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18 gen 2022

Targa d'argento a Marina Cernetig dal Fondo Pubblico della Repubblica di Slovenia per le Attività Culturali


Il Fondo Pubblico della Repubblica di Slovenia per le Attività Culturali ha reso noti i nomi dei vincitori di premi e medaglie per il 2021. Tra i vincitori c'è la poliedrica operatrice culturale della Benecia e direttrice dell'Istituto di Cultura Slovena Marina Cernetig. 

“Marina Cernetig è uno dei pilastri della vita culturale degli sloveni in Benecia, si prende cura della conservazione del patrimonio culturale ed è promotrice della lingua slovena e delle attività culturali della minoranza slovena in Italia. È anche un importante collegamento tra gli sloveni della Benecia e la Slovenia e viceversa. Per il suo lavoro organizzativo a tutto tondo creativo e altruista in varie organizzazioni educative e culturali, il Fondo pubblico della Repubblica di Slovenia per le attività culturali le ha assegnato una targa d'argento ".La targa d'argento sarà assegnata a un'altra rappresentante degli sloveni in Italia, ovvero Lučka Marija Peterlin per i suoi molti anni di lavoro globale nel campo della cultura amatoriale e della cooperazione culturale all'estero. Altri vincitori sono Dragica Čadež Lapajne, che riceve una targa d'oro per il lavoro di una vita nel campo della scultura e della ceramica, Radovan Čok (placca d'argento per la creazione e il lavoro pedagogico nel campo della settima arte), Franjo Murko (placca d'argento per molti anni del lavoro amatoriale nella cultura amatoriale e nella cooperazione culturale a Slovenj Gradec) e Jasna Žitnik Remic (segno d'oro per eccezionali risultati creativi nel campo della musica vocale). La cerimonia di premiazione avrà luogo il 20 gennaio al Cankarjev dom Club Ljubljana. 

Lo scoiattolo


 Lo scoiattolo è molto attivo durante il giorno e, contrariamente alla convinzione comune, non cade in letargo in inverno. Si limita ad alternare periodi di sonno prolungato a periodi di modesta attività per la ricerca e il consumo di cibo.

A Subit il restauro del campanile


L’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, con fedeli e autorità/Videnski nadškof msgr. Andrea Bruno Mazzocato z verniki in predstavniki oblasti

La mattina di domenica, 9 gennaio, è stato lo stesso arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, a ufficializzare ai fedeli di Forame/Malina e Subit/Subid la presa in carico delle due parrocchie da parte del diacono Paolo Comelli.

Nel presiedere la celebrazione domenicale nelle chiese dei due paesi, ha dato la notizia durante l’omelia. Don Roberto Borlini, il parroco delle due comunità, ha 77 anni e al momento si trova in convalescenza a Udine.

Il diacono Paolo Comelli, che seguirà le due comunità dal punto di vista pastorale, è relativamente giovane; ha, infatti, 50 anni. Impiegato all’Inps di Udine, risiede a Godia, dove già collabora attivamente nel Centro parrocchiale. Ha dato al vescovo la propria disponibilità a seguire le due parrocchie. Nell’omelia, mons. Mazzocato ha notato la dispersione di tanti piccoli centri sul territorio montano dell’Arcidiocesi di Udine, che abbraccia zone di mare, di pianura e di montagna.

Al tempo stesso, le vocazioni sono poche, anche se nel prossimo futuro sono previste alcune ordinazioni di sacerdoti in più. Diventa complesso, quindi, assicurare a ogni comunità cura pastorale.

Ringraziando l’arcivescovo per la presenza, il presidente della Pro loco di Subit, Enrico Moretuzzo, ha evidenziato come gli abitanti del paese vivano ancora con partecipazione le celebrazioni liturgiche e ha espresso soddisfazione per la presenza del nuovo diacono. Oltre al sindaco di Attimis, Sandro Rocco, a salutare il vescovo a Subit è intervenuto anche l’artigiano Dino Cragnaz, che ha presentato a mons. Mazzocato l’Albero di presepi allestito nei pressi dell’ingresso della Chiesa.

Nel prossimo periodo natalizio si prospetta la presenza, in Piazza San Pietro a Roma, di un presepe proveniente da Sutrio. Da Subit, alcuni si stanno muovendo per portare in Vaticano anche l’Albero di presepi.

L’occasione ha dato modo di far notare al vescovo come la Regione abbia assegnato alla parrocchia di Subit, di recente, un contributo di qualche centinaio di migliaia di euro per il consolidamento statico del campanile della chiesa.

Non essendo in questo momento il parroco Borlini in grado di seguire i relativi adempimenti, è stato chiesto di affidarli ad altro responsabile o alla Curia. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/v-subidu-bodo-obnovili-zvonik_a-subit-il-restauro-del-campanile/

17 gen 2022

Al Centro Ricerche di Lusevera per il 2021 un contributo comunale di 800 euro

 


Nella sua ultima riunione del 30 dicembre, il Consiglio comunale di Lusevera/Bardo ha deliberato la distribuzione dei contributi agli enti e alle associazioni locali per il 2021. La maggior parte dei fondi, ovvero 2.400 euro, andrà all'ASD Alta Val Torre, che gestisce il campo sportivo di Pradielis/Ter. Seguirà il Gruppo Alpini Lusevera - Terska dolina, che ha ricevuto 1.700 euro, 1.500 euro saranno ricevuti dal Gruppo di Ricercatori grotte GELGV di Villanova-Zavarh,1.000 euro dall'Associazione Ex Emigranti della Val  Torre, 400 euro alla la sezione locale dell'AFDS marciatori che organizza escursioni nella valle del Torre. Il Centro di Lusevera per la Ricerca Culturale riceverà anche un contributo per le attività regolari. Il comitato comunale, guidato dal sindaco Luca Paoloni, ha devoluto 800 euro all'organizzazione slovena, che gestisce anche il Museo Etnografico di Lusevera.Decisione contraria del vicesindaco Mauro Pinosa, convinto che il Centro non meriti un contributo comunale, affermando che, “sebbene si debba impegnare a preservare e diffondere a modo nostro la nostra antica lingua slava, di fatto , promuove la lingua nazionale slovena, che gli abitanti della Valle della Val Torre non conoscono e non parlano, in quanto parlano italiano, friulano e l'antica lingua slava nel nostro paese, che per tutto questo sta morendo”. Il vicesindaco, che è uno dei più accaniti fautori della tesi secondo cui il dialetto della Val Torre non è sloveno, ha sottolineato che accetterebbe il contributo se il Centro per le ricerche culturali sostenesse la conservazione della "nostra antica lingua slava", perché inrealtà diversa, vuole essere coerente e fedele alle sue convinzioni e quindi mostrare rispetto per i tanti elettori che lo hanno sostenuto. Pinosa, che certamente apprezza l'operato del suo sindaco Paoloni, è anche interessato alle basi su cui il Centro di Ricerche Culturali di Lusevera gestisce di fatto il locale Museo Etnografico, affermando che il Comune di Lusevera e l'organizzazione non hanno mai firmato alcun accordo.Va aggiunto che il Museo Etnografico di -Lusevera-Bardo è stato istituito nel 1973 su iniziativa dei membri del Centro di Lusevera per la Ricerca Culturale, entrato in funzione sei anni prima. Dopo il terremoto del 1976 è stata chiusa per cinque anni e riaperta al pubblico nel 1981. Nell'ultimo decennio è stata restaurata con l'aiuto degli esperti del Museo Gorizia di Nova Gorica. Nel 2014 è stato ufficialmente riaperto il museo rinnovato e arricchito, che dispone anche di un info point e fa parte della rete museale Mismotu.

https://novimatajur.it/attualita/centru-za-raziskave-bardo-za-leto-2021-obcinski-prispevek-v-visini-800-evrov.html

tradotto dal Novi Matajur

Per non dimenticare

  dal blog di Enrica 

Trieste era stata occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre 1918, al termine della prima guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920.

Subito dopo la prima guerra mondiale il Friuli Venezia Giulia risultava una regione colpita duramente.



 Le difficoltà economiche e sociali e il vuoto politico, e la non sentita appartenenza al territorio italiano, hanno disorientato le forze politiche presenti sul territorio.

La mancanza di dialogo tra cattolici e repubblicani e movimenti operai più vicini al partito socialista, hanno creato un vuoto che è stato subito riempito dall’ideologia estremista del nazional socialismo.

L’illusione che questi ideali davano, la sensazione di poter risolvere tutto attraverso la potenza nazionale, risultava affascinante in quella parte della piccola borghesia, che era molto frustrata e arrabbiata con tutti e contro tutti, contro il governo italiano che mancava nell’organizzazione e nella precisione, rispetto al governo austro-ungarico che di Trieste e del Friuli aveva fatto la fortuna, arrabbiata contro i nuovi ricchi, contro i proletari, la piccola borghesia era pronta a difendere uno stato di cose che non esistevano più nella realtà non avevano più nulla da conservare…..

Il programma di uno stato forte e potente, l’espansione economica, la voglia di reprimere le lotte sociali e proletarie, ma soprattutto impedire che la Jugoslavia disponesse di città portuali per evitare qualunque concorrenza economica, furono i temi che convinsero molti cittadini triestini ad aderire al fascio triestino di combattimento, guidati e organizzati da uno dei più esperti e disonesti uomini senza remore morali, chiamato Francesco Giunta. Sotto la guida di questo personaggio iniziano nel 1920 le “nobili azioni risolutive” che divennero il modello per tutto lo squadrismo italiano.

Incendiarono l’albergo Balcan, era la sede della Casa del popolo, spacciando quest’azione come un sacra santa vendetta nazionale, non bastava bruciare, il Balkan venne anche mitragliato, anche altri importanti edifici come quello di Pola vengono danneggiati,



succede così che i fasci di combattimento in Trieste e in Friuli Venezia Giulia danno l’avvio ad un movimento che a parole era di rinnovamento nazionale, ma in realtà lo steso Giunta definiva :

“ Lasciando molti morti sulle strade il fascismo giuliano marcia ognor più speditamente verso la meta”.

Il 20 settembre 1920 Mussolini visita Trieste e ne rimane favorevolmente colpito.


16 gen 2022

I SOGNATORI DI LUBIANA

 


«Gli piacevano le nebbiose serate autunnali, nelle quali si vede solo ciò che è davvero vicino. In quel piccolo mondo circoscritto nel raggio di un metro, delimitato da punti di umidità condensata, in cui non c’è posto per nessun altro, poteva fingere di essere solo: per strada, nella città, nel mondo».


I Sognatori di Lubiana, romanzo di Dino Bauk – avvocato ed editorialista del settimanale "Mladina" – ha vinto il premio per il miglior esordio alla Fiera del libro di Lubiana ed è stato tra i finalisti del Premio Kresnik, come miglior romanzo della Slovenia.

È ambientato tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, gli anni in cui tutto quello che sembrava certo, solido, eterno, cominciò a sfasciarsi: crollò il Muro di Berlino, si dissolse la cortina di ferro, si frantumò quella che sembrava una virtuosa unione di sei repubbliche socialiste.  

Il protagonista è Denis, un ragazzo che sull’autobus si siede sempre in fondo, nell’ultima fila, per avere una visuale su tutto, osservare gli sconosciuti, indovinare il lavoro che fanno e inventarsi delle storie. I suoi amici sono Peter e Goran; insieme hanno una band nella quale lui suona il basso, non perché sia particolarmente bravo ma perché quello è l’unico ruolo libero. È un bassista nella media, molto meglio come cantante perché con la sua voce rotta dà colore alla musica.

Un giorno, sull’autobus che dal Villaggio porta al centro di Lubiana, sale Mary, una ragazza mormone giunta nel paese comunista per una missione di evangelizzazione. Denis l’aggancia, inizia una relazione che ben presto è costretta a morire: Il 23 dicembre 1990, infatti, si tenne un referendum sull'indipendenza nella Repubblica di Slovenia che decretò di fatto l’espulsione di migliaia di cittadini. Fra questi c’era anche Denis, che a differenza di Peter, diventato un burocrate e Goran, un manager corrotto, si è ritrovato a combattere con una divisa militare della tribù X, «…a girovagare per una cittadina desolata dalla quale erano fuggiti tutti gli appartenenti alla tribù Y e Z. Si era abituato all’uniforme, all’elmetto e al kalashnikov, ai villaggi e alle piccole città deserte che incontravano a ogni loro avanzata…».

Questo dice Denis dopo essere entrato in una casa dalla quale gli abitanti sono fuggiti:

«Nello specchio, come ultima persona a lasciare l’abitazione, si è riflesso il padre, in uniforme mimetica, la stessa che indosso io, solo il nastro sopra il gomito destro è di un colore diverso, e però entrambi i colori per i daltonici sono un grigio (cazzo, ci faremmo la guerra tra di noi in mezzo a queste maledette montagne se fossimo tutti daltonici, se non riuscissimo a distinguere i colori?)».

Un romanzo pieno di suggestioni e di musica che alla fine ti invoglia ad andare su Youtube per cercare i video dei gruppi Azra e EKV: voci del dissenso, del malessere e del desiderio di fuga, in quegli anni in cui la Jugoslavia si dissolse.

Nella postfazione, Svetlana Slapšak definisce il romanzo di Bauk “come un dropbox della memoria”, un dropbox nel quale confluiscono i ricordi, i pensieri, i messaggi e le lettere non spedite di tutti i protagonisti, compresa Mary, la ragazza mormone che non ha mai dimenticato quei giorni nei quali, oltre a conoscere Denis ha anche trovato il coraggio per fuggire dalla comunità. 

«Mentono allo stesso modo anche le fotografie e le registrazioni che conserviamo unicamente negli scomparti della memoria? Le cose sono accadute proprio come ce le ricordiamo?» pensa Mary.

Probabilmente è così ma è di conforto pensare che ci sia una nuvola virtuale nella quale confluiscono e si intreccino i pensieri e i ricordi di persone che non si ha più avuto occasione di rivedere. Come dice Denis alla fine: «Forse esiste un punto nello spazio e nel tempo nel quale torneremo a incontrarci, un punto in cui tutto ritornerà al suo posto, il punto del perfetto equilibrio».
https://www.crunched.it/leggere/1490-i-sognatori-di-lubiana-dino-bauk.html

Dino Bauk (nato nel 1972) è un avvocato e scrittore sloveno . Ex funzionario pubblico, ha raggiunto la ribalta letteraria con il suo romanzo d'esordio The End. E ancora ( Konec. Znova , 2015). Il libro ha vinto il premio per il miglior debutto alla Fiera del libro slovena ed è stato selezionato per il premio Kresnik come miglior romanzo dell'anno. È noto anche per i suoi racconti e le sue rubriche sul settimanale sloveno Mladina . 

Gnocchetti ripieni alla carnica


 Gnocchetti ripieni del Paradiso

di Roberto Zottar
Gli gnocchi, nella loro semplicità, rispecchiano la nostra multiforme identità culinaria, fatta di tanti campanili e varietà gastronomiche, e raccontano, in modo corale, storie e tradizioni differenti. Cibo povero antichissimo, gli gnocchi sono diversamente preparati con varie farine, semolino, mais, pane, ricotta, zucca, spinaci, verdure e tuberi, anche se inizialmente l’impasto era di sola farina e acqua. Il termine gnocco infatti significa “nodo” e rimanda più a qualcosa di duro: si doveva trattare quindi di impasti difficoltosi da deglutire, dei veri e propri “strangolapreti”.
La patata è arrivata dall’America con Colombo, ma in Friuli inizia a essere coltivata dal conte Asquini a Fagagna solo nel 1765. La grave carestia dell’anno precedente la fa diventare un “nuovo” pane per i poveri che iniziano a integrarla alle farine, ricetta che però non prese mai piede a causa della consistenza del pane di patate che si scioglieva una volta bagnato e non poteva quindi essere utilizzato come base delle zuppe, uno degli alimenti cardine della gastronomia dell’epoca. Per una ricetta di gnocchi di patate come li intendiamo oggi, però, bisogna aspettare il 1801 col libro “Il Cuoco Galante” di Vincenzo Corrado a Napoli.
A Roma gli gnocchi rappresentavano il piatto del giovedì, secondo il detto "giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa!”, sottolineando l'importanza del giovedì come giorno quasi festivo, che necessita d'un piatto gustoso e che anticipa quello di magro del giorno successivo.
Per poter ottenere gnocchi di patate sodi esistono vari accorgimenti, come l'uso di patate vecchie, e l'accortezza di impastare poco: più si impasta la pasta, più duri risulteranno gli gnocchi. Anche la pezzatura influisce sul risultato finale: più vengono preparati di dimensioni elevate e più saranno morbidi. Le ricette locali prevedono l’aggiunta di uova intere a farina e patate, ma io preferisco usare solo tuorli. Oggi vi propongo gli “gnocchetti ripieni alla carnica” che molti anni fa erano serviti in una trattoria il cui nome è lo stesso del luogo, Paradiso. Fate una pasta per gnocchi con 1 kg di patate, un tuorlo e 250 g di farina. Per il ripieno soffriggete scalogno tritato e salsiccia sgranata, sfumate con vino bianco, portate a cottura e scolate il grasso. Aggiungete montasio (formaggio) grattugiato, e con questo farcite degli gnocchetti di patate non più grandi di una noce. Cuoceteli in acqua salata e servite con burro cotto nocciola con foglie di salvia e spolverate con “scuete fumade” (ricotta affumicata) grattugiata.https://www.facebook.com/vitaneicampi

La lana-volna


 Vouna


So strile ouce.
So predle vouno
So ložle dvje niti ukop
anu povile klovac

Lana

Tosavano le pecore.
Filavano la lana.
Mettevano due fili assieme
e facevano la matassa.

filatoio o corleta o gorleta
per filare la lana

15 gen 2022

Io e il Covid

 


Io da due anni esco da casa solo per fare la spesa,nessun bar o ristorante mi ha visto.Mi chiederete perchè:ho paura di infettarmi col covid.Il 24 gennaio mi sottoporrò al booster,spero che vada tutto bene.Finora nè io nè mio marito abbiamo avuto effetti collaterali.E voi come vi comportate?

Siamo nel 2022. È ora di una svolta/Smo v letu 2022. Čas je za preobrat


La questua dei Re Magi il 6 gennaio a Valbruna/Koledovanje Svetih treh kraljev 6. januarja v Ovčji vasi



Al di là degli imprevedibili sviluppi della pandemia, per Benecia, Resia e Valcanale nell’anno nuovo si presentano nuove opportunità che, se colte e sfruttate al meglio, potrebbero segnare la tanto attesa inversione di rotta verso un futuro migliore.

Il consigliere regionale Giuseppe Sibau si attende molto dall’inserimento delle valli del Natisone e del Torre nella Strategia nazionale per le aree interne. «L’ok di Roma dovrebbe giungere in breve, è questione di qualche mese. Almeno questa è la sensazione trasmessami dall’assessore Stefano Zannier», riferisce. Poi spiega: «L’Europa prevede ogni anno finanziamenti per aree interne montane, ma se ne può usufruire solo se si rientra nei territori che vi sono inseriti. Nella scorsa legislatura erano previsti ogni anno 7,8 milioni di euro per le aree interne del Friuli Venezia Giulia, ma noi non ci rientravamo. Debora Serracchiani ci diceva che avrebbe compensato la Regione, ma poi arrivavano fondi per un decimo rispetto a quanto sarebbe potuto arrivare. Adesso la situazione cambierà e non è poca cosa. Aree interne sono considerate zone marginali e con un forte calo demografico, nelle quali è necessario mantenere un presidio umano, per cui beneficeremo di tutte le nuove iniziative».

È restata nel cassetto, invece, la proposta di legge per la montagna predisposta un anno fa da Sibau e dal collega Emanuele Zanon. «L’assessore Zannier ha ritenuto che con l’avvio delle Comunità di montagna ci siano tutti gli strumenti per intervenire efficacemente e non sia necessaria una nuova legge, che graverebbe sull’aspetto burocratico», fa sapere Sibau.

Il consigliere regionale di Iesizza vede rosa anche perché «oggi la Regione dispone di una sufficiente riserva economica, di conseguenza si potranno realizzare nelle nostre valli diversi interventi di sviluppo turistico e promozione del territorio, proseguendo in un impegno già iniziato. In questo e nel prossimo mese sono già in programma riunioni per mettere a punto progetti di rilancio. Ad esempio, potranno arrivare a traguardo dei progetti di valorizzazione del Natisone».

Anche Alan Cecutti, sindaco di Taipana, guarda all’anno nuovo con ottimismo.

«Nel calendario transfrontaliero, ho formulato l’augurio che il 2022 ci porti felicità nel riprendere i rapporti tra persone e le amministrazioni dei territori, senza dimenticare questo periodo difficile che ha colpito tutti, ma che ci deve far riflettere, nel ridare a ognuno di noi la forza e l’amore per ripartire tutti insieme con nuove collaborazioni, verso lo sviluppo di nuovi progetti, ripartendo con le tradizioni paesane tra festività culturali e gastronomiche, dove l’unione tra natura e sport porterà cambiamenti positivi nelle nostre splendide valli», dice.

«Nell’anno nuovo – prosegue – siamo entrati con notizie positive dalla politica regionale, che ci fanno guardare al futuro con maggiore ottimismo. Mi riferisco al consistente aumento dei fondi per lo sviluppo economico e sociale della fascia confinaria da Tarvisio a Prepotto e per questo va un doveroso ringraziamento all’assessore regionale Pierpaolo Roberti che ha compreso il senso della richiesta giunta dai nostri territori, l’ha accolta e sostenuta fino all’approvazione in Consiglio regionale. E a questo va aggiunto il forte impegno della Giunta regionale, in primo luogo dell’assessore Zannier, affinché anche le valli del Torre e del Natisone entrino nella Strategia nazionale per le aree interne, dalla quale erano state inspiegabilmente escluse dalla precedente amministrazione regionale Serracchiani, ottenendo fondi indispensabili per eliminare le criticità che ne provocano la marginalizzazione».

Il Comune di Taipana in questo 2022 andrà al voto per rinnovare l’amministrazione, così pure quello di Savogna, il cui sindaco, Germano Cendou, evidenzia i problemi che attendono risposta. Uno grosso è il perdurare della chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Cividale. «Va riaperto immediatamente e come amministrazione abbiamo sollecitato la Regione con un apposito documento. Non è possibile che dalle Valli del Natisone si debba andare a Udine per fare otto, dieci ore di attesa per essere curati», afferma.

Sul piano politico, Cendou evidenzia come la Comunità di montagna del Torre e Natisone sia ancora ferma ai nastri di partenza. «Ora come ora è partito solo lo Sportello unico delle attività produttive e il direttore generale non è ancora pienamente operativo, prestando servizio anche in diversi comuni. Noi piccoli Comuni abbiamo bisogno di mettere in comune i servizi di ragioneria, edilizia privata, polizia locale e altri. La Comunità dovrebbe anche predisporre un progetto generale per il nostro territorio nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Auspico anche una stretta collaborazione con la Comunità del Friuli Orientale, magari attraverso un direttore generale in condivisione, che possa avere una visione d’assieme del territorio».

Il sindaco di Savogna tra i probemi locali evidenzia l’urgenza di un intervento sulla viabilità che porta in Slovenia attraverso l’ex valico di Polava-Livek. «La carreggiata è in condizioni disastrose e andrebbe anche ampliata per permettere il passaggio di autobus e favorire così il flusso turistico dalla valle dell’Isonzo».

Cendou è soddisfatto dell’aumento dei contributi per lo sviluppo di Benecia, Resia e Valcanale nell’ambito della legge di tutela. «Ora bisogna lavorare perché quei fondi siano spesi bene, per interventi specifici per la comunità slovena con l’obiettivo di far restare la popolazione sul territorio e richiamare i giovani a vivere e lavorare qui». (Ezio Gosgnach)

continua in sloveno https://www.dom.it/smo-v-letu-2022-cas-je-za-preobrat_siamo-nel-2022-e-ora-di-una-svolta/

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