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IVAN TRINKO padre della Benecia

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6 dic 2023

CUSTODI DEI NOSTRI BOSCHI

 




Un rapace notturno e un insetto diventeranno delle speciali «guardie forestali» per monitorare la salute dei boschi della Slavia Friulana, del Carso e della valle dell’Isonzo e la loro capacità di essere grandi generatori e polmoni di biodiversità. L’Allocco degli Urali e la Rosalia sono stati infatti «ingaggiati» dal progetto Interreg Italia-Slovenia E-Nat2Care, al quale prende parte l’Università di Udine con altri 5 partner italiani (il Parco regionale delle Prealpi Giulie) e sloveni (l’Università del Litorale di Capodistria, il parco naturale Škocjanske jame, l’Istituto nazionale per la biologia della Slovenia) e che prevede una spesa complessiva di 741 mila euro.

Gli obiettivi del progetto sono molto ampi e articolati: in Val di Resia e nel resto del territorio del Parco regionale delle Prealpi Giulie riguarderanno soprattutto il monitoraggio delle acque di fiumi, laghi e torrenti come indicatori di biodiversità, mentre nelle Valli del Natisone e del Torre si guarderà soprattutto all’importanza dei boschi nella difesa e valorizzazione della ricchezza della natura. L’obiettivo è quello di trovare degli indicatori naturali della salute del territorio che possano essere poi monitorati su entrambi i versanti del confine.

Perché l’Allocco degli Urali e la Rosalia? «Entrambi abitano e prosperano nei boschi a più alto livello di naturalità – spiega il prof. Stefano Filacorda, coordinatore del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine –, nel quale prospera e si diffonde la biodiversità. Proprio l’habitat preferito dell’Allocco e della Rosalia». Attenzione, però, a non equivocare. Il bosco di cui si parla non è quello abbandonato, impenetrabile perché soffocato da rovi. «Lo sviluppo dei rovi si genera dal taglio indiscriminato del bosco – spiega Filacorda –. La presenza di luce che segue al disboscamento favorisce la crescita incontrollata al suolo di svariate specie arboree che soffocano il sottobosco».

Il bosco che tutela la biodiversità ha invece caratteristiche del tutto diverse: «È una foresta secolare, dove vi è la presenza di alberi da alto fusto, con grandi quantità di legno marcescente al suolo (derivato dalla naturale caduta di rami e di alberi) che garantisce il nutrimento e la sopravvivenza di innumerevoli specie animali e vegetali e, trattenendo l’umidità, contribuisce anche a contrastare il cambiamento climatico».

Il disboscamento incontrollato, gli incendi (come quelli che hanno interessato negli anni scorsi il Carso e il Canal del Ferro) e la crescita della temperatura sono i principali nemici di questo bosco virtuoso. Osservando la diffusione dell’Allocco degli Urali e della Rosalia si potrà così avere un indicatore molto valido dello stato di salute dei boschi. «Le Valli del Natisone e del Torre partono da una straordinaria situazione di ricchezza della biodiversità – spiega il prof. Filacorda –. In una regione già ricchissima di specie animali e vegetali come il Friuli-Venezia Giulia, presentano una grandissima varietà di ambienti e sono quindi un vero e proprio santuario della biodiversità. E lo dimostra il fatto che l’ambito del monte Mia e del Monte Vogu sono zone di elezione per l’Allocco degli Urali, indice di una biodiversità strutturale. Molto importante è la presenza delle faggete, perché le esplosioni di faggiola che producono favoriscono la riproduzione e la crescita dei micromammiferi che sono il principale nutrimento per l’Allocco, favorito anche dalla presenza di piante secolari molto alte, dove può nidificare».


Rosalia alpina

È un coleottero della famiglia Cerambycidae, detta anche Cerambice del faggio, caratterizzato dalla sua colorazione nera e blu e per i ciuffi neri presenti sui segmenti delle antenne. La lunghezza del corpo può raggiungere i 4 centimetri. Il suo habitat naturale è quello delle foreste di faggio fino ad una altitudine di 1600 metri. La sua larva preferisce le parti legnose esposte al sole , dove scava gallerie nella zona superficiale del legno. Lo sviluppo della larva richiede ben tre anni, per cui essa predilige alberi di grossa dimensione abbattuti al suolo da poco, ceppi o parti morte d piante sane. Gli esemplari adulti compaiono e sono osservabili ad inizio estate, in giugno-luglio, preferibilmente su tronchi di faggio, visto che si mimetizzano molto bene con la sua corteccia. La direttiva europea Habitat la indica come specie che richiede una protezione rigorosa e la designazione di zone speciali di conservazione, visto che soffre nelle zone antropizzate.

Allocco degli Urali

È un rapace notturno della famiglia Strigidae. Si caratterizza per le grandi dimensioni (può infatti pesare più del doppio degli altri esemplari della sua categoria e misura fino a 50 cm di altezza). La colorazione dell’ala inferiore e della coda ricorda quella dei giovani falchi. Le Valli del Natisone sono l’unica area in cui è certificata la presenza stabile dell’Allocco (solo qualche avvistamento sporadico in Veneto), arrivato qui dalle Alpi dinariche tra Croazia e Bosnia. Il suo areale di presenza è molto più settentrionale, in una fascia compresa tra Scandinavia, Russia settentrionale e Siberia (di qui la denominazione “degli Urali”), fino a Corea e Giappone settentrionale. L’Allocco non fa un suo nido, ma approfitta di cavità presenti in grossi alberi, oppure occupa nidi lasciati da altri uccelli ma perfino tane di tassi o lepri. Nidifica in febbraio, e per farlo si sposta nella zona più a sud del proprio areale (le Valli del Natisone sono quindi in una zona ottimale per la riproduzione). Maschio e femmina, una volta accoppiati, stanno insieme tutta la vita e producono in media 2-3 piccoli l’anno, che rimangono nel nido circa tre mesi. (Roberto Pensa)

dal Dom

8 feb 2023

Una lince è arrivata da Jelovica a Valle dell'Isonzo


 Dopo molti anni, nella valle dell'isonzo sloveno sono state notate tracce di lince. L'inafferrabile gatto misterioso un tempo era una parte inseparabile della natura della Valle dell'Isonzo, ma nel tempo è stato perseguitato come un parassita indesiderato a causa dei conflitti con l'uomo. La lince era sull'orlo dell'estinzione nella maggior parte dell'Europa, ma con il progetto LIFE Lynx sta apparentemente lentamente tornando nelle nostre foreste.

A dicembre i cacciatori della Riserva venatoria Prodi Razor hanno notato tracce di lince nella zona di Planina Razor, che in qualche modo hanno subito inviato sul campo degli esperti, che ne hanno confermato la presenza. La giovane lince si è trasferita dalla Gorenjska a Posočje attraverso la zona di Vogla. "L' abbiamo seguita per due chilometri e abbiamo preso anche i suoi campioni. L'indagine genetica ha confermato che si tratta di un discendente delle linci Aida e Zoisa, che sono state spostate dall'area dei Carpazi all'area di Jelovice nel 2021", ha confermato Tilen Hvala, consulente per il lavoro di progetto presso l'Associazione di caccia della Slovenia.

Dal Novi Matajur 

14 nov 2022

Lo sapevate che ai bombi piace giocare a calcio?



Nel caso non sappiate cosa siano i
 bombi, non credo esistano parole migliori per descrivere questi imenotteri di quelle usate dall’entomologo britannico Dave Goulson: “Imparai che, malgrado il loro aspetto da orsacchiotto maldestro, i bombi sono intelligenti: sono i giganti intellettuali del mondo degli insetti.” I bombi, infatti, sono bravissimi a orientarsi, a memorizzare le posizioni di tappeti fioriti, a scegliere con cura i loro fiori preferiti anche grazie a inusuali proprietà elettrostatiche, ma, oltre a essere serissimi e diligenti impollinatori, i bombi giocano?

È proprio questa domanda a intitolare una recente pubblicazione (Do bumble bees play?) da parte di un gruppo di ricercatori dell’università Queen Mary di Londra e il quesito scientifico è tutt’altro che un gioco. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, l’attività ludica non è affatto ristretta ai soli esseri umani, è stata osservata in diverse specie di altri animali e si pensa possa contribuire al sano sviluppo e mantenimento di quelle abilità cognitive e motorie che poi, in fin dei conti, servono per sopravvivere. Evidenti esempi di comportamento giocoso sono stati precedentemente studiati in mammiferi e uccelli, ma indagini in altri animali, come per esempio gli insetti, sono limitate.

Cosa significa giocare

Bisogna aggiungere che non è facilissimo riuscire a indagare e interpretare correttamente questo tipo di comportamento, soprattutto in una varietà di specie animali diverse, perciò sono stati stabiliti cinque criteri per un approccio più sistematico: un’attività si può effettivamente considerare ludica se risulta essere 1) indipendente da questioni di immediata sopravvivenza; 2) volontaria, spontanea e gratificante di per sé; 3) differente da comportamenti funzionali, come per esempio, il foraggiamento o l’accoppiamento; 4) ripetuta, ma non stereotipata e, infine, 5) iniziata in condizioni prive di stress. Per di più, il gioco può essere sociale, motorio e/o associato a oggetti inanimati e, una volta stabiliti tutti questi criteri e categorie, oltre ad avere perfettamente definito una partita di calcio umana, siamo decisamente pronti a vedere cosa succede nel caso in cui una palla, o più, sia lanciata nel campo dei bombi...continua https://www.wired.it/article/bombi-giocano-a-palla-video-studio-spiegazione/


24 giu 2022

Mamma capriolo sbranata dai lupi, a Priuso il paese si mobilita per salvare i cuccioli

 

immagine dal web

TANJA ARIIS

SOCCHIEVE. A Priuso, vicino al campo sportivo, nella serata di mercoledì 22 giugno è stato rinvenuto, da una signora del paese, un capriolo femmina sbranato dai lupi.E nella mattinata seguente un’altra paesana ha udito dei lamenti provenire dal prato vicino a casa: erano i due cuccioli, di soli quindici giorni, della bestiola uccisa.

Da lunedì sera cercavano invano la madre, nascosti tra l’erba molto alta e decine di vecchi alberi di melo.

https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2022/06/23/news/capriolo-sbranato-dai-lupi-a-priuso-il-paese-si-mobilita-per-salvare-i-cuccioli-1.41532034?ref=fbfmv&fbclid=IwAR0rCzNpOVxWwDBckxiFoa-UD6kJTf-z9QOFSdf97SKC0cNik8rWFex7Slo


31 mag 2022

L' ASINO

da wikipedia

 L'asino

di Angelo Floramo
Bestia da soma e dunque somaro. L’asino ha rivestito un ruolo estremamente importante nella storia dell’agricoltura friulana, almeno fino al secondo dopoguerra. Fu proprio quello il tempo in cui il “mus” venne sostituito dal meno recalcitrante trattore, più efficace, forse, ma sicuramente meno capace di empatia e difficilmente eleggibile a figura degna dell’immaginario collettivo. Per secoli questa bestia “dolce e docile”, come amava definirla Ippolito Nievo, venne impiegata per gravarne il basto di ogni peso malagevole da trasportare a spalla d’uomo o a dorso di donna. Carico di sacchi di granaglie, percorreva i sentieri che dai borghi rurali conducevano ai mulini, rientrando poi a casa con la farina; oppure risaliva in silenzio i tratturi di montagna, portando nelle bisacce di cuoio che gli scendevano dai fianchi gli strumenti utili a boscaioli, carbonari e minatori. Ma anche ai fabbri o ai falegnami delle tante officine e segherie disseminate lungo le pendici delle vallate alpine. Formidabile nel trascinare i tronchi fino agli scivoli di legno che li avrebbero fatti scendere a valle, spesso veniva impiegato nelle viscere della terra per tirare i pesanti vagoni nelle gallerie dove si estraevano il piombo o lo zinco. Sicuramente metteva allegria quando entrava in città, agghindato a festa con tanto di collane di fiori o cappelli di paglia, trainando in pariglia carretti pieni di frutta e verdura per il mercato. E di questo esiste ancora memoria a Udine. Viene ingiustamente associato all’ostinazione e alla stupidità nei proverbi che la tradizione popolare utilizzava per trasmettere una sapienza spicciola, e tuttavia ispirata al buon senso (A lavà il cjâf al mus si bute vie la aghe e si infastidìs le bestie: nel lavare la testa all’asino si butta l’acqua e si infastidisce la bestia), Indicato dalle maestre più severe come un esempio da non seguire, le sue lunghe orecchie hanno incoronato più di qualche zucca vuota dietro alla lavagna come marchio vergognoso d’infamia. Eppure la notte di Natale, almeno fino agli inizi del secolo XIII, era consuetudine che i presbiteri, anche nelle nostre pievi, intonassero il Kyrie Eleyson Asini con una voce che nel canto gregoriano imitava l’asprezza del raglio. Un asino campeggia tra i mosaici dell’Aula Nord della Basilica di Aquileia. E negli affreschi di Valvasone un Asino ammaestra un Lupo. D’altronde Cristo nacque in una mangiatoia riscaldata da un mus. E per entrare in Gerusalemme non scelse certo la sella di un destriero

10 mag 2022

il cuculo

stamattina dalla terrazza ho sentito cantare un cuculo...
 Il cuculo non fa il nido. Non ne ha bisogno, dato che approfitta di quello degli altri. La femmina dopo aver scelto una covata, preferendo quelle dei passeracei, butta fuori un uovo e vi depone il suo, seguendo un perfetto copione. E’ un esempio di parassitismo assassino, dal momento che anche il cuculo appena nato, per non avere concorrenti, butta fuori dal nido i fratellastri, figli della madre adottiva che lo ha inconsapevolmente ospitato. In friulano si chiama cuc e questo termine si usava nella frase “là cuc” che, ai nostri tempi, è caduta quasi del tutto in disuso. La frase era rivolta, con un misto di disprezzo e derisione, all’uomo che andava a vivere nella casa della moglie o dei suoceri. L’uomo che va cuc è, secondo la mentalità contadina, un parassita, pigro e incapace, dal momento che non è riuscito a preparare il nido per sé e per la propria compagna. Il cuculo è messaggero di primavera e in friulano esiste un detto popolare riferito alla meteorologia: “quant ch’al cjante il cuc, une di ploe une di sut” e corrisponde all’italiano “Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello”. Nella credenza popolare il cuculo è nunzio del futuro e dalle sue grida si traggono auspici. La prima volta che si sente il suo verso le ragazze non sposate possono chiedergli quanti mesi o anni mancano al matrimonio, mentre le persone anziane quanti anni restano da vivere. Se gli anni sono troppo pochi non bisogna preoccuparsi troppo perché il cuculo è un uccello bugiardo e burlone...continua la lettura https://www.ilfriuli.it/mobile/articolo/Archivio/Il_cuculo,_animale_premonitore/29/81225

19 mar 2021

Cornino, morto folgorato uno splendido esemplare di grifone

 


Uno splendido esemplare di grifone adulto, “F17”, un simbolo della Riserva naturale regionale del lago di Cornino - i cui esperti monitoravano e studiavano l'animale da una quindicina d'anni -, è morto, molto probabilmente domenica 14 marzo, per essersi posato sul traliccio della media tensione. A segnalare il fatto è stata, ieri, una residente di Sompcornino, che ha individuato la carcassa negli spazi verdi attigui al suo cortile.

A nulla è valso l'immediato intervento della squadra di recupero della Riserva, che dall'anello di riconoscimento - dove F sta per Forgaria - ha identificato la creatura.

"Molto probabilmente il maltempo e le forti raffiche di vento che hanno contraddistinto la mattinata di domenica scorsa hanno indotto l’animale a posarsi proprio sul traliccio della media tensione, provocandone la morte per elettrocuzione", spiega il direttore scientifico della Riserva e del Progetto Grifone, professor Fulvio Genero, confermando che si trattava di un magnifico esemplare di Gyps fulvus, avvoltoio grifone appunto, mitico uccello mangiatore di carcasse, oggetto di un piano di reintroduzione in natura tra i più importanti a livello europeo."Purtroppo - aggiunge Genero - questo decesso incrementa i dati della strage che i tralicci provocano fra gli avvoltoi e tutta l'avifauna di grossa taglia. Si tratta della principale causa di morte, insieme all’avvelenamento da piombo legato al consumo di resti di origine venatoria".

"F17" accompagnava l'attività di ricerca degli ornitologi del Progetto Grifone da moltissimo tempo. Sicuramente nato sulle pareti rocciose della Riserva, poi soccorso in una situazione di pericolo nel 2006, ha volato incontrastato nei cieli per ben 15 anni, "prima che a spezzare il filo della sua vita - accusano dalla Riserva naturale - ci pensasse uno dei più grandi nemici degli uccelli di tutto il mondo: il cavo della media tensione".

"La principale sfida, nelle problematiche di conservazione delle specie - osserva Luca Sicuro, presidente di Pavees, la società cooperativa che da quasi 10 anni gestisce la Riserva -, è senza dubbio la ricerca di un equilibrio tra lo sviluppo antropico e il rispetto degli spazi della biodiversità. Molto è stato fatto, in particolar modo in Europa Occidentale, ma la strada è ancora lunga, e a dimostrarcelo è questo triste evento. Sono ormai una decina gli esemplari morti per lo stesso motivo. La nostra Riserva - spiega poi - è lambita dalle spire di una serie di moduli di trasporto della corrente elettrica fortemente invasivi rispetto all’equilibrio naturale di questo fragile ecosistema. Non è ovviamente ipotizzabile la rimozione di una così preziosa infrastruttura: basterebbe seguire l'esempio di altri Paesi europei, quali Croazia, Spagna e Bulgaria, che hanno ovviato al problema con semplici ed economiche installazioni di dispositivi di isolamento parziale, condizione sufficiente per lenire in maniera drastica eventuali danni di impatto. Non possiamo che appellarci ai gestori del servizio e alle istituzioni per contrastare un problema la cui gravità, soprattutto se commisurata alla semplicità delle soluzioni, non può più essere ignorata. A rendere ancora più dolorosa questa vicenda - conclude - è il periodo in cui ci troviamo: è arrivata infatti al culmine la stagione di nidificazione di questa rarissima specie, tornata in regione dopo secoli di assenza. E' probabile, se non certo, che F17 avesse un uovo da covare al quale non farà più ritorno".

Anche l’amministrazione comunale, che da decenni investe nel Progetto Grifone, esprime preoccupazione per la minaccia in essere. "In passato - dichiara il sindaco Marco Chiapolino - incidenti di questo tipo avevano già causato la morte di alcuni esemplari: all'epoca avevamo sollevato il problema con l’ente gestore delle linee elettriche, avanzando la richiesta di mettere in sicurezza la zona. Nei prossimi giorni convocheremo i tecnici responsabili per individuare con precisione le tratte che andrebbero isolate, al fine di accelerare i tempi di un intervento risolutivo".https://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/cornino-morto-folgorato-uno-splendido-esemplare-di-grifone/13/238317

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