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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

INNO SLOVENO

তততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততত INNO SLOVENO "Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non sarà un diavolo, ma un amico!"❤️ FRANCE PREŠEREN poeta sloveno তততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততত

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22 set 2024

Piste ciclabili priorità per il 2025 della Comunità di montagna


 Avanti tutta con la realizzazione della rete di piste ciclabili sul territorio della Comunità di montagna del Torre e del Natisone. Lo ha deciso l’assemblea dell’ente, riunita giovedì, 27 giugno. All’ordine del giorno, oltre al rinnovo del direttivo dopo le elezioni comunali dell’8-9 giugno scorso (approvata al proposito la surroga del sindaco uscente di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli, col suo successore Cesare Pinatto) e alla cessione di alcuni immobili a suo tempo affittati con facoltà di riscatto da parte dell’affittuario, c’era la concertazione per il programma degli interventi da proporre alla Regione nel 2025.

29 ago 2024

Gli anziani sono una risorsa



 


Nella vecchiaia non abbandonarmi: è il tema della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani 2024, che si è celebrata domenica 28 luglio. «Troppo spesso la solitudine è l’amara compagna della vita di noi, anziani e nonni – ha scritto Papa Francesco nel messaggio pubblicato in occasione della Giornata –. Tante volte, da vescovo di Buenos Aires, mi è capitato di visitare case di riposo e di rendermi conto di quanto raramente quelle persone ricevessero visite». Un tema di grande attualità in Benecia, considerato lo spopolamento e l’altissima percentuale di anziani che vivono nei comuni della Slavia, specie in quelli di alta montagna.


19 giu 2024

C’è ancora rimedio alle «speciali cure» _ Ali lahko še popravimo škodo, ki so jo povzročili »posebni posegi«

 


Era il 2 maggio dell’anno 1804 quando sotto i tigli davanti alla chiesa di S. Quirino in S. Pietro degli Slavi fu celebrato l’ultimo Arengo, simbolo dell’autonomia della Schiavonia. Dopo alterne vicende, 62 anni dopo, un plebiscito da burla la consegnò al neonato Regno d’Italia. «Questi Slavi bisogna eliminarli », fu scritto e ce n’erano oltre 35.000 nell’attuale provincia udinese. Non a fucilate, s’intende, ma «con la lingua e la cultura di una civiltà prevalente… Useremo speciali premure…!».

Non pare il caso di riproporre i fatti ed i misfatti delle «speciali premure » che, prima il Regno e poi la Repubblica d’Italia, hanno profuso per gli Slavi in Italia, tra massoneria, fascismo, peccati di aggressione ed omissione da parte dei vari poteri politici che hanno esercitato quelle «premure».

È stato mons. Pasquale Gujon, dall’alto del Matajur, ad evidenziare tra i primi una delle conseguenze più nefaste delle «premure per attirarli (gli Slavi) a questa civiltà italiana che deve brillare ai confini tra quelli stessi che sono piuttosto ospiti nostri ». Fu lui a teorizzare quel fenomeno psichico che conosciamo come sindrome di Stoccolma, definito meglio come «identificazione coll’aggressore ». Gli effetti devastanti di questa sindrome si vedevano e si vedono come atto estremo dei meccanismi di difesa, nella mimesi, nel camuffamento, fino al rifiuto della propria identità etnolinguistica.

Non sarebbe il caso di insistere su cose ormairi petute da mezzo secolo, ma sono purtroppo i dati demografici che mostrano l’inesorabile sfacelo cui sono state costrette le comunità slovene. Le speranze riposte nei possibili effetti della tutela etnolinguistica, nella caduta del maledetto confine, magari anche di quelle di un Giro d’Italia, stanno dimostrando la loro fragilità non tanto per le effettive resistenze ancora in seno alle comunità valligiane, ma per la consistenza numerica, fisica, delle sue forze e delle risorse umane. Senza voler retrocedere a tempi storici, basti rapportarci al 1951, quando nei sette comuni delle Valli del Natisone il censimento contò 16.195 abitanti e nei comuni di Lusevera, Taipana e Resia altri 7.985 per un totale di 24.180 residenti. Oggi i dati resi noti in occasione delle elezioni europee sono rispettivamente 4.968 e 2.085; in tutto 7.053. È tutto detto.

continua...https://www.dom.it/ce-ancora-rimedio-alle-speciali-cure-_-ali-lahko-se-popravimo-skodo-ki-so-jo-povzrocili-posebni-posegi/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR1zPgjIalfhlZpWj9VfRDHm6jSnZa-1MiYrhj-KRA-8SZuh1-JbWRNnjCI_aem_B_W-CLZ_pQolZ0yecQc_LA

continua,,,sul dom

4 giu 2024

Un punto d’incontro nella fede tra culture e popoli


 Il nuovo arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, ha definito l’arcidiocesi, alla guida della quale è stato chiamato, «di antichissima tradizione, punto di incontro di diverse culture, di diversi popoli, espressione autentica di una Chiesa ricca di testimonianze di fede, in dialogo fra di loro, e che proprio per questo con il passar dei secoli risplende ancora di più di una bellezza antica e sempre nuova».

18 mag 2024

Il Comune di San Leonardo contro le zanzare



dal Dom

 Considerata la necessità di intervenire a tutela della salute pubblica per prevenire e controllare le malattie infettive trasmissibili all’uomo attraverso la puntura di insetti vettori, e in particolare della zanzara tigre (Aedes albopictus) e della zanzara comune (Culex pipiens), il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro, ha emesso un’ordinanza per coloro che, a qualsiasi titolo, hanno l’effettiva disponibilità o l’uso di aree o spazi esterni invitandoli a curare tramite lo sfalcio dell’erba ed evitando ristagni d’acqua. Nell’ambito delle iniziative previste dal programma di interventi per razionalizzare e migliorare i servizi a favore della popolazione montana residente nelle Valli del Natisone e del Torre, l’amministrazione comunale ha stabilito di finanziare la realizzazione di alcune attività di laboratorio e uscite didattiche per gli alunni della scuola elementare e media di San Leonardo; l’importo complessivo ammonta a 1.508 euro.

20 gen 2024

LA MIGLIOR CURA SI OFFRE A CASA


 Non è assolutamente dovuta al caso la riapertura dell’ambulatorio medico di Platischis. La dottoressa Jennifer Patriarca già frequentava assiduamente la zona per seguire i suoi assistiti. «Ero già presente in zona ogni 15 giorni – racconta la dottoressa Patriarca – andando casa per casa a visitare i miei pazienti a domicilio. Il problema, lassù, sono soprattutto gli anziani affetti da patologie croniche, che hanno bisogno di un monitoraggio sanitario, ma spesso non hanno mezzi di trasporto e hanno parenti che vivono lontani e non li possono portare in ambulatorio. Questo nonostante Platischis sia un paese dove tutti conoscono tutti, c’è una importante rete di solidarietà sociale spontanea e la gente è abituata ad aiutarsi nelle difficoltà. Ad esempio, c’è una signora che scende ogni giorno a Nimis, va in farmacia e fa le commissioni per tutti coloro che non possono provvedere da soli. E così mi è sembrato naturale e giusto mettermi in gioco con questa proposta dell’ambulatorio. E sorprendentemente, nei primi test che ho fatto di apertura dell’ambulatorio a Platischis con accesso libero e senza prenotazione, ho visto che vengono anche diverse persone del fondovalle, anche da Povoletto, che trovano comodo l’orario e il minor affollamento».

Dottoressa, però oggi scelte come la sua sono in controtendenza con gli orientamenti generali della sanità. Anche nelle Valli del Natisone si sta pensando di accentrare i medici in luogo centrale.

«È vero, io credo molto nella medicina di famiglia come era intesa una volta, fondata sullo stare vicina al paziente a casa. Che senso ha parlare di medicina del territorio sepoi i medici non sono sul territorio? Anche l’idea delle case della salute, che si prospettano, ha un senso ma fino ad un certo punto. Risponde alle esigenze di chi può muoversi, che ha l’auto. Ma l’anziano che non guida e che non può contare sul supporto di nessuno? Quando i medici di famiglia saranno “sepolti” in queste strutture centralizzate rimarrà scoperto chi in realtà ha più bisogno del medico di medicina generale, ovvero i malati cronici. E le cronicità vanno gestite a domicilio, altrimenti ci ritroveremo come hanno raccontato le cronache dei giorni scorsi con le sale dei pronto soccorso piene e lunghe code chilometriche fatte in prevalenza da malati cronici che hanno bisogno solo di una rassicurazione. Se il medico di famiglia non va più a domicilio, quando accade qualche evento acuto che preoccupa il paziente, chi ci va a casa? L’ambulanza che porta l’anziano al pronto soccorso e in ospedale».

Lei ha aperto da un anno circa a Nimis l’ambulatorio, ma ha una significativa esperienza di medicina del territorio… «Sì, durante la pandemia ho lavorato al distretto di Udine e ho visto i vantaggi di lavorare col paziente malato di Covid a domicilio rispetto alla ospedalizzazione. L’Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) di Udine è stata quella che ha avuto i più bassi tassi di ospedalizzazione dei pazienti durante il Covid e c’è un motivo: bisogna portare le medicine e l’assistenza a casa del paziente se non si vuole il paziente in ospedale».

Ma così non si creano delle domande improprie di salute che generano costi e sprechi?

«È normale che il paziente, di fronte a certi malesseri, necessiti di rassicurazioni di carattere medico e sanitario. La maggior parte delle telefonate che ricevo in ambulatorio riguardano non l’esigenza di una visita medica ma di rassicurazioni. Credo che il più efficace e meno dispendioso sistema per gestire questa necessità sia la creazione di una rete sociosanitaria che vede l’intervento di altre figure intermedie, come l’infermiere di comunità, ma sempre molto legate al territorio e orientate all’occorrenza all’intervento a domicilio. Il nostro lavoro per far funzionare bene la sanità è di spiegare al paziente che molte delle necessità che lui percepisce di accertamento diagnostico o di visita non sono necessarie. Ad esempio, molti, se provano dolore, chiedono subito risonanze magnetiche al ginocchio o alla spalla, malanni molto frequenti. Magari glielo ha suggerito il fisioterapista, o il vicino di casa, o l’hanno letto su internet. In realtà basterebbe una radiografia, molto meno costosa e più rapida nei risultati, per avere le stesse risposte. Manca una situazione di educazione sanitaria anche all’utilizzo delle risorse diagnostiche che abbiamo. L’educazione sanitaria è un compito del medico di famiglia. Spesso purtroppo non c’è il tempo. Ma per chi verrà sepolto in una medicina di gruppo aperta 10-12 ore al giorno e dovrà rispondere anche alle esigenze degli assistiti dei colleghi della medicina di gruppo, di tempo ce ne sarà ancora di meno o per nulla. Credo invece che sia importante la presenza del medico sul territorio, magari organizzando delle serate sanitarie in cui si approfondiscono delle tematiche di salute importanti per il cittadino e per parlare di prevenzione ».

Andrebbero dati maggiori incentivi ai medici che operano in zone più disagiate e periferiche?

«Ci sono già degli spiccioli che vengono dati e, per carità, sono utili, perché siamo liberi professionisti che non hanno uno stipendio fisso ma devono stare attenti all’equilibrio tra costi e ricavi. Ecco perché la specializzazione in medicina generale è spesso poco frequentata se non deserta. Gli incentivi dovrebbero esserci per l’apertura dello studio, premiando la gestione corretta del paziente e la diminuzione dell’ospedalizzazione e anche per l’acquisto di strumenti diagnostici. Io, per esempio, ho acquistato un ecografo e posso dare delle risposte rapide ai miei pazienti. Ma lo strumento costa ed è onerosa pure la formazione. Però io il paziente con sospetta colecistite non lo mando ad affollare il pronto soccorso ma gli do subito una risposta anche a casa sua, perché ho l’ecografo portatile. Anche alcuni problemi che normalmente portano all’ospedalizzazione possono essere risolti dal medico di famiglia a domicilio del paziente magari solo con il supporto di una ambulanza. La medicina più efficace si fa sul territorio e non sepolti dentro una medicina di gruppo». (Roberto Pensa)

dal Dom

13 dic 2023

LA MESSA NON E' FINITA


 I nostri amici friulani, e noi con loro, aspettavamo il regalo di Natale della Conferenza episcopale italiana, ma siamo rimasti a mani vuote perché la generosità non alberga neanche nei vertici della Chiesa italiana. Con la votazione del 16 novembre scorso, ivescovi italiani hanno gettato nel cestino ventianni di lavoro per la traduzione in friulano del Messale romano, preceduti da altrettanti per latraduzione della Bibbia, che ha unito le forze di pre Checo Placereani e pre Antoni Bellina,assieme alla consulenza biblico-teologica di una apposita commissione. Un lavoro di grande impegno e di uguale passione, dettato dall’amore alla lingua friulana che doveva avere il suo posto nella liturgia. Tutto questo è risultato inutile dinanzi alla insensibilità culturale e umana di troppi vescovi.

Noi Sloveni del Friuli ci teniamo alla nostra lingua, ma ci teniamo anche ai diritti dei nostri amici Friulani, che da anni combattono per avere riconosciuti i loro diritti anche in chiesa. Siamo due popoli che devono lottare quotidianamente per i loro diritti e anche per questo ci sentiamo fratelli e portatori degli stessi destini.

Ora, ciò che suscita incredulità è la differenzadel comportamento dello Stato e della Chiesa. Il primo ha riconosciuto il diritto costituzionaledelle lingue minoritarie, sloveno e friulano, einvece la Chiesa ha chiuso la porta. Incredibile!Sarebbe stato più verosimile il contrario. È proprio vero ciò che diceva il cardinale Martini: la Chiesa è indietro di duecento anni! E li dimostra tutti. I numeri della votazione sono impietosi. Avevano diritto di voto 226, ma erano presenti 202, ne mancavano 24. Era richiesta una maggioranza qualificata dei 2/3, stabilita in 151. Hanno votato in 173, quindi altri 53 in meno. A favore 114, contrari 50 e 9 astenuti. Il bello o piuttosto il brutto che il numero dei 2/3 era calcolato sulla totalità, un assurdo, ma così dicono le regole che si sono imposte. Il voto degli assenti è ritenuto contrario, non si sa con quale logica.

Si dà il caso che i vescovi hanno criticato spesso i parlamentari italiani per il loro assenteismo, ma sembra che nel frattempo abbiano imparato la lezione. Si assentano, certamente per nobili motivi. 

Adesso bisogna rimboccarsi le maniche e continuare nel lavoro, uniti, Friulani

e Sloveni, perché siamo tutti nella stessa barca,minacciata da onde impetuose o, al contrario, relegata in un porto abbandonato, quasi non avesse nessun valore. Friulani e Sloveni ci sentiamo tanto più amici e fratelli perchéportatori di valori storici, culturali e religiosiche nessuna votazione potrà cancellare. Non so se è il caso, ma forse è da rispolverare il motto friulano: Di bessòi. Magari con qualche aiuto dall’alto.

Marino Qualizza

DAL DOM

17 nov 2023

Se la Benecia diventa «terra promessa»

 «Felici al di là delle nuvole» è il parziale titolo di un articolo uscito di recente su «la Repubblica», cui segue con tono enfatico «così n Friuli si ripopolano i borghi di montagna». È un’ iniziativa sociale, culturale, economica e, direi, politica, che pare aver già attecchito forse proprio cogliendo quel bisogno di «felicità al di là delle nuvole» che spinge molte persone alla ricerca di alternative valide alla convulsa quotidianità lavorativa cittadina che opprime ed isola nel suo moto perpetuo. Mi ha sorpreso leggere le prime righe dell’articolo di Francesca Santolini: «Savogna è un piccolo Comune di 356 anime nelle valli del Natisone, nel cuore dell’Europa, un ideale punto di incontro fra cultura latina e quella balcanica».

Per inciso, trovo limitativo il raffronto relativo alla cultura balcanica rispetto a quella latina, ben sapendo quanto siano estesi il mondo e le culture slave, non solo balcaniche; aprendo l’orizzonte si può ben immaginare il senso di questa sutura e commistura che le valli del Natisone possono rappresentare nella loro effettiva centralità europea.

Si parla di ripopolamento dei borghi montani. Ne hanno estremo bisogno sia la Carnia friulana che il territorio della fascia confinaria tradizionalmente abitata da popolazioni di lingua slovena. Voglio evidenziare intenzionalmente queste specificità linguistiche e culturali anche perché trovo, in questo, una opportunità speciale che questi ambienti montani possono offrire non solo in considerazione del loro particolare percorso storico, ma anche per l’esperienza di conoscenza e rivalutazione di antichi valori che la città non riesce più ad offrire.

Quanto all’iniziativa in atto, sono particolari infatti l’impostazione, i programmi, le finalità della stessa, finanziata dalla «Fondazione Friuli» e attuata dalla «Cooperativa Cramars di Tolmezzo, – per ora – in collaborazione con alcuni Comuni della montagna Friulana e – specificherei – Slovena. Il portale creato a tale scopo: «Vieni a vivere e lavorare in montagna», – così scrivono gli organizzatori – «è pensato per tutte quelle persone che ricercano uno stile di vita all’insegna della qualità, a stretto contatto con la natura, lontano dai grossi centri urbani e basato sull’appartenenza ad una piccola comunità accogliente». Il principio ispiratore e motore, dunque, parte proprio dalla ricerca della disponibilità di una comunità «accogliente» nelle zone montane, dove potrebbe nascere e svilupparsi non solo l’iniziativa economica, ma tutto un processo di inclusione e collaborazione nella stessa comunità accogliente.

«Il portale – viene ribadito – segnala solo quei “territori accoglienti” che mettono a disposizione una “comunità accogliente” per i potenziali nuovi abitanti, “creando le facilitazioni possibili attraverso persone del luogo che potranno accompagnarli nella ricerca degli alloggi disponibili, a fornire informazioni utili per cercare un lavoro in zona, nell’illustrare le modalità di funzionamento dei servizi disponibili, siano essi scolastici che per le persone adulte o anziane. Insomma, un gruppo di ‘ciceroni locali’ in grado di accompagnarti alla scoperta del tuo nuovo mondo».

A quanto pare, per questa stagione le possibili adesioni sono concluse e sono sette le comunità comunali che effettivamente partecipano all’iniziativa, quelle che hanno scommesso su questa opportunità pionieristica: Comeglians, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto e Resiutta, sui monti della Carnia; Resia/Rezija, Stregna/Sriednje e Savogna/Sauodnja sui contrafforti orientali sloveni. Quindi la risposta almeno di questi candidati non si è fatta attendere. Presumo, allora, che le aree che partecipano al progetto possiedono una comunità viva, disponibile, organizzata e soprattutto ospitale. Quindi le persone che hanno manifestato un concreto interesse «verranno affiancate da persone del luogo (ciceroni) che li aiuteranno a conoscere il territorio e le possibilità che offre: dal lavoro ai servizi, dal sistema scolastico a quello assistenziale, alla mobilità ed alla reperibilità di ogni altra informazione ritenuta utile e di interesse».

La prospettiva di una reale concretizzazione e sviluppo dell’iniziativa apre scenari decisamente innovativi, se non addirittura dirompenti, nell’ambiente valligiano tenendo conto dei pregressi storici di una popolazione legata caparbiamente al proprio pezzetto di terra, alla casa, all’orto, anche quando, come oggi, ha già da tempo abbandonato fisicamente il paesello nativo. In considerazione di quanto siano incredibilmente frazionate le proprietà, suddivise in migliaia di parcelle e proprietari, vedo come un possibile miracolo che si crei un fenomeno di coesione, di accordi che permettano una reale disponibilità del territorio ad essere sfruttato al fine di una crescita sociale ed economica e, perché no, anche demografica. Tutti sogniamo una qualche felicità, che sia al di qua o al di là delle nuvole.

dal Dom

9 giu 2023

A Resia all’asilo nido Böguw log

 

V Reziji v otroških jaslih Böguw log
A Resia all’asilo nido Böguw log

Fino al 31 maggio 2023 sarà possibile presentare al Comune di Resia la pre-iscrizione all’asilo nido comunale Böguw log/ Arcobaleno situata a Prato capoluogo della vallata.

La struttura, aperta dal 1 settembre al 31 luglio, dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 16.00, con servizio mensa, è gestita dalla Cooperativa Kyklos.L’asilo nido, che propone diverse attività sensoriali e ricreative, accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi d’età. L’organico, che è composto da diverse figure professionali: educatrici dell’infanzia, un coordinatore pedagogico e un ausiliario, costituisce collegialmente un gruppo di lavoro al quale sono attribuiti specifici compiti di programmazione e di organizzazione dell’attività educativa.

Le educatrici dell’infanzia si prendono cura dei bambini e aiutano la loro formazione con lo sviluppo di competenze emotive-affettive, sociali e cognitive. Il lavoro dell’educatore conduce il bambino ad essere autonomo, a costruire la propria identità e a diventare partecipe e attivo del proprio progetto educativo. Predispongono, inoltre, gli ambienti, spazi e materiali; pensano, organizzano e conducono attività, si occupano dei momenti molto delicati di cura e relazione, come il cambio, il pasto e il sonno; si rapportano con il singolo bambino e con il gruppo, accolgono i genitori collaborando nel compito educativo.

Il coordinatore pedagogico, invece, ha compiti di indirizzo e sostegno tecnico al lavoro degli operatori, anche in rapporto alla sua formazione permanente, di promozione della qualità del servizio, di monitoraggio e documentazione delle esperienze, di sperimentazione di soluzioni innovative, di raccordo tra i servizi educativi, sociali e sanitari, di collaborazione con le famiglie e la comunità locale. Il personale ausiliario, altresì, si prende cura degli spazi legati al gioco ed alle routine, garantisce la pulizia e l’igiene dell’ambiente.

La struttura, inoltre, lavora in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale, con la scuola dell’infanzia e con i servizi pediatrici, sociosanitari ed educativi del territorio. Con questo prezioso servizio la comunità di Resia viene incontro alle esigenze delle famiglie e dei genitori che vogliono continuare a vivere in valle dando anche un supporto alle famiglie delle comunità limitrofi. (Sandro Quaglia)

dal dom

8 giu 2023

Ciclabile del Natisone

 

Al lavoro per la ciclabile del Natisone

Šentlenarski župan/Il sindaco di San Leonardo Antonio Comugnaro

A metà aprile è stato inviato a tutti gli enti interessati (una decina) il progetto della pista ciclabile che unirà Kobarid a Pulfero, tassello fondamentale del piano «Bimobis » che creerà un anello ciclabile a cavallo del confine tra Italia e Slovenia. C’è tempo 90 giorni per sollevare delle eccezioni e opporsi, dopodiché scatterebbe il meccanismo del «silenzio-assenso» e la conferenza dei servizi già convocata per metà luglio (scaduto il fatidico termine) non potrebbe che avallare l’opera.

Insomma, fino ad oggi, a metà del tempo a disposizione, solo il Servizio ittico regionale ha fatto pervenire delle osservazioni che potranno essere accolte senza difficoltà alcuna (è già in agenda un incontro con i progettisti) e soprattutto senza ritardi nella esecuzione dell’opera, strategica per lo sviluppo turistico delle Valli del Natisone. Nessuna notizia, invece, dall’Autorità di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave e Brenta Bacchiglione, dalla quale, potenzialmente, potrebbe arrivare un «siluro» non da poco, se dovesse considerare il progetto insufficiente sotto il profilo della sicurezza da alluvioni e piene del Natisone.

Salendo verso Kobarid la pista ciclabile correrà dapprima parallela alla statale 54 e prima della galleria si sposterà sul versante opposto con un ponte ciclabile. In quel tratto si è dovuta elevare parecchio la quota del tracciato sul greto del fiume per evitare problemi con le piene. D’altra parte l’Anas ha detto che non si poteva utilizzare neanche un centimetro dell’attuale sede stradale e purtroppo, per problemi di caduta massi, non si è potuto utilizzare in quel tratto (come invece è avvenuto in altri tratti) nemmeno il tracciato della vecchia ferrovia Cividale-Kobarid costruita durante la prima guerra mondiale». I progettisti sono riusciti a risolvere il rebus con un solo ponte ciclabile sul Natisone e a realizzare un tracciato che ha già avuto il via libera dall’Ente tutela pesca (sotto il profilo della protezione della fauna ittica), del servizio geologico regionale e di quello ambientale (anche per il tema della nidificazione di alcune specie di uccelli che era stato a suo tempo sollevato da Legambiente).

«In genere se ci sono grossi problemi vengono sollevati subito – osserva Antonio Comugnaro, sindaco di San Leonardo e membro del comitato esecutivo della Comunità di Montagna Natisone e Torre –. Nell’iter abbiamo seguito tutte le prescrizioni di legge e ciò mi rende ottimista. È vero che si tratta di una gola molto stretta, quindi gli aspetti a cui prestare attenzione sono tanti. C’è il fiume, la montagna che cade a picco, la strada statale con i suoi vincoli. Sul territorio sloveno la pista ciclabile transiterà sì a fianco al fiume, ma gli spazi sono molto più ampi e presentano soluzioni multiple. Noi abbiamo delle scelte obbligate e se non passano creerebbero grosse difficoltà, non tanto tecniche, ma di lievitazione dei costi dell’opera».

Nel frattempo prosegue senza intoppi a livello tecnico la progettazione esecutiva del tratto di pista ciclabile tra Pulfero e Cividale, che sarà il primo a essere messo in cantiere. «Conto di mettere in appalto questo tratto entro l’anno – evidenzia Comugnaro – per un importo di 1,9 milioni di euro». (Roberto Pensa) dal Dom

6 giu 2023

Raccontare i paesi e gli antichi sentieri

 

Predstaviti teritorij po starih poteh
Raccontare i paesi e gli antichi sentieri

Faedis/Fojda

Sono passate poche settimane dal suo insediamento, ma l’aspettativa tra la popolazione di Faedis è molto alta. Del resto si tratta del primo cambio di rotta deciso dopo anni di continuità amministrativa, qualcuno sostiene dopo oltre quarant’anni. E il nuovo sindaco Luca Balloch, che ha 48 anni e risiede a Canal di Grivò, è già operativo insieme alla sua giunta. Coi consiglieri eletti nelle listeLuca Balloch sindaco – Cambiamo insieme e Lista Balloch sindaco – Fedriga presidente, ha già effettuato una prima ricognizione dei fronti aperti. «Anzitutto saranno ultimati i progetti non ancora completati, come alcune opere a Canebola. Sono in programma interventi anche su altre strade di frazioni collinari, perché le opere non sono state eseguite sebbene le risorse siano disponibili».

Essendo venute meno alcune figure, spiega Balloch, all’Ufficio tecnico del municipio si erano arenate diverse pratiche. Altri lavori, invece, sono stati abbandonati del tutto. Ora l’Ufficio è di nuovo attivo e a breve dovrebbe rimettersi tutto in moto. Anche se sono state avanzate alcune richieste di deroga, infatti, non utilizzare i fondi può anche portare a delle sanzioni.

Balloch è cosciente e anche orgoglioso della varietà del territorio di Faedis. «L’attenzione per le comunità di montagna e le parti del territorio più difficili da raggiungere è alta. Stiamo lavorando sulla sentieristica, con l’intento di tracciare di nuovo i sentieri “antichi” univano le varie frazioni del comune. Ci siamo accorti che, nel tempo, molti tra questi hanno deviato il percorso, perdendo un po’ le proprie caratteristiche originali. Stiamo lavorando con esperti della materia e vecchie carte».

Luca Balloch

Nemmeno con la nuova amministrazione verrà meno il sostegno alle iniziative proposte dal territorio e alle associazioni, come la manifestazione legata a ovini e caprini a Costalunga/Vile o Mari e monti a Faedis.

Anche la recente manifestazione sportiva Maunik Trail, tra l’altro, ha tratto un bilancio oltre le aspettative, tanto che è stato necessario bloccare le iscrizioni.

L’afflusso di camminatori, sportivi e turisti sul territorio rappresenta per Balloch una linea di sviluppo importante. «In alcune occasioni, al momento è anche necessario gestirne il flusso. Anche i maratoneti, ad esempio, trovano qui un contesto facilmente raggiungibile che ha tutti i sapori della montagna». Sempre rispetto alla sentieristica, sottolinea il sindaco, fondamentale resta l’impegno delle associazioni della zona, che mantengono e pubblicizzano i vari percorsi. «In parallelo c’è anche un’azione del Comune, ad esempio con un progetto che vuole valorizzare le nove chiesette della montagna. Sarà strutturato con schermi touch screen che illustreranno storia e percorsi, nonché con cartellonistica».

Un altro punto importante, nel mandato di Balloch, sarà quello di rendere la cittadinanza del comune consapevole di tutte le bellezze presenti sul territorio. «Noi abbiamo un patrimonio che il cittadino non conosce e vogliamo in tutti i modi portare il cittadino a conoscere il paese. Io stesso sto scoprendo piccoli angoli di Faedis che non conoscevo. Come possiamo valorizzarlo e pubblicizzarlo se non lo conosciamo?».

Per la nuova compagine amministrativa, comunque, al momento è ancora periodo di festeggiamenti.

«Sabato, 13 maggio, insieme alla nuova amministrazione ho incontrato associazioni e cittadini nell’ambito di una festa in piazza a Faedis. Mantendendo fede a una mia promessa fatta in campagna elettorale, tra l’altro, alle 18.00 è stata eletta la first lady 2023, che sarà compagna ufficiale del sindaco nelle varie cerimonie». (Luciano Lister) dal Dom

1 giu 2023

IN BENECIA

 

Benečija potrebuje razvojni center
Benecia, serve un’agenzia di sviluppo

La politica economica regionale «deve tornare a partire dai territori. Solo così si può dare una svolta concreta e significativa a situazioni di squilibrio territoriale come quella dei 5 comuni delle Valli del Natisone ormai da molti anni in fondo alla classifica del reddito pro capite in Friuli-Venezia Giulia». L’economista Fulvio Mattioni, profondo conoscitore del tessuto produttivo friulano, non ha dubbi sulla strada da perseguire per invertire la rotta dello spopolamento: forte ancoramento dei progetti alle risorse umane, naturali e produttive dei luoghi e massima partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nell’elaborazione delle priorità ma anche nella gestione dei progetti.

Dott. Mattioni, la politica economica sembra impotente di fronte al perdurare dei problemi della montagna friulana. Ancor di più nella Slavia, il cui spopolamento severissimo ha radici anche nella guerra fredda e nel congelamento di questi territori mentre il resto della regione viveva delle fasi di sviluppo. Qual è la causa? Scarsità di risorse, di competenze o implicitamente si vuol dire che in alta montagna ci possono vivere solo gli orsi?

«Il tema dell’abbandono dei territori montani in regione è impressionante. Il dramma di questi ultimi 20 anni in Regione è che sono state abbandonate le politiche territoriali. La realtà è molto diversa se vista da Trieste o da Drenchia. Occorre rivedere l’assetto istituzionale della Regione affinché le risorse umane, che ora sono dislocate soprattutto a Trieste, possano invece supportare i territori nelle loro sfide. Servono meno impiegati amministrativi e più professionalità che possano supportare la competitività delle diverse aree omogenee e renderle attrattive. La riforma che ha introdotto le Comunità è fallita, perché il nuovo organo è stato recepito in pratica solo da chi è stato obbligato ad adottarlo: le ex comunità montane e la Comunità collinare. Mancano sul territorio delle agenzie di sviluppo che andrebbero create decentrando la Regione. Ce ne vorrebbero almeno una decina in Friuli-V. G.».

Fulvio Mattioni

Un caso emblematico è quello del turismo. Alcuni dei comuni meno ricchi delle Valli del Natisone hanno sul proprio territorio pregevoli memorie della prima guerra mondiale che, oltreconfine in Slovenia, sono state valorizzate creando un notevole indotto turistico. Da noi invece è ancora tutto da sistemare.

«Il turismo è uno dei settori in cui si è maggiormente visto un accentramento e una conseguente perdita di valore dei territori. Difatti negli ultimi 20 anni è cresciuta moltissimo turisticamente solo Trieste, il cui comune ha una struttura che conta migliaia di dipendenti. La montagna, nel complesso, si è fortemente indebolita perché non dotata delle strutture di progettazione necessarie».

Per attuare la Strategie delle aree interne i comuni delle Valli del Torre e del Natisone dovranno darsi una apposita governance. Che consigli darebbe loro?

«È fondamentale che i progetti partano da un reale processo partecipativo della popolazione. Questo è importante dappertutto, perché aumenta notevolmente le probabilità di successo, ma lo è ancor di più nelle zone che soffrono di scarsità di risorse umane perché il convergere delle energie su talune priorità è essenziale. Mi pare molto azzeccata anche l’idea di creare una cooperativa di comunità per gestire i servizi che verranno promossi con i fondi per le aree interne. Può essere un forte stimolo all’imprenditorialità e aumentare il protagonismo specie dei giovani».

Spesso i mass media rilanciano iniziative di territori periferici e spopolati che cercano di attrarre con vari incentivi giovani famiglie alla ricerca di luoghi in cui vivere in modo più armonico con l’ambiente: sussidi in denaro, case prezzo agevolato ecc… Le sembra una strada percorribile, soprattutto per le nuove professionalità che lavorano molto col web?

«Senz’altro può essere una via da percorrere, ma a queste persone bisogna offrire opportunità reali e specifiche. Non ci si può limitare a generiche promesse. Lo stesso se si intende attrarre imprenditori da altri territori. Può essere una strada per crescere, ma per il successo non basta una accorta politica di marketing territoriale, ma occorre fornire delle opportunità concrete di business e di investimento. È per questo che occorre un’agenzia di sviluppo». (Roberto Pensa) dal Dom


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