DETTO FRIULANO

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22 set 2020

Proverbio friulano

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Se a San Maurizi al fâs saren, vintôs l’unviêr cu ven” Ovvero se il giorno di San Maurizio (il 22 settembre) sarà sereno, avremo un inverno ventoso.

L’oro d’autunno



DIEGO VALERI

L’ORO D’AUTUNNO

L’oro d'autunno sale giorno a giorno,
per gradini di verde
lungo il fuso del pioppo,
fino all'esile vetta. Ancora resta
lassù sospeso, un breve tempo; e intanto
l'ultimo verde cade. Poi nel bianco
cielo, come una fiamma fatua, dolce –
mente si esala, vola via, si perde
.

(da Il flauto a due canne, Mondadori, 1958)

.

Oggi alle 15.31, con l’equinozio d’autunno – il momento in cui il sole si trova allo zenit rispetto all’Equatore – entreremo nell’autunno. Ho scelto questa poesia di Diego Valeri per celebrare quella che è la più appariscente caratteristica della stagione, il cambio di colore delle foglie prima della loro caduta: ori, bronzi, rossi vermigli, cremisi infiammano parchi e giardini prima di cedere al nudo grigiore dell’inverno.


FOTOGRAFIA © IG / MARZIA PICCINELLI

.

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LA FRASE DEL GIORNO
E così te ne vai tu pure, estate. / Di giorno in giorno più breve è la luce, / più basso il cielo.
DIEGO VALERI, Calle del vento




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


21 set 2020

Emilio Caucich

 

CAUCIGH Emilio
insegnante, pittore, decoratore, grafico (Udine 7.11.1905 - ivi 1972). Studiò all'Accademia di Venezia dove si diplomò nel 1929. Dipinse figure e nature morte monumentali. Nel secondo dopoguerra si dedicò alla grafica. Illustrò più di un libro di A. Feruglio e La bielestele di D. Virgili.

Cfr.: Dam. II, 61-62; V. Rossitti, Artisti udinesi di oggi, Udine 1971; Aspetti del lavoro nella pittura friulana.1900-1960, Udine 1991; M. Blasoni, E.C. pittore da riscoprire, MV 14.6.2000.
fonte :www.friul.net/dizionario_biografico/


Ricordo con piacere i disegni del prof.Emilio Caucigh che collaborò con il giornale MATAJUR abbellendolo con le sue vignette che mi piacevano sin da quando ero bambina.

Il prof.Emilio Caucigh , originario della Slavia friulana,insegnava al liceo d'arte a Udine .In tempi lontani collaborò con il  Matajur con queste immagini  molto belle che rievocano il passato e l'ambiente della Benečija.
Queste belle strisce  si trovavano nella pagina dedicata ai bambini ed alla cronaca dei paesi.

Primo numero del quindicinale Matajur
3 ottobre 1950


3 immagini dall'archivio di famiglia







Pogačar in trionfo a Parigi, il Tour è suo

 


Pogačar è il primo sloveno a vincere il Tour e lo fa addirittura da debuttante nella Grande Boucle: l’ultimo a riuscirci era stato Laurent Fignon nel 1983 e prima di lui bisogna risalire all’altro campione transalpino Bernard Hinault nel 1978, due grandissimi corridori dei quali Tadej sembra in grado di essere un degno erede.  

La Slovenia esulta anche per il secondo posto di Roglič, una doppietta naturalmente senza precedenti al Tour che premia un Paese molto attento allo sport, nel ciclismo ma anche nel calcio (famoso anche da noi il portiere Handanovicč), nello sci (da Košir a Tina Maze, fino alla Stuhec), nel volley (due podi europei di recente) e nel basket (titolo continentale nel 2017 con Dončič e Dragič, due stelle Nba)...

https://www.lastampa.it/sport/ciclismo/2020/09/20/news/pogacar-in-trionfo-a-parigi-il-tour-e-suo-domani-compira-22-anni-1.39329476

Dopo sei mesi di nuovo a scuola

 Per le scuole del Friuli-Venezia Giulia l’anno scolastico 2020-2021 è iniziato ufficialmente mercoledì, 16 settembre. In realtà quasi ovunque le attività sono iniziate due settimane prima, in un’atmosfera che resta caratterizzata dalla pandemia di Covid-19 e dalle precauzioni da seguire.

Quest’anno non sarà attiva la sezione di Savogna della scuola d’infanzia bilingue.  Nel 2014, di fronte a 95 bambini iscritti, era stata aperta in seno all’Istituto comprensivo con insegnamento bilingue italiano-sloveno di San Pietro al Natisone/Špietar. Malgrado i locali siano sempre adeguati, alla scuola d’infanzia bilingue gli iscritti quest’anno sono solo 58. Eppure nelle scuole d’infanzia delle Valli del Natisone, a livello complessivo, sono iscritti 4 bimbi in più dell’anno scorso.

Una bella notizia è che cresce il numero di iscritti alle scuole d’infanzia di Prepotto, Taipana/Tipana e Vedronza/Njivica. Spicca soprattutto la crescita d’iscritti alla scuola primaria di Vedronza.

Nelle Valli del Natisone il numero di iscritti alle scuole primarie è sceso di 19 bambini.

Oltre la metà dei bambini della zona delle Valli del Natisone continua a studiare in italiano e sloveno, visto che è iscritta all’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone.

A Resia diminuisce il numero di iscritti alla scuola d’infanzia; cresce quello degli iscritti alle scuole primaria e secondaria di primo grado.

In Valcanale è forte soprattutto il calo di iscritti alle scuole d’infanzia, con 19 bimbi in meno a livello complessivo. Anche quest’anno a Ugovizza/Ukve, Camporosso/Žabnice e Tarvisio/Trbiž sarà attivato il progetto sperimentale di scuola plurilingue. Allo scopo sono necessari tre insegnanti di sloveno. Anche a Taipana e Vedronza saranno offerte ore d’insegnamento dello sloveno. A tal fine è pronta anche quest’anno a prestare aiuto l’Associazione/Združenje Don Eugenio Blanchini.

Anche A Prepotto si registra un buon numero di iscritti che aderiscono all’insegnamento dello sloveno.


https://www.dom.it/po-sestih-mesecih-spet-v-solske-klopi.../




MONTEAPERTA-VIŠKORŠA

 Monteaperta, chiesa parrocchiale e sacramentale dedicata a San Michele Arcangelo e a San Lorenzo (prima era una chiesa vicariale dedicata ai Santi Daniele e Lorenzo, dei quali esisteva una Fraterna fino 1482).

Già citata in documenti risalenti al 1585, è stata ricostruita dopo la distruzione del terremoto del 1976. Il suo alto antico campanile è stato restaurato. Furono però mantenuti una Via Crucis, l'organo e mobili antichi. La vecchia chiesa era riccamente decorata con affreschi dipinti da Titta Gori (1870-1941) pittore di Nimis. Il 23 settembre 1708, Monteaperta supplica il Senato Veneto di elevare la loro chiesa in battesimale e sacramentale: si conferma che ad onta della distanza e della difficoltà delle vie, nessuna chiesa in montagna è sacramentale. Bambini morti senza battesimo, ed adulti senza sacramenti. Il Cornappo si attraversava 4 volte. La chiesa parrocchiale fu fatta solo sacramentale il 6 settembre 1710. Il 4 dicembre 1710, il Monsignore Patriarca permette finalmente di amministrare il battesimo in chiesa a Monteaperta. Monsignore Alessio Pievano di Nimis eleva con il decreto del 19 dicembre 1912 la chiesa San Michele Arcangelo a curaziale.


foto di Jean-Marc Pascolo

LEGGENDA DEL PIEDE DELLA MADONNA
Secondo una leggenda che risale al 1200 – 1300, sul Gran Monte, a 1450 metri di
altezza, presso la sorgente UODIZA ossia “Acqua Buona”, la Madonna sarebbe
apparsa, forse nel mese di maggio 1241, ad un gruppo di pastori e, lasciando su un
sasso l'impronta del suo piede sinistro, avrebbe chiesto che in quel luogo fosse
costruita una chiesa in Suo onore.
Successivamente la Madonna sarebbe riapparsa in una località più a valle per
rinnovare la richiesta, lasciando su una pietra l'impronta del piede destro, ora
chiamato “PIEDE DELLA MADONNA”.
Il maestro Carlo Noacco parla ampiamente della leggenda in argomento in un suo
articolo pubblicato nel 1973, che viene riportato qui di seguito.
Curiosità turistiche di Monteaperta
Una delle mete quasi d'obbligo per villeggianti e turisti che arrivano a Monteaperta,
è quella “Al piede della Madonna”, una località poco distante dalla chiesetta della
SS. Trinità, luogo di passeggiata all'acqua del vescovo.
Quella del piede della Madonna è una delle leggende più antiche e fascinose e tenaci,
tramandateci dai nostri nonni. In effetti c'è in loco un masso, abbastanza voluminoso,
su cui è impressa (come sigillo nella cera) l'orma del piede destro di un adolescente
che, né il tempo né le intemperie sono riusciti finora ma scalfire. Un' altra orma,
questa volta recante impresso il piede sinistro, delle stesse misure del precedente, si
trova in alta montagna – località “Uodiza” - a circa 1400 metri di altitudine, nei pressi
di una polla d'acqua, la più alta di tutta la zona.
Le due orme, del tutto simili, hanno fatto nascere la leggenda dell'apparizione della
Madonna a dei pastori del luogo intenti a pascolare i loro greggi nella predetta località
pascoliva e che la Vergine, a testimonianza della Sua presenza, avrebbe lasciato
impressa l'orma del proprio piede sopra un masso e nello stesso tempo avrebbe espresso
il desiderio di avere ivi dedicato un santuario.
Siccome a quell'altezza e a quei tempi, (siamo forse verso il 1400), non sarebbe stato
facile realizzare un'opera del genere, la Madonna avrebbe accondisceso ad indicare
- in una successiva apparizione – una località meno disagevole e più vicina all'abitato,
che sarebbe appunto oggi denominato “AL PIEDE DELLA MADONNA”.
Infatti nelle vicinanze e proprio verso quell'epoca, fu eretta una cappelletta a ricordo
delle apparizioni di cui conserva la memoria la tradizione popolare.
Non è abbastanza chiaro invece il motivo per cui l'attuale chiesetta (che aveva molta
rinomanza nel passato) anziché essere dedicata alla Madonna, sia dedicata alla
SS. Trinità. A meno che, con il passare degli anni, la gente non abbia equivocato le
parole di “LA VERGINE SANTISSIMA” e “SANTISSIMA TRINITA” abbreviando
da fb


20 set 2020

Fotografie :oggetti di una volta

in cucina

in cucina la piattaia/sklednik


camera da letto










utensili

incudine



fiasco e brocca



in cucina

macchine da cucire

 Fotografie dai musei della Nediška dolina - Valli del Natisone

19 set 2020

GRAZIE/HVALA


Dal 15 aprile 2020 questo blog ha raggiunto 1OO FOLLOWERS.Continuate a seguirmi .Grazie a tutti,aspetto i vostri consigli per migliorare il blog.

18 set 2020

LA MINORANZA SLOVENA IN FRIULI VENEZIA GIULIA

periodici della comunità slovena della provincia di Udine

Lo sloveno è una lingua indoeuropea del gruppo slavo meridionale. Oltre ad essere lingua ufficiale della vicina Repubblica di Slovenia, rappresenta una minoranza linguistica nella nostra Regione, presente lungo la fascia frontaliera che va dal Comune di Muggia al Comune di Tarvisio. Le comunità slovenofone sono inserite in un contesto plurilingue; la divisione dialettale della minoranza slovena in Italia, rende difficile la scelta di uno standard letterario sloveno come linguatetto per tutte le comunità. Infatti, mentre la minoranza presente nelle province di Trieste e Gorizia (in cui vigono condizioni di bilinguismo totale) si riconoscono nella lingua e nella cultura della Slovenia, i gruppi della provincia di Udine tendono a sottolineare la differenza dei loro dialetti nei confronti dello standard sloveno per rimarcare la loro specificità culturale. Lo sloveno ha ottenuto il riconoscimento di lingua minoritaria con la Legge 482/99 “Norme in materia delle minoranze linguistiche storiche” e la legge 38/2001 che riconosce i diritti della minoranza slovena presente in Friuli - Venezia Giulia. In Provincia di Udine, le comunità di lingua slovena sono presenti in Valcanale/Kanalska Dolina, nei Comuni di Malborghetto e Tarvisio, nella Val Resia/Rezija (dove la parlata conserva parole e strutture grammaticali oramai scomparse in ogni altra regione abitata da sloveni), nelle Valli del Torre/Terske Doline, nei Comuni di Pulfero, Savogna, Grimacco, Drenchia, San Pietro al Natisone, San Leonardo e Stregna. Particolarmente attivi sono, circoli culturali, associazioni, cori, organi di informazione. In Provincia di Udine esistono due giornali bilingui: il settimanale Novi Matajur e il quindicinale Dom-kulturno verski list. I più rappresentativi circoli culturali sono: Ivan Trinko di Cividale , Centro Studi Nediza di San Pietro, Planika della Valcanale, Rozajanski Dum, il Gruppo Folcloristico “Val Resia” e il Coro “Monte Canin”. A Cividale ha sede l’Unione emigranti sloveni del FriuliVenezia Giulia/Sloveni po svetu che segue il collegamenti con le diverse comunità degli sloveni all’estero e pubblica il periodico Emigrant. Fonte: Provincia di Udine (a cura dello sportello linguistico per la minoranza slovena)

« FRA GLI SLAVI DI MONTEFOSCA » di Francesco Musoni

 

Montefosca/Černi Varh

Montefosca è paese celebre in tutta la valle del Natisone per i suoi abitanti dall'alta statura, dalle spalle ben tarchiate, dai petti villosi, dall'erculea robustezza; soprattutto perchè è fama in mezzo ad essi si conservi pressoché inalterato il tipo degli Slavi primitivi: degli Slavi cioè dell'epoca delle loro più antiche immigrazioni in Friuli.

Chi desidera quindi conoscere quali fossero gli antenati di questi nostri buoni ospiti molti secoli addietro, deve fare una visita a Montefosca; visita che riesce tanto più interessante dopo che, per la prima venuta della principessa Elena in Italia, si volle rilevare l’analogia fra Montefosca (nel dialetto sloveno di S. Pietro Černi Varh) e quello di Montenegro (Črna Gora).
 Ecco le ragioni per cui io decisi di recarmi nel settembre scorso in compagnia d ’un mio amico studioso di glottologia.
Partiti da San Pietro, in mezz’ora fummo a Pulfero, donde, dopo aver attraversato un pittoresco ponte di legno sul Natisone, subito incominciammo la non molto faticosa salita della montagna.
Non seguimmo alcun sentiero, ma quasi in linea retta ci dirigemmo verso Erbezzo.
E ' una frazione 'del Comune di Tarcetta con 492 abitanti, secondo ricensimento del 1881, composta di tre borgate principali: Erbezzo (slov. Arbeč), Zapotocco (dietro il torrente) e Gorenja Vas (villa superiore). In tutte e tre, case di meschino aspetto, ingombrate di letamai e davanti odori acri ed ingrati; e nei dintorni un discreto numero di piccoli campi a forme irregolari, coltivati a mais che b asta solo in minima parte ai bisogni degli abitanti; a patate che ne sono il principale alimento; a fagiuoli, di cui molti si portano in piazza a Cividale; a rape; ed a viti che danno poca quantità di un vino acidetto e scadente. Ve anche in qua e in là degli alberi da frutta: meli soprattutto , peri, rari ciliegi, pochissim i susini. In complesso però il paese, più che da altro, trae da vivere dall’
allevamento del bestiame. Dalla borgata di Erbezzo pochi passi ci condussero a Gorenja Vas, dove c’è una scuola elementare inferiore mista, la chiesa e la canonica. Quel cappellano, don Luigi Clignon, tipo di prete gioviale e simpatico, ci fece un'ottima accoglienza, ristorandoci con vino generoso e cibi abbondanti. Dalle finestre della sua casa l’occhio domina intiera la sottostante vallata del Natisone, tutta vigne e campi industriosamente lavorati, solcata per mezzo del caratteristico
fiume, cui il letto straordinariamente profondo e le sponde selvaggie e dirupate danno un aspetto di
orrida bellezza. Proprio di rimpetto a noi, verso levante, si innalza la vetta del Matajur, dalla forma di piramide dolce, liscia e levigata, come la testa di una fanciulla modestamente pettinata. Più lontano l’aguzza cima del Krn, le controcatene del Judrio e dell’Isonzo e giù giù tutta la serie di morbide alture che degradano dolcemente verso l ’Adriatico. Rimanemmo a lungo a contemplare estatici il superbo panorama che ci si svolgeva dinnanzi, e mentre riconoscevamo all'alpinismo il merito di
procurare emozioni ineffabili e sublimanti lo spirito, ci meravigliavamo di trovare la nostra piccola
patria più bella assai di quanto ci saremmo immaginati. Eppure essa è così poco conosciuta dagli stessi suoi figli. Eppure nessuno, o quasi, viene a visitarla dal di fuori, nemmeno dalla Provincia! Ma chi non lo sa che da noi, in Italia dura ancora il vezzo di correre sempre lontano a cercare il bello della natura, mentre non si vede, o non si vuol vedere quello che, molte volte assai più degno di
ammirazione, abbiamo in casa nostra?
 Senonchè è tempo di andare innanzi, chè il sole già alto e la via lunga ne sospingono. Ecco aprircisi dinnanzi la piccola conca in cui si asside la frazione di Montefosca, meta principale della nostra gita. Alta 725 metri sul livello del m are, è chiusa dal monte Vogu (1164 metri) a nord, dal Juanes (si. Ivanac) (1168 metri) ad ovest e sud-ovest: aperta a levante sul Natisone, verso il quale scende
mediante un gradino ripidissimo, solcato dal torrente Bodrino (si. Bodrin, Zabrodinam , forse da
brod = guado). Nel dialetto sloveno di S. Pietro, Montefosca viene chiamata Černavahr (Črni Vrh), nome che letteralmente tradotto suona: cima nera. Eppure il villaggio non è sopra una cima, ma dentro una depressione. L’ebbe esso forse dalla vetta che gli sorge alle spalle, come dal Matajur desunse la sua denominazione il villaggio omonimo del comune di Savogna? Ma notisi che a tal vetta solo in pianura si dà il nome di Cernavarh, mentre a Montefosca è conosciuta, come dicemmo, sotto quello Vogu, che, curiosa analogia, significa Carbone, e a nessuna cima vien dato il nome di
Montefosca. A ciò aggiungasi che nè la conca in cui siede il villaggio, nè la cima del Vogu, o
Cernavarh che la si voglia chiamare, hanno aspetto nereggiante; la prima essendo un paesaggio
simile a molti altri di montagna, ricoperto di un discreto rivestimento vegetale; mentre il Vogu è biancheggiante di nude rupi calcaree, ringhiose con i loro denti aguzzi e intramezzate di macchie e di cespugli di nocciuoli e da carpini che solo a grande distanza danno una finta severa alla montagna.

archivio personale



Francesco Musoni (San Pietro al Natisone21 novembre 1864 – Udine18 ottobre 1926) è stato un geologo e storico italiano.

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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