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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

INNO SLOVENO

INNO SLOVENO "Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non sarà un diavolo, ma un amico!"❤️ FRANCE PREŠEREN poeta sloveno

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28 mag 2025

A Taipana sport e comunità all’ombra dell’Immacolata

 


Grande partecipazione e tanta allegria, giovedì, 1 maggio, all’edizione 2025 di Taipana gioca. L’iniziativa, che al momento delle premiazioni ha visto anche la partecipazione del sindaco di Taipana/Tipana, Alan Cecutti, è un appuntamento ormai diventato tradizionale curato dalla Polisportiva Taipana.

dal Dom

26 mag 2025

Castelmonte vetrina della Slavia

 


Nell’anno del Giubileo della Speranza il santuario di Castelmonte spalanca ancora di più le sue porte ai pellegrini e ai turisti con l’opportunità di visitare alcuni suggestivi luoghi del complesso castellano, normalmente non accessibili, per scoprire meglio il profondo legame ultramillenario tra il santuario ed il territorio circostante.

14 set 2024

Ricchezza e vanto per l'Italia

 Non possono «essere considerate straniere, in Italia, lingue parlate da cittadini italiani radicati sul suo territorio. Non si era – e non si è – stranieri a casa propria, quale fosse – e quale sia – la propria lingua, cultura, religione. (…) Si tratta di una ricchezza, di un vanto per la Repubblica ». Lo ha affermato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, lo scorso 7 settembre ad Aosta e, a memoria, non si ricorda un così nobile e chiaro intervento della massima carica istituzionale italiana in tema di minoranze linguistiche.

A sentire le parole del Presidente alla cerimonia in occasione dell’80° anniversario dell’autonomia della Valle d’Aosta, viene spontaneo fare il parallelo tra la Regione più piccola d’Italia e la Benecia. Già nel 1849, in pieno Risorgimento, la Valle d’Aosta dichiarò che «sarà sempre parte integrante della bella penisola italiana» e, sono ancora le parole di Mattarella, «non valsero a mutare questo atteggiamento, questi sentimenti, decisioni infauste come la soppressione della Provincia nel 1859, con il declassamento a Circondario, né i tentativi del fascismo di operare, anche in queste terre, l’umiliazione della popolazione autoctona cercando di sottrarle cultura e identità».
Ma le similitudini finiscono qui, perché, caduto il fascismo, la Valle d’Aosta combattè con coraggio e intelligenza per ottenere un’ampia autonomia e la parificazione della lingua francese a quella italiana, mentre da noi la politica dominante si abbandonò all’abbraccio mortale del nazionalismo.
Ancor oggi sono, purtroppo, molti coloro i quali ritengono la propria identità slovena non «un vanto per la Repubblica». Forse servirebbe a far chiarire le idee una visita di Mattarella. Il Presidente sarà ad Ampezzo il prossimo 14 settembre, invitato dall’Anpi e dalla Comunità di montagna della Carnia. Magari potrebbe fare una capatina a San Pietro al Natisone per celebrare il 40° della scuola bilingue, l’istituzione statale che più di ogni altra lavora affinché gli sloveni non si sentano «stranieri in casa propria». Ai festeggiamenti, a metà di ottobre, ci sarà la Presidente della Slovenia. Pensate quale valore per la nostra gente avrebbe la presenza di Mattarella. Ma qualcuno l’ha invitato?
Ezio Gosgnach
dal Dom

30 giu 2024

Quando riaprirà la frontiera?

 


Nel quindicinale Dom del 30 giugno la domanda è in primo piano: quando riaprirà la frontiera? I ministri dell'Interno di Italia, Slovenia e Croazia si sono incontrati il ​​18 giugno a Gorizia e hanno espresso la speranza che venga abolito il prima possibile il controllo alle frontiere interne di Schengen. Non sono stati annunciati passi concreti, ma durante l'incontro è stato più volte sottolineato che il pattugliamento congiunto della polizia alla frontiera esterna Schengen potrebbe essere un'alternativa al controllo delle frontiere interne. Stanno cercando di non estendere il controllo alle frontiere interne dopo dicembre.

In prima pagina del quindicinale Dom del 30 giugno campeggia una domanda: quando il confine nuovamente aperto? I ministri dell’Interno di Italia, Slovenia e Croazia al vertice tenutesi il 18 giugno a Gorizia hanno espresso l’auspicio di poter eliminare quanto i controlli ai confini interni dell’Unione Europea. Qualcosa di più concreto non hanno detto, ma durante l’incontro hanno più volte sottolineato che una buona alternativa sarebbero lo schieramento di pattuglie di polizia mista ai confini esterni dell’area Schengen. 

tradotto dal Dom

29 mag 2024

Ripristinare Schengen subito!

 


Ripristinare Schengen subito, anche sul confine fra Slovenia e Italia. Questo il messaggio che hanno voluto lanciare il vice-presidente del Consiglio e ministro del lavoro della Repubblica di Slovenia Luka Mesec (anche candidato per il partito Levica alle europee del prossimo giugno) ed Emanuel Oian, candidato nella stessa tornata, circoscrizione Nord Orientale, nella lista di Alleanza Verdi Sinistra. Alla stampa slovena presente sul confine fra “le due Gorizie”, lo scorso 17 maggio, Oian ha affermato, parlando in sloveno, che: “Su Schengen la destra al Governo a Roma fa propaganda sulla pelle dei transfrontalieri e su chi abita il confine.”

Inoltre, ha aggiunto Oian, “l’illegittimità della sospensione degli accordi di Schengen è venuta il 26 aprile 2022 dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea intervenuta per ribadire che tale sospensione non può superare una durata massima totale di sei mesi salvo eccezioni legate a ‘grave pericolo’. Questo grave pericolo sarebbe quello di stampo terroristico secondo la destra romana. Ma è solo un alibi per la propaganda muscolare contro i migranti; propaganda che costa 45mila euro al giorno allo Stato ed ai contribuenti; propaganda sulla pelle delle persone che vogliono avere Schengen ed i confini liberi a vent’anni dalla Slovenia nell’Ue.”
Sulla stessa linea il ministro Mesec: “Questo confine ha significato per molti in passato, divisione, esclusione, emigrazione, qui si è vissuto il fascismo. A vent’anni di distanza da quando l’allora primo ministro italiano Romano Prodi dava il benvenuto alla Slovenia nell’Unione europea, il confine è di nuovo chiuso.
Oggi, con i colleghi di entrambi i lati del confine, siamo qui per ribadire che questo confine deve cadere, di nuovo. Ben prima del 2025, anno in cui Gorizia e Nova Gorica saranno capitale europea della cultura.”
 
dal Novi Matajur

8 apr 2024

Pulizia etnica all'italiana

 

Partigiani Sloveni uccisi da soldati italiani

Tra il '42 ed il '43 il nostro esercito internò nel campo di Gonars migliaia di persone: quasi 500 morirono in pochi mesi. Il progetto: ripopolare il territorio sloveno con italiani. Un articolo di Alberto Bobbio pubblicato su Famiglia Cristiana


10/02/2004 -  Alberto Bobbio

E' una storia rimossa che emerge oggi, 65 anni dopo, con grande difficoltà dalle pieghe della memoria. E' la storia della pulizia etnica all'italiana, che ha lo stesso linguaggio, nasce dalle stesse intenzioni e procede con le stesse azioni dei signori della guerra nei Balcani dell'ultimo decennio del secolo appena passato. Cambiano i nomi, ma quello dell'alto commissario fascista di Lubiana, annessa al Regno d'Italia nel 1941, Emilio Grazioli, potrebbe essere equivalente a quelli di Milosevic o Karadzic, e a quelli dei generali Mario Robotti e Mario Roatta al generale serbo Ratko Mladic o al croato Ante Gotovina, criminali di guerra.

Ma nessun militare né civile italiano è mai stato processato da un tribunale. L'Italia si è assolta e l'amnistia del dopoguerra non ha permesso neppure di conservare la memoria giudiziaria dei fatti. Ora qualcosa lentamente riemerge e il difetto di conoscenza e di coscienza collettiva è tragico. Alessandra Kersevan, ex insegnante di scuola media in Friuli, ricercatrice a contratto in didattica delle lingue all'Universitа di Trieste, ha pubblicato, con il contributo del Comune di Gonars, uno straordinario studio sul campo di concentramento fascista di quel paese, ricostruendo tutta la storia della "pulizia etnica all'italiana" in Slovenia e in Croazia.

Spiega la Kersevan: "Ho lavorato per 15 anni negli archivi sloveni a Lubiana, all'archivio di Stato di Udine e in quelli dell'Esercito italiano a Roma. Gonars è una faccenda tutta italiana. Tra il 1942 e il '43 vennero internate migliaia di persone, rastrellate dall'Esercito italiano, donne, vecchi, bambini. Quasi 500 morirono in pochi mesi".

Ma Gonars, come le altre decine di campi di concentramento fascisti, rimase invisibile nell'Italia del dopoguerra. Spiega il professor Spartaco Capogreco, docente alla facoltà di Scienze politiche dell'Università della Calabria, il maggior esperto dei campi di concentramento fascisti, di cui a febbraio uscirа per Einaudi il volume I campi del Duce: "E' una storia di minimizzazioni e amnesie, che hanno offuscato gravi e precise responsabilità e che hanno contribuito all'affermazione di un pregiudizio, quello della naturale bontà del soldato italiano. Va anche rilevato il potente effetto assolutorio di Auschwitz nei confronti degli altri campi di concentramento. Ma ciò non giustifica l'oblio, né della politica di internamento fascista né della pulizia etnica all'italiana".

Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 1942, Roatta, Robotti e Grazioli fanno circondare Lubiana con reticolati di filo spinato: la cittа diventa così un immenso campo di concentramento. Robotti spiega al Duce il suo "metodo deciso": "Gli uomini sono nulla", e comunica la sua intenzione di "arrestare in blocco gli studenti di Lubiana". I rastrellamenti sono operati dai Granatieri di Sardegna. Il generale Orlando, comandante della divisione, prevede lo sgombero delle persone "prescindendo dalla loro colpevolezza".

Alla fine di giugno Orlando comunica che con l'arresto di "5.858 persone si è tolto dalla circolazione un quarto della popolazione civile di Lubiana". Scrive il tenente dei Carabinieri Giovanni De Filippis in un promemoria che Alessandra Kersevan ha rintracciato a Roma: "Continua caotico e disorientato il procedimento dei fermi... La popolazione vive in uno stato di vero incubo".

La filosofia della pulizia etnica era stata indicata nella circolare "3C" del generale Roatta: "Internamento di intere famiglie, uso di ostaggi, distruzione di abitati e confisca di beni".

"Internamento di massa"

Il 24 agosto 1942 Grazioli prospettava al ministero dell'Interno "l'internamento di massa della popolazione slovena" e la sua "sostituzione con la popolazione italiana". Robotti spiega ai comandanti: "Non importa se all'interrogatorio si ha la sensazione di persone innocue. Quindi sgombero totalitario. Dove passate, levatevi dai piedi tutta la gente che può spararci nella schiena. Non vi preoccupate dei disagi della popolazione. Questo stato di cose l'ha voluto lei, quindi paghi".continua https://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Pulizia-etnica-all-italiana-25225

7 feb 2024

Denis, scelta di vita a Tamoris

 


A 19 anni ha preso in mano l’azienda di famiglia, avviata da venticinque anni. Denis Guion, che abita a Tamoris/Tamora, nella zona montana di Torreano, non ha avuto dubbi. «Era arrivato il momento di un cambio di generazione e avevo da poco finito la scuola. Anche se ciò che ho studiato non era esattamente afferente, perché ho un diploma da installatore d’impianti elettrici, ho deciso di prenderla in mano».

Non sono storie che si sentono spesso. Tamoris è la frazione di Torreano che si trova più in alto, a circa 800 metri, verso la cima del monte Ioanaz. Nella borgata, dove lo sloveno locale è ancora piuttosto parlato (anche Denis ha iniziato a spiegarci la sua storia così), è rimasta una decina di abitanti. Molti sono pensionati; alcuni per lavorare scendono verso la pianura, chi per andare in fabbrica, chi per andare a fare pulizie.

Denis, invece, ha scelto di restare in paese, anche perché nella sua attività non è partito da zero. «Ho sempre avuto l’esempio e l’impronta da mio padre Egidio, così mi sono ritrovato già abbastanza pratico delle attività da seguire». Nel concreto, insieme a suo padre pulisce i terreni e i prati di Masarolis/Mažeruola, un po’ più a valle, e Tamoris. «In questa zona di montagna, dove non ci sono campi grandi come quelli di pianura, in estate continuiamo a tenere pulito, ossia a fare il fieno, mentre in inverno, quando il fieno non si può fare, produciamo legna da ardere», spiega il giovane agricoltore, che ha anche altri progetti.

«Nell’ultimo periodo mi sto specializzando, in ambito agricolo, preparandomi a prendere degli animali, esclusivamente al pascolo, che al momento sto strutturando. L’intenzione sarebbe di avere qualche capra, qualche asino – da lasciare allo stato brado, grezzo, non in allevamenti di stalla. Abbiamo avuto, poi, qualche piccolo orto e ora l’intenzione è quella di iniziare una coltivazione di patate. Tutto questo esclusivamente in agricoltura biologica, perché la nostra azienda ha tutte le certificazioni ». Per il periodo invernale, invece, Denis ha appena attrezzato una segheria. «Ho acquisito qualche macchinario per fare tavole, di tutte le dimensioni richieste a livello commerciale. Il legno che lavorerò deriva dall’abbandono dei terreni, avvenuto circa 50-60 anni fa da parte della gente del luogo, che se n’è andata. Principalmente si tratta di tiglio, che non è ottimo da ardere, ma ha molto impiego nelle sculture, altrimenti acero o frassino. In diversi si sono già rivolti a me. Nella filiera del legno, una piccola parte può servire anche a dare lavoro ad industrie manifatturiere».

Viene da sé che reperire il legno porta anche a più pulizia e ordine in zona, perché viene prelevato soprattutto dalle zone più vicine alle case o dal bosco che fa ombra ai campi, dove trovano spesso rifugio i cinghiali.

La scelta di Denis è, quindi, di strutturare vita e reddito a Tamoris. «Ho la casa qui, ho sempre abitato qui, non è che mi spaventi… So benissimo affrontare, ad esempio, le criticità dell’inverno, la neve, le strade dissestate… Uno può dire che siamo un po’ distanti dalla pianura, ma la distanza è un concetto relativo. E anche se il mio titolo di studio non è afferente, prevale l’interesse a seguire l’attività nella mia zona. Vince sull’idea di passare ore in fabbrica o in un capannone, senza la luce del sole».

Certo, da giovane titolare di azienda agricola Denis ritiene che, allo sviluppo di realtà come la sua, sarebbero d’aiuto forme di unione tra aziende agricole. «Intendo forme di collaborazione in cui più aziende, quattro o cinque, si mettono insieme, anche da paesi vicini, e creano un indotto effettuando ognuna una sua parte, senza entrare in conflitto nelle attività». Per potere interfacciarsi, poi, anche come struttura, con aziende a livello medio in provincia e regione.

Nel comune di Torreano, al momento quella di Denis è l’unica azienda montana ad essere gestita da un giovane. «Nella zona di pianura si stanno sviluppando di più i settori vitivinicolo e olivicolo. A Pulfero e a Stremiz di Faedis, invece, qualcuno in montagna c’è». Come quella di Denis, spesso si tratta di attività che proseguono una linea familiare. Prima erano state dei genitori o dei nonni.

«Al momento tra noi non c’è una collaborazione economica, perché non c’è vantaggio; anche lo spostamento è un onere», nota Denis. «La distanza rappresenta un problema, perché non c’è una struttura bene organizzata e i mezzi sono quelli che sono. Già se ci fosse un camion acquisito con un ragionamento tra più persone, ad esempio, i problemi sarebbero meno. Succede così in Carnia, dove i boscaioli della montagna collaborano direttamente con le segherie e tutto il comprensorio. Non si va a cercare un trasportatore per il trasporto – aspetto che incide molto sui costi» L’azienda di Denis Guion è affiliata a Kmečka zveza, l’associazione di categoria espressione della minoranza slovena in Italia. «Assolutamente. Se non ci fosse la Kmečka zveza, probabilmente saremmo in difficoltà. Segue direttamente quelle che sono le peculiarità della zona montana». (Luciano Lister)

DAL DOM

5 feb 2024

Al teatro di Tolmin febbraio di cultura

 Nel mese in cui in Slovenia e nelle zone in cui sono presenti minoranze autoctone di lingua slovena si svolgono le celebrazioni nella Giornata della cultura slovena, che ricorre l’8 febbraio, al Kinogledališče di Tolmin si susseguono eventi per tutti i gusti, dai concerti agli spettacoli teatrali, tra proiezioni cinematografiche e di documentari.

A introdurre il mese è la rassegna musicale dei cori dell’alto Posočje, organizzata dalla filiale di Tolmin del Fondo pubblico per le attività culturali della Repubblica di Slovenia. La rassegna si svolgerà, nel corso del mese, tra i centri culturali di Kobarid e Tolmin, con la partecipazione di 15 formazioni corali.

Anche se il Comune di Tolmin quest’anno non organizza eventi ufficiali nella Giornata della cultura slovena, al cinema di Tolmin martedì, 6 dicembre sarà proiettato il documentario dal titolo «Da beseda, ki smo jo podedovali, ne izumre» (in italiano «Perché la parola che abbiamo ereditato non muoia»), diretto da Aljaž Škrlep. Concepito come intervista al compianto operatore culturale, professore e politico delle Valli del Torre Guglielmo Cerno, l’opera offre uno spaccato sulla vita della comunità slovena della Benecia tra passato e presente. Dopo la proiezione, a intervistare il regista Aljaž Škrlep il figlio di Guglielmo, Igor Cerno, saranno il pubblicista Igor Tuta e l’ex prefetto di Tolmin, Zdravko Likar.

Sempre dalla Benecia, dal 15 febbraio nella galleria del Kinogledališče di Tolmin troverà spazio una mostra di arte astratta dell’artista beneciano Giacinto Iussa, dal titolo «Sprehod po barvah» («Passeggiata tra i colori»). A promuoverla è stato il circolo degli artisti di Tolmin, che prima aveva, a sua volta, già curato un’esposizione nelle Valli del Natisone.

dal dom

3 feb 2024

Il progetto di sviluppo turistico "Benecia 2028" avanti tutta


 Il Progetto di sviluppo turistico Benecia 2028 va avanti a pieno ritmo ed è arrivato a un punto cruciale. Nei mesi scorsi la Dmo Turismo Benečija (una struttura operativa dedicata al progetto all’interno dell’Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisone) ha lavorato sodo per mettere le fondamenta di una nuova era del turismo nelle Valli del Natisone e del Torre e in Val Resia.

Tutte le importanti novità sono state illustrate in un incontro tenutosi lunedì, 29 luglio, nella sala del Circolo culturale a Merso di Sopra. L’appuntamento era soprattutto rivolto agli amministratori pubblici, per creare quell’unità di intenti necessaria per affrontare in maniera vincente la sfida del turismo. Erano presenti numerosi sindaci o loro delegati dei 15 comuni interessati, il presidente della Comunità di montagna del Natisone e Torre, Antonio Comugnaro, il presidente del Torre Natisone Gal, Mauro Veneto, i consiglieri regionali Simona Liguori e Marko Pisani nonché numerosi operatori turistici che stanno seguendo con interesse il progetto dell’Istituto per la cultura slovena.
Dal punto di vista materiale, il risultato più eclatante del lavoro finora conseguito dalla équipe guidata da Sandro Quaglia è la realizzazione del logo e del sito internet ( www.benecija. eu)che costituirà un vero e proprio portale per l’accesso alle risorse turistiche e culturali della Benecia, con tutti gli strumenti per prenotare pernottamenti, pasti e organizzare il soggiorno, per conoscere sentieri e itinerari cicloturistici, punti di interesse dal punto di vista storico, artistico e naturalistico. Sono stati coinvolti oltre 400 portatori di interesse (albergatori, ristoratori, imprenditori turistici e agricoli, associazioni culturali). Ci sono anche gli eventi del territorio, importanti per destagionalizzare una afflusso turistico di chi pernotta nella Slavia che attualmente si concentra quasi esclusivamente d’estate. Tutto è realizzato in 4 lingue (italiano, inglese, tedesco e sloveno), quelle più usate nei bacini di attrazione più interessante per il nostro turismo. Realizzata anche una cartina riassuntiva delle risorse del territorio che valorizza tutte le porte d’ingresso alla Benecia (da Cividale a Bovec, Kobarid e Tolmin, da Gorizia/ Nova Gorica a Tarvisio. Ma ancora più imponente è stato il lavoro immateriale di contatti e relazioni che una molteplicità di soggetti esterni alla Slavia e che si tradurranno nella proposta di appositi pacchetti su diversi mercati turistici italiani e stranieri. Contatti sviluppati, ad esempio, con diverse agenzie viaggi europee, con l’associazione nazionale degli alpinisti tedeschi. Il progetto Benecia 2028 è entrato anche nel Gect di Gorizia/Nova Gorica e rientrerà nel programma della capitale della cultura europea 2025.
Si lavora anche ad un obiettivo fondamentale per il turismo in Benecia: l’aumento dei posti letto in alberghi, B& B, case vacanza ecc…. Un percorso non facile e non breve, che dovrà coinvolgere sicuramente le Comunità di montagna, i Gal e la Regione. Un segnale molto positivo in questo senso è che il finanziamento per il progetto «Benecia 2028», attinto dalla legge di tutela della minoranza slovena, è stato prorogato per un altro triennio.
Roberto Pensa

dal Dom

27 nov 2023

festival leggere le montagne


 È ormai tradizione per il Comune di Resia, in stretta collaborazione con l’Ecomuseo Val Resia, la Biblioteca Comunale e il Parco naturale delle Prealpi Giulie partecipare al festival Leggere le Montagne, promosso ogni anno, nella data dell’11 dicembre, dalla Convenzione delle Alpi. È in quest’occasione che, in tutto l’arco alpino, vengono organizzate iniziative di vario genere per promuovere lettura e montagna.

A Resia anche quest’anno sono stati coinvolti Virna Di Lenardo e Gianluca Da Lio di KRAMA, mercanti di storie, un progetto con il quale i due giovani resiani attraverso eventi, canali social e Podcast si impegnano per valorizzare, promuovere e divulgare aspetti del territorio resiano e regionale. Con il loro podcast “Storie di sassi”, che ha alle spalle già due stagioni con un totale di 18 episodi sempre disponibili sul canale Spotify di KRAMA, mercanti di storie, hanno dato voce finora a giovani che vivono in Val Resia e che hanno deciso di rimanere a vivere in montagna e radicare qui le proprie radici, esattamente come sassi e pietre. Nella terza stagione si parlerà di “casa” e delle varie sfumature sociali e linguistiche del resiano per parlare di “casa”! Sarà dato spazio a storie di persone che sono partite dalla valle per vivere la propria vita altrove, ma che non dimenticano le proprie origini e ritornano sempre. Nuovi 10 episodi che si potranno ascoltare attraverso le piattaforme Spotify, Apple Podcasts e Anchor, ricercando il canale “KRAMA, mercanti di storie”, in uscita a partire da martedì 14 novembre e poi ancora il 16, 21, 23, 28 e 30 novembre e 5, 7, 12 e 14 dicembre.
L’iniziativa si concluderà con un incontro assieme ai principali promotori dell’attività e a tutti gli ospiti del podcast nella giornata principale di “Leggere le Montagne”, lunedì 11 dicembre alle ore 18.00.
Tutto il percorso sarà accompagnato da continui spunti e sondaggi sui social dell’Ecomuseo Val Resia, della Biblioteca Comunale e del progetto “KRAMA, mercanti di storie”.
dal Novi Matajur

9 ago 2023

Numeri del turismo in crescita


Sorride il turismo nelle Valli del Natisone nella stagione estiva 2023. I segnali positivi non mancano. C’è un incremento del 15% delle presenze nelle case vacanza che si affidano ad agenzie viaggi straniere per promuovere il loro incoming; anche l’albergo diffuso è in crescita, grazie a strategie web più efficaci. Cresce la fedeltà di chi in Benecia ci è stato, se ne è innamorato e torna regolarmente. E parliamo soprattutto di famiglie del Centro-Nord Europa. Dall’altra parte, però, il territorio non riesce a trovare la giusta visibilità sul mercato turistico internazionale e i B& B dove non c’è l’uso della cucina sono un po’ in difficoltà perché i turisti fanno fatica a trovare in loco una ristorazione diurna. E gli alberghi, fatta eccezione per i gruppi, si riempiono solo in concomitanza con i grandi eventi.

Questa, in sintesi, la situazione alla viglia di agosto, mese principe del turismo.

Molto bene vanno le case vacanza aderenti all’associazione «B& B e ospitalità nelle case del Friuli-V. G.», numerose nelle Valli del Natisone. I migliori risultati sono per chi si è rivolto ad agenzie straniere specializzate nel «turismo lento», spiega Rosina Vogrig, referente locale dell’associazione e, a sua volta gestore di «Casa Lienartova» a Seuza. «I turisti sono soddisfatti e vivono con entusiasmo la vacanza in Benecia – spiega Vogrig – . Sta a noi albergatori indirizzarli sul territorio a scoprire le Valli e l’intera Regione Friuli-V. G».

Sorride anche l’albergo diffuso Valli del Natisone. «Le nostre case sono piene a luglio e agosto – evidenzia la presidente Marzia Ursic – . Gli ospiti sono contenti dell’accoglienza, ci riempiono di complimenti per le nostre case, per le vedute e i panorami. Chiedono molto bici e canoa e sono sempre contenti delle attività che svolgono sul nostro territorio». Cresce anche il numero di valligiani che offrono case e stanze all’albergo diffuso.

Situazione più in chiaroscuro per l’hotel «Natisone» di Tiglio (comune di San Pietro al Natisone), realtà storica del turismo valligiano, attiva da ben 55 anni.

«Quando c’è qualche evento, come il Rally del Friuli Orientale, o la Cividale-Castelmonte o le gare di go kart al circuito di Clenia, le stanze si riempiono – evidenzia la titolare, Teresa Marginai –. Stiamo lavorando molto bene, sin dalla primavera, con i gruppi organizzati. Ospiti singoli per adesso molto pochi. Quelli passano e proseguono per la Slovenia. Non ci mancherebbe nulla, ma non siamo organizzati bene come loro e abbiamo meno appeal». L’albergatrice punta il dito, ad esempio, contro la scarsa apertura al pubblico delle Grotte di San Giovanni d’Antro, attualmente visitabili solo previo appuntamento. «Il weekend almeno dovrebbero essere aperte – sostiene Marginai – in passato lo erano e questo generava movimento».

Un problema è anche la rarefazione degli esercizi commerciali e della ristorazione, specie diurna e non solo serale. «Anche noi abbiamo dovuto chiudere la pizzeria – spiega Marginai – non perché non andasse bene ma a causa delle restrizioni provocate dal Covid. A furia di chiudere in molti paesi non c’è più nulla».

Questo è un tema fondamentale per i bed& breakfast e per le case vacanza dove l’ospite deve fare la spesa per conto suo. «Si potrebbe creare un servizio di spesa a domicilio, come è stato fatto in altri luoghi – evidenzia Rosina Vogrig –. Va anche detto che raramente l’ospite straniero si lamenta delle distanze per raggiungere i supermercati a fondovalle, è piu facile avvenga col cliente italiano». (Roberto Pensa)

dal Dom

26 lug 2023

Il boscaiolo, una professione di cultura

 




A prima vista potrebbe sembrare un puro fenomeno imprenditoriale ed economico. Ma se le Valli del Natisone – e in particolare il comune di San Leonardo – in pochi anni sono diventati la zona del Friuli a maggior concentrazione di imprese boschive, è un fatto prima ancora culturale.

È, in definitiva, un esempio posistran tivo in cui i valori spirituali della famiglia e dell’amore e il rispetto dell’ambiente, insieme alla cultura materiale trasmessa fin dalla tenera età con il seguire il papà o i parenti nel bosco, passano per osmosi tra generazioni, arricchendosi di nuove sfide, di professionalità e capacità manageriale.

Dopo quella pubblicata sullo scorso numero del Dom, vediamo insieme altre due storie esemplari di questo «boom di boscaioli».

Il gioco da bambino è diventato impresa

Per Andrea Dugaro, 39 anni, la vocazione da boscaiolo inizia da bambino, seguendo il padre nel bosco a fare legna. Non una attività imprenditoriale vera e propria, ma tutti i rudimenti e la cultura del taglialegna si trasmettono da padre in figlio. «Piuttosto che lasciarmi a casa da solo, papà Antonio mi portava con lui – racconta –. All’inizio mi ha fatto quasi odiare il bosco, perché l’ho vissuta come una imposizione, dopo è diventato un gioco, trasformatosi in passione e poi in lavoro vero e proprio. Il giorno del suo settantesimo compleanno gli ho regalato una foto nostra insieme con queste parole: “Il gioco di un bambino è diventato una professione”».

L’amore per la propria terra lo ha portato a scegliere come scuola l’istituto agrario di Cividale, già con la precisa idea di diventare un imprenditore nel settore agrario: «Col diploma agrario si possono saltare dei corsi propedeutici alla richiesta della partita Iva – spiega Andrea –. Già alle medie avevo deciso che quello era il mio futuro e subito dopo la scuola, finito il servizio militare, ho aperto partita Iva. Nel 2005, a 21 anni, ho aperto la mia impresa con sede a Ussivizza di San Leonardo e un capannone a Cemur. Oltre che a San Leonardo, tagliamo boschi anche nei comuni di San Pietro al Natisone, Stregna, Grimacco e Pulfero. Un gioco, con la mia passione infantile per i macchinari e i trattori e di stare all’aria aperta lavorando nella natura, è diventato con la maturità un lavoro, che alla fine rimane una grande passione! Se guardiamo il riscontro economico rispetto alle ore di lavoro che si fanno, dovrei essere miliardario! In realtà è la passione che mi sostiene».

In tutto ciò un ruolo importante lo gioca l’amore per il proprio territorio: «La natura, gli incontri con la fauna come caprioli e cinghiali, beccacce, scoiattoli, fanno un bellissimo quadro – evidenzia Andrea – . Non ho mai preso in considerazione di fare un altro lavoro, magari al chiuso e in pianura. Anzi, andando avanti, ottimizzando il lavoro con l’acquisto di macchinari, la passione aumenta».

Nelle Valli del Natisone «non c’è un bosco da cartolina, come quello di abeti nel Trentino o le faggete del Cansiglio. È un ambiente particolare, ripido e scosceso, in molti punti roccioso, altrove fangoso, molto vario (castagneti, bosco ceduo, qualche faggeta…), non un ambiente agevole e semplice per lavorarci. Negli ultimi anni, il lavoro con materiale da lavorazione come tronchi di acero, frassino, ciliegio, noce che poi finivano nelle segherie per tavolame è andato a decadere, un po’ per carenza di materia prima, un po’ per il tracollo del Triangolo della sedia che ha diminuito drasticamente la domanda. Oggi è richiestissima la paleria per vigna, sia di acacia che di castagno per la loro durata nel tempo. Il resto è legno da brucio».

Dugaro vede con scetticismo la possibilità di fare nuovi impianti con essenze più richieste dall’industria. «Intanto bisognerebbe eliminare tutto quello che c’è – spiega –, poi sui nostri versanti la ricrescita del sottobosco è molto rapida e ciò aumenta le spese di manutenzione. Solo nelle faggete il sottobosco rimane pulito da rovi e abusti che soffoca tutto ciò che di piccolo può crescere. Anche i castagneti rendono poco, sia come frutto che come legno da brucio. Il mercato lo snobba, anche se personalmente lo trovo ottimo».

Consiglierebbe questa professione ad un giovane? «Se c’è la passione senza dubbio – risponde Dugaro –, come in ogni lavoro. Bisogna buttarsi e partire. Certo bisogna essere coscienti che avere una impresa significa improntare tutta la vita in un certo modo. Non ci sono orari di lavoro prestabiliti e neanche giorni festivi intoccabili. Quando la creatura è tua cerchi di fare più che puoi».

Orgoglioso di fare belle le Valli

Per Riccardo Predan quella del boscaiolo non è solo una tradizione di famiglia, ma già una impresa da 30 anni. «Mio papà comprò il suo primo trattore con carretto e iniziò a fare bosco – racconta Riccardo –, fondando la Predan Legnami. Con gli anni l’attività si è evoluta e anche io e mio fratello Alessandro siamo entrati come contitolari aiutando il papà e permettendo all’azienda di crescere. Ora abbiamo anche due dipendenti. Fin da bambino venivo a giocare nei locali dell’azienda e dai 14 anni davo già una mano. A 13 anni ho preso in mano per la prima volta la motosega. Mio papà non voleva, ma sapevo già tagliare un albero da solo. Già con l’idea di entrare in azienda, ho frequentato alle superiori l’Istituto tecnico commerciale e ora seguo anche tutto il settore contabile amministrativo».

In altre zone del Friuli la successione tra padri e figli nel bosco fa un po’ fatica, «mentre qui nelle Valli del Natisone ci sono tanti esempi positivi di continuità, non solo tra padri e figli ma anche tra zii e nipoti. È un bel segno di unità delle famiglie e di amore per il nostro territorio. Sono molto orgoglioso di essere di Tribil, della bellezza dei nostri boschi e dei nostri prati. Siamo anche uniti come boscaioli nelle Valli. La festa di domenica 25 giugno a San Leonardo l’abbiamo organizzata insieme. Ci sentiamo i custodi dell’ambiente, impegnati a tenere bene il paesaggio. Oggi Tribil, il Matajur e il Kolovrat sono davvero molto belli. Oggi vedo che i giovani sono attaccati più allo smartphone che alla motosega e hanno il mito della città. È un peccato, si rischia di perdere valori molto importanti».

Il bosco è il grande tesoro delle valli, «un patrimonio che è sostenibile perché si rigenera con una giusta programmazione che rispetti i cicli di ricrescita. La gente di pianura vede spesso noi boscaioli ancora come persone che distruggono il bosco.

In realtà poniamo le basi affinché il bosco cresca sano e migliore. I piani di taglio vengono sempre concordati con la Guardia Forestale che alla fine decide cosa deve essere preservato e non tagliato, per i suoi valori naturalistici e paesaggistici. Inoltre nei boschi un po’ più diradati, meno densi di alberi, il sole aiuta la ricrescita naturale del faggio, un legno di pregio molto richiesto per il brucio».

Predan è convinto che il bosco nelle Valli del Natisone abbia un grande futuro: «Penso che anche da noi arriveremo a migliorare il bosco con essenze più pregiate. Ci sono molti ostacoli ma alla fine ce la faremo. Comunque seguiamo con attenzione il mercato e l’innovazione tecnologica. Se ci sono incentivi l’attività boschiva in montagna progredisce, non esistono solo i boschi di pianura. Quando ci sono gli incendi e le frane e le alluvioni, la gente capisce l’importanza di sostenere il nostro lavoro. Nei nostri progetti c’è anche quello di proporci per pulire gli alvei dei nostri fiumi dagli arbusti che vi crescono o da quelli che vengono trasportati dalla piene e che minacciano ponti e passerelle».

Consiglierebbe questo lavoro ad un giovane? «Sì. Tra escavatori, teleferiche, macchinari specializzati, la fatica fisica è sempre meno, ormai quasi limitata all’uso della motosega. Se si vuole stare a contatto con la natura e avere un lavoro vario, non confinato in ufficio o in fabbrica, è l’ideale». (Roberto Pensa)

dal Dom

23 lug 2023

Grotte e leggende in Val Cornappo

 


Jame v legendah v Karnajski dolini
Grotte e leggende in Val Cornappo

Sono vent’anni e il Centro ricerche carsiche Carlo Seppenhofer intende festeggiarli come si deve. Gestire da così tanto tempo il rifugio speleologico a Taipana/Tipana, infatti, è un impegno e una responsabilità, ma anche un onore.

Per questo ha promosso, sabato, 29 luglio, una tavola rotonda sul tema: «Le grotte nella leggenda. Invito a raccontare le leggende legate alle grotte». La manifestazione si svolge col patrocinio dei comuni di Taipana e Gorizia. Chi desideri partecipare è invitato nella sala consiliare a Taipana alle 15.00. La tavola rotonda sarà strutturata in brevi interventi, seguiti da discussioni aperte.

Esperti e appassionati avranno, quindi, la ghiotta opportunità di esplorare le affascinanti leggende e storie intrecciate alle grotte. In serata seguiranno i festeggiamenti nella ricorrenza dei 20 anni di gestione del rifugio speleologico. Nella seguente giornata di domenica, invece, sarà possibile partecipare a cinque escursioni alla scoperta di cascate e grotte.

Ai partecipanti sarà richiesto un contributo simbolico di 10 euro.

Per motivi logistici, chi intendesse partecipare alla tavola rotonda e ai festeggiamenti è invitato a darne comunicazione entro sabato, 15 luglio. Per informazioni o domande è possibile contattare il presidente del Centro, Maurizio Tavagnutti (seppenhofer@libero.it – 329 7468095). Nella ricorrenza dei 20 anni di gestione del Rifugio speleologico Carlo Seppenhofer a Taipana, i membri del Centro ricerche carsiche hanno deciso di festeggiare il raggiungimento di questo traguardo invitando gli amici e tutti coloro che, negli anni, hanno fornito loro supporto.

«Abbiamo pensato di dare un tono significativo a questa giornata organizzando anche una tavola rotonda impostata sui vecchi temi già introdotti in passato dai vari “Triangoli dell’Amicizia”. Per questo motivo sono stati invitati a partecipare anche gli amici degli stati contermini: Austria e Slovenia, con cui abbiamo sempre collaborato», spiegano dal Centro.

Il Centro ricerche carsiche Carlo Seppenhofer è un’associazione senza fini di lucro, fondata a Gorizia il 25 novembre 1978. Si interessa di speleologia nelle sue molteplici forme: dall’esplorazione delle grotte, fino alla protezione dell’ambiente carsico e alla sua valorizzazione in senso naturalistico. A Taipana gestisce il rifugio speleologico Carlo Seppenhofer dal 2003. (Luciano Lister)

dal Dom

Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

evidenzia

MAGGIOLATA DI GIOSUè CARDUCCI

  Maggio risveglia i nidi, maggio risveglia i cuori; porta le ortiche e i fiori, i serpi e l’usignol. Schiamazzano i fanciulli in terra, e i...

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