Il piano fallisce in extremis; ma Andrej, venutone a conoscenza, ripudia Nataša, che cade in una profonda depressione; tuttavia, per Pierre, è causa di un importante incontro con la giovane Rostova.
Quando Napoleone invade la Russia, Pierre osserva la Battaglia di Borodino da distanza particolarmente ravvicinata, sistemandosi dietro agli addetti di una batteria di artiglieria russa, ed apprende quanto la guerra sia realmente sanguinosa ed orrida. Quando la Grande Armata occupa Mosca, in fiamme ed abbandonata per ordine del governatore Fëdor Vasil'evič Rostopčin Pierre intraprende una missione donchisciottesca per assassinare Napoleone, e viene fatto prigioniero di guerra. Dopo essere stato testimone del saccheggio perpetrato dai francesi su Mosca, con relative fucilazioni di civili, Pierre è costretto a marciare con le truppe nemiche nella loro disastrosa ritirata. Successivamente viene liberato da una banda russa che sta conducendo un'incursione. Andrej, ancora innamorato di Nataša, rimane ferito nella battaglia di Borodino ed alla fine muore dopo essersi ricongiunto a Nataša prima della fine della guerra. Pierre, rimasto vedovo, si riavvicina a Nataša mentre i russi vincitori ricostruiscono Mosca. Pierre conosce finalmente l'amore e sposa Nataša, mentre Nikolaj sposa Mar'ja Bolkonskaja.
Tolstoj ritrae con efficacia il contrasto tra Napoleone ed il (già ricordato) generale russo Kutuzov, sia in termini di personalità, sia sul piano dello scontro armato. Napoleone fece la scelta sbagliata, preferendo marciare su Mosca ed occuparla per cinque fatali settimane, quando meglio avrebbe fatto a distruggere l'esercito russo in una battaglia decisiva. Kutuzov rifiutò di sacrificare il proprio esercito per salvare Mosca: al contrario, dispose la ritirata e permise ai francesi l'occupazione della città. Una volta dentro a Mosca, la Grande Armée si disperse, occupando abitazioni più o meno a casaccio; la catena di comando collassò, e (ineluttabilmente, a giudizio di Tolstoj) ne derivò la distruzione di Mosca a causa di un incendio.
Tolstoj spiega che ciò era inevitabile, perché quando una città costruita in buona parte in legno è lasciata in mano a stranieri, che naturalmente cuociono cibi, fumano pipe e tentano di scaldarsi, necessariamente si attizzano dei focolai. In assenza di un qualche servizio antincendio organizzato, questi roghi avrebbero arso buona parte della città. Dopo gli incendi, l'esercito francese, prossimo allo sbando, tenterà di guadagnare la via di casa, subendo però la durezza dell'inverno russo e le imboscate dei partigiani locali.
Napoleone prese la sua carrozza, con una muta di cavalli veloci, e partì alla testa dell'esercito, ma la maggior parte dei suoi non avrebbe più rivisto la patria. Il generale Kutuzov è convinto che il tempo sia il suo più valido alleato: continua a procrastinare la battaglia campale, mentre in effetti i francesi sono decimati dalla loro penosa marcia verso casa. Sono poi pressoché annientati quando i cosacchi sferrano l'attacco finale, nella battaglia della Beresina.
Un anno di Friuli, tra passato, presente e futuro, tra storia, arte e tradizioni, ma anche economia, nuova imprenditorialità che nasce nella nostra terra, sport. È tutto questo l’edizione 2022 di Stele di Nadâl, l’almanacco curato dal settimanale la Vita Cattolica, da 74 anni strenna natalizia immancabile per le famiglie friulane.
A dare il benvenuto è la copertina, quest’anno affidata all’artista romana d’origine, ma venzonese d’adozione Emanuela Riccioni, che, con la tecnica del collage, ha composto un presepe ambientandolo in una notte dai colori caldi, a dire il senso di accoglienza e calore che rappresenta il Natale.
Anche quest’anno ad aprire gli interventi è Pre Vigji Glovaz con «L’an (l’om) vieri e chel gnûf (2022)», un’intensa riflessione che, personificando i concetti di passato e futuro, ci indica la strada per vivere il tempo, mantenendo dell’om vieri «une prese di esperience» e imparando con «l’an piçul» a «tignî spalancade la puarte dal cûr par che a jentrin chês novitâts forestis che mi fasaran cressi».
Finalmente ci siamo! La storia dell'incendio appiccato dai fascisti e che ha distrutto, 101 anni fa, il Narodni dom, la casa della cultura slovena di Trieste. Un lunghissimo lavoro di traduzione e impaginazione. Ma il 12 luglio sarà pronta per essere letta e divulgata!
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