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IVAN TRINKO padre della Benecia

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9 ago 2023

Numeri del turismo in crescita


Sorride il turismo nelle Valli del Natisone nella stagione estiva 2023. I segnali positivi non mancano. C’è un incremento del 15% delle presenze nelle case vacanza che si affidano ad agenzie viaggi straniere per promuovere il loro incoming; anche l’albergo diffuso è in crescita, grazie a strategie web più efficaci. Cresce la fedeltà di chi in Benecia ci è stato, se ne è innamorato e torna regolarmente. E parliamo soprattutto di famiglie del Centro-Nord Europa. Dall’altra parte, però, il territorio non riesce a trovare la giusta visibilità sul mercato turistico internazionale e i B& B dove non c’è l’uso della cucina sono un po’ in difficoltà perché i turisti fanno fatica a trovare in loco una ristorazione diurna. E gli alberghi, fatta eccezione per i gruppi, si riempiono solo in concomitanza con i grandi eventi.

Questa, in sintesi, la situazione alla viglia di agosto, mese principe del turismo.

Molto bene vanno le case vacanza aderenti all’associazione «B& B e ospitalità nelle case del Friuli-V. G.», numerose nelle Valli del Natisone. I migliori risultati sono per chi si è rivolto ad agenzie straniere specializzate nel «turismo lento», spiega Rosina Vogrig, referente locale dell’associazione e, a sua volta gestore di «Casa Lienartova» a Seuza. «I turisti sono soddisfatti e vivono con entusiasmo la vacanza in Benecia – spiega Vogrig – . Sta a noi albergatori indirizzarli sul territorio a scoprire le Valli e l’intera Regione Friuli-V. G».

Sorride anche l’albergo diffuso Valli del Natisone. «Le nostre case sono piene a luglio e agosto – evidenzia la presidente Marzia Ursic – . Gli ospiti sono contenti dell’accoglienza, ci riempiono di complimenti per le nostre case, per le vedute e i panorami. Chiedono molto bici e canoa e sono sempre contenti delle attività che svolgono sul nostro territorio». Cresce anche il numero di valligiani che offrono case e stanze all’albergo diffuso.

Situazione più in chiaroscuro per l’hotel «Natisone» di Tiglio (comune di San Pietro al Natisone), realtà storica del turismo valligiano, attiva da ben 55 anni.

«Quando c’è qualche evento, come il Rally del Friuli Orientale, o la Cividale-Castelmonte o le gare di go kart al circuito di Clenia, le stanze si riempiono – evidenzia la titolare, Teresa Marginai –. Stiamo lavorando molto bene, sin dalla primavera, con i gruppi organizzati. Ospiti singoli per adesso molto pochi. Quelli passano e proseguono per la Slovenia. Non ci mancherebbe nulla, ma non siamo organizzati bene come loro e abbiamo meno appeal». L’albergatrice punta il dito, ad esempio, contro la scarsa apertura al pubblico delle Grotte di San Giovanni d’Antro, attualmente visitabili solo previo appuntamento. «Il weekend almeno dovrebbero essere aperte – sostiene Marginai – in passato lo erano e questo generava movimento».

Un problema è anche la rarefazione degli esercizi commerciali e della ristorazione, specie diurna e non solo serale. «Anche noi abbiamo dovuto chiudere la pizzeria – spiega Marginai – non perché non andasse bene ma a causa delle restrizioni provocate dal Covid. A furia di chiudere in molti paesi non c’è più nulla».

Questo è un tema fondamentale per i bed& breakfast e per le case vacanza dove l’ospite deve fare la spesa per conto suo. «Si potrebbe creare un servizio di spesa a domicilio, come è stato fatto in altri luoghi – evidenzia Rosina Vogrig –. Va anche detto che raramente l’ospite straniero si lamenta delle distanze per raggiungere i supermercati a fondovalle, è piu facile avvenga col cliente italiano». (Roberto Pensa)

dal Dom

4 nov 2022

Naše jezike podpira tudi demografija / Anche la demografia tutela le lingue

 

Naše jezike podpira tudi demografija
Anche la demografia tutela le lingue

L’autonomia della nostra Regione «si basa fondamentalmente sulle lingue minoritarie: usarle, proporle e innovarle è dunque un’arma di difesa della specialità». Così ha detto il presidente del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, introducendo la tavola rotonda organizzata dal consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia dopo le Conferenze dedicate alle minoranze linguistiche friulana, slovena e tedesca. «Bisogna continuare a utilizzarle nelle istituzioni, nelle scuole, nelle associazioni, farle diventare lingue sempre più vive, capaci di tratteggiare il mondo del presente ma anche del futuro, grazie alle nuove tecnologie. Per questi motivi il mio grazie va a tutti quelli che le usano, le promuovono e le diffondono, in quanto fondamento della nostra convivenza civile».

Al dibattito organizzato venerdì, 21 ottobre, all’auditorium «Comelli » nella sede della Regione a Udine, sono intervenuti diversi rappresentanti del mondo delle tre minoranze linguistiche regionali.

Moderati da Fabiana Fusco dell’Università di Udine, nel corso del dibattito si sono confrontati esperti di Arlef, Slori e Università degli studi di Udine nonché amministratori locali, per fare il punto su quanto fatto e da fare nella tutela di sloveno, friulano e tedesco.

L’assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, ha notato come la Regione Fvg abbia organizzato una conferenza dedicata a tutte e tre le lingue minoritarie presenti nel territorio, per capire le problematiche e quali buone pratiche che si sono dimostrate efficaci per altre lingue possano essere messe in atto. «Il friulano, lo sloveno e il tedesco – ha detto Roberti – sono lingue molto diverse tra loro, ma le criticità a cui siamo chiamati a dare una ri-sposta sono le medesime. Tra queste rientrano sicuramente la possibilità di comunicare in tutti gli ambienti istituzionali della Regione utilizzando la lingua minoritaria, ma anche il problema dello spopolamento delle aree di confine. È necessario favorire l’integrazione nel tessuto comunitario di chi, provenendo da un’altra regione o nazione, desidera approcciarsi a queste lingue».

Nel corso del convegno sono stati illustrati i risultati delle conferenze regionali tenute tra ottobre e novembre 2021 sulla tutela della lingua friulana e delle minoranze linguistiche slovena e tedesca.

Con riguardo al friulano, l’obiettivo è fermare la decrescita dei parlanti. In regione sono 600.000, ma ogni anno il numero cala dello 0,6 per cento. Senza far nulla, nel 2050 scenderebbe a 500.000.

Il direttore dell’Agenzia regionale per la lingua friulana, William Cisilino, ha spiegato come l’ente punti a strumenti innovativi, ad esempio il traduttore automatico italiano-friulano di Google. «Il Piano generale di politica linguistica 2021-25 ha proprio l’obiettivo di fermare questo calo del numero di parlanti. Sappiamo che ci sono tecniche specifiche per arrivare a questo risultato, e leesperienze del Galles e del Paese Basco hanno dimostrato che è possibile invertire il trend».

Il piano guarda a pubblica amministrazione, comunicazione, tecnologie, presenza sociale e acquisizione linguistica. Importante è il ruolo di media e social come Facebook, Instagram e Youtube.

Dall’Istituto sloveno di ricerche- Slori, Devan Jagodic ha spiegato come la terza conferenza regionale della minoranza linguistica slovena abbia rilevato passi avanti, ad esempio l’avvio dell’Ufficio centrale per la lingua slovena e l’accessibilità del sito del Consiglio regionale in sloveno. Manca, però, una programmazione di lungo periodo delle priorità. Le potenzialità di organi come la Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica slovena e l’Assemblea degli eletti in lingua slovena, poi, non sono sfruttate appieno.

Uno studio sul bilinguismo nelle insegne pubbliche mostra come le leggi siano applicate solo al 40 per cento nelle province di Udine e Gorizia. Tra le proposte di Jagodic, quella d’istituire un’Agenzia per la lingua slovena, secondo l’esempio positivo di Arlef, e l’estensione delle disposizioni della legge di tutela della minoranza slovena agli interi ambiti comunali.

Dall’Università di Udine, Francesco Costantini ha riassunto quanto emerso alla prima conferenza regionale sulle minoranze di lingua tedesca. «Negli ultimi anni c’è stato un risveglio di attenzione verso il patrimonio linguistico, ma resta la criticità legata alla dimensione demografica delle varie comunità». L’insegnamento a scuola cozza col mancato ricambio generazionale del corpo docente e la mancata istituzionalizzazione. Servirebbero, quindi, programmazione a lungo termine e una seria formazione degli insegnanti. Anche le varianti di tedesco hanno potenzialità in ambito turistico, per la presa che hanno sui visitatori. Sarebbe auspicabile una loro maggiore presenza in forma scritta.

Dopo le relazioni sono intervenuti anche alcuni consiglieri regionali.

Il consigliere dell’Unione slovena- Ssk, Marko Pisani, ha insistito sull’importanza dell’utilizzo delle lingue minoritarie a livello istituzionale, anche sui siti internet.

Massimo Moretuzzo del Patto per l’Autonomia, Emanuele Zanon di Regione Futura e Franco Mattiussi di Forza Italia hanno parlato della situazione del friulano. Moretuzzo ha notato come nell’insegnamento a scuola si debba essere vigili rispetto al pregiudizio di parte del personale scolastico. Rispetto al numero dei parlanti, poi, il friulano resta poco presente alla radio e alla televisione.

Mattiussi, che ha concordato con Moretuzzo sul potenziale economico delle lingue locali, ha svelato di essere stato un genitore restio a parlare in marilenghe coi figli. «Ora per fortuna i miei figli parlano in friulano correttamente e io ho riscoperto l’importanza della tutela della lingua».

Zanon, che sostiene un modello glocal di sviluppo, ha ricordato il problema della scarsa natalità, che interessa proprio molti piccoli centri in cui le lingue locali sono vive.

In collegamento, il vicepresidente del Consiglio regionale, Stefano Mazzolini, si è soffermato sulle problematiche della minoranza linguistica tedesca. «Nella Valcanale – ha ricordato il consigliere della Lega – siamo riusciti a realizzare una scuola plurilingue a Ugovizza, e anche l’istituto superiore Bachmann a Tarvisio lavora in questa direzione».

Nel corso della giornata sono intervenuti anche esperti italiani dall’estero, Michele Gazzola, dell’Ulster University, e Ada Bier, dall’Università del Paese Basco.

Nel pomeriggio è stata proposta l’organizzazione di altre conferenze congiunte, ad esempio sulla scuola, ribadendo il desiderio di un luogo di confronto istituzionale tra le diverse comunità linguistiche.

La proposta di un’agenzia per lo sloveno

Riprendendo lo spunto di Devan Jagodic dello Slori, il consigliere Marko Pisani (Unione slovena-Ssk) ha proposto la nascita di due agenzie regionali per lo sloveno e il tedesco, sulla scia del positivo esempio di Arlef.

Da parte sua, l’assessore Pierpaolo Roberti ha definito la proposta interessante. «Anche se mi riesce difficile capire come possa essere declinata rispetto all’organizzazione della minoranza slovena che oggi è molto diversa, dove le associazioni sono rappresentate nella commissione consultiva e sono già in grado di influire sugli indirizzi da dare». Pisani ha rilanciato proponendo di ampliare le competenze dell’Ufficio centrale per la minoranza slovena. «E credo che occorra un tavolo istituzionale dove le tre minoranze si possano confrontare e da dove si possano portare le proposte all’Amministrazione regionale». (Luciano Lister)

dal Dom

https://www.dom.it/nase-jezike-podpira-tudi-demografija_anche-la-demografia-tutela-le-lingue/

22 ott 2022

Plin, drva in peleti vse dražji/ Gas, legna e pellet alle stelle

 



La stagione fredda è alle porte e il ministro della Transizione ecologica ha firmato il Decreto che definisce i nuovi limiti temporali di esercizio degli impianti termici di climatizzazione alimentati a gas naturale e la riduzione di un grado dei valori massimi delle temperature degli ambienti riscaldati, da applicare per la prossima stagione invernale come previsto dal Piano di riduzione dei consumi di gas naturale.

Il periodo di accensione degli impianti è ridotto di un’ora al giorno e il periodo di funzionamento della stagione invernale 2022-2023 è accorciato di 15 giorni, posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 la data di fine esercizio. In presenza di situazioni climatiche particolarmente severe, le autorità comunali, con proprio provvedimento motivato, possono autorizzare l’accensione degli impianti termici alimentati a gas anche al di fuori dei periodi indicati al decreto, purché per una durata giornaliera ridotta. Inoltre, i valori di temperatura dell’aria sono ridotti di un grado centigrado.

Il territorio italiano è suddiviso in sei zone. I comuni di Tarvisio, Malborghetto- Valbruna, Resia, Lusevera, Taipana, Pulfero, Drenchia e Stregna dono inseriti in zona F, nella quale non c’è alcune limitazione all’accensione del riscaldamento, gli altri comuni sono tutti in zona E, dove si può riscaldare per un massimo di 13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile.

Giuseppe Sibau

Questo per gli impianti a gas. Ma anche chi riscalda a legna e a pellet ha i sui grattacapi, considerato il balzo dei prezzi delle materie prime. Tanto che il consigliere regionale Giuseppe Sibau, in Consiglio regionale lo scorso 29 settembre ha di «intervenire quanto prima per tutelare le famiglie strozzate dai rincari di luce e gas, con particolare attenzioneal tema del pellet ». «Tante persone, anche grazie agli incentivi e detrazioni presenti, hanno deciso di acquistare stufe e caldaie a pellet ritrovandosi poi, però, con costi al sacco triplicati, dai 4 fino anche agli 11/13 euro di oggi», ha rilevato Sibau, che vive a Iesizza e ha ben presente la situazione. «Chi ha acquistato auto elettriche è inoltre in ginocchio per il triplicato prezzo dell’energia, mentre gli stipendi non sono minimamente aumentati. L’assessorato all’Ambiente ha risposto che, assieme all’Agricoltura, verrà attuato un tavolo di lavoro con i portatori d’interesse perché è urgenza della nostra Regione sviluppare una propria filiera del legno. Speriamo sia un primo, incisivo, passo verso il contenimento dei costi, anche sensibilizzando il nuovo governo», ha commentato il consigliere regionale.

Antonio Comugnaro

Da parte sua, il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro, torna sulla questione dell’accensione dell’illuminazione pubblica, della quale abbiamo scritto lo scorso numero del Dom. Considerando che la spesa per l’elettrica è quasi triplicata rispetto alla media degli ultimi anni, già dallo scorso mese di marzo l’illuminazione pubblica viene spenta all’1, nel limitrofo comune di Stregna già alle 23. E ora anche il Comune di Pulfero ha deciso di spegnere i lampioni dalle 23 alle 5, eccetto quelli delle frazioni attraversate dalla Statale 54.

«Quella di tenere spenta l’illuminazione pubblica per alcune ore notturne è una misura che si sta diffondendo. Qualcuno cerca di resistere, tuttavia mi pare non ci sia alternativa. Ho ricevuto lamentele da parte di alcuni cittadini, ma io ritengo giusto risparmiare, piuttosto che continuare con il “qualcuno pagherà”. Magari si rischia l’impopolarità, ma non si può far finta di niente», è chiaro Comugnaro.

Quanto al riscaldamento, il primo cittadino di San Leonardo, nell’attuale situazione energetica, va fiero della centrale a biomassa del proprio Comune che riscalda scuole elementari e medie, palestra, spogliatoi degli impianti sportivi e sede del circolo culturale. «Così non siamo soggetti a limitazioni e bruciamo cippato prodotto localmente», fa sapere Comugnaro. «Il progetto per estendere il riscaldamento a biomassa al municipio è già finanziato e i lavori partiranno in breve. Poi toccherà alla scuola dell’infanzia. Per l’inverno 2023 contiamo di scaldare con questo sistema tutti gli edifici comunali». (R. D.)

https://www.dom.it/plin-drva-in-peleti-vse-drazji_gase-legna-e-pellet-alle-stelle/

Jesenske barve v Reziji/ I colori dell’autunno a Resia

 



L’ autunno con le sue corte giornate, riscaldate da un sole non più rovente, diventa la stagione ideale per vivere una giornata in Val Resia, che ormai è diventata un punto di riferimento per tanti turisti ed escursionisti. Un luogo di grande valenza ambientale e culturale, dove visitando i paesi o percorrendo i tanti sentieri, si scorgono proposte suggestive ed accattivanti, sia per l’escursionista sia per chi vuole trascorrere qualche ora tra le montagne.

A Stolvizza/Solbica, in particolare, si possono visitare i due preziosi musei, che ospitano mostre dedicate al mestiere dell’arrotino nell’omonimo museo e all’archeologia nel Museo della gente della Val Resia. In questo momento dell’anno, caratterizzato dai vivaci colori che dipingono la vallata di giallo e rosso, l’associazione Vivistolvizza si prepara all’appuntamento di domenica, 30 ottobre, quando, con l’arrivo dell’inverno, i sentieriattorno al paese e gestiti dal sodalizio saranno ufficialmente chiusi.

Una chiusura dettata dall’arrivo delle basse temperature, che potrebbero rendere pericolosi tracciati molto spesso gelati. «Vivi-amo l’autunno» è il titolo dato all’iniziativa che sarà animata, come ogni anno, da un’escursione con gruppi accompagnati da persone del luogo e che terminerà con la tradizionale degustazione della “Bruschetta dell’amicizia”. Ma non solo, la manifestazione sarà impreziosita da diverse iniziative collaterali. Per tutta la giornata ci saranno i mercatini di artigianato locale; nell’ambito dell’iniziativa “Affiliamo”, poi, gli arrotini del paese saranno disponibili ad affilare forbici e coltelli, che potranno essere ritirati al termine della camminata; per i più piccoli ci saranno animazione e trucca-bimbi; il gruppo musicale “Maximaber Orkestar”, per finire, concluderà una serie di iniziative organizzate nell’ambito del progetto «Diverso da CHI».

Si può ben dire che Stolvizza sia il borgo dei sentieri, una fama che si è cucito addosso grazie al lavoro certosino delle tante persone che operano per tenere in ordine i vari tracciati, rendendoli facilmente percorribili e alla portata di tutti. In tal modo diventano un’attrattiva turistica non trascurabile in un territorio che ha fatto della cultura e delle bellezze naturali i suoi punti di forza. (Sandro Quaglia) https://www.dom.it/

7 ott 2022

V Podbuniescu za slovensko narečje /A Pulfero per il dialetto sloveno

 


L’amministrazione comunale di Pulfero ha conferito l’incarico a un professionista specializzato del settore, per la redazione del piano di mobilità ciclistica comunale Biciplan per un costo complessivo di 6.207,50 euro.

È stato dato l’avvio al progetto «Lingua e tradizioni delle Valli del Natisone» che si terrà tra il 2022 e il 2023, organizzato congiuntamente ai Comuni di Cividale del Friuli e di Torreano, all’Istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone, alle associazioni «Istituto Slavia Viva», «Forum per la Slavia», «Slavia Friulana nel Mondo», «Lintver» e «Pro loco Stregna».

Il programma del progetto prevede la digitalizzazione della produzione letteraria in dialetto sloveno delle Valli del Natisone, la realizzazione di una linea informativa plurilingue, interventi nell’Istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone e la presentazione dei risultati del progetto. L’iniziativa usufruisce di un contributo di 13.800 euro concesso dalla Regione ai sensi della legge regionale 26/2007, art.22 «Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena/Deželna pravila o varstvu slovenske jezikovne manjšine». (a cura di S. C.)

V Podbuniescu je občinska uprava profesionalcu zaupala pripravo občinskega načrta za kolesarsko mobilnost Biciplan, za strošek v višini 6.207,50 evrov.

Začelo se je izvajanje projekta z naslovom »Lingua e tradizioni delle Valli del Natisone« (»Jezik in navade Nediških dolin«), ki ga bodo zaključili v letu 2023. Izvajajo ga z Občinami Čedad in Tavorjana, Večstopenjskim zavodom »Dante Alighieri« iz Špietra in društvi »Istituto Slavia Viva«, »Forum per la Slavia«, »Slavia Friulana nel Mondo«, »Lintver« in »Pro loco Stregna«.

V okviru projektnih dejavnosti bodo z digitalizacijo in predavanji v šolah vrednotili krajevno slovensko narečje. Projekt bodo izvajali s sredstvi v višini 13.800 evrov, ki jih je Dežela Furlanija-Julijska krajina namenila na podlagi deželnega zakona za varstvo slovenske jezikovne manjšine.

https://www.dom.it/v-podbuniescu-za-slovensko-narecje_a-pulfero-per-il-dialetto-sloveno/

17 set 2022

Grido d'aiuto dalla Benecia

 

Klic na pomoč iz Benečije
Grido d’aiuto dalla Benecia

Med spominsko slovesnostjo pred spomenikom štirim ustreljenim junakom v Bazovici, ki je letos potekala 11. septembra, je slavnostni govornik, predsednik Inštituta za slovensko kulturo Giorgio Banchig, je opozoril na dramatično stanje Slovencev v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini. »Če pogledamo tragično demografsko stanje beneških gorskih občin, so protislovenske sile v dobršni meri dosegle cilj na demografskem področju,« je poudaril govornik in nato apeliral: »Gospod minister za Slovence v zamejstvu in po svetu, dragi rojaki! Skrajni čas je, da se slovenska manjšina, deželna uprava, italijanska vlada in tudi Slovenija zavedajo tega dramatična položaja ter primerno in stvarno ukrepajo. Treba je investirati na ljudi, na mlade, na družine, ki imajo pri srcu usodo naše skupnosti in so pripravljeni sodelovati pri kulturnem in gospodarskem preporodu Benečije, Rezije in Kanalske doline.«

Un drammatico grido d’allarme, con un conseguente forte appello a unire le forze per evitare il tracollo demografico, sociale ed economico di Benecia, Resia e Valcanale. è arrivato da Giorgio Banchig, presidente dell’Istituto per la cultura slovena lo scorso 11. settembre, alla commemorazione dei quattro eroi antifascisti fucilati a Bazovizza.

https://www.dom.it/klic-na-pomoc-iz-benecije_grido-daiuto-dalla-benecia/?fbclid=IwAR0H3hOO2dOpnZzyOSfW6jT1mitk2fsnz42rbrdZ7hFjjlyblKWdczlpUkw

6 set 2022

Una strada dopo il fuoco . Po požaru je potrebna cesta

 

Dopo il grande incendio che di recente ha interessato anche la Val Resia, nei comuni di Resiutta e Resia è ancora in uso la viabilità straordinaria su strada sterrata, realizzata sul greto del torrente Resia da località Povici a località ta-pod Klancon. È stata aperta dalla sera di venerdi, 29 luglio.

Questa unica alternativa viaria, di circa 3 km, è stata necessaria in sostituzione della strada ex provinciale 42, chiusa al transito dal 20 luglio per l’incendio durato 12 giorni e soprattutto per il pericolo di caduta massi, dovuto all’instabilità del suolo che l’incendio stesso ha provocato lungo il versante. Destino ha voluto che anche la strada verso Uccea, per i lavori che la stanno interessando, non fosse e non sia tuttora transitabile, pertanto per 9 giorni la viabilità in entrata e uscita dalla vallata è stata assicurata solo per emergenze o, in giorni meno critici, con servizio di scorta.

In questa situazione, per uscire dalla valle, alcuni hanno percorso più volte a piedi l’antico tracciato pedonale, situato sulla destra orografica del torrente, che da località Tigo in circa un’ora di cammino allenato porta alla località di Povici.

In un comunicato dell’8 agosto, la sindaca di Resia/Rezija, Anna Micelli, ha spiegato quanto previsto per la viabilità ordinaria. «I primi interventi di messa in sicurezza, con disgaggi e posa di ulteriori tratti di barriere come mantovane per circa 1,3 km ed altre attività complementari, sono previsti a partire dal mese di settembre, in modo da consentire la riapertura della strada al traffico veicolare con un senso unico alternato, regolato da impianti semaforici, ispirandosi al principio di maggior cautela, in quanto la garanzia della sicurezza delle persone è prioritaria».

La sindaca prevede la verosimile riapertura per la seconda metà di ottobre. «Per i successivi interventi di messa in sicurezza della strada sarà necessario posizionare barriere paramassi alte 4-5 metri, con una capacità di assorbimento di energia fino a 3000 kJ, pertanto si stima che tutti gli interventi potrebbero essere completati entro la primavera-estate 2023».

Per i mesi a venire la criticità maggiore sarà la pioggia. Caduta di massi e colate di fango sulla strada potrebbero rendere l’ex provinciale 42 potenzialmente impraticabile; anche il by-pass sul greto del torrente Resia potrebbe non garantire la viabilità in caso di piena. Le autorità, quindi, non escludono nuovi possibili isolamenti(Sandro Quaglia)

Po nedavnem večjem požaru, ki je prizadel tudi dolino Rezija, je v občinah Rezija in Bila še v rabi nadomestna cestna povezava, ki so jo 29. julija zvečer uredili na strugi potoka Rezija med krajem Povici in krajem ta-pod Klancon.

Nadomestno cestno povezav, ki je dolga 3 km, so uredili ker je bivša pokrajinska cesta 42 od 20. julija zaprta  prej zaradi požara, ki je trajal 12 dni in zdaj zaradi tveganja plazu.

Ker v teh mesecih potekajo obnovitvena dela tudi na cesti proti Učji, je promet iz doline Rezije in vanjo devet dni bil odprt samo v najnujnejših primerih. V tistem obdobju so nekateri domačini dolino Rezijo zapustili tudi peš, po starih poteh.

V komunikeju je 8. avgusta rezijanska županja Anna Micelli napovedala, da bodo prve posege za višjo varnost pred plazovi izvajali že septembra. Cesto bi odprli čimprej, predvidoma proti koncu oktobra; promet naj bi potekal izmenično enosmerno, sicer s semaforjem. V okviru kasnejših posegov naj bi postavili zaščitne mreže, ki naj bi varovale pred padajočim kamenjem. Dela naj bi se končala poleti 2023.

Prometne povezave bodo v naslednjih mesecih v veliki meri odvisne od vremena, saj bi lahko neurje povzročilo nadaljnje plazove in onemogočilo prevoze po nadomestni cesti na strugi potoka Rezija.

https://www.dom.it/una-strada-dopo-il-fuoco_po-pozaru-je-potrebna-cesta/

2 lug 2022

Benečija med Obrobnimi območji .La Benecia nelle Aree interne


Giuseppe Sibau

Mara Carfagna

Anche le valli del Natisone e del Torre sono entrate, assieme ad altri 23 territori di tutta Italia, nella «Strategia nazionale aree interne». Ciascuna delle «matricole» potrà contare su un finanziamento iniziale di 4 milioni di euro.

A darne notizia è stata la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna. «Sono molto soddisfatta di questo risultato frutto di un lavoro comune dei nostri uffici e delle Regioni interessate. Sin dall’inizio del mio mandato, ho sentito forte il dovere di riconoscere servizi più efficienti e condizioni socio-economiche adeguate agli oltre 13 milioni di italiani che abitano nelle aree interne. È l’unico modo possibile per fermare lo spopolamento di questi piccoli centri, tutelarne il territorio e restituire loro la centralità che meritano nella crescita economica e nell’identità culturale del Paese», ha commentato.

La notizia dell’ingresso della Benecia nella strategia nazionale è stata salutata anche dal consigliere regionale Giuseppe Sibau.

Per il politico valligiano, si tratta di «un risultato atteso da tempo, per il quale mi sono battuto da anni. Da quando, purtroppo, nella passata amministrazione regionale, la nostra montagna era stata esclusa. Ringrazio il presidente Fedriga e l’assessore Zannier per avere mantenuto la promessa fatta agli Stati Generali della Montagna “ai margini”, evento da me organizzato nel gennaio 2019 a San Pietro al Natisone per evidenziare alla nuova giunta le peculiarità e criticità del territorio, momento in cui avevo chiesto l’impegno diquest’ultimo per portare anche le Valli del Natisone e del Torre nell’alveo delle aree interne», ha scritto sul proprio profilo Facebook.

https://www.dom.it/benecija-med-obrobnimi-obmocji_la-benecia-nelle-aree-interne/

17 giu 2022

Dela na cesti med Rezijo in Slovenijo/ Lavori sulla strada Resia-Slovenia

 

Lischiazze-Karnica
foto di Daniele Buttolo


La Val Resia si estende per quasi 120 kmq e, come molte aree rurali della Regione Friuli Venezia Giulia, è caratterizzata da una scarsissima densità demografica.

Ad opera della Protezione civile regionale e in continuità a quelli realizzati lo scorso anno, lunedì, 30 maggio, sono iniziati i lavori di manutenzione straordinaria della strada che da Sella Carnizza/Karnïca porta ad Uccea/Učja in comune di Resia. Da allora è stato necessario, quindi, chiudere con ordinanza comunale la strada al transito.

La situazione ricorrerà anche nei mesi successivi e si rifletterà di certo sull’economia della zona, soprattutto nella località di Gnivizza/Njïvica dove operano alcune attività ricettive ma, come spiega Anna Micelli sindaco di Resia, «il disagio che purtroppo tutti vivremo è l’unico modo per garantire una viabilità sicura e funzionale nel tempo». Tali lavori si sono resi urgenti e necessari proprio per mettere in sicurezza una viabilità che presenta ancora importanti criticità. Si interverrà soprattutto nella messa in sicurezza dei ponti presenti lungo la stessa, nel ripristino dei guardrail installati e nel posizionamento di nuovi, ove necessario. Questi lavori sono eseguiti su una strada che attraversa l’area protetta del Parco delle Prealpi Giulie ed è percorsa ogni anno da migliaia di veicoli, soprattutto motociclisti, anche se è stretta e tortuosa.

La prima parte, salendo da Lischiazze, è immersa in un bellissimo bosco, senza protezioni, a tratti ripida e con tornanti senza visibilità.

Passata la sella e il bivio che porta alla chiesetta della Madonna di Carnizza (conosciuta anche come Santa Anna), la strada dà l’impressione di stringersi ulteriormente. Purtroppo per 20 anni non è stata eseguita una manutenzione strutturale costante; oggi intervenire è urgente, per evitare più gravi problemi. Per i valligiani la via è un’importante arteria che collega la Val Resia con la frazione di Uccea, attraverso l’omonima vallata. Là molti possiedono boschi e planine, che nella bella stagione sono raggiunti per attività agresti o monticazione. La strada ha anche un respiro internazionale. Immettendosi, all’altezza del borgo di Uccea, nella ex statale e oggi regionale 646, risulta un veloce collegamento tra la valle del Fella e quella dell’Isonzo, in Slovenia.

Altri lavori saranno eseguiti da Lischiazze a Sella Carnizza sui quali, spiega sempre la sindaco, «sarà data informazione per tempo in relazione alle modalità di svolgimento».

Un plauso all’attuale amministrazione comunale, perché sarebbe assurdo incentivare il turismo transfrontaliero con la Slovenia, in particolare con la vallata dell’Isonzo – dove le presenze turistiche sono notevoli – e non avere un collegamento viario decente con i confinanti comuni di Bovec e Kobarid. (Sandro Quaglia)


10 giu 2022

«Ojceta», la festa del matrimonio sanciva l’unione tra uomo e donna


BENECIA, RESIA E VALCANALE

Il progetto dell’associazione don Eugenio Blanchini «Tradizioni comuni e particolari degli sloveni in Italia»

La descrizione delle nozze di fine ‘800 in Benecia. L’elemento costitutivo del matrimonio è il libero consenso che, in passato, gli sposi manifestavano anche senza la presenza di testimoni

Giorgio Banchig

Nel giorno delle nozze «gli sposi di famiglie facoltose si recano in chiesa con un grande numero di invitati. Gli uomini camminano in bell’ordine, due a due, uno dietro l’altro, alla fine arriva lo sposo alla destra del suo compare. Dietro di loro le donne sono allineate allo stesso modo, segue la sposa con la comare alla sinistra. Alle volte il corteo è accompagnato dai suonatori che eseguono motivi popolari sia all’andata che al ritorno dalla chiesa. Al termine della celebrazione del matrimonio, durante la quale gli sposi e tutti gli invitati partecipano al bacio della pace o, come si dice comunemente, all’oufar / offerta, deponendo sull’altare il loro obolo, viene cantata la messa perché il Signore benedica quell’unione. Alla fine, in mezzo alla chiesa, recitano il Miserere, il De profundis ed altre preghiere in suffragio dei defunti delle famiglie degli sposi e di nuovo ognuno dà al sacerdote una piccola offerta. Usciti di chiesa, tutti fanno gli auguri alla coppia poi, con lo stesso ordine con cui erano arrivati, si avviano verso casa dove è pronto il pranzo di nozze, cui segue il ballo».

È questa la più antica narrazione scritta di una festa di nozze nella nostra Slavia. Risale alla fine del XIX secolo e la troviamo nel volume di Simon Rutar Beneška Slovenija, pubblicato a Lubiana nel 1899 (p. 80).

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti del Natisone e dei suoi affluenti: i modi di celebrare il matrimonio in Benecia sono cambiati affatto ed hanno poco in comune con lo scenario descritto dallo storico sloveno. Ciò è dovuto agli straordinari cambiamenti sociali e culturali, verificatisi dal secondo dopoguerra in poi, che hanno inciso profondamente nella celebrazione del matrimonio e degli altri riti di passaggio nella vita delle persone e in genere nelle tradizioni legate al mondo agricolo e religioso. Inoltre, la frequente introduzione di consuetudini estranee al nostro territorio ha fatto perdere di vista la trama originaria dei riti che accompagnavano l’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio. Ma è esistita davvero una trama originaria? E in cosa consisteva?

Proviamo a capire qual era l’elemento costitutivo del matrimonio e qual era l’originale modello della sua celebrazione nel nostro territorio compreso nel vastissimo contesto geografico, storico, culturale e religioso di questa parte d’Europa, caratterizzata da incontri di popoli e lingue. Iniziamo proprio dai termini con i quali viene denominata in sloveno l’unione tra uomo e donna. Comunemente il matrimonio è chiamato zakon, nel linguaggio ecclesiastico sveti zakon, come leggiamo anche nel Katekizem per i fedeli sloveni dell’arcidiocesi di Udine del 1928. Il significato originario di zakon, presente in altre lingue slave, è ‘inizio, principio, origine’ e deriva dal verbo začeti / ‘iniziare, cominciare’.

Zakon significa, inoltre, ‘legge’ emanata dagli organi dello stato (Snoj, Etimološki slovar).

La cerimonia, con cui viene celebrato il matrimonio, è chiamata poroka, termine che deriva dal verbo

poročiti ‘affidare, dare, consegnare qualcosa con la mano’ / roka. Si può quindi pensare che poroka significhi la consegna, l’affidamento da parte del padre della propria figlia allo sposo (Snoj, Etimološki slovar). Ma poroka potrebbe essere interpretato anche come ‘unione delle mani’, gesto ancestrale, metafora dell’intimo legame tra l’uomo e la donna, che gli sposi compiono ancora oggi mentre pronunciano la formula del matrimonio.

Nei dialetti della Slavia la festa che accompagna la celebrazione del matrimonio è chiamata ojceta (plurale), in lingua slovena ohcet (singolare). Il termine deriva dal tedesco Hochzeit, festa di nozze ed è composto dall’aggettivo hoch / alto, importante, e dal sostantivo Zeit / tempo. Hochzeit, ojceta, ohcet, quindi, significano ‘tempo alto / cerimonia festiva importante’, che si adattano bene ad indicare metaforicamente le nozze.

Dopo questa veloce divagazione

etimologica, veniamo al nocciolo della nostra ricerca. Qual è l’elemento costitutivo del matrimonio?

Il giurista latino Ulpiano (180-228 d.C.) scrive: Sufficit nudus consensus ad constituenda sponsalia: è sufficiente il reciproco consenso a fondare il legame tra un uomo e una donna. Il resto è sovrastruttura, tradizione, consuetudine. Il latino sponsalia deriva dal verbo spondere con il significato di promettere, da cui consegue che gli spo(n)si sono i fidanzati, l’uomo e la donna che hanno promesso di sposarsi.

Oggi il fidanzamento non ha l’importanza e il significato, anche giuridico, che ha avuto lungo i secoli. Prima del Concilio di Trento (1545-1563) perché un matrimonio fosse valido bastava il libero consenso degli sposi. Nei secoli XII e XIII «i canonisti introdussero la fondamentale distinzione fra verba de futuro e verba de praesenti, parole per il futuro e parole per il presente. Il contratto per

verba de futuro costituiva una promessa, un impegno per l’avvenire, il vero fidanzamento. Questo rapporto si trasformava automaticamente in matrimonio se i due promessi sposi andavano ad abitare insieme e avevano rapporti sessuali. Ma, se questo non avveniva, il fidanzamento era revocabile e coloro che l’avevano stipulato erano liberi di sposarsi con un’altra persona. Il contratto per verba de praesenti, con il quale i due fidanzati si scambiavano, di fronte a testimoni, formule come ‘io prendo te in moglie’ e ‘io prendo te per marito’, costituiva il matrimonio e non era dunque revocabile. Fino alla metà del XVI secolo era questa cerimonia, e non quella in chiesa, che creava l’obbligo legale vincolante» (www. treccani.it). Gli eventuali rituali, la benedizione da parte del sacerdote e le solennità della celebrazione erano elementi accidentali che non influivano sulla sacramentalità e sulla giuridicità dell’istituto. Pertanto, il vincolo era considerato valido già al momento del primo scambio del consenso. Poi, la difficoltà di provarlo in caso di contestazione da parte di uno degli sposi spinse i contraenti e i loro congiunti a rendere pubblico il legame alla presenza di testimoni.

In Friuli alcuni sposalizi si celebravano davanti al notaio, altri, e questi erano in numero maggiore, davanti a testimoni non rivestiti di alcuna pubblica autorità. Il matrimonio si riteneva concluso dopo che uno dei testimoni aveva interrogato i fidanzati sulla loro volontà di contrarlo e aveva ricevuto risposta affermativa. Gli sposi si davano la mano, si scambiavano l’anello, si abbracciavano davanti ai testimoni, per dimostrare che il matrimonio era stato ratificato e che essi erano uniti ormai per l’eternità. «Fra i testimoni non rivestiti di nessuna autorità dallo Stato o dalla Chiesa erano i chierici. Per quella speciale attrattiva, che esercitano sul volgo le persone più colte che sanno di latino, i preti nelle celebrazioni erano ricercati come testimoni. Un po’ per volta fecero prevalere la loro ingerenza nella celebrazione del matrimonio, il quale, benché restasse un atto puramente civile e privato, poiché la chiesa era luogo naturale di riunione, si celebrava in facie ecclesiae. I matrimoni non celebrati in faccia alla chiesa erano riprovati come clandestini, ma ritenuti validi. La domanda di assenso, che poteva esser fatta dal chierico o da qualunque testimonio, poteva anche esser fatta direttamente dagli sposi. Invece della domanda si faceva qualche volta già l’affermazione: “Io accetto te per mio legittimo marito secondo le lodevoli consuetudini della terra. – Io accetto te per mia legittima moglie secondo le lodevoli consuetudini della terra”» (Sachs 1915: 13).

Nel Patriarcato di Aquileia non ci fu un rituale ufficiale per la celebrazione del matrimonio fino al 1575, quando fu introdotto quello redatto sulla base delle disposizioni del Concilio di Trento e valide per tutta la Chiesa cattolica.

(54– continua) Sachs A., Le nozze in Friuli nei secoli XVI e XVII, Memorie storiche forogiuliesi, XI (1915), pp. 73-138.

Nella foto: dettaglio dello «Sposalizio della Vergine» dipinto da Raffaello.


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