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22 lug 2022

Ko je zaradi suše prišla vojska - Quando la siccità chiamò l’Esercito

 

Non solo in questo periodo il problema della siccità condiziona più che mai il nostro vivere quotidiano. In passato, questa criticità la si doveva affrontare comunque. Si sfruttavano le sorgenti dell’acqua per usi domestici, ma queste non erano a portata di mano e, dopo aver agganciato al bilanciere/povierak, due secchi, o cindierji in rame, come era in uso, ci si recava alla sorgente più vicina per l’approvvigionamento del prezioso dono della natura.

Se per le persone l’acqua era un bene indispensabile, lo era anche per gli animali. E tutte le famiglie avevano in stalla uno o più capi di bestiame. Oltre alle mucche, pecore, capre e altro.

Verso la fine dell’Ottocento, nei pressi dell’abitato di Cravero, una di queste sorgenti è stata sfruttata per costruire una fontana, entrata poi in funzione nel 1891.

Come si è detto, anche gli animali domestici necessitavano, forse più dell’uomo, di avere a disposizione una congrua quantità di acqua. Infatti la prima sezione della fontana era destinata all’abbeveraggio gli animali, la terza al lavaggio degli indumenti e la seconda al risciacquo degli stessi. Era uno spettacolo, anzi, un rito spontaneo, vedere le mucche ben allineate al margine della vasca, deglutire l’acqua fresca che sgorgava da quella fonte. Purtroppo, questa «poesia» ha avuto termine con il terremoto del 1976 che ha sconvolto le viscere della terra, di conseguenza anche le vene, nelle quali scorreva l’acqua, facendole prendere un’altra direzione.

Quanto fin qui raccontato, nulla ha a che fare con la siccità che a Cravero ha fatto la sua comparsa in diversi periodi estivi tra il 1965 ed il 1970. La rete idrica era precaria, i tubi interrati venivano da lontano, dalle falde del monte Hum per intenderci, e la fornitura di acqua alle fontane del paese non era tra le migliori, tanto che questo disagio è stato portato all’attenzione dei vertici amministrativi da Giorgio Predan, in quel periodo consigliere comunale di S. Leonardo.

Nei dibattiti in ambito amministrativo, si giunse alla decisione di razionare l’uso dell’acqua, e questo lo si poteva fare solo chiudendo i rubinetti in uscita dal deposito, nelle ore notturne che fornivano l’acqua alle fontane. Per attuare questo provvedimento, lo stesso Predan diede la disponibilità per chiudere, alle 22 di ogni sera, i rubinetti delle vasche. Questo avveniva con l’aiuto di una persona del paese che reggeva una torcia elettrica. I rubinetti venivano riaperti alle sei del mattino successivo, in quanto Predan doveva recarsi al lavoro a Ipplis. L’operazione doveva effettuarsi in tempi strettissimi.

Questo fu un provvedimento tampone. Il flusso dell’acqua non era sufficiente per le esigenze della comunità, per cui l’amministrazione comunale, su suggerimento dello stesso Predan, coinvolse anche l’Esercito, che fornì con delle autobotti un’ulteriore quantità di acqua.

In quel periodo non c’era ancora la strada interpoderale, ma solo una mulattiera. Un piccolo mezzo, un gippone per dirla in breve, poteva avvicinarsi al deposito e da lì, con un tubo flessibile, si poteva scaricare l’acqua nelle vasche.

Si direbbe: tutto bene ciò che finisce bene, ma si è sfiorata la tragedia quando quel mezzo militare, con a bordo l’autista ed il capo macchina, in fase di ritorno alla propria unità a Cividale, nell’affrontare il tornante tra Cravero e Potcravero, causa un’errata manovra, o non conoscenza del territorio, finì in bilico sul muraglione.

Fortuna volle che la cisterna a bordo era vuota e questo fatto fu determinante per vedere illesi gli occupanti dell’automezzo. (Bepo Qualizza)

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