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24 ott 2020

Ora solare: il 25 ottobre lancette indietro di un’ora. Sarà davvero l’ultimo cambio? – greenMe

 


Il 25 ottobre 2020 dunque dovremo portare le lancette indietro di un’ora, dalle 3 alle 2 del mattino. Torna l’ora solare.

Sorgente: Ora solare: il 25 ottobre lancette indietro di un’ora. Sarà davvero l’ultimo cambio? – greenMe

La Cina è tornata alla normalità, gli Stati Uniti e l’Europa no. Ecco come ci è riuscita

 

  • Un medico che ha esaminato un test degli acidi nucleici a Qingdao, in Cina, il 14 ottobre 2020. Costfoto / Barcroft Media tramite Getty Images

    La Cina si è lasciata alle spalle la pandemia di coronavirus e la vita è tornata in gran parte alla normalità.
  • Durante la sua festività chiamata Golden Week, Settimana d’oro, dal 1 ° ottobre al 7 ottobre, la Cina ha visto 637 milioni di persone viaggiare attraverso il paese senza alcun aumento dei casi.
  • Nel frattempo, gli Stati Uniti e molti paesi europei stanno ancora lottando per contenere le loro epidemie e stanno sperimentando nuove ondate con l’avvicinarsi dell’inverno.
  • Gli esperti affermano che l’approccio di test rapidi e a tappeto della Cina, i blocchi che hanno svolto il loro corso completo e la comunicazione semplice e chiara hanno aiutato a risolvere il problema.
  • Nel frattempo, gli Stati Uniti e l’Europa stanno avendo difficoltà nel tenere sotto controllo i loro focolai a causa di una comunicazione incoerente, blocchi incompleti, tracciamento dei contatti debole e mancanza di esperienza con le epidemie.
  • Questa settimana, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Polonia e Belgio hanno registrato un numero record di nuovi casi giornalieri...https://it.businessinsider.com/la-cina-e-tornata-alla-normalita-gli-stati-uniti-e-leuropa-no-ecco-come-ci-e-riuscita/

BROVADA E MUSET

dal web

Ecco uno dei piatti più rappresentativi della storia enogastronomica friulana. Ha origini molto antiche, legato alla cucina povera contadina oggi è presente nei menu di quasi tutti i ristoranti di casa nostra

archivio di Vita nei campi

di Lucia Pertoldi
Il miracolo della trasmutazione della rapa friulana in brovada, a denominazione di origine protetta, avviene in circa due mesi, quando le rape, ormai “mature”, acquistano il loro inconfondibile, caratteristico sapore acetoso.
Tolta dal tino, la brovada si grattugia con il “grati”, l’apposita grattugia di legno che la riduce in lunghe e sottili listarelle. Sono in molti oggi a preferirla così, cruda, al massimo intiepidita e condita solo con un filo d’olio, un pizzico di sale e una grattugiata di pepe e se la brovada è “quella giusta”, ovvero quella fatta amorevolmente in casa, questo piatto è di una bontà indicibile.
I puristi della tradizione la vogliono, invece, cucinata in un tegame di terracotta, lentamente e per diverse ore, sopra ad un battuto di lardo, cipolla e aglio, fino ad assumere il tipico colore delle castagne. In cottura la brovada va tenuta morbida, versando all’occorrenza, del brodo di carne di maiale. Bollito a parte, il musetto andrà unito alla brovada verso la fine della cottura, perché a vicenda si insaporiscano, in modo da formare quel matrimonio perfetto che più friulano di così non si può.
Molti, e fra questi c’era anche mia madre, preferiscono cucinare la brovada solo con l’aggiunta di acqua, qualche spicchio d’aglio e foglie di alloro. A metà cottura, in certe zone e in diverse famiglie, aggiungono alla brovada, con lo scopo di addensarla, ma anche di ulteriormente insaporirla, una sorta di condimento a base di burro, oppure olio o altro grasso, dove viene fatta rosolare della cipolla insieme a una giusta quantità di farina. La brovada, dopo l’aggiunta della “tride”, come in Carnia chiamano questo modo di condire, continuerà a cuocere, ma andrà controllata e mescolata più spesso perchè non attacchi.
“Più lunga sarà la cottura e migliore sarà il risultato”, era il consiglio dei nostri vecchi, come non va mai dimenticato che: “La migliore brovada è sempre quella del giorno dopo”.

23 ott 2020

FAVOLE AL TELEFONO

 


Il palazzo di gelato 

Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano di lontano a dargli una leccatina. Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato. Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di gelato al cioccolato, il più buono. Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva. I vetri erano di gelato alla fragola, e si squagliavano in rivoletti rosa. - Presto, - gridò la guardia, - più presto ancora! E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro. - Una poltrona! - implorava una vecchiettina, che non riusciva a farsi largo tra la folla, - una poltrona per una povera vecchia. Chi me la porta? Coi braccioli, se è possibile. Un generoso pompiere corse a prenderle una poltrona di gelato alla crema e pistacchio, e la povera vecchietta, tutta beata, cominciò a leccarla proprio dai braccioli. Fu un gran giorno, quello, e per ordine dei dottori nessuno ebbe il mal di pancia. Ancora adesso, quando i bambini chiedono un altro gelato, i genitori sospirano: - Eh già, per te ce ne vorrebbe un palazzo intero, come quello di Bologna.

https://didatticattivablog.files.wordpress.com/2016/11/gianni-rodari-favole-al-telefono.pdf

Gianni Rodari, all'anagrafe Giovanni Rodari (Omegna23 ottobre 1920 – Roma14 aprile 1980), è stato uno scrittorepedagogistagiornalistapoeta e partigiano italiano, specializzato in letteratura per l'infanzia e tradotto in molte lingue. Unico scrittore italiano ad aver vinto il prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970, fu uno fra i maggiori interpreti del tema "fantastico" nonché, grazie alla Grammatica della fantasia del 1973, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell'arte di inventare storie.continua...

https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari

Forum dei parchi online

 IL 22 OTTOBRE iniziativa delle aree protette delle Prealpi Giulie e del Triglav

Grazie ad una più che ventennale collaborazione, il Parco nazionale del Triglav e il Parco naturale delle Prealpi Giulie sono stati certificati insieme nel 2016 con la Carta europea per il turismo sostenibile (Cets) per l’ecoregione transfrontaliera Alpi Giulie.

La Carta europea per il turismo sostenibile rispecchia le priorità mondiali ed europee espresse dalle raccomandazioni dell’Agenda 21, adottate durante il «Summit della Terra» a Rio nel 1992 e dal 6° programma comunitario di azioni per lo sviluppo sostenibile.

Questa Carta appartiene alla Federazione Europarc, organizzazione pan-europea delle aree protette. Fu sviluppata da un gruppo di lavoro europeo con rappresentanti delle aree protette, del settore turistico e dei loro partner, sotto l’egida di Europarc, e prende spunto dalle raccomandazioni stilate nello studio di Europarc del 1993 dal titolo «LovingThem to Death? Sustainable Tourism in Europe’s Nature and National Parks1».

La Carta è una delle priorità per i parchi

europei definite nel programma d’azione dell’«UICNParks for Life» (1994).

L’importanza crescente di uno sviluppo turistico sostenibile, come tema d’interesse internazionale, è stata sottolineata dalle «Linee guida per il turismo sostenibile internazionale » della «Convenzione sulla diversità biologica». La Carta europea del turismo sostenibile affronta direttamente i principi di queste linee guida e fornisce uno strumento pratico per la loro implementazione nelle aree protette a livello locale. La Carta favorisce la concreta applicazione del concetto di sviluppo sostenibile, cioè «uno sviluppo capace di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri».

Questo sviluppo comporta la protezione delle risorse a favore delle generazioni future, uno sviluppo economico vitale, uno sviluppo sociale equo. Ora è in corso la procedura per il rinnovo di tale certificazione e presto gli esiti saranno noti.

Nel frattempo la cooperazione

prosegue come sempre. Dopo il primo Forum congiunto, tenutosi a Trenta, il secondo a Resia, il terzo a Bohinj, il quarto a Lusevera e il quinto a Kobarid, è giunto il tempo di incontrarsi di nuovo per fare il punto sul lavoro realizzato nell’ultimo anno e decidere le azioni per il prossimo.

Quest’anno, purtroppo, la pandemia obbligherà i partecipanti a riunirsi giovedì 22 ottobre in modo virtuale con un incontro online.

Sandro Quaglia

dal Dom del 15 ottobre

da Vita nei Campi


 La “magnifica” trota friulana_

di Adriano Del Fabro
Tra i documenti sulla trota più significativi dell’Ottocento, vanno ricordati i Bullettini dell’Associazione Agraria Friulana. La Commissione di esperti incaricata di studiare la convenienza dell’avvio della piscicoltura nell’udinese scrive che: “La trota è quello che meglio rimunera delle cure prodigategli. L’allevamento delle trote in grande e in luoghi liberi da noi non può farsi proficuamente che nei siti privilegiati, ove la freschezza delle acque e la natura sassosa del fondo non offrono comodità di vita ai pesci voraci naturali nemici delle trote”. L’Associazione, era molto impegnata nella promozione della troticoltura anche in chiave di fornitura di cibo antipellagra.
Anche la Provincia di Udine, nel 1931 osservava che la carne della trota era ottima e, perciò, ne consigliava l’allevamento, specie della varietà iridea.
L’almanacco ”Avanti cul brun” del 1935, descrive “speciali” le trote del Livenza.
Nel pordenonese, le sperimentazioni ripresero a cavallo tra le due guerre e, verso il 1940, se ne fecero carico due allevatori di Lestans e di Pasiano di Pordenone. Negli anni ’Cinquanta, secondo quanto riferisce Mario Renzi, le trote dell’Isonzo erano tra le più apprezzate della regione. Nel 1960, Emilio Sartorelli fa una descrizione particolareggiata dei pregiati salmonidi presenti nelle acque regionali.
A partire dagli anni Sessanta, la troticoltura friulana visse uno straordinario sviluppo che durò ininterrottamente per oltre trent’anni. Se nel 1955, in regione, erano attivi solo quattro allevamenti, nel 1983 se ne contavano 98.
Il protagonista del fortunato romanzo del 1991 di Sergio Maldini: “La casa a Nord Est”, un giornalista romano in fuga dalla capitale, assapora con gusto frico e trote affumicate in una trattoria sulle rive dello Stella, a Sterpo. Alla ricerca della pace interiore, si dedica a “pescare trote, laggiù, nei fiumi limpidi della Bassa”.
Dall’anno 2000, la trota affumicata di San Daniele è inserita nell’Elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Nell’aprile del 2009 si è costituita, a Udine, l’Associazione allevatori di trota friulana. Trote e salmerini del Friuli Venezia Giulia, dal 2013, possono pure fregiarsi del marchio di qualità regionale AQuA, garantito dall’Ersa.
Alla trota friulana sono dedicate una decina di sagre, mentre sono una cinquantina i luoghi della ristorazione dove questo pesce viene proposto in mille modi e ricette. Non è solo la freschezza a funzionare da stimolo per operatori e consumatori, ma anche le tante preparazioni che gli stessi allevatori e trasformatori sono in grado di eseguire e porre in vendita direttamente. Ciò ha reso il consumo della trota molto più popolare.

22 ott 2020

L’archeologia nel Friuli Romano attraverso la ceramica

 


Lunedì 26 ottobre, il Museo Archeologico di Udine, nell’ambito delle attività previste la Settimana della Cultura Friulana, organizza una Giornata di studio


Lunedì 26 ottobre, a partire dalle 9, il Museo Archeologico di Udine di concerto con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, nell’ambito delle attività previste la Settimana della Cultura Friulana, organizza una Giornata di studio dal titolo 'L’archeologia di un territorio attraverso la ceramica: abitati, produzioni, scambi e commerci nel Friuli Romano'.

Nel rispetto delle normative di contenimento dell’emergenza epidemiologica COVID-19, l’evento si svolgerà online, pertanto sarà necessario registrarsi al seguente link:
https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_7VFkRI73QxuZVjJAJ6-DbAhttps://DbA.

La giornata di studio è organizzata a chiusura (prevista per domenica 25 ottobre) della mostra allestita in Castello a Udine dal titolo “Dalle mani del ceramista. Materiali in terracotta nel Friuli romano”, dedicata agli abitati, alle produzioni, agli scambi e ai commerci nel Friuli romano.


Il programma dell’incontro, che si configura come un momento di condivisione e un’occasione di discussione, si svilupperà in una giornata in cui saranno fortemente integrati i momenti di presentazione dei dati e quelli di dibattito e di confronto.

Nella prima parte della mattina saranno presentati gli aspetti culturali, geomorfologici e paleoeconomici del popolamento romano del territorio friulano; seguiranno alcuni contributi riguardanti il rapporto tra Aquileia e il territorio, gli impianti produttivi e gli insediamenti romani di lunga durata.

Nel pomeriggio saranno trattati i rapporti tra il territorio friulano e le aree contermini: Austria, Slovenia e Veneto. Parteciperanno alla giornata: Carla Ardis, Martin Auer, Simonetta Bonomi, Massimo Capulli, Tiziana Cividini, Alessandro Fontana, Ada Gabucci, Jana Horvat, Maja Janezic, Paola Maggi, Valentina Mantovani, Gabriella Petrucci, Cristiano Tiussi, Mauro Rottoli, Eleni Schindler, Paola Ventura, Tina Zerjal

Il treno degli emigranti

 


tratta dalla raccolta “
Un treno carico di filastrocche

Il treno degli emigranti"

Non è grossa, non è pesante
la valigia dell’emigrante…
C’è un po’ di terra del mio villaggio
per non restare solo in viaggio…
Un vestito, un pane, un frutto,
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l’ho portato:
nella valigia non c’è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuol venire.
Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù…
ma il treno corre: non si vede più.

Gianni Rodari
tratta dalla raccolta “Un treno carico di filastrocche

http://www.pausacaffeblog.it/wp/2018/04/gianni-rodari-treno-degli-emigranti.html

21 ott 2020

Covid-19: Slovenia in stato di epidemia, introdotto il coprifuoco


 La Slovenia è dal 19 ottobre – per 30 giorni – in stato di epidemia. Quasi l’intero paese – tranne la regione Litorale-Carsica – è “in rosso” (oltre 140 contagi su 100 mila abitanti in 14 giorni). Ieri, martedì 20 ottobre, su 5891 tamponi effettuati, 1503 sono risultati positivi (25,51%). Sono attualmente vietati gli spostamenti tra regioni (tranne in alcuni casi eccezionali), tutti gli eventi – incluse le cerimonie ed i riti religiosi – ed è stato introdotto il coprifuoco tra le 21 e le 6 del mattino. Nelle zone rosse, tra le quali c’è anche l’Alta Valle dell’Isonzo, è obbligatorio l’uso della mascherina anche all’aperto e sono chiusi i locali. Sono vietati gli assembramenti, le riunioni sono limitate ad un massimo di sei persone. Il confine tra Italia e Slovenia è per il momento aperto.

https://novimatajur.it/attualita/covid-19-slovenia-in-stato-di-epidemia-introdotto-il-coprifuoco.html

Un campo da calcio vuoto a Roma, il 16 ottobre 2020

 


Il 18 ottobre il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato un nuovo decreto che introduce ulteriori restrizioni per arginare la diffusione del coronavirus nel paese, in seguito all’aumento esponenziale dei casi negli ultimi giorni in Italia. Conte ha sottolineato che l’obiettivo della nuova norma è “scongiurare un nuovo lockdown generalizzato”, ma con “soluzioni diverse da quelle della scorsa primavera”, anche se “la situazione è critica”. Ecco cosa prevede la misura:

  • Bar, ristoranti e locali. I ristoranti dovranno chiudere alle 24 e dovranno avere tavoli di massimo sei persone. Dalle 24 alle 5 del mattino potranno fare solo servizio di asporto. Per gli altri locali (bar, pub) sarà obbligatorio il servizio al tavolo dalle 18. Per le feste collegate a cerimonie religiose o civili resta il limite delle trenta persone, come dal precedente dpcm. Sale giochi e sale scommesse e Bingo potranno essere attive solo fino alle 21.
  • Eventi. Sono vietate le sagre e le fiere, mentre restano consentite le fiere di carattere nazionale e internazionale. Sono sospese “tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle svolte con modalità a distanza”. Inoltre è “fortemente raccomandato di svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza”.
  • Coprifuoco. I sindaci potranno disporre coprifuoco locali dopo le 21.
  • Scuole. Le scuole dell’infanzia e le elementari continueranno in presenza. Per le superiori si prevedono “forme flessibili nell’attività didattica”, rafforzando il ricorso alla didattica a distanza e modulando gli orari d’ingresso e d’uscita “anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga prima delle ore 9”.
  • Sport e palestre. Restano consentiti soltanto gli eventi e le competizioni “di interesse nazionale o regionale”. Gli sport “di contatto” a livello amatoriale, come calcetto e basket, restano vietati. Per gli sport di base sono permesse le sole attività individuali. Le palestre restano aperte, ma si faranno delle verifiche nelle prossime settimane per deciderne un’eventuale chiusura.
  • Lavoro da casa. Durante la conferenza stampa, il premier ha annunciato che nei prossimi giorni il ministro del lavoro dovrebbe portare al 75 per cento lo smart working per il pubblico impiego. Nel settore privato invece rimarrà una “forte raccomandazione” a ricorrere allo smart working, ma nessun obbligo. Nella pubblica amministrazione le riunioni si svolgeranno a distanza. Su questo tema tuttavia il nuovo dpcm non si esprime.
  •  https://www.internazionale.it/notizie/2020/10/19/nuovo-dpcm-covid

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