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Sono nata il 21 a primavera

 


Sono nata il ventuno a primavera

ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Alda Merini

A MIO PADRE

 


A mio padre


ALFONSO GATTO

A MIO PADRE

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
– Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno – Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.

(da La storia delle vittime, Mondadori, 1966)

https://cantosirene.blogspot.com/2023/03/a-mio-padre.html

GATTICI simbolo di primavera

 Esistono moltissime varietà di salice .
Gemme di salice gattici/misici(da mis=topo)
(sloveno macice=gattini)
Salix caprea (salicacee)

 arbusto o alberello alto fino a 13 metri.Vive in montagna,ama il sole e i luoghi umidi,non ha grandi esigenze.Utilizzato come pianta da foraggio nelle zone di pascolo.
Ha rami distribuiti uniformemente e foglie ovoidali con margini poco seghettati di color verde chiaro superiormente  e bianco grigiastro per la fine peluria nella pagina inferiore.Prima della ripresa vegetativa compaiono i fiori riuniti in amenti(spighe) eretti;quelli maschili di grandi dimensioni,sono forniti di peli grigio-argentei,chiamati gattici ;quelli femminili sono meno appariscenti di colore verdastro,disposti lateralmente ai  vecchi rami,il frutto è una piccola capsula conico-allungata sessile e liscia.(wikipedia)


Rami di salice:i loro bei rami setosi,bianchi candidi,che diventano luminosi in controluce.Se si vogliono conservare a lungo dobbiamo metterli in un vaso senz' acqua.In Tirolo e Slovenia usano adornare i rami con uova colorate per Pasqua,perchè sono simbolo di primavera.





Poesia di Giovanni Pascoli 
I Gattici

E vi rivedo, o gattici d’argento,
brulli in questa giornata sementina:
e pigra ancor la nebbia mattutina :
sfuma dorata intorno ogni sarmento.
Già vi schiudea le gemme questo vento
che queste foglie gialle ora mulina;
e io che al tempo allor gridai, Cammina,
ora gocciare il pianto in cuor mi sento.
Ora le nevi inerti sopra i monti,
 e le squallide piogge, e le lunghe ire
del rovaio che a notte urta le porte,
e i brevi dì che paiono tramonti
infiniti, e il vanire e lo sfiorire,
e i crisantemi., il fiore della morte.

dal web


A FIRENZE

 


PIERO BIGONGIARI


Col brusio dei tuoi sonni, dove tacciono
le magnolie e i cortili,
cedi allo spazio dove il vento tiene
agitati i tuoi fiori: ivi passarono
coi ginocchi infantili
le donne con gli uguali occhi. E che fanno
agli sbocchi delle vie tortuose?
Col cereo lume delle mani additano
le ginestre sui colli, e intanto róse
da un segreto si sfanno. Ultima premi
la tua infanzia sui colli, rosea luna,
e i campanili indietro indietro guardano.

(da La figlia di Babilonia, Parenti, 1942)

fonte Il canto delle sirene

marzo in poesia

 

FOTOGRAFIA © XUJINLIE/PIXABAY


KOSTIS PALAMAS

PROFUMO DI ROSA

Quest'anno l'inverno feroce e rigido mi ha colpito
sorprendendomi senza fiamma e senza giovinezza,
e giorno dopo giorno mi aspettavo davvero di svenire
per le strade innevate.

Ma ieri, quando il sorriso di marzo mi ha incoraggiato
e ho cominciato a ritrovare i vecchi sentieri,
al primo profumo di una rosa lontana
i miei occhi si sono inumiditi.

(da Città e solitudine, 1912

da il canto delle sirene

Tante danze sui rami

 CLAUDE MONET, "FIORI SULLA RIVA DELLA SENNA VICINO A VETHEUIL"


Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,

Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,

Le mani come foglie
S'incantano nell'aria…

Chi teme più, chi giudica?

Giuseppe Ungaretti

(da Sentimento del Tempo, Vallecchi, 1933)

.

Compare in questi versi uno dei temi ricorrenti nella poetica di Giuseppe Ungaretti: la nostalgia dell'innocenza perduta. Il ritorno in quello che è una sorta di Paradiso perduto, un giardino evidentemente, riporta la leggerezza nell'anima, anche le parole sembrano farsi più leggere e trasparenti in questo contatto con la natura, con l'essenza stessa del divino.

.

FEBBRAIO DI CARDARELLI


 FEBBRAIO

di Vincenzo Cardarelli

Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante.
 

SE QUESTO E' UN UOMO

 

Se questo è un uomo

Ad Auschwitz questa poesia è scritta sulla parete principale dell'edificio in cui hanno vissuto molti italiani deportati.




Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947

LA NEVE


 Sui campi e sulle strade

silenziosa e lieva
volteggiando, la neve
cade.
Danza la falda bianca
nell'ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.
Tutto d'intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace.
Ada Negri

IL CALICANTO

 foto di Daniele Riva


L’odore del calicanto

 

LUIGI FALLACARA

IL CALICANTO

Come potrò dimenticare l’odore
del calicanto nelle notti di febbraio,
la volatile gioia d’acuta verdezza
traboccante nel buio della strada deserta.

S’udiva l’amata respirare ansiosa
per sentire il fiore clemente di là dal giardino;
sì fonda tenerezza riempiva il fiato
che il petto aveva un affanno di felicità.

Guardavamo il cielo lontano,
i firmamenti ghiacciati di luce;
là era la culla dei venti forti,
nudo splendeva in seno a Sirio il raggio.

Ma in noi era solo un sentire
nei vivi desii l’aroma terreno
che aveva toccato, scendendo nel petto,
il fondo dei nostri amorosi sospiri.

https://cantosirene.blogspot.com/2013/01/

GENNAIO poesia di Rilke

 Poesia di Rainer Maria Rilke


Gennaio

Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo, via via.

Le candide strade si fanno più zitte:

le stanze raccolte, più intense.
Rintoccano l'ore. Ne viene
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sovra gli alari, lo schianto di un ciocco
che in lampi e faville , rovina.
In niveo brillar di lustrini
il candido giorno là fuori s'accresce,
diviene sempiterno, infinito.


Rainer Maria Rilke, nome completo René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Montreux, 29 dicembre 1926), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema.

È considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo. Autore di opere sia in prosa che in poesia, è famoso soprattutto per le Elegie duinesi (iniziate durante un soggiorno a Duino), i Sonetti a Orfeo e I quaderni di Malte Laurids Brigge.

Rilke viene oggi riconosciuto come il maggior poeta tedesco dell’età moderna, come uno dei più grandi interpreti lirici della spiritualità moderna, ma la sua opera si ricollega più che altro al secolo precedente, ai simbolisti francesi (di cui tradusse anche diverse opere) e al clima decadente di fine Ottocento/inizio Novecento.

I temi di fondo delle opere di Rilke sono la religiosità, profondamente influenzata dall’ambiente cattolico della sua famiglia, ma che si modifica nelle opere seguenti ai viaggi in Russia in cui era venuto a contatto con l’anziano Tolstoj, cioè in Storie del buon Dio e nel Libro delle ore (in tedesco: Das Stundenbuch, 1899-1903).

Qui il Dio di Rilke appare panteistico e presente in tutte le cose, e la sua religiosità sembra più di tipo lirico-simbolico. Accanto a ciò l’altro grande elemento dell’uomo senza casa, presente anche in Franz Kafka, un uomo privo quindi delle certezze basilari sulla sua vita e che soffre profondamente per questa sua condizione.

A partire dal Libro delle immagini (Das Buch der Bilder, 1902 seconda edizione del 1906) la sua poesia prende una via nuova, sulla quale si sente l’influenza delle altre arti, pittura e scultura con le quali era venuto a contatto soprattutto nel suo soggiorno parigino; il poeta non vuole più parlare ma cerca una soggettività facendo parlare le cose, gli uomini, gli animali, ottenendo i suoi esiti più alti nelle Poesie Nuove (Neue Gedichte, 1907).

In seguito la produzione di Rilke sarà sempre più simbolica-profetica e filosofica, di non facile comprensione. Di particolare interesse per la sua poetica è il concetto di «spazio interno del mondo», quel «Weltinnenraum» che Rilke vede estendersi attraverso tutti gli esseri.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Rainer_Maria_Rilke

LE PECORELLE


 Isonzo fiume d'Europa - Soča evropska reka

Aleksandra Devetak  
BUCOLICHE
Dal Salet - Gradisca d'Isomzo, al calar del sole.
Le pecorelle
Dormon le pecorelle,
tra una chiesa ed un prato,
al lume delle stelle,
all'ombra del sagrato.
In mezzo alla gran pace
dei campi addormentati
non veglia che il pastore.
Esse, nel sonno, in fiore,
vedono i verdi prati,
ed egli pensa e tace.
Poesia di M. L. Magni

NOTTE D'INVERNO

 

Notte d’inverno di Giovanni Pascoli

Il Tempo chiamò dalla torre
lontana... Che strepito! È un treno
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Né prima io l’udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov’io era,
squillando squillando
nell’oscurità.
Il treno s’appressa... Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l’urlo del vento.
E il vento rintrona rimbomba,
rimbomba rintrona, e insieme
risuona una querula tromba.
E un’altra, ed un’altra. - Non essa
m’annunzia che giunge? - io domando.
- Quest’altra! - Ed il treno s’appressa
tremando tremando
nell’oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco.
Hai freddo? paura? C’è un tetto,
c’è un cuore, c’è il cuore che t’ama
qui! Riameremo. T’aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta... Mia giovinezza, t’attendo!
Già l’ultimo squillo s’inalza
gemendo gemendo
nell’oscurità...
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch’è giorno. Risento
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
È il fiume ed è il vento, so bene,
che vengono vengono, intendo,
così come all’anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.

LA LUNA DI KIEV

 


La luna di Kiev

Poesia di GIANNI RODARI

Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…

“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!

Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto.

Lo scrittore e poeta Gianni Rodari va cantando l’amore per la fratellanza, e per quanto il testo sia stato scritto per i bambini, in questi momenti difficili per il mondo intero, la poesia La luna di Kiev appare una lettura commovente e necessaria anche per gli adulti.




L'ANNO CATTIVO poesia di Jaime Gil de Biedma- poeta spagnolo

 


JAIME GIL DE BIEDMA

L’ANNO CATTIVO

Dicembre è questa immagine
della pioggia che scroscia a rotaia di treno,
e diffonde un odore di carbonella e campi.
Dicembre è un giardino, è una piazza
in fondo alla città
a fine di una notte,
e la visione in fuga di porticati.

E gli occhi immensi
– tizzoni spalancati –
nel viso bruno di una
che trema come un passero fradicio.
Ha in mano un paio di scarpe rosse,
eleganti, fiammanti come un uccello
esotico.
Il cielo è nero e grigio
e rosa verso gli orli,
la luce dei lampioni un relitto giallognolo.
A un rovescio di pioggia, io attraverso,
piangendo,
vile come uno straccio, fradicio fino
all’anima.

(da Poesia, n. 200, Dicembre 2005 - Traduzione di Lucia Valori)


Un dono speciale

 


ROBERTO PIUMINI

UN DONO SPECIALE

Quest'anno Natale
mi ha fatto un bel dono,
un dono speciale.

Mi ha dato allegria,
canzoni cantate
in gran compagnia.

Mi ha dato pensieri.
parole, sorrisi
di amici sinceri.

Dei vecchi regali
non voglio più niente.
A ogni Natale
io voglio la gente.

.

Un dono speciale – come il poeta bresciano Roberto Piumini – è quello che vi auguro di trovare oggi, nel giorno di Natale: gli affetti, l’allegria, la gioia di ritrovarsi attorno alla tavola da pranzo a raccontarsi, a giocare, a mangiare dolcetti, a bere liquori, a ridere, a commuoversi anche pensando a chi non c’è più. Insomma, Natale…

da Il canto delle sirene

.


A GESù BAMBINO


 A Gesù Bambino - Saba

La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.