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Iz Rima zelena luč za večjezično šolo / Da Roma sì alla scuola plurilingue


 L’attenzione ricevuta dal Ministro Bianchi dimostra la validità della proposta inoltrata al Governo e, dall’altra, la condivisione di quella che per noi è la visione della scuola: uno strumento in grado di dare risposte non standardizzate ma legate alle richieste che emergono dal nostro territorio e dalla sua specialità”. Così l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen commenta l’avvenuta firma del decreto con cui si autorizza l’avvio di un progetto sperimentale di trilinguismo volto all’attivazione di un curriculo plurilingue verticale per l’Istituto Omnicomprensivo di Tarvisio “Ingeborg Bachmann”. Si tratta, a livello nazionale, dell’unica sperimentazione con l’introduzione di più lingue. L’attività prevede gli insegnamenti in italiano e nelle lingue veicolari, ossia tedesco sloveno e friulano, dalle scuole dell’infanzia fino a quelle secondarie di secondo grado.   L’iniziativa prende avvio da una proposta promossa dai comuni della Valcanale e Canal del Ferro che hanno raccolto le richieste delle famiglie delle valli affinché nelle scuole del territorio ci fosse un insegnamento strutturale delle lingue. Su questa spinta, in passato, le amministrazioni sottoscrissero una lettera di intenti per sottolineare la volontà della popolazione di istituire una scuola di questo genere.   Il progetto si prefigge l’obiettivo di assicurare ai giovani un’esperienza e un ampliamento dell’offerta formativa in linea con le esigenze di un territorio, quello di montagna, a volte trascurato e che sta puntando alla valorizzazione delle attività culturali, linguistiche, turistiche ed economiche. L’insegnamento delle discipline curricolari anche in lingua permetterà da un lato agli studenti di acquisire competenze più ampie e, dall’altro, di salvaguardare le lingue parlate dalle minoranze storiche della Valcanale, tutelando un bagaglio culturale secolare.   “Ci siamo lungamente adoperati a fianco del territorio – spiega l’assessore all’Istruzione Alessia Rosolen – per ottenere questa sperimentazione approvata ora dal Ministero, che interpreta la nostra volontà di rafforzamento nell’utilizzo delle lingue. Si tratta apparentemente di una piccola parte inserita all’interno della norma di attuazione del titolo V della Costituzione sulla regionalizzazione del sistema scolastico in Friuli Venezia Giulia, che dimostra però la qualità dei nostri percorsi educativi e formativi e la forza di utilizzo delle lingue del nostro territorio quale veicolo di miglioramento dell’intero sistema”.   Soddisfazione è stata espressa anche dalla direttrice dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame, la quale pone in evidenza come la conoscenza delle lingue straniere rappresenti uno dei fattori che incidono sull’occupabilità dei giovani in uscita dai percorsi scolastici e universitari ma anche un valore aggiunto perché risponde alle esigenze sentite nel territorio. Per Beltrame con l’approvazione ufficiale della sperimentazione si riconosce l’importanza dell’autonomia scolastica e delle esigenze dei territori, percorso che in Valcanale, aveva preso avvio circa venti anni fa. ARC/AL (www.regione.fvg.it)

V Rimu je italijanski minister za šolstvo, Patrizio Bianchi, podpisal odlok, s katerim je uradno prižgal zeleno luč za eksperimentiranje poskusnega večjezičnega pouka v okviru Večstopenjskega zavoda Trbiž, oziroma v šolah v Kanalski in Železni dolini.

Eksperimentiranje bodo tam izvajali v šolah vseh stopenj – se pravi od otroških vrtcev do sekundarnih šol druge stopnje.

Razveseljivo vest je sporočala odbornica za šolstvo Dežele Furlanije Julijske krajine Alessia Rosolen, ki je v zadnjih letih spremljala željo po šolstvu v krajevnih jezikih, ki je v zadnjih dvajsetih letih večkrat prišla do izraza v Kanalski dolini.

Januarja 2017 je po večjem posvetu o želji po večjezičnem šolstvu, ki se je odvijal v Naborjetu, prišlo do podpisa Skupne resolucije o večjezičnem šolstvu. Dokument je spet izpostavil zahtevo po trijezičnem pouku v Kanalski dolini; obenem je opozorilo na naraščajočo željo po večjezičnem izobraževanju v drugih predelih Videnske pokrajine. Takrat so resolucijo uradno podpisali predsednica našega Združenja Anna Wedam, predsednik nemškega društva Kanaltaler Kulturverein Alfredo Sandrini, podpredsednik središča Planika Rudi Bartaloth in takratni predsednik združenja Blanchini Giorgio Banchig. S podpisom sta podporo domačih uprav potrdila še župan Občine Naborjet-Ovčja vas Boris Preschern ter takratni župan Občine Trbiž Renato Carlantoni. Resolucijo je kasneje podprl tudi Svet slovenskih organizacij.

Že oktobra 2017 so projekt večjezičnega pouka prvič izvajali v šolskem poslopju v Ukvah, sicer z močno podporo Občine Naborjet-Ovčja vas. Nato se je večjezični pouk postopoma razširil v vse otroške vrtce in osnovne šole Kanalske doline, ki delujejo pod okriljem Večstopenjskega zavoda Trbiž. Naj spominjamo, da so v okviru večjezičnega pouka učni jeziki italijanščina, slovenščina, nemščina in furlanščina, poleg njih poučujejo še angleščino. V občinah Kluže in Tablja ga izvajajo v nemščini in furlanščini.

https://www.dom.it/zelena-luc-za-vecjezicno-eksperimentiranje-_si-alla-sperimentazione-plurilingue/

Od pince do zasike, Nediške doline spet vabijo-Invito a pranzo


 Era il 1996, quando le osterie delle Nediške doline/Valli del Natisone si unirono all'associazione Invito per offrire le nostre prelibatezze fatte in casa, quelle che qui venivano cucinate da un paio di noi, e le nostre donne sapevano fare miracoli con quella che facevano in casa. Da allora, l'iniziativa "Invito a pranzo nelle Nediške dolina", organizzata per la prima volta da Zadruga Lipa su iniziativa di Marina Cernetig nel 1989, è ancora una vera opportunità per provare le cose buone - batuda, bleke, pinca , accovacciato. .

Negli ultimi anni l'associazione, presieduta da Tiziana Strazzolini, organizza anche un 'compleanno' all'inizio dell'autunno, Invito a pranzo, dove si presentano gli albergatori che partecipano all'iniziativa (sono una decina). Sabato 17 settembre si pensava che tutto a Mašere si fosse avverato, ma ha piovuto per un po', così quando hanno presentato a Vartača  il faggio 'Mama moja' di Lucie Pertoldi e poi i locandieri fatto una degustazione di cibo. Il giusto inizio per il corpo nella stagione autunnale.

tradotto dal Novi Matajur

Proverbio sloveno delle valli del Natisone/Nediške doline


Kar je majhana mlaja,se jo lahko upregne,kar je že stara,se jo na more naravnit.

Quando il ramicello è piccolo, lo si piega facilmente,quando è già vecchio non lo si raddrizza più.








Quando il ramicello è piccolo, lo si piega facilmente; quando è già vecchio non lo si può raddrizzare.







Chi non ascola gli anziani, non assaggia mai nulla di buono.

Ko je zaradi suše prišla vojska - Quando la siccità chiamò l’Esercito

 

Non solo in questo periodo il problema della siccità condiziona più che mai il nostro vivere quotidiano. In passato, questa criticità la si doveva affrontare comunque. Si sfruttavano le sorgenti dell’acqua per usi domestici, ma queste non erano a portata di mano e, dopo aver agganciato al bilanciere/povierak, due secchi, o cindierji in rame, come era in uso, ci si recava alla sorgente più vicina per l’approvvigionamento del prezioso dono della natura.

Se per le persone l’acqua era un bene indispensabile, lo era anche per gli animali. E tutte le famiglie avevano in stalla uno o più capi di bestiame. Oltre alle mucche, pecore, capre e altro.

Verso la fine dell’Ottocento, nei pressi dell’abitato di Cravero, una di queste sorgenti è stata sfruttata per costruire una fontana, entrata poi in funzione nel 1891.

Come si è detto, anche gli animali domestici necessitavano, forse più dell’uomo, di avere a disposizione una congrua quantità di acqua. Infatti la prima sezione della fontana era destinata all’abbeveraggio gli animali, la terza al lavaggio degli indumenti e la seconda al risciacquo degli stessi. Era uno spettacolo, anzi, un rito spontaneo, vedere le mucche ben allineate al margine della vasca, deglutire l’acqua fresca che sgorgava da quella fonte. Purtroppo, questa «poesia» ha avuto termine con il terremoto del 1976 che ha sconvolto le viscere della terra, di conseguenza anche le vene, nelle quali scorreva l’acqua, facendole prendere un’altra direzione.

Quanto fin qui raccontato, nulla ha a che fare con la siccità che a Cravero ha fatto la sua comparsa in diversi periodi estivi tra il 1965 ed il 1970. La rete idrica era precaria, i tubi interrati venivano da lontano, dalle falde del monte Hum per intenderci, e la fornitura di acqua alle fontane del paese non era tra le migliori, tanto che questo disagio è stato portato all’attenzione dei vertici amministrativi da Giorgio Predan, in quel periodo consigliere comunale di S. Leonardo.

Nei dibattiti in ambito amministrativo, si giunse alla decisione di razionare l’uso dell’acqua, e questo lo si poteva fare solo chiudendo i rubinetti in uscita dal deposito, nelle ore notturne che fornivano l’acqua alle fontane. Per attuare questo provvedimento, lo stesso Predan diede la disponibilità per chiudere, alle 22 di ogni sera, i rubinetti delle vasche. Questo avveniva con l’aiuto di una persona del paese che reggeva una torcia elettrica. I rubinetti venivano riaperti alle sei del mattino successivo, in quanto Predan doveva recarsi al lavoro a Ipplis. L’operazione doveva effettuarsi in tempi strettissimi.

Questo fu un provvedimento tampone. Il flusso dell’acqua non era sufficiente per le esigenze della comunità, per cui l’amministrazione comunale, su suggerimento dello stesso Predan, coinvolse anche l’Esercito, che fornì con delle autobotti un’ulteriore quantità di acqua.

In quel periodo non c’era ancora la strada interpoderale, ma solo una mulattiera. Un piccolo mezzo, un gippone per dirla in breve, poteva avvicinarsi al deposito e da lì, con un tubo flessibile, si poteva scaricare l’acqua nelle vasche.

Si direbbe: tutto bene ciò che finisce bene, ma si è sfiorata la tragedia quando quel mezzo militare, con a bordo l’autista ed il capo macchina, in fase di ritorno alla propria unità a Cividale, nell’affrontare il tornante tra Cravero e Potcravero, causa un’errata manovra, o non conoscenza del territorio, finì in bilico sul muraglione.

Fortuna volle che la cisterna a bordo era vuota e questo fatto fu determinante per vedere illesi gli occupanti dell’automezzo. (Bepo Qualizza)

Gli Strucchi delle Valli Del Natisone

 
Avete mai assaggiato gli strucchi? Noooo? E cosa aspettate? Come la gubana, dalla quale derivano in quanto realizzati con gli scarti della produzione di quest'ultima, gli strucchi sono un dolce tipico delle vallate del Natisone..... Un super video realizzato da Andrea e Alberto Podorieszach :)
https://www.udinetoday.it/cucina/ricetta-strucchi-dolce-tradizionale-friuli.html



Un nuovo senso alla frontiera nell’installazione di Osgnach a Tribil Superiore

 





“Non dobbiamo dimenticare quello che è stata la frontiera in passato. Guardando come la natura opera, si deve far diventare la frontiera positiva. Come luogo di pacifico confronto, scambio, conoscenza, evoluzione, creazione di realtà nuove. Il passato ci insegna a fare un nuovo migliore”.
Con questa nota Gianni Osgnach ha accompagnato l’inaugurazione della sua installazione permanente collocata a Klopce, poche decine di metri sopra Tribil Superiore, dove si tenevano i festeggiamenti del Burnjak lo scorso 17 ottobre. L’inaugurazione è stato il momento conclusivo del festival Ikarus.
Osgnach, originario di Osgnetto (San Leonardo) dopo una vita trascorsa lontano da designer e quindi affermandosi come artista, vive ora a Gnidovizza (Stregna).
“Un’installazione permanente che racchiude tutto il significato di Ikarus”, l’ha definita Ivan Ciccone dell’Skgz, organizzazione della comunità linguistica slovena in Italia e partner del progetto del festival.
Un oggetto in acciaio con due parti che si confrontano con i piani diversamente inclinati, schiacciati sul lato più lungo fino ad essere corrugati e posizionati in modo da avere le due parti schiacciate vicine, che quasi si compenetrano.
“Può essere la rappresentazione della frontiera”, scrive Osgnach. La frontiera che oggi è la Green Belt, una fascia verde che percorre i territori un tempo a ridosso della cortina di ferro e che è stata proprio il filo conduttore del festival. L’elemento della natura, rappresentato nell’installazione di Osgnach da quattro travi di castagno che in parte si affiancano incontrandosi, diventa determinante per la fruizione stessa dell’installazione. Klopce è un piccolo rilievo, contornato dai resti delle trincee della Grande Guerra ancora ben visibili in cui l’erba ricopre le cicatrici di quel conflitto. In un paesaggio tutto intorno che spazia dalle Prealpi Giulie al mare.
“Purtroppo queste valli – ha affermato Ciccone – sono state teatro di grandi conflitti. Oggi sono invece confronti culturali. Proprio qui il clima meditterraneo si incontra con il clima continentale dando forma a una commistione unica”.
Proprio la valorizzazione della cultura, della storia e del paesaggio di questa parte della fascia confinaria è stato uno degli obiettivi – raggiunti – da Ikarus che, sempre con le parole di Ciccone, “è stato ideato per promuovere le specificità del territorio, le tradizioni, le attività produttive, le professionalità e le bellezze naturali. Un lavoro di squadra, coordinato dal Comune di Stregna, che ha coinvolto oltre 50 partner e patrocini tra Comuni, organizzazioni no profit, imprese, associazioni e aziende agricole. Ikarus è un’iniziativa multiculturale che spazia tra arte e natura, tradizione e storia. È plurilingue, esattamente come la terra che racconta: tutti i materiali di Ikarus, infatti, sono stati tradotti nelle tre lingue della Green Belt, italiano sloveno e friulano.”https://novimatajur.it/cultura/un-nuovo-senso-alla-frontiera-nellinstallazione-di-osgnach-a-tribil-superiore.html

L'organizzazione Gladio e l' etnocidio della Benečija non devono essere mai dimenticati!


traduzione sommaria dell'articolo postato sotto

 Sono passati 30 anni  dall'etnocidio degli sloveni della Benecia, della Carnia,del Friuli  e  di Resia . Si tratta di storiche terre slovene nelle quali sono conservati elementi preistorici di etnogenetici sloveni.Per questo motivo negli ultimi due secoli, le reti  dei globalisti internazionali  europei, hanno creato  nuovi progetti  per la distruzione di antichi popoli soggetti a forti  assimilazioni. Sono passati 150 anni dal  plebiscito della Benecia (ottobre 1866), 70 anni dalla fondazione dell'organizzazione post fascista "O" (gennaio 1946) e 60 anni dall'istituzione dell'organizzazione fascista Gladio (ottobre 1956).L'inizio della distruzione di una tradizione antica degli sloveni della Benecia ha avuto inizio con l'arrivo di Napoleone e l'occupazione francese della Repubblica di Venezia nel 1797.
Napoleone cancellò la tradizione preistorica altamente organizzata  dell'organizzazione socio-politica dei villaggi sloveni e il loro autogoverno (dvanajstije), che nella Slavia era sopravvissuta fino ad allora.Dopo la caduta della Repubblica di Venezia e la partenza di Napoleone, i territori della Benecia  nel 1814 passarono sotto  gli Asburgo, che hanno continuato con la politica  di occupazione degli sloveni della Slavia.
Di questo fatto anche l' Italia appena formata (1861) ,per il il desiderio di una maggiore espansione nel territorio sloveno, nel 1866, approfittò della situazione momentanea e agli sloveni  benecani,resiani e friulani promise l'autonomia a condizione di aderire all'Italia. A tal fine, l'Italia in collaborazione con Vienna organizzò il plebiscito nell' ottobre 1866 nella  Benecia,Resia e Friuli dove gli sloveni optarono per l'annessione all'Italia.Gli Sloveni a causa della politica degli Asburgo,votarono in maggioranza per l'annessione all'Italia. Dopo meno di un mese l'Italia  mostrò il suo vero volto di ipocrisia e il genocidio dei territori sloveni di nuova acquisizione. 
 Il 22 NOVEMBRE 1866, "Il Giornale di Udine" pubblicò la citazione, "dobbiamo sterminare, distruggere gli sloveni".Subito dopo, il governo italiano iniziò con le deportazioni di massa e la migrazione degli sloveni. Poi seguì la guerra italiano-africana negli anni 1895-96, quando l'Italia mobilitò massicciamente ragazzi sloveni maggiorenni e uomini della Slavia,del Friuli nella guerra abissina (prima guerra ).
Nelle province slovene occidentali hanno iniziato a stabilirsi uomini del sud Italia molto brutali con le ragazze slovene. Tali fatti sono avvenuti quindi nella prima guerra mondiale, quando gli uomini erano mobilitati  in prima linea sul fronte dell'Isonzo e in Tirolo.  In guerra morirono  decine di migliaia uomini. Nelle terre slovene occidentali (Benecia, Resia, Carnia e Friuli),iniziò l' assimilazione fascista.
Sotto il fascismo vennero effettuate espulsioni di massa degli sloveni della Benecia e del Friuli.
Nella  II guerra mondiale,molti uomini andarono sul fronte russo, dove  furono mobilitati tanti sloveni della Slavia.
Furono fatti arrivare molti ragazzi asud Italia per sposarsi con le ragazze slovene. Le conseguenze di questo genocidio erano già visibili allora con l'italianizzazione ,in pochi decenni è cambiata quasi interamente la lingua parlata  con l'introduzione di elementi linguistici meridionali.Con la capitolazione dell'Italia l'8/9/1943 e la caduta del fascismo non finì il terrore genocida.Nel Friuli gli ex fascisti formarono l' organizzazione militare Osoppo, che si proclamava per partigiana, ma operava solo contro gli sloveni e forzatamente  ha portato all'italianizzazione delle terre slovene.
Il lavoro è continuato anche dopo la fine della guerra e si rinforzò per le nuove tendenze di demarcazione dei confini.  Nel gennaio 1946 è stata rinominata come organizzazione segreta paramilitare "O". L'organizzazione "O" aveva 15 battaglioni, subito dopo la  sua formazione ha intrapreso il conteggio, l'organizzazione e la programmazione di tutti i documenti sospettati  di essere filo-sloveni.
Iniziarono le deportazioni di massa, le incarcerazioni e le esecuzioni contro la popolazione slovena indigena.Nelle terre slovene la Gladio non perseguitava i comunisti e certamente non quelli che erano fiduciari dell'UDBA jugoslava.
Nei confronti della popolazione slovena è stato effettuato lo stesso terrore come fece il fascismo sotto Mussolini.  La Gladio è stata infatti inibita la forza dei comunisti italiani situati in Italia, ma lo scopo principale della Gladio era l'eliminazione degli antichi, sloveni in Benecia, Carnia e Friuli.L'organizzazione "O" era formata in gran parte da fascisti noti per stupri, rapimenti, espulsioni, uccisioni e roghi. Nello stesso tempo  ricevevano tre stipendi mensili per i  loro favori nelle organizzazioni terroristiche, mentre la gente comune dopo la guerra non  aveva  da mangiare.Gli sloveni  indigeni attraverso la Gladio  furono inviati in Francia, Belgio e Germania come manodopera per i lavori difficili e pericolosi nelle miniere.  In cambio  ottennero  il diritto a una certa quantità di carbone per le necessità della popolazione .
 La Gladio ha spostato dalla Benecia, Friuli e Carnia  oltre 60.000 persone slovene. (questa cifra non comprende  Gorizia e Trieste).  La pressione dell' assimilazione italiana sull'identità nazionale fino ad oggi non è terminata.I risultati di ciò sono che decine di paesi e borghi della Benecia  si sono completamente svuotati. In Carnia non  si sentono più  parole slovene, nonostante il fatto che gli italiani fino alla Prima Guerra Mondiale in Carnia erano inesistenti. Lo stesso vale per quasi tutto il Friuli, gli  Sloveni non  ci sono più, o anche quelli che  ci sono per lo più sono italianizzati .

tradotto sommariamente  dal'articolo di Rok Melink in fb


ORGANIZACIJA GLADIO IN ZAMOLČANI RODOMOR V BENEŠKI SLOVENIJI
Naj se nikoli ne pozabi!
Letos minevajo kar tri okrogle obletnice povezane z rodomorom beneških, karnijskih, furlanskih in rezijanskih Slovencev. Gre za zgodovinske slovenske dežele, v katerih so najvidneje ohranjeni prazgodovinski elementi slovenske etnogeneze.

Tudi zato so bile v zadnjih dveh stoletjih, ko so se s strani mednarodnih globalističnih mrež v Evropi ustvarjali novi načrti uničevanja starodavnih narodov, izpostavljene hudim raznarodovalnim pretresom. 150 let mineva od usodnega Beneškega plebiscita(oktober 1866), 70 let od ustanovitve postfašistične organizacije “O” (januar 1946) in 60 let od ustanovitve teroristične fašistične organizacije Gladio (oktober 1956). Za uvod se bom ustavil pri vseh treh na kratko, malo več pa se na koncu posvetil Gladio-tu, italijanski in obenem globalni prostozidarski tajni genocidni organizaciji. Ta je bila od njenega nastanka, 4. oktobra 1956 pa skozi obdobje do leta 1990, ko je delovala v polnem razmahu, pred javnostjo skrbno zamolčana. Vse do danes se skrbno zamolčuje in tepta spomin nanjo tudi v uradnih stikih za javnost v Sloveniji, ki je popolnoma okupirana in obglavljena po tujih prostozidarskih mrežah. Slovenci v Beneški Sloveniji pa se še danes bojijo ža samo besedne omembe Gladio-ta.
Začetek uničevanja prazgodovinskega izročila Beneških Slovencev se je začel s prihodom Napoleona oziroma francoske okupacije Beneške republike leta 1797. Napoleon je unkinil prazgodovinsko izročilo visoko urejene družbenopolitične ureditve slovenskih vasi in njihovo avtonomno samoupravo(dvanajstije), ki se je v Benečiji ohranila vse do tedaj. Po padcu Beneške republike in odhodu Napoleona so oblast v Beneški Sloveniji leta 1814 prevzeli Habsburžani, ki so nadaljevali z okupatorsko politiko do Beneških Slovencev. To je zelo dobro izkoristila tudi novonastala država Italija (*1861), ki je v želji po še večji ekspanziji na slovenska ozemlja, leta 1866 izkoristila trenutno situacijo in Beneškim, Rezijskim in Furlanskim Slovencem obljubila, da jim povrne njihovo zgodovinsko avtonomno samoupravo, pod pogojem, da se priključijo novi državi, Italiji. V ta namen je Italija v navezi z Dunajem organizirala oktobra 1866 plebiscit v slovenskih deželah Benečiji, Reziji in Furlaniji, kjer so se Slovenci odločali za priključitev k Italiji. Slovenci so zaradi mačehovske politike habsburžanov, italijanskim obljubam nasedli in v popolni večini glasovali za priključitev k Italiji. Že slab mesec po plebiscitu je Italija pokazala svoj hinavski in genocidni obraz na novopridobljenih slovenskih ozemljih. 22. novembra 1866 je bil v italijanskem časopisnem dnevniku “Il giornale di Udine” objavljen citat, “da je Slovence potrebno iztrebit, uničit!”.
Takoj zatem je italijanska oblast začela z množičnimi izgoni in preseljevanjem Slovencev. Sledile so italijansko afriške vojne v letih 1895-96, ko je Italija množično mobilizirala v vojno slovenske fante in može iz Benečije in Furlanije na afiška bojišča ( I. abesinska vojna). V zahodne slovenske dežele pa pričela množično naseljevati prišleke iz italijanskega juga, ki so nasilno poročevali slovenska dekleta. Vrh takšnega početja se je odvijal nato v prvi svetovni vojni, ko je Italija masovno mobilizirala slovenske moške v prve bojne linije na soško in tirolsko bojišče. Več desettisoče jih je padlo. Po prvi vojni je prišlo s strani Belgrada in Rima do zahrbtne in krivične Rapalske pogodbe L. 1920, ki je Slovence hudo oškodovala. V zahodnih slovenskih deželah (Benečija, Rezija, Karnija in Furlanija) pa se je začel brutalen fašistični raznarodovalni pohod. Naša dekleta pa so bila zopet prisilno kompromitirana z oženjanjem italijanskih prišlekov in ploditvijo sovražnikov.
Pod fašizmom je Italija izvajala množične izgone beneških in furlanskih slovencev. Tudi mojo rodbino iz vasice Melinki pri Ligu v Benečiji so leta 1928 izgnali. Italijanska fašistična oblast nam je zaplenila celotno domačijo z vso posestjo vred. V tistem času v razmahu italijanskega fašističnega terorja so bile na tak način številne slovenske vasi dodobra izpraznjene, zlasti v Benečiji, Karniji in Furlaniji. Po drugi vojni je Italija povrnila “jugoslovanski oblasti”, ne pa oškodovancem, tista protipravno zasežena imetja, ki so po novi razmejitvi ostala na tej strani meje. Nova jugoslovanska oblast, ki je kot prvo, poskrbela za krivično razmejitev in osvobojena zahodnoslovenska ozemlja zopet prodala Italiji, pa obenem tudi vrnjenih imetji s strani Italije na tej strani meje povečini ni vračala oškodovancem oziroma upravičencem, ampak svojim zaupnikom, lizunom, ki so se prilizovali novi okupatorski oblasti. Ti so si na tak sramoten način zlahka prilaščali hiše, posestva in druga imetja izgnanih in pobitih. Tudi moja družina v Melinkih ni dobila nič nazaj, kljub temu, da je bil moj dedek partizan, prvoborec. Po vojni je meddrugim odklonil častno odlikovanje, spomenico prvoborca in je ni hotel prevzet, ker se z novim režimom ni strinjal. Moja družina tako ni dobila nazaj ne zaplenjene domačije(v kateri smo živeli vso zgodovino), ne kakršnekoli denarne odškodnine s strani Italije, saj je denar, ki ga je Italija po vojni nakazala SFRJ za slovenske žrtve fašizma, povečini končal v Beogradu.
Predno zaključim z obdobjem II. Svet. vojne, naj omenim še Rusko fronto, kamor so Italijani zopet množično mobilizirali cvet slovenskega moštva iz omenjenih zahodnih slovenskih dežel. Tudi ta manjko so Italijani načrtno planirali za novo invazijo italijanskih južnjakov v naše kraje in njihovo poročevanje s Slovenkami. Posledice takšnega genocida so se že takrat kazale v totalnem poitaljančenju furlanske Slovenščine, ki se je v nekaj desetletjih spremenila v skoraj povsem italijanski dialekt, z vmešanimi južnoitalijanskimi jezikovnimi elementi. S kapitulacijo Italije 8. 9. 1943 in “padcem” fašizma pa se še zdaleč ni zaključil italijanski genocidni teror. Zloglasna fašistična organizacija X. MAS, ki je izvajala teror na Primorskem in zahodnih slovenskih ozemljih, se je samo preklopila pod nemško komando in svoje delo še pospešeno nadaljevala, obenem pa se je na furlanskem iz bivših fašistov formirala vojaška organizacija “Osoppo”, ki se je razglašala za partizane, delovala pa je izključno proti Slovencem in nasilno izvajala italijanizacijo zahodnih slovenskih dežel. Delovala je neprekinjeno tudi po koncu vojne in se še okrepila zaradi novih razmejitvenih teženj. Januarja 1946 se je preimenovala v tajno paravojaško organizacijo “O”. To je ponazarjalo prvo črko imena Osoppo.
“O”
Organizacijo “O” je sestavljalo kar petnajst bataljonov. Že takoj po nastanku se je “O” lotila preštevanja, urejanja in razporejanja kartotek vseh, ki so bili osumljeni slovenofilstva. Pričeli so se zopet množični izgoni, zapori in poboji nad avtohtonim slovenskim prebivalstvom. Prostovoljci v “O” so bili povečini že prekaljeni fašistični kriminalci, znani po posilstvih, ugrabitvah, izgonih, požigih in pobojih. Obenem pa so bili plačanci. Dobivali so po tri mesečne plače za “zasluge” pri delovanju te teroristične organizacije, medtem ko navadno ljudstvo po vojni ni imelo kaj jesti. Naši ljudje so 1. maja 1949 v odgovor na italijansko nasilje ustanovili “Demokratično fronto Slovencev za Benečijo” – DFS, s sedežem v Čedadu. Okupatorji iz Italije, pripadniki “O”, so njen sedež požgali v noči iz 23. na 24. marec 1950. Italijani so kot prostozidarska tvorba imeli pri svojem početju vselej podporo s strani prostozidarskih združb, tako z zahoda, kot z vzhoda in Balkana.
GLADIO
Oktobra 1956 je iz organizacije “O” nastala še okrutnejša in prav tako tajna organizacija Gladio. Ustanovitev Gladia sta 4. oktobra 1956 podpisali italijanska vlada, zveza NATO, ameriška obveščevalna C.I.A. in angleška obveščevalna MI6. V njegovo delovanje je bilo vpleteno močno prostozidarsko ozadje, od ameriških in angleških lož, do italijanske fašistične P2 z Licijem Gellijem na čelu in vse italijanske obveščevalne in protiobveščevalne službe. Uradno se danes v skromni literaturi, ki obstaja v zvezi s tem navaja, češ, da so Gladio ustanovili zaradi bojazni pred vdorom Stalinovih čet čez vzhodno italijansko mejo in nevarnostjo zmage komunistične partije v Italiji. Izgovor glede vdora Sovjetov v Italijo je zelo, zelo smešen. Kot prvo, Italija na vzhodni meji sploh ni mejila na Stalina, oziroma Kominform, ampak na Slovenijo, ki je bila pod okupacijo SFRJ. SFRJ pa je takrat bila že davno izključena iz Stalinovega Kominforma (informacijski biro komunističnih partiji) in v globokem sporu s Sovjeti, obenem pa v velikem prijateljstvu z Italijo že po tradicijonalni prostozidarski navezi Rim-Beograd in Rim-Zagreb. Še toliko bolj pa po Videmskem sporazumu leta 1955. Italija je tudi dobro vedela, da Beograd nima nikakršnega namena, da bi Jugoslavija hotela osvoboditi zahodna slovenska ozemlja ali kakorkoli hotela napasti Italijo. Tudi mirovni razmejitveni sporazumi so bili že zaključeni, seveda izključno v škodo Slovencev.
Kot drugo, v FJK (Furlaniji julijski krajini) je Gladio masovno preganjal navadne slovenske ljudi. V slovenskih deželah Gladio ni preganjal komunistov, sploh pa ne tistih, ki so bili vidni zaupniki jugoslovanske UDBE. Nad slovenskim prebivalstvom je izvajal enak teror, kot fašisti pod Mussolinijem. Gladio je sicer res zaviral tudi moč italijanskih komunistov znotraj Italije, ampak glavni namen Gladia je bil izkoreninjenje evropskih staroselcev, Slovencev, ki so prav v Benečiji, Karniji, Reziji in Furlaniji najvidneje ohranili našo svetlo prazgodovinsko kulturo, bogato vaško izročilo, tako družbenopolitično, kot duhovno. Zato je Gladiu držala podržko vsa globalistična prostozidarska mašinerija. Motil jih je ta prazgodovinski element visoko razvite vaške srenje, ki se je v Evropi najvidneje ohranil prav v teh Zahodnoslovenskih deželah.
Poleg pobojev, teroriziranja in divjega poitaljančevanja, je Gladio organizirano, zlasti iz Beneške Slovenije, Furlanije in Karnije, masovno izseljeval slovenske družine in jih transportiral v belgijska, francoska in nemška rudarska območja. Italija pa je to množično izseljevanje prikazovala kot izvoz svoje odvečne delovne sile. Po drugi strani pa je Italija na izpraznjena slovenska območja naseljevala italijanske južnjake in druge. Za slovenske staroselce, ki jih je potom Gladia prodala Franciji, Belgiji in Nemčiji, kot delovno silo za težavno in nevarno delo v rudnikih, je od omenjenih držav v zameno dobila pravico za določene količine premoga za potrebe italijanskega prebivalstva. Gladio je iz Benečije, Furlanije in Karnije izselil preko 60.000 slovenskih ljudi. Ta številka ne zajema še tistih iz Goriške in Tržaške. Italijanski raznarodovalni pritisk nad slovenstvom pa vse do danes ne odneha. Rezultati tega so, da je na desetine slovenskih vasi in zaselkov v Benečiji popolnoma izpraznjenih in se praznijo še preostale. Da v Karniji ne slišiš več slovenske besede, kljub temu, da Italijanov vse do prve vojne v Karniji praktično ni bilo. Isto velja za skoraj celotno Furlanijo. Slovencev ni več, oziroma še tisti, ki so, so povečini poitalijančeni. Na nekoč prelepih poljih, sadovnjakih, vinogradih in senožetih širom po furlanski nižini, ki so bili last slovenskih domorodcev, danes stojijo ogabne industrijske cone in trgovski centri. Italija uničuje avtohton in zdrav slovenski element, ki Italije prav nič ne ogroža, obenem pa vsakodnevno masovno sprejema nevarne, primitivne in nedelavne migrante iz Afrike, Bližnjega vzhoda in drugod in jim nudi vse, kot bi bili njeni sinovi.
NE DOPUSTIMO IZUMRTJA BENEŠKIH SLOVENCEV IN NAŠEGA STARODAVNEGA IZROČILA!!!

Bomba a mano ritrovata a Subit


 A metà febbraio in un giardino di Subit/ Subid ha fatto capolino una bomba. A trovarla nel cortile della suocera è stato Enrico Moretuzzo. L’ordigno è riemerso, probabilmente, a seguito della piantumazione di alcuni alberi da frutto. Dal momento che sembra risalire agli anni Sessanta, si suppone che non si tratti di un residuo di guerra. Tuttavia sul luogo in cui è stata trovata la bomba un tempo si trovavano abitazioni andate in rovina a seguito dell’incendio del paese del 29 settembre 1944. Ciò che ne restava, era stato portato in discarica dopo il terremoto del 1976. «Stando ai ricordi di alcuni paesani –ha detto Moretuzzo – un tempo lì si trovava anche una baracca frequentata da partigiani. Osservando occasionalmente e ricordando caratteristiche simili di altra bomba a mano utilizzata durante il servizio militare, ho contattato i Carabinieri che, dopo visita preventiva, sono risaliti il giorno dopo con gli artificieri». La bomba è stata fatta prontamente brillare senza creare danno.

https://www.dom.it/v-subidu-nasli-rocno-bombo_bomba-a-mano-ritrovata-a-subit/

Cosa si mangiava al tempo dei nonni

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Al tempo dei miei nonni, nella Terska dolina/Alta Val Torre c'era molta miseria,era terra di emigrazione.Quelli che non emigravano si dedicavano ai lavori dei campicelli che si trovavano ai piedi del monte Musi,del bosco e della piccola stalla(pecore,capre,mucche).

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Il lavoro era faticoso e l'alimentazione molto povera e semplice.Mangiavano i prodotti del proprio campo:la polenta era il cibo giornaliero che era accompagnata da formaggio,uova,patate,fagioli,carote,verze,rape,erbe selvatiche,castagne.La carne si mangiava solo in occasioni speciali , se qualche animale selvatico si prendeva al "laccio" o se si ammalava.Il brodo di gallina si faceva alla partoriente ,perchè prendesse forza.
Quando ammazzavano il maiale allora  mangiavano più carne:salami,salsicce,cotechini,ciccioli ,lardo ecc.
I bambini mangiavano tanta frutta e se questa  era abbondante la nonna  faceva la marmellata,che con tanti figli spariva in poco tempo.
Mi raccontavano che gradita ai bambini era la "konjovica":fette di pane raffermo ammollato nel vino,passato nell'uovo , fritto nel burro e poi una bella spolverata di zucchero.A volte si facevano le frittelle di mele e i crostoli.
Altri cibi che si facevano erano :
la "ocikana" gnocchi di polenta conditi con burro fuso e formaggio latteria grattugiato;
lo "stak" purea di patate con tegoline condite con lardo fuso;
il "frico" duro o di patate e cipolla;
variante della polenta era la "gramperesa"(polenta con patate)per risparmiare la farina di mais.
Quando il salame diventava un po' vecchio facevano "il salame con l'aceto" 
Il tutto era accompagnato dalla polenta di mais gialla,bianca o mista bianca e gialla.

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ocikana
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salame con l'aceto

frico

Ieri nel comune di Taipana

 Ieri i volontari della Protezione civile di Taipana  sono stati impegnati a pulire strade e stradine
BRAVI
foto di Alan Cecutti sindaco di Taipana

Taipana (Tipána in sloveno[3]Taipane in friulano[4]) è un comune italiano di 565 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. Fino al 1935 il comune prendeva il nome dell'odierna frazione di Platischis.
Taipana sorge a 478 m s.l.m. tra i primi rilievi delle Prealpi Giulie, nel bacino del torrente Cornappo. Oltre al capoluogo fanno parte del comune le frazioni di Cornappo, Debellis, Monteaperta, Montemaggiore, Ponte Sambo, Platischis e Prossenicco, paesini che soffrono quasi tutti di un grave fenomeno di spopolamento.La storia del comune di Taipana si intreccia con quella della Pieve di Nimis e di Tricesimo fino alla creazione della parrocchia risiedente a Taipana nel 1896. La prima fonte scritta che attesta l'esistenza del toponimo Taipana (citato con il nome Taypana) risale ad un atto notarile depositato il 20 luglio 1320 presso la pieve di Nimis in cui si accerta che " Presentibus... Leonardus filius Marini de Taypana... medietas vertat presbitero...in dicta Ecclesia.

Rimasta prima sotto la giurisdizione del Patriarcato di Aquileia in seguito a quella austro-ungarica, sotto la Repubblica di Venezia Taipana e le frazioni vicine assunsero importanza e si svilupparono come ville, poi raggruppate in epoca napoleonica nella "vicinia" (l'assemblea dei capi famiglia) di Taipana.

Durante la seconda guerra mondiale il territorio del Comune fu coinvolto dalle attività della resistenza friulana con la partecipazione delle Brigate Garibaldi e delle Brigate Osoppo.[5]

Nel 1976 il comune fu devastato dal terremoto del Friuli, che provocò enormi crolli e danni.

da https://it.wikipedia.org/wiki/Taipana






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