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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

INNO SLOVENO

তততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততত INNO SLOVENO "Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non sarà un diavolo, ma un amico!"❤️ FRANCE PREŠEREN poeta sloveno তততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততত

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19 ott 2020

Mele e innovazione a «Sapori nelle Valli»


>> ASSOCIAZIONE INVITO A PRANZO

>> fino a martedì, 8 dicembre,
organizza l’edizione autunnale di Invito a pranzo nelle Valli del Natisone. La castagna sarà la protagonista di questa edizione. I locali sono tredici: La Casa delle Rondini, Alla Cascata, Ai Colli di Spessa, Al Colovrat, Da Walter, l’Osteria di delizie e curiosità, Gastaldia d’Antro, Al Giro di Boa, Monte del Re, da Na.Ti, Pestrofa, Rifugio Pelizzo, Vartača. Per ulteriori informazioni consultate la pagina web invitoapranzo, Facebook oppure chiamate al 349 723 5652.

All’Invito a pranzo autunnale di quest’anno partecipano 13 locali (non 10 come scritto nell’articolo comparso nel Dom del 30 settembre). All’appello mancavano l’agriturismo Pestrofa in località Cedron (San Pietro al Natisone), Rifugio Pelizzo in località Montemaggiore e Vartacia al bivio Tercimonte sulla strada per il Matajur. Riprendendo quindi l’intero elenco, Invito a pranzo comprende l’agriturismo La casa delle rondini, la trattoria Alla cascata, la trattoria Ai colli di Spessa, l’osteria Al Colovrat, la trattoria Da Walter, l’Osteria di delizie e curiosità, la trattoria Gastaldia d’Antro, la trattoria Al Giro di boa, l’agriturismo Monte del re, la trattoria Da Na.Ti., l’agriturismo


Pestrofa, il Rifugio Pelizzo e la trattoria Vartacia.

Una fiera-mercato alla scoperta dell’offerta enogastronomica delle Valli del Natisone si tiene nelle fine settimana di ottobre a cura dell’associazione «Sapori nelle Valli» negli spazi dell’ex centro di raccolta e conservazione dei prodotti ortofrutticoli nella zona industriale di San Pietro al Natisone, concessa dall’Uti del

Natisone. Il 3 e 4 ottobre è stato dedicato alle gubane, il 10 e l’11 ottobre alle castagne. Sabato 17 e domenica 18 saranno di scena le mele, mentre la fine settimana successiva sarà dedicata all’innovazione. All’inaugurazione, il 2 ottobre, sono intervenuti i sindaci delle Valli del Natisone, il deputato Roberto Novelli, i consiglieri regionali Elia Miani e Giuseppe Sibau. Quest’ultimo ha definito l’iniziativa «occasioone per rilanciare il territorio dal punto di vista enogastronomico e turistico». Un sopralluogo è stato compiuto anche dall’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Zannier.


 


 

18 ott 2020

AFORISMA

 


Ognuno di noi è una luna:ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro (Mark Twain)


Vsak od nas je luna :ima temno plat, ki nikoli ne pokaže nobenemu.

Il progetto plurilingue ancora non c’è

 https://www.dom.it/letos-vecjezicni-pouk-se-ni-stekel_il-progetto-plurilingue-ancora-non-ce/


Diversamente dagli anni scolastici scorsi, in questo 2020-2021 non è ancora iniziato il progetto plurilingue in seno all’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio/Trbiž.

Dopo l’euforia per l’annuncio trionfale del dirigente all’Ufficio per le scuole con lingua d’insegnamento slovena in seno all’Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia, Igor Giacomini, in occasione della visita in Valcanale della ministra della Repubblica di Slovenia per gli Sloveni d’oltreconfine e nel mondo, Helena Jaklitsch, sembra che tutto si sia fermato.

In quell’occasione il funzionario regionale aveva annunciato il potenziale ok, da parte del ministero dell’Istruzione della Repubblica italiana, all’approvazione della sperimentazione di scuola plurilingue.

Nelle settimane successive, in un’intervista al Novi Matajur, aveva però spiegato che i tempi sarebbero stati più dilatati di come aveva lasciato intendere a fine luglio, tra l’altro alla presenza della dirigente dell’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio, Doris Siega, dei sindaci di Malborghetto-Valbruna/Naborjet- Ovčja vas e Tarvisio/Trbiž, Boris Preschern e Renzo Zanette, dei presidenti delle organizzazioni confederative della minoranza slovena in Italia, Walter Bandelj per la Sso e Ksenija Dobrila per la Skgz, del segretario di Stato della Repubblica di Slovenia all’Ufficio per gli Sloveni d’oltreconfine e nel mondo, Dejan Valentinčič, nonché dei presidenti dei sodalizi della minoranza linguistica slovena, Anna Wedam per l’Associazione/Združenje don Mario Cernet e Nataša Gliha Komac per il centro culturale sloveno/Slovensko kulturno središče Planika.

Tuttavia l’inghippo nella partenza del progetto di sperimentazione plurilingue per l’anno scolastico in corso non è legato alle difficoltà prospettate da Giacomini.

Dopo che dall’anno scolastico 2017-2018 era partito e andato crescendo a Ugovizza/Ukve, per l’ultimo anno delle scuole d’infanzia e nelle classi delle primarie, nell’anno scolastico 2019-2020 aveva fatto il suo ingresso in tutti i plessi d’infanzia e primari in seno all’istituto omnicomprensivo di Tarvisio. Nell’ambito del progetto, accanto all’italiano anche sloveno, tedesco e friulano diventavano lingue d’insegnamento. E trovava posto anche l’insegnamento dell’inglese.

Dagli uffici dell’Unione territoriale intercomunale Canal del Ferro-Val Canale, che sta seguendo il procedimento di utilizzo del contributo regionale stanziato anche quest’anno per l’attuazione del progetto di sperimentazione, spiegano che il progetto plurilingue tornerà nelle scuole della Valcanale in un futuro prossimo. Il ritardo nella sua attuazione è dovuto a una serie di situazioni intervenute a partire dallo scorso anno scolastico. Le associazioni di minoranza linguistica don Mario Cernet e Kanaltaler Kulturverein, cui venivano messe a disposizione le risorse per il reperi- mento del personale, non riuscivano a rendicontare tutte le spese che il progetto prevedeva, ragion per cui una loro parte rimaneva a carico dei sodalizi stessi. Per quest’anno scolastico l’Uti aveva deciso di rivolgersi a un’agenzia di lavoro interinale, ma nel frattempo il contratto con l’agenzia di lavoro interinale individuata dalla Regione Friuli-Venezia Giulia anche per gli enti locali è scaduto – proprio nel periodo in cui stava per partire l’attuazione del progetto plurilingue. Non potendo aspettare il rinnovo da parte della Regione con un’altra agenzia, l’Uti ha deciso di individuarne una in autonomia per espletare una gara d’appalto e questo ha allungato i tempi.

Le ore di insegnamento di e in sloveno e tedesco che non saranno espletate a ottobre saranno, comunque, recuperate nel prossimo anno solare, visto che il progetto dovrebbe finire a maggio. Come sempre, la distribuzione delle ore sarà curata dall’Istituto scolastico; il personale sarà messo a disposizione dall’Uti in base al numero di ore finanziabile in ragione dei fondi disponibili – che rappresentano, però, lo stesso ammontare dello scorso anno scolastico. Questo lascia intendere, quindi, una probabile riduzione del numero di ore d’insegnamento in sloveno e tedesco per classe, in considerazione del fatto che, con questo anno scolastico, il progetto plurilingue sarà esteso a un’ulteriore annualità.

All’Uti, intanto, è stato manifestato un certo interesse rispetto ai posti da esperto in sloveno e tedesco offerti, anche da Sud Italia, Slovenia e Austria. (Luciano Lister)


I CACHI

 




Si sta avvicinando la stagione dei cachi,frutti di color arancione.Mi sono sempre piaciuti.Ultimamente c'è una nuova qualità:i cachi vaniglia che hanno la polpa soda.

E' un frutto che proviene dalla Cina conosciuto sin dal 1780.

In Cina, la leggenda narra che la pianta del cachi incarna l'albero dalle sette virtù, riferite sostanzialmente alla dolcezza dei frutti, al legno robusto, alla longevità della pianta, all'impiego decorativo delle sue foglie, al fuoco prodotto dall'ardore dei suoi rami, alla possibilità data agli uccelli di nidificare tra i rami, ed alla sagoma ombreggiata creata dall'imponente albero.
Attualmente, il cachi è il frutto più colorato che simboleggia l'autunno.

Il caco è un frutto molto energetico, diuretico , protettore del fegato e lassativo.E' indicato  a bambini ed anziani.Essendo molto dolce è sconsigliato alle persone diabetiche e obese.


 tabella riassuntiva sui cachi

 da https://www.my-personaltrainer.it/benessere/cachi-riassunto.html#

Cachi e simbologia
  • Simbolo di pace nel secondo dopoguerra
  • Albero dalle sette virtù
  • Frutto più colorato che simboleggia l'autunno
Cachi: sinonimiMela d'Oriente
Loto del Giappone
Cibo degli dei
Frumento di Giove → Diòs+pyròs
Kaki → riferimento al colore aranciato del frutto, tipico della terra arida e siccitosa
Cachi: origine e diffusioneOrigine: paesi cinesi
Diffusione in Europa ed America: verso la metà dell'Ottocento
Primo albero del cachi in Italia: 1871, giardino di Boboli
Produzione italiana: 65.000 t
Regioni più importanti per il cachi: Campania, Veneto, Emilia Romagna, Sicilia
Cachi: descrizione botanica
  • Nome botanico: Diospyros kaki
  • Famiglia: Ebenacee
  • Breve descrizione: alberi raggiungenti altezze piuttosto elevate (15-18 metri), di dimensioni generalmente non troppo imponenti
  • Foglie: ovali- bislunghe, estese e lucenti, caduche e poco appuntite
  • Fiori: esclusivamente femminili nelle piante coltivate, bianchi
  • Frutto: bacca sferica dal colore arancio carico
  • Raccolta: immaturi, la polpa del cachi è soda, asprigna ed estremamente astringente
  • Cachi maturo: polpa molliccia, gelatinosa, presentante un colore tendente al brunastro
Cachi: impieghi in cucinaLa polpa, flaccida e gelatinosa, può:
  • Esser mangiata con un cucchiaio
  • Utilizzata per la realizzazione di centrifughe di frutta
  • Costituire una matrice per marmellate
  • Essere utilizzata per realizzare macedonie
  • Insaporire yogurt
In Giappone → il cachi è l'ingrediente principe per la preparazione di alcuni vini, e si presta alla realizzazione del sakè
Cachi melaIl frutto è simile alla mela per forma e consistenza (la polpa soda, quasi croccante, si taglia a fette), ma il sapore è tipico del cachi
Cachi ed autunnoIl frutto del cachi simboleggia l'autunno, stagione “di passaggio” responsabile spesso di spossatezza e stress psicofisico
  • Cachi: ottimo espediente per iniziare al meglio l'autunno
Cachi: valori nutrizionali100 grammi di cachi:
Cachi: Sali minerali e vitamineSali minerali:Vitamine:
Vitamina C→ quantità variabile da 50 mg a 7 mg
Beta-carotene, precursore della vitamina A → 100 grammi di prodotto fresco apportano 1,4 mg di retinolo (antiossidante e possibile prevenzione delle malattie cardiovascolari)
Cachi: proprietà

17 ott 2020

A Montemaggiore/Brezje sul Cammino celeste


Montemaggiore/Brezje

A causa della pandemia di Covid-19, quest’anno pellegrini e camminatori lungo il Cammino celeste sono stati di meno, ma il flusso non si è fermato. Ricordiamo che il percorso, all’insegna di fede, natura e cultura è nato nel 2006 dall’iniziativa di un gruppo di fedeli di Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia.

I suoi itinerari riuniscono pellegrini di diversa etnia e cittadinanza proprio a Lussari/Svete Višarje, dove già da secoli le genti di lingua slovena, tedesca, friulana e italiana si rivolgono a Maria. Il Cammino celeste si compone di tre percorsi: italiano con partenza a Aquileia, sloveno, con partenza da Brezje, e austriaco, con partenza da Maria Saal.

Passando per la provincia di Udine, il Cammino italiano tocca tutte le zone in cui sono ancora parlati i locali dialetti sloveni. Tra queste anche la Val Cornappo, arrivando a Montemaggiore/Brezje da Masarolis/ Mažeruola.

Qui turisti e pellegrini possono trovare un letto su cui dormire e un posto dove rifocillarsi al Bed and breakfast Casa Svetlana, oppure al locale centro sociale comunale, al momento seguito da Anita Tomasino. La struttura una volta rientrava nell’ambito dell’offerta turistica del consorzio Dolce Nordest. Conta alcune camere singole e matrimoniali, un soppalco in cui dormire in molti, una cucina e servizi igienici.

Il Centro sociale comunale/Občinski družbeni center

Anita, che ha 71 anni e da qualche tempo ha fatto ritorno a Montemaggiore insieme al marito dopo un periodo di lontananza per lavoro, spiega: «Ora la struttura è rivolta sia ai camminatori del Cammino celeste, sia a quelli lungo la Via alpina e gli altri percorsi presenti sul territorio, come il Cammino mariano ». La struttura, che è di proprietà del Comune, è stata data in gestione al Consorzio boschivo di Montemaggiore, presieduto da Armando Noacco. Anita, che in municipio a Taipana è anche consigliera comunale, in seno all’amministrazione guidata da Alan Cecutti, spiega: «Il sindaco giovane ha capito le necessità della frazione e mi ha incoraggiato a seguire il decollo della struttura. L’anno scorso l’ho seguita per il primo anno. Il coronavirus ancora non imperversava ed è andata molto bene. Mi sono interfacciata con Aurelio Pantanali, che segue il Cammino celeste, e lui mi ha inserito come referente per la struttura del centro sociale comunale sul sito camminoceleste.eu, nonché portato le credenziali e tutto il necessario. Pellegrini e turisti possono fermarsi qui lasciando un’offerta libera ».

Fino all’anno scorso Anita agiva in proficua sinergia con Ivano Carloni, che l’anno scorso seguiva il punto d’arrivo della tappa successiva, al Rifugio ANA sul Gran Monte sopra Monteaperta/Viškorša, in località Špik.

«Ivano ed io ci sentivano per scambiarci informazioni sul numero e sugli orari di partenza e arrivo dei pellegrini, anche per organizzarci al meglio. La coordinazione l’anno scorso ha funzionato molto bene; purtroppo quest’anno il rifugio è rimasto chiuso, col bivacco però attivo ».

La scorsa estate, sempre in considerazione della pandemia di nuovo coronavirus, c’era molta indecisione circa l’aprire o meno la struttura, ma le telefonate di interessati a soggiornarvi non si fermavano. «Il presidente del Consorzio boschivo di Montemaggiore, Armando Noacco, si è molto attivato in questo senso e, assieme a Aurelio Pantanali, negli ultimi giorni di luglio siamo riusciti a riaprire la stuttura». Sono sempre garantiti distanziamento e sanificazione, con la massima sicurezza. «Anche se i diversi gruppi fanno passaparola tra loro, quest’anno il flusso – nota Anita – è stato minore, sia per il coronavirus, sia per il fatto che il rifugio sul Gran Monte è rimasto chiuso, col solo bivacco attivo».

Tra questa e la prossima stagione, probabilmente intercorrerà un bando per la futura gestione.

«Se come Consorzio boschivo di Montemaggiore – che peraltro, di recente, ha ricevuto un finanziamento di centomila euro per sistemare la sesta tappa del percorso del Cammino celeste – avremo le carte in regola per averla, spero che potremo individuare chi la gestirà. Ne sono ancora referente fino a novembre. Per gestirla, comunque, è necessario farlo da qui. I pellegrini, infatti, possono arrivare in qualunque orario».

La struttura, in ogni caso, è di tutti «e soprattutto dei montemaggiorini », ci tiene a precisare Anita. Un tempo, infatti, ospitava la scuola della frazione taipanese, che ora conta una decina di abitanti. «Qui ho frequentato le scuole elementari, assieme ai miei compagni. Io qui ho le radici. Il mio interesse è in favore del territorio, non personale, anche se i feedback ricevuto dai pellegrini per la gestione della struttura da me e dal presidente del Consorzio sono veramente molto positivi».

Occuparsi del Cammino celeste lascia molte emozioni a livello umano, nota infine Anita. «I pellegrini, ognuno con la propria motivazione, arrivano alla quinta tappa, quella di Montemaggiore, con la prospettiva d’iniziare la parte in montagna e spesso vanno motivati, anche solo con una parola. Quando arrivano a Lussari molti di loro mi mandano la foto per mostrarmi che sono arrivati. Allora sono proprio contenta, è qualcosa che non si può spiegare. Ognuno di loro mi lascia un pezzettino del loro cuore». E non per niente molto a riguardo lasciano intendere i pensieri lasciati dai pellegrini sul diario della struttura. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/v-brezjah-po-nebeski-poti_a-montemaggiore-sul-cammino-celeste/?fbclid=IwAR3HD9l64hM0jdE_Eq1rIwaXwHMjjXubq_Jb2STs0abpS8ksHEvzYRD5F0Q


Poesia di David Maria Turoldo

 

Essere amato


DAVID MARIA TUROLDO

DIRMI GELOSO

Dirmi geloso è inutile,
non sopporta catene l'Amore.

Invidia invece mi rode
perché a me non hai dato
come a loro il dono
di lasciarmi amare:

essere amato nel modo
che tu solo ami:
rovinoso
              e senza rimedio.

(da O sensi miei, Rizzoli, 1990)

.

Non so se altri passino / per uguali gorghi / di vertigini (…) / e tu / perduto nell’illimite”: la fede di David Maria Turoldo è un continuo ricercare, è una domanda perpetua che non riesce ad avere risposta. Toccano “ad altri, ad altri i divini / giochi per i campi, e i lauti / banchetti e le notti / di magia…” tanto da renderlo quasi invidioso di quelli che invece si sentono pienamente amati.


JAN TOOROP, "DESIDERIO E GRATIFICAZIONE"

.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Pare che Dio sia una consonante // e neppure quale /tu sai…
DAVID MARIA TUROLDO, O sensi miei




David Maria Turoldo, al secolo Giuseppe Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992), presbitero, teologo, filosofo, scrittore e poeta italiano, membro dell'Ordine dei servi di Maria. Fu sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso della Chiesa, di ispirazione conciliare.

https://cantosirene.blogspot.com/search?updated-max=2020-10-11T05:00:00%2B02:00&max-results=7

16 ott 2020

I fucilati di Cercivento, una storia che va ricordata di Francesco Cecchini


Lapide che ricorda i fucilati di Cercivento
 Il caporal maggiore Silvio Gaetano Ortis,25 anni di Paluzza, il caporale Basilio Matiz, 22 anni di Timau, il caporale Giovan Battista Corradazzi 23 di Forni di Sopra e il soldato Angelo Massaro 22 di Maniago dell’VIII Reggimento alpini appartenenti alla 109.ma Compagnia del Battaglione ‘Monte Arvenis’, i fucilati di Cercivento, i fusilâz di Çurçuvint in friulano, vennero uccisi all’alba del primo luglio del 1916, con la faccia rivolta al nemico, davanti al muro di cinta del cimitero di Cercivento, Udine. Alpini appartenenti alla 109.ma Compagnia del Battaglione ‘Monte Arvenis’, si erano opposti al comando del loro capitano di uscire in avanscoperta sul monte Cellon richiedendo l’ausilio dell’artiglieria e di agire di notte e accusati dal proprio Comandante di Compagnia, il capitano Armando Ciofi e il suo vice tenente Pietro Pasinetti, d’insubordinazione e ribellione .In base all’articolo 114 del codice penale militare: rivolta in faccia al nemico, per quattro Alpini le accuse del tribunale si commutarono in condanne a morte, per altri ventinove a 145 anni di carcere complessivi e per i rimanenti militari in assoluzioni.

Ne ha scritto Paolo Rumiz in un articolo del 31 ottobre 2014 pubblicato sull’Espresso:

Quella di Cercivento è una storia che riassume le altre. È il giugno del ’16. Gli austriaci stanno sfondando su Vicenza con la Strafexpedition. Nella zona del Monte Coglians c’è il battaglione alpini Tolmezzo, considerato infido dagli ufficiali “forestieri” per via dei cognomi mezzi tedeschi dei carnici arruolati e dei tanti di essi che hanno lavorato da emigranti in terra d’Austria. Hanno una perfetta conoscenza del terreno, ma gli alti comandi non si fidano a sfruttarla e insistono a ordinare azioni suicide. Quando viene deciso un attacco alle rocce della cima Cellon in pieno giorno e senza supporto di artiglieria, alcuni soldati suggeriscono di compiere l’assalto col favore della notte. È quanto basta perché il comandante, un napoletano di nome Armando Ciofi, coperto dal tenente generale Michele Salazar, comandante della 26ª divisione, gridi alla “rivolta in faccia al nemico” e ordini la corte marziale. Il processo si svolge di notte, in una cornice lugubre, nella chiesa che il prete di Cercivento, terrorizzato, è obbligato a desacralizzare. Sul processo incombono le circolari Cadorna, che chiedono “severa repressione”, diffidano da sentenze che si discostino “dalle richieste dell’accusa” e ricordano il “sacro potere ” degli ufficiali di passare subito per le armi “recalcitranti e vigliacchi”. Gli accusati sono decine, e ciascuno ha nove minuti per l’autodifesa. Un’ora prima dell’alba, la sentenza. Quattro condanne alla fucilazione. Tutti carnici: Giambattista Corradazzi, Silvio Gaetano Ortis, Basilio Matiz e Angelo Massaro, emigrante in Germania che ha scelto di rientrare “per servire la patria”. Mentre lo portano via grida: “Ecco il ringraziamento per quanto abbiamo fatto”. Il prete, don Zuliani, confessa i morituri. È sconvolto, propone inutilmente di sostituirsi ai soldati davanti al plotone. Dopo, non vorrà più rientrare nella chiesa “maledetta ” e diverrà balbuziente a vita. La prima scarica uccide tre condannati, solo Matiz è ferito e si contorce urlando. Lo rimettono sulla sedia. Nuova scarica e non basta ancora. Perché sia finita ci vogliono tre colpi di pistola alla testa.

Un docufilm “Cercivento, una storia che va raccontata”, realizzato dalla Regione FVG con il Comune di Cercivento, ricostruisce la fucilazione dei 4 alpini, la cui presentazione e prima proiezione è avvenuta lo scorso 25 maggio a Tolmezzo. Il documentario é stato proiettato lo scorso 16 luglio a Roma, nella sala Caduti di Nassirya del senato. Organizzatrice è stata la senatrice Tatjana Rojc che poco prima aveva dichiarato a Friuli sera: “Sono orgogliosa di contribuire a presentare al Senato un capitolo della nostra storia più dolente, vissuta sulla terra del Friuli Venezia Giulia durante la Grande Guerra. Il disegno di legge per la restituzione dell’onore ai cosiddetti ‘fusilaz’ di Cercivento è il pagamento di un debito ancora sospeso, per le vite strappate a giovani ingiustamente accusati di viltà”.
Il link con il trailer del documentario è il seguente:
https://www.youtube.com/watch?v=2Y2iQQZtjC0

La senatrice triestina Rojc è prima firmataria del ddl “Disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze Armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della Prima Guerra mondiale”. Il documento, chiede all’art. 1: “la restituzione dell’onore agli appartenenti alle Forze armate italiane che, nel corso della Prima Guerra mondiale, vennero fucilati senza le garanzie del giusto processo, con sentenze emesse dai tribunali di guerra” e promuove “il recupero della memoria” di tali caduti e in particolare iniziative di “ricerca storica volta alla ricostruzione delle drammatiche vicende del primo conflitto mondiale con specifico riferimento ai tragici episodi dei militari condannati alla pena capitale”.https://www.pressenza.com/it/2019/11/i-fucilati-di-cercivento-una-storia-che-va-ricordata/

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