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23 mag 2020

Il manoscritto di Castelmonte

Castelmonte-Stara Gora

Il Manoscritto di Castelmonte (Starogorski rokopis).

E' composto da due fogli contenenti le preghiere del Padre Nostro, dell'Ave Maria e del Credo come nel Manoscritto di Rateče o di Klagenfurt. Si suppone sia una trascrizione di quello di Rateče e il collegamento potrebbe esser confermato a livello di lingua e scrittura, poiché son presenti caratteristiche peculiari delle parlate della Carniola, del Carso interno collegate a quelle delle Valli del Natisone. Castelmonte è meta continua di pellegrinaggi da secoli (8) e quindi è possibile parlare di commistione linguistica. L' autore del manoscritto sembra essere il vicario di Castelmonte Lavrenčij da Mirnik presso Gorizia e la scrittura risulta influenzata dall'ambiente latino-italico. Il documento faceva parte integrante del libro della Confraternita di Santa Maria del Monte e venne ritrovato solo verso gli anni '60 del XX secolo e poi pubblicato, a cura di don Angelo Cracina, nel 1973. Cracina sostiene che il manoscritto sia databile dal 1498 ai primi anni del '500, mentre Breda Pogorelec fra il 1492 e il 1498.
Opere interamente in lingua slovena, lingua soggetta ad una cosciente e decisa normativizzazione durante il XVI sec. , si ebbero a partire dalla traduzione della Bibbia di Jurij Dalmatin, cioè il 1584, ma testimonianze provenienti dalle Valli del Natisone si hanno solamente dalla seconda metà del '700 e provengono perlopiù anche qui dall'ambito ecclesiastico: i catechismi.
Questi catechismi manoscritti non si discostano molto dalla lingua slovena ufficiale dell'epoca, citiamo quello di don Michele Podrecca del 1743, e un altro sempre suo o di Leonardo Trusnig del 1780, dove la lingua locale tende ad espandere la sua presenza.
Nel corso dell'Ottocento troviamo quello di don Pietro Podrecca, Katekizem za Slovence Videmske Nadškofije na Beneškem, compilato assieme a don Michele Mucig e pubblicato nel 1869, totalmente in sloveno letterario.
Ma qualcuno rappresenta un'eccezione alla regola ed è don Andrea Floreancig di Covacevizza, che ha scritto un catechismo in lingua locale, il quale presenta influenze della lingua centrale minime. Datato 1891 è purtroppo incompleto, ma rappresenta una vera intenzione di dare alla lingua locale una dignità letteraria autonoma e una tradizione scritta.
Ai catechismi fanno seguito le prediche, quelle più famose di don Pietro Podrecca ritrovate ad Antro che sono quattro, datate 1848-1854, e di altri sacerdoti anonimi (9). La predica fu il genere letterario più in voga nelle Valli all'epoca.
Dopo le prediche, sempre in sloveno letterario, troviamo i libri di preghiere, ma già del novecento, ad esempio Naše molitve di Ivan Trinko, del 1951.
Trinko e Anton Clodig, letterato e pedagogo divenuto popolare nel mondo sloveno per le sue liriche epiche di Livško jezero (1912) e alcuni pezzi teatrali, si occuparono anche più strettamente di lingua. Del primo conserviamo una grammatica slovena rivolta agli abitanti della Valli e del secondo una descrizione della lingua locale pubblicata a San Pietroburgo nel 1878.

Esulano dall'ambito ecclesiastico anche se scritte da ecclesiastici alcune raccolte di poesie. Quella più famosa, ma non subito apprezzata dalla critica slovena, fu Poezije sempre di Ivan Trinko Zamejski (pseudonimo), pubblicata nel 1897; poi di Pietro Podrecca, sono Predraga Italija, manifesto antiaustriaco del 1848 e Slovenija in njena hčerka na Beneškem citate anche da Carlo Podrecca, le poesie religioso-popolari di Valentin Birtič-Zdravko, Spomin na dom (1983) e quelle di Rinaldo Luszach, e prima di queste opere si ricorda ancora un libretto di canti popolari scritti e musicati da don Antonio Droli (1808-1888), capellano e maestro elementare a Cravero (San Leonardo), tra cui il noto canto delle Valli Sladko vince. A queste si aggiungono pubblicazioni di varia natura del primo novecento, ancora di Ivan Trinko, racconti di piccole avventure della vita quotidiana dei ragazzi della Slavia Naši Paglavci (1929).
Non si può dimenticare poi il repertorio di canti prevalentemente religiosi in lingua slovena letteraria e sovra-dialettale (sloveno letterario interpolato alla lingua locale o “dialetto” elevato) (10), ma anche profani.
Operano in grande autonomia dalla lingua centrale, non rifiutandola, i compositori Nino Specogna e Antonio Qualizza, che maggiormente si dedicano però alle ricerche sui canti sia sacri che profani diffusi nelle Valli. Del primo, citiamo Canti sacri nel Comune di Pulfero (1998) pubblicato assieme a Luciano Chiabudini e Pod Lipo (1999), mentre per il secondo Se zmisleš... (1999, rivisto 2005), che raccoglie duecento canti del comune di Stregna.
Nino Specogna, tra l'altro, ha scritto anche libri sull'educazione musicale per le scuole dell'obbligo. I manuali Noi e la Musica (1986) e Cantiamo (1997) manifestano il suo impegno per la creazione di un istituto musicale nelle Valli. Si anticipa qui che il suo amore per la cultura autoctona lo ha condotto alla redazione di una Gramatika (Grammatica)e di un Besednjak (Vocabolario) della lingua locale nediška, avvenimento storico importantissimo che, con l'immissione dalla tradizione scritta, ha elevato a dignità di lingua il nediško (prima espressione linguistica)
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