Oggi si celebrava la "vittoria" di una ingiusta guerra. Una carneficina giocata in Friuli sulla pelle di una nazione divisa tra due stati, dove in cui ancora oggi "i caduti per la patria" erano solo dalla parte italiana, quelli dall'altra parte imperiale invece non gli viene neanche falciata neanche l'erba nel cimitero, anche se i loro figli e nipoti pagano le tasse al governo italiano. Come i curdi insomma... (Senza parlare poi delle leggi etniche contro gli sloveni e i tedescofoni)
I FESTEGJAMENTS FÛR DAI SEMENÂTS DAL 4 NOVEMBAR (friulano)
Vuê e si festegjave la "vitorie" di une vuere injuste. Un maçalizi zuiât in Friûl sore la piel di une nazion dividude in doi stâts, là che ancjemò vuê "i colâts pe patrie" a erin dome de bande taliane, e chei di chê altre bande imperiâl a no i ven nancje seade la jerbe tal cimiteri, ancje se i lôr fîs e nevôts a pain lis tassis al guviêr talian.
Tant che i Curdis insumis... (Cence fevelâ podopo des leçs etnichis cuintri slovens e tedescofins)
La partecipazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale viene tutt’ora considerata da molti come la “quarta guerra per di indipendenza”, dichiarata dal Regno d’Italia all’Impero Austroungarico al fine di “redimere”, ovvero unire alla nazione, i circa 800.000 trentini, goriziani, triestini e istriani di lingua italiana, che risiedevano nell’Impero Austroungarico. Il Regno d’Italia riuscì nell’intento grazie all’esito favorevole della guerra, che molti considerano una vittoria, ma che in realtà ha rappresentato soprattutto una sanguinosa tragedia, avendo provocato la morte di 650.000 e l’invalidità di 150.000 soldati italiani.
La revisione dei confini permise al Regno d’Italia non solo di ottenere la “redenzione” di 800.000 italiani di Trento, Tarvisio, Gorizia, Trieste, Istria con le isole quarnerine, Zara e Fiume, ma anche l’acquisizione di 365.000 sudditi sloveni e croati ivi presenti. Inoltre al Regno d’Italia furono assegnati ulteriori territori, che però erano caratterizzati da una preponderante presenza di abitanti di nazionalità non italiana: il Sud Tirolo, che all’epoca contava 240.000 tedeschi e solo 6.500 italiani (che rappresetavano circa il 3% dell’intera popolazione), ed ad est, i distretti di Tolmein (oggi Tolmin), Adelsberg (oggi Postojna), Sesana e Volosca, che all’epoca erano abitate da 126.000 sloveni e da soltanto 1.280 italiani (che in quei territori rappresentavano un esiguo 1% dell’intera popolazione).
Tale ingiusta ripartizione del territorio venne parzialmente riequilibrata dalla seconda guerra mondiale (con la quale il Regno d’Italia si prefiggeva di appropriarsi di ulteriori territori), il cui esito – questa volta sfavorevole – comportò la fine del Regno e, per la nazione italiana, la perdita di buona parte dei territori vinti nella Grande Guerra (Litorale Sloveno, Istria con le isole quarnerine, Fiume e Zara), e nella guerra italo-turca (Dodecanneso e Libia in cui, secondo il censimento del 1936, circa 115.000 italiani costituivano più del 10% della popolazione).
da fb post di Valter Maestra
I tempi difficili sono stati in tutti i paesi...
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