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Filastrocca di Primavera

 


Filastrocca di primavera

Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno, più dolce la sera.
Domani forse tra l’erbetta
spunterà la prima violetta.

O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.

Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.

Gianni Rodari

NATALE-BOŽIČ


 NATALE 

Sei nato nel mucchio d’ombra,Signore,
per narrare il sorgere del giorno,
per essere luce che avvolge,
mano che strappa le spine
ed il pianto del cuore.

Puro fra la terra offesa
benedici il nostro andare,
sparpagli la semina di Dio
tra sterpeti e silenzio,
passi nelle nostre tenebre
per farci fiorire ai piedi
zolle di primule.

Vieni tra lupi e pecore,
case abbandonate e gelo,
per aprire un suono di campane,
occhi di stelle e parole divine
che vivono nel tuo cuore.

Stacchi dal tuo saldo ceppo
fior di luce e amore di Dio
a chi cammina nel buio.

Porti via i venti intrisi di lacrime,
le cieche caverne del male
dove brucia la tristezza
che ci veste.

Paghi con i fiori
gli occhi stanchi e le povertà
che ti pregano,Signore.

Viljem Černo

dal Med Nami del 2001

Guglielmo Cerno, conosciuto anche come Viljem Černo (Lusevera24 luglio 1937 – Lusevera22 luglio 2017), è stato un saggistapoetainsegnante ed etnografo italiano della minoranza slovena.

Cerno è considerato uno dei protagonisti della vita culturale, associativa e politica degli sloveni in Italia, specificatamente della Slavia friulana[1][2], tanto da venir appellato con il titolo di “čedermac della Benecia”[3][4].https://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Cerno

Pasta al sugo


La Giornata Mondiale della Pasta è una celebrazione annuale che si tiene il 25 ottobre in tutto il mondo per onorare uno dei piatti più iconici della cucina ...

 Le mie certezze sono poche:

un po' di prezzemolo e aglio
qualche cipolla e olio d'oliva,
pomodoro quanto basta,
un sugo si rimedia.
Adesso c'è da decidere tra i
diversi tagli di pasta,
scelti tra gli scaffali luminosi
dove la scelta è sempre imposta,
da chi con la pasta s'è arricchito
e ha distratto le menti altrove,
giocando con le malie del sapore

Silvia Leuzzi (dal web)

gigli

 


Gigli...

Di giorno non si sente il suo profumo, pare che nasconda ogni tesoro in sé. Bisogna avvicinarsi ad esso, curvarsi sopra il suo calice bianco per ricevere qualcosa dal suo respiro.
Di notte, nel buio, soltanto questo fiore è sveglio nel gran silenzio delle stelle. Il suo biancore risplende nel buio e riempie il giardino d’un dolce profumo...
(Géza Gárdonyi, scrittore ungherese)

POESIA

 


SEDUTA SUL DIVANO

ASCOLTO I RUMORI

PROVENIENTI DA FUORI:

TRILLI DI UCCELLINI

CUCULI,PETTIROSSI,MERLI,

FRINGUELLI E TORTORELLE.

E IO CONDANNATA A STARE IN CASA

MA NON SARA' PER MOLTO!

Tentativi di poesia


 TORRE -TER


Nasci dalla catena dei Musi
vicino al confine dove dimorano
i nostri fratelli sloveni.
Scendi con acqua pura e cristallina
attraversando territori montuosi,
scavi, rimbalzi e giochi
fra i bianchi sassi della Val Torre.
Arrivi in pianura ed accogli le acque
del Cornappo. del Malina e Natisone
per sfociare nell'Isonzo.
Oh Torre, testimone della nascita
dei miei avi che ti hanno amato.
Il rumore delle tue acque mi rammenta
la lingua maltrattata nei secoli,
le tue genti che han dovuto lasciarti
per andar pel mondo a cercar pane.

CASA


 CASA

Lassù,sulla cima maestosa

i monti nostri mi compaiono,Sloveni;

lì dietro,in piano,gorgogliano le acque,

ed in rigoglio vedo arbusti e campi.

La stirpe lì gioisce delle sue radici

in una primavera in fiore vivon lì

i miei fratelli e la fortuna lor sorride

che Madre Gloria fa di lor figli solerti.

O dolce stirpe!Gioisci di quest'alba limpida,

ecco che il sol soave spunta,

inviato da Colui che ogni cosa smuove.

Secoli interi passati sconosciuti;

ma or le nubi cedono al sereno,

son giunti tempi provvidi,è ora.


Monsignor Ivan Trinko

zamejski 

padre della Benecia


IVAN TRINKO 

TRINKO Ivan – Zamejski, fautore della conservazione delle peculiarità etniche e culturali della Slavia Veneta, poeta, scrittore, traduttore, linguista, pittore, compositore, professore di filosofia, “padre degli sloveni della Benecia,” nato il 25 gennaio 1863 a Tercimonte nella famiglia  “pri Piernovih”, ivi morto il 26 giugno 1954.

Quarto di due figli e tre figlie (di cui Terezija fu religiosa a Brescia e vi morì). Il padre Anton (1826-1905), piccolo possidente, la madre Marija Golob (1828-1904), casalinga (vedi genealogia in Trinkov koledar 1973).

Frequentò la scuola in lingua italiana a Iellina sotto Tercimonte, sua maestra fu Roza Koren (1870-73), nativa delle Valli; su consiglio del cappellano Valentin Domenis il padre lo iscrisse alle elementari di Cividale (1873-75); già alla fine del primo anno si distinse tanto da meritarsi una medaglia d’oro. Dopo le elementari entrò nel Seminario Arcivescovile di Udine (1875), articolato in un ginnasio-liceo classico e in un seminario vero e proprio. Studente modello saltò la prima classe del liceo diplomandosi nel 1882. Compì gli studi seminariali in quattro anni e celebrò la Prima messa il 21 giugno 1886 a Tercimonte. Per l’occasione gli dedicarono e stamparono tre poesie. Già prima della consacrazione aveva prestato il servizio militare di leva di durata ridotta a Padova, poi rimase al Seminario di Udine sino al pensionamento nel 1942, poiché i suoi superiori gli avevano chiesto di proseguire gli studi e di ricoprire una cattedra d’insegnamento al Ginnasio arcivescovile.

Fu così che Trinko divenne prefetto seminariale, dedicandosi pure per tre anni agli studi di filosofia e delle lingue russa, polacca e ceca.

Nel suo curriculum di studi filosofici a suo tempo non fu chiaro presso quale Università avesse studiato. In occasione della sua prima elezione nel Consiglio Provinciale di Udine La Patria del Friuli  scrisse che aveva studiato “a Vienna e altrove”.  Anche Pasquale Gujon parla di  “una laurea in filosofia”. Il professore Aldo Moretti del Seminario di Udine, il professore Marino Qualizza e il parroco Božo Zuanella ritengono invece che Trinko non avesse compiuto  studi filosofici all’Università perché ciò dal Seminario udinese, istituzione privata, non veniva richiesto a tutti gli insegnanti, essendo all’epoca l’unico criterio di valutazione la capacità professionale e l’irreprensibilità religiosa. (Lettera dello Zuanella del 24 gennaio 1989). In questo periodo fu pure prefetto, perciò approfondì gli studi da solo. Sui suoi indirizzi filosofici influì soprattutto il pensatore friulano Giovanni Battista De Giorgio, che aveva pubblicato nel 1861-62 l’opera  Institutiones philosophicae ad mentem divi Thomae tironum usui… Di lui Trinko parlò e scrisse...https://www.kries.it/kd-ivan-trinko-2/mons-ivan-trinko/biografia/ivan-trinko-it/?lang=it#:~:text=TRINKO%20Ivan%20%E2%80%93%20Zamejski%2C%20fautore%20della,Piernovih%E2%80%9D%2C%20ivi%20morto%20il%2026

La castagna


 La castagna è il frutto del castagno a differenza dell'ippocastano che invece è un seme. Le castagne derivano infatti dai fiori femminili (solitamente 2 o 3) racchiusi da una cupola che poi si trasforma in riccio. La castagna è un achenio, ha pericarpo liscio e coriaceo bruno scuro, all'apice è presente la cosiddetta torcia, cioè i resti degli stili, mentre alla base è presente una cicatrice più chiara denominata ilo. La forma dei frutti dipende, oltre che dalla varietà delle castagne, anche dal numero e dalla posizione che essi occupano all'interno del riccio: emisferica per i frutti laterali e schiacciata per quello centrale; i frutti vuoti, abortiti, di forma appiattita sono detti guscioni.La raccolta delle castagne avviene in tempi diversi a seconda delle aree geografiche. In Italia generalmente la castagnatura inizia verso la fine di settembre e in passato questa attività (che copriva un periodo di tempo di circa 10-15 giorni dal mattino alla sera) era considerata uno fra gli avvenimenti più importanti della vita agricola.[senza fonte]

In Garfagnana (LU) i proprietari delle selve che avevano necessità di manodopera si recavano a Castelnuovo Garfagnana, in occasione del mercato settimanale, l'ultimo giovedì di settembre e il primo d'ottobre. Nella piazza principale avveniva il “mercato delle Lombarde” (Lombardi erano chiamati gli abitanti delle province di Modena e Reggio Emilia). Qui si sceglievano le donne e si prendevano con loro accordi circa il trattamento giornaliero, il salario, i giorni di inizio e fine lavoro...continua

https://it.wikipedia.org/wiki/Castagna


C’è un frutto rotondetto,
di farina ne ha un sacchetto:
se lo mangi non si lagna,
questo frutto è la castagna.
La castagna in acqua cotta
prende il nome di ballotta.
Arrostita e profumata
prende il nome di bruciata.
Se la macino è farina:
dolce, fina, leggerina:
se la impasto che ne faccio?
Un fragrante castagnaccio.

Gianni Rodari




Il cavaliere povero


 Viveva al mondo un cavaliere povero

silenzioso e semplice
d'aspetto tetro e pallido
d'animo ardito e onesto
Egli aveva una sola visione
alla mente incomprensibile
che profondamente
si era impressa nel suo cuore
Da quel momento, arso nell'anima
più le donne non guardò
e fino alla bara con nessuno
volle dire una parola
Al collo il rosario si legò
e dal volto la celata
dinanzi a nessun più levò.
Ricolmo di puro amore
fedele al dolce sogno
A. M. D. con il suo sangue
scrisse sullo scudo
E nei deserti della Palestina
mentre i paladini si lanciavano
in battaglia, per le rupi
a gran voce invocando le dame.
Lumen coeli, sancta Rosa
gridava egli feroce e focoso
e come tuono la sua minaccia
atterriva i musulmani.
Ritornato al suo castello lontano
visse segregato,
sempre muto, sempre triste,
finchè folle morì.

Poesia di Giovanni Pascoli

 

E vedo il mare


GIOVANNI PASCOLI

MARE

M'affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.

Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.

Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

(da Myricae, Giusti, 1891)

.

Una breve vacanza mi ha portato in Romagna, sull’Adriatico, negli immediati dintorni di San Mauro, la località dove Giovanni Pascoli nacque e visse per anni e che dal 1932 ha aggiunto al suo nome quello del poeta. La mia stanza d’hotel aveva la vista su quel mare e sono andato a cercarmi questa poesia di cui ricordavo solo il primo verso. Come sempre, in Pascoli, il sentimento, il moto dell’anima, si comunica alle cose: il mare e le stelle della prima quartina vanno a chiamare quel ponte invisibile formato dal riflesso della luna sull’acqua.

.

FOTOGRAFIA © GEORGE DESIPRIS/PEXELS

.

Poesia di Simon Gregorčič L'usignolo di Gorizia

 

dal web

Simon Gregorčič

Goriški slavček - L'usignolo di Gorizia 1844-1906
Il giorno in cui tutti noi rivolgiamo i nostri pensieri ai cari defunti, il poeta si chiede chi ricordi le tombe dimenticate.
"A chi, in questo giorno, si rivolge il mio cuore? A voi, tombe dimenticate, dove non c'è una croce, né una pietra, non vi ornano fiori, e alcuna luce brilla.
Ma se nessuno, questa notte, vi ricorda, non vi ha dimenticati l'umile poeta - e il cielo"
Pozabljenim
Vseh mrtvih dan!
Na tisto tiho domovanje,
Kjer mnôgi spé nevzdramno spanje,
Kjer kmalu, kmalu dom bo moj,
In - tvoj,
Nocoj se sesul je roj močán,
Saj jutri bo vseh mrtvih dan,
Vseh mrtvih dan!
Bledó trepeče nad grobovi
Tisóč svetíl,
In križe, kamne vrh mogíl
Jesenski venčajo cvetovi -
Vseh mrtvih dan!
Kjer dragi spé jim po pokôpi,
Kleče, solzé živóčih trôpi,
Oh, dušo trè jim žal in bol;
Pod zêmljo pol, na nèbu pol
Nocój jim je srcé:
Na grob lijó grenké solzé,
V nebó gorké prošnjé!
O, le klečíte, le molíte,
Po nepozabnih vam solzíte,
Da bóde gròb od solz rosán,
Saj jutri bo vseh mrtvih dan,
Vseh mrtvih dan!
Solzíte,
Molíte!...
In jaz?
Ko misli vsakedó na svoje,
Kogà, kogà pa srce moje
Spomína se tačàs?
Vas, zabljeni grobovi,
Kjer križ ne kamen ne stojí,
Ki niste venčani s cvetóvi,
Kjer luč nobèn ne brlí.
O, če nikdó
Nocój se vas ne spomni,
Pozábil ni vas pévec skromni
in pa - nebo.
Simon Gregorčič
da fb

traduzione con translate

Ai dimenticati
Giornata dei morti!
A quella casa tranquilla, Dove molti dormono profondamente, Dove presto, presto casa sarà mia, E la vostra, Lo sciame è crollato stanotte, Domani sarà il giorno di tutti i morti, Tutto il giorno morto! Pallido tremante sopra le tombe migliaia di luci, E croci, pietre in cima alle tombe Fiori matrimonio autunnali - Tutto il giorno morto! dove il caro dorme dopo la sua sepoltura, In ginocchio, lacrime di vivi tormenti, Oh, le loro anime tremano di dolore e di dolore; Sotto la terra metà, nel cielo metà Stanotte è il loro cuore: Lacrime amare scorrevano sulla tomba, Nel cielo aspre richieste! Oh, ti inginocchi, preghi, strapparti indimenticabile, Da bóde gròb od solz rosán, Domani sarà il giorno di tutti i morti, Tutto il giorno morto! Solzite, Pregate!... E io? Quando ognuno pensa al proprio, Quando, quando il mio cuore Ricordi adesso? Voi, tombe imbiancate, dove la croce e la pietra non stanno, Chi non è sposato con i fiori, Dove nessuna luce splende. Oh, se mai non mi ricordo di te stanotte, L'umile cantante non ti ha dimenticato e poi - il cielo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi


cimitero di Villanova delle grotte

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Cesare Pavese

L'amore è arte

 


L’amore è arte


ALDA MERINI

E POI FATE L’AMORE

E poi fate l'amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po' sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po'
che non lo erano più.
Ecco,
fate l'amore e non vergognatevi,
perché l'amore è arte,
e voi i capolavori.

(da Le poesie di Alda Merini, La Vita Felice, 2007)

.

La distinzione tra amore e sesso, tra passione romantica e atto meccanico: la poetessa milanese Alda Merini scrive questi versi appassionati per invitarci alla tenerezza, alla bellezza, a divenire noi stessi arte nella dolcezza di un abbraccio che ci fa “sentire” l’altro, che unisce le anime più che i corpi.


.Alda Merini all'anagrafe Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 marzo 1931 - 1º novembre 2009),  poetessa, aforista e scrittrice italiana. Vide pubblicate le prime poesie a diciannove anni. L’amore agitato con Giorgio Manganelli riportò alla luce i disagi psichici: dal 1965 al 1972 fu internata in ospedale psichiatrico. Dimessa, visse nella sua casa sui Navigli, spesso in stato di emarginazione, circondandosi di artisti.


.


VELIKA NOČ - PASQUA




Tou noči trudosti
Vjervamo tou Tebè;
ob obujanju
upiramo oči dni
za Tvo božanje.

A naš žakej
u je prazan,
rože naše zemlje
so tarni;
naše hodinje
Je na kòncu
pribita na ljesu
Tvoja križa .

O Buoh,
daj nam muoč
uloviti
smieh naše zemlje,
poživiti rožu
naše duše .

Posvjeti luč
jutra
med grebene
Velike lave,
Pridi ,Buoh
storì nas nove,
storì zrasti od Krasi
zlomjenu jubezen
naših judi.
...
Viljem Cerno
Zavarh-Villanova delle grotte
foto di Gabriella Negro

PASQUA

Nella notte della stanchezza
confidiamo in Te;
al risveglio
stendiamo gli occhi del giorno
per la Tua adorazione.

Ma la nostra bisaccia
è vuota
i fiori della nostra terra
sono rovi;
il nostro cammino
è alla fine,
inchiodato sul legno
della Tua croce.

O Signore ,
dacci la forza
di afferrare il sorriso
della nostra terra,
di dar vita al fiore
della nostra anima.

Fa entrare la luce
del mattino
tra le balze
del Gran Monte.
Vieni Signore,
facci essere nuovi,
fa spuntare dalla pietra
l'amore ferito
della nostra gente.
...
dal libro Terska dolina- Alta Val Torre -Val de Tor
a cura di Milena Kožuh

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