I valcanalesi sono molto legati alle lingue e culture locali, che nel corso della storia sono state difese e sostenute anche da molti sacerdoti. Da un punto di vista storico nei paesi della Valcanale un tempo prevalentemente di lingua slovena hanno sempre prestato servizio sacerdoti di lingua slovena o bilingui – che parlassero italiano e sloveno. In Valcanale l’ultimo sacerdote bilingue è stato don Mario Gariup, giunto a Ugovizza sulla scia di una petizione in favore di un sacerdote che parlasse anche lo sloveno, che gli ugovizzani avevano inviato nel 1973 all’allora arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti. Gariup ha prestato servizio in Valcanale dal 1974 fino alla sua morte, nel febbraio dello scorso anno. Con l’eccezione di p. Peter Lah, che soprattutto in estate segue il santuario del Monte Santo di Lussari, anche nel nuovo anno pastorale della Valcanale non c’è servizio religioso in sloveno, tedesco e friulano.
Da queste considerazioni ha preso il via la conferenza stampa convocata dall’Associazione/Združenje don Mario Cernet venerdì, 23 ottobre, nella sala del Consorzio vicinale di Ugovizza, per richiamare l’attenzione sull’assenza di servizio religioso nelle lingue locali della Valcanale – soprattutto in sloveno.
A nome dell’Associazione Cernet, Alessandro Oman ha prima di tutto ricordato le iniziative di don Gariup per la difesa e valorizzazione della cultura slovena, proseguite fino alla sua morte.
A novembre 2019 l’incarico di parroco della Collaborazione pastorale di Tarvisio, con la cura delle parrocchie di Tarvisio, Camporosso, Fusine, Cave del Predil, Ugovizza e Malborghetto-Valbruna, è stato assunto da don Alan Iacoponi. Ha 43 anni ed è nato in Bolivia. Ad aiutarlo in pianta stabile nelle parrocchie della Valcanale, come vicario parrocchiale, ora c’è solo don Gabriel Cimpoesu, che ha 44 anni e viene dalla Romania. Nel presentarsi alla comunità, l’anno scorso don Iacoponi aveva mostrato grande apertura, promettendo che avrebbe imparato anche lo sloveno e il tedesco. Ma, con l’eccezione di Lussari, nell’ultimo anno nella vita religiosa di Ugovizza e Camporosso lo sloveno è stato presente soprattutto su iniziativa dei fedeli, che hanno contribuito con letture, quando non con qualche preghiera bilingue; a Valbruna col canto, ripreso l’anno scorso.
La situazione si protrae da novembre dell’anno scorso, quando ha concluso il proprio servizio p. Jan Cvetek. Fino ad allora il padre francescano, che ha 39 anni e proviene da Bohinj, aveva collaborato soprattutto nelle parrocchie di cui fino alla morte era stato titolare don Mario Gariup, ovvero a Malborghetto, con le filiali di Bagni di Lusnizza, Santa Caterina e Valbruna, e a Ugovizza. Allo scadere dell’accordo tra l’arcidiocesi di Udine e la provincia francescana slovena i fedeli della Valcanale hanno preparato una lettera, con cui hanno chiesto ai responsabili di accogliere nuovamente p. Cvetek nell’arcidiocesi di Udine, indirizzandolo alle loro comunità. La lettera è stata sottoscritta da un migliaio di fedeli da tutte le località valcanalesi – e nella valle risiedono circa cinquemila abitanti. Il documento è stato consegnato dai rappresentanti di varie parrocchie della Valcanale all’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato, già a dicembre dell’anno scorso. La risposta alla lettera, però, non è ancora arrivata.
Nell’ultimo anno sono giunti a prestare aiuto nelle parrocchie della Valcanale diversi sacerdoti, prevalentemente per le Messe festive. Le attività pastorali e la catechesi, infatti, sono seguite da don Alan Iacoponi.
Gli organizzatori della conferenza stampa hanno richiamato l’attenzione anche sulla vitalità dell’uso della lingua slovena durante le celebrazioni religiose. Questo uso risale a molto lontano nel tempo e nella storia ed è tuttora radicato soprattutto nelle parrocchie di Ugovizza e Camporosso; la tradizione slovena continua a essere presente anche nella chiesa filiale di Valbruna, attraverso il canto. Oman ha rilevato la vivacità della Valcanale in seno all’arcidiocesi di Udine. La sua ricchezza religiosa e culturale si esprime, tra l’altro, attraverso il mantenimento delle celebrazioni religiose anche in lingua slovena, i tradizionali riti delle processioni, i canti in sloveno e la stretta collaborazione col mondo della scuola attraverso la stessa Associazione Cernet.
In riferimento alla tradizione culturale e religiosa slovena di Ugovizza, Camporosso e Valbruna, Oman ha richiamato l’enciclica di San Giovanni Paolo II dal titolo Slavorum apostoli, nella quale il papa notava come lo stesso Cirillo rivendicasse la pari dignità delle lingue slave davanti all’ebraico, al greco e al latino nonché la dignità di ogni lingua. Oman ha, quindi, citato anche il defunto arcivescovo di Udine, Alfredo Battisti, che al Dan emigranta del 1977 aveva spiegato come il messaggio cristiano non abbia lingue esclusive. «La Chiesa è chiamata ad inserirsi, incarnarsi nelle diverse culture di popoli che rendono vario, ricco, bello il mondo». E ancora: «La Chiesa perciò è per la giustizia, per la verità, per la libertà dei popoli, contro ogni discriminazione razzista, culturale, linguistica, sociale. È la consolante verità ribadita nel Concilio Vaticano II che in particolare nella liturgia si è ispirata a questo criterio. Come è normale usare la lingua locale nelle conversazioni, nella vita familiare, così è normale usare tale lingua anche nella preghiera, nel culto, nel colloquio con Dio. L’anima deve comprendere ciò che dicono le labbra».
L’Associazione don Mario Cernet ha concluso la conferenza stampa chiedendo alle autorità ecclesiastiche, ovvero all’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzoccato, di garantire la presenza di un sacerdote che parli italiano, sloveno e le altre lingue della Valcanale, affinché contribuisca a conservare il ricco patrimonio di fede, linguistico e culturale locale. Già padre Cvetek, nell’anno in cui ha operato in Valcanale, ha assolto positivamente a questo compito. I soci dell’Associazione Cernet ricordano come, in un solo anno, abbia saputo coinvolgere tutte le comunità parrocchiali in cui ha prestato servizio.
Se la richiesta dell’Associazione don Mario Cernet non sarà ascoltata, i soci intendono rivolgersi allo stesso papa Francesco, che in questi anni ha mostrato sensibilità per tutte le problematiche legate agli ultimi, alle minoranze, alle comunità cristiane abbandonate e inascoltate.
Ricordare e difendere le proprie radici è importate, sono l'identità di un popolo.
RispondiEliminaBuon pomeriggio!
Perdere la propria identità è come morire.
RispondiEliminaCia OLga.
Il lavoro di queste persone a favore delle lingue è sempre interessante.
RispondiEliminaUn abbraccio OLga.
Le radici della nostra esistenza sono sempre fondamentali, il lavoro che stanno svolgendo queste bravissime persone è da onorare. Complimenti per questo post cara :)
RispondiEliminaUn post interessante il tuo. Ritengo sia importante conservare la memoria dei propri luoghi, degli usi e i costumi. Ricchezze da conservare con cura e tramandare alle generazioni future. E i dialetti e le lingue fanno parte della nostra cultura. Un saluto e un abbraccio Olga.
RispondiEliminaBene, se le persone non dimenticano la loro lingua madre!
RispondiEliminaCiao, Olga!