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18 mag 2020

Scarpets:calzature tipiche della Carnia,Benečija e Friuli



Gli scarpets o friulane sono delle calzature molto antiche che un tempo erano usate in Carnia.I primi documenti scritti risalgono al 1800,ma hanno origini più antiche.Venivano fatte in casa per tutta la famiglia con avanzi di stoffa e copertoni di bicicletta per la suola.Inizialmente li usavano per la festa di velluto nero,poi divennero di uso quotidiano.Per modellarli usavano design tramandato dalle nonne.Li usava anche mia mamma per andare a Nimis o Tarcento:partiva con i scarpets e giunta in pianura metteva le scarpe col tacco.
Da un po' di tempo alcune ditte la ditte friulane le hanno riproposte .

Acqua fresca cristallina

foto di Guido Marchiol

Sgorga dalla roccia
acqua fresca cristallina
trasparente come vetro
che spegne la sete del passante.

17 mag 2020

Lussari-Svete Višarje


da fb

Secondo la leggenda, nel 1360 sul Lussari un pastore di Camporosso smarrì le pecore. Le cercò, trovandole in ginocchio attorno a un cespuglio di ginepro, nel mezzo del quale c’era una statua della Madonna col Bambino.
La prese e la portò alla parrocchia di Camporosso, dove il sacerdote la chiuse a chiave in un armadio. Il giorno dopo la statua era di nuovo sul Lussari nello stesso posto, ancora attorniata dalle pecore in ginocchio. Così si ripeté tre volte. Il parroco informò del fatto il Patriarca di Aquileia, che gli ordinò che nel luogo di ritrovamento della statua fosse costruita una cappella.
La cappella divenne in seguito la chiesa del Lussari.
Iz knjige/Dal libro: »Jezak – karanina naše kulture« »Jezik – korenina naše kulture« »La lingua – la radice della nostra cultura« Združenje/AssociazioneDon Mario Cernet, 2018

Progetto Fvg per una Regione Speciale

✴️🆓 IL 18 MAGGIO RIAPRONO NEGOZI, BAR, RISTORANTI E PARRUCCHIERI E CENTRI ESTETICI ! 🆓✴️

 Il pressing sul Governo ha avuto successo: accolte le richieste delle regioni di riapertura, in tutta sicurezza, di tutte le attività economiche !

 Premiato il lavoro delle regioni più virtuose come il Friuli Venezia Giulia, che ora potranno discostarsi in autonomia dal quadro nazionale non solo per restringere le misure, ma anche per allentarle.

 Domani il nostro Governatore Massimiliano Fedriga comunicherà al Governo che il FVG - Grazie ad un grande lavoro di squadra di tutti - riapre !

🔜 FINALMENTE SI RIPARTE !!! 💯🆓


zbor zbirk TAIPANA_TIPANA


Taipana (Tipána in sloveno[3]Taipane in friulano[4]) è un comune italiano di 587 abitanti in Friuli-Venezia Giulia. Fino al 1935 il comune prendeva il nome dell'odierna frazione di Platischis.

Geografia fisica

Taipana sorge a 478 m s.l.m. tra i primi rilievi delle Prealpi Giulie, nel bacino del torrente Cornappo. Oltre al capoluogo fanno parte del comune le frazioni di Cornappo, Debellis, Monteaperta, Montemaggiore, Ponte Sambo, Platischis e Prossenicco, paesini che soffrono quasi tutti di un grave fenomeno di spopolamento.

Storia

La storia del comune di Taipana si intreccia con quella della Pieve di Nimis e di Tricesimo fino alla creazione della parrocchia risiedente a Taipana nel 1896. La prima fonte scritta che attesta l'esistenza del toponimo Taipana (citato con il nome Taypana) risale ad un atto notarile depositato il 20 luglio 1320 presso la pieve di Nimis in cui si accerta che " Presentibus... Leonardus filius Marini de Taypana... medietas vertat presbitero...in dicta Ecclesia.
Rimasta prima sotto la giurisdizione del Patriarcato di Aquileia in seguito a quella austro-ungarica, sotto la Repubblica di Venezia Taipana e le frazioni vicine assunsero importanza e si svilupparono come ville, poi raggruppate in epoca napoleonica nella "vicinia" (l'assemblea dei capi famiglia) di Taipana.

Seconda guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale il territorio del Comune fu coinvolto dalle attività della resistenza friulana con la partecipazione delle Brigate Garibaldi e delle Brigate Osoppo.[5]
Nel 1976 il comune fu devastato dal terremoto del Friuli, che provocò enormi crolli e danni.

16 mag 2020

Architettura delle Valli del Natisone/Nediške doline

La chiesa di Topolò è di recente costruzione, iniziata nel 1841 e consacrata, nel 1847, a S. Michele Arcangelo patrono del paese. E’ costituita da un’aula rettangolare a soffitto piano, con due altari secondari a fianco dell’arco trionfale a tutto sesto che immette nel presbiterio. Il presbiterio quadrato è concluso con quattro archi a tutto sesto che delimitano il soffitto voltato. L’altare maggiore, posto al centro dell’arco di fondo, è isolato dal muro esterno mediante un deambulatorio. L’interno e l’altare maggiore sono in stile tardo barocco, con lesene, finte colonne e cornici chiaroscurate dalla luce di quattro finestre laterali e dalla lunetta della facciata principale. Adiacente alla facciata principale si alza il campanile a pianta quadrata, con basamento, angoli, e segnapiano in pietra lavorata e squadrata, che termina con la cella campanaria con quattro bifore e copertura a padiglione. Poco distante dalla chiesa, nel luogo di conclusione della processione campestre di S. Marco, si trova una piccola cappella con nicchia ora occupata dalla statua di 5. Giuseppe.

La stufa è di solito costituita da un semplice parallelepipedo in muratura intonacata,ma talvolta è decorata con piastrelle di maiolica

Topolò (Grimacco) stufa decorata con maioliche







tipica casa con ballatoio di legno
dal web

Abitazioni alquanto caratteristiche, sempre più rare del resto, sono solo nei villaggi più discosti dalle strade. Dalla facciata principale di ogni casa, sporgono poggiuoli, talvolta doppiamente sovrapposti, spesso lavorati con pretese d'arte, che servono da essiccatoi; vicino alle case in montagna, specialmente nella zona di Drenchia, vi sono le kaste, appositi edifizi, specie di guardarobe, in cui ripongono di ogni cosa; e in quel di Savogna le supe, dove raccolgono foraggi e foglie secche. La casa primitiva ha un solo ambiente, con due piani, è quasi scomparsa: se ne conservano ancora degli esemplari, ma ordinariamente servono da stalle o fienili. Nelle izbe (sale da mangiare) di buona parte della montagna, specie nel distretto di S. Pietro, sono caratteristici forni-stufe (pec) che nella stagione invernale durante la notte vengono convertite in lettiere, distendendovi sopra le coltri. A Montefosca, ad Erbezzo, a Mersino ho notato molti passaggi a galleria sotto le case, e nel primo dei detti villaggi danno assai nell'occhio numerosi pozzi-cisterne, in cui si raccoglie l'acqua piovana che scola dai tetti, resi necessari dalla scarsezza delle acque di sorgente. Finalmente dappertutto richiamano l'attenzione i cortili, intorno ai quali vi sono le abitazioni di parecchie famiglie, di solito aventi lo stesso cognome, assai probabilmente originate da un'unica famiglia primitiva divisasi in più parti. Un tempo il maggior numero dei tetti erano coperti di paglia: oggi lo sono sempre meno, sia a causa d'incendi onde spesso furono bruciati interi villaggi, come Cepletischis, Drenchia superiore, Lombai; sia perchè realmente un notevole progresso edilizio si è fatto strada dovunque. Tali tetti sono ancora abbastanza frequenti in quel di Drenchia dove c'è una relativamente copiosa produzione di frumento; rarissimi nelle parti più elevate di alcuni altri comuni, come: Savogna, Rodda, Platischis. In questo ultimo, nel villaggio di Monteaperta, parecchie case hanno il tetto ancora coperto di lastre di pietra e circa 30 anni fa lo avevano tutte.
testo tratto dalla guida delle Prealpi Giulie di Olinto Marinelli  del 1912
fonte https://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/marinelli/guida_delle_prealpi_giulie/pdf/marinelli_guida_delle_prealpi_giulie.pdf

LIBRO DEGLI OSPITI

Oggi ho inserito il libro degli ospiti che trovate a destra della schermata.E' un rettangolo blu :se cliccate si apre un modello per lasciare il vostro messaggio.Potete scrivermi per problemi nella visione della pagina(come successo ieri) ,per un semplice saluto o altro.Statemi bene.
                                                                                                                                            OLga

15 mag 2020

Antonio Gentilini (1908/1977) pittore-affreschista



https://www.arteitaliana.org/gentilin... Antonio Gentilini, nato a Moimacco (Udine) nel 1908, è mancato nel 1977 a Cividale del Friuli (Udine). Pittore, restauratore, decoratore, affreschista. Nel 1972 è stato insignito dell'Onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana. Sin dalla tenera età Antonio Gentilini affronta la pittura svelando una spiccata attitudine al disegno, e si cimenta con la sua creatività nella pittura a cavalletto per poi maturare la sua formazione artistica sotto la guida del maestro De Vecchi (esponente dell'Alta Scuola Veneta). Importante è la testimonianza artistica che lascia al mondo dell’arte contemporanea, e le sue opere continuano ancor oggi ad essere esposte in diverse esposizioni guidate dall’attenta osservazione del figlio Sergio, poeta e scrittore per passione, e con grande attitudine per le attività sociali e le relazioni umane. L’operato artistico di Antonio Gentilini lascia un segno profondo all’arte contemporanea in quanto le sue opere presentano caratteristiche di notevole rilievo in campo figurativo, un genere pittorico che negli ultimi lavori è diventato essenziale fino a giungere ad una forma più astratta, interessata non alla forma geometrica ma all’atmosfera che si crea attorno al soggetto protagonista dove il colore continua e rimane essere elemento di primaria importanza. Antonio Gentilini è artista poliedrico e nel suo percorso artistico dimostra una magistrale capacità tecnica anche nella decorazione di dipinti religiosi: diversi cicli di affreschi si trovano in molte chiese friulane. All’età di 22 anni dipinge la sua prima grande opera a carattere religioso: una Risurrezione a soffitto, di ben sette metri per tre e mezzo: inizia così la sua strada nella decorazione di chiese (con affreschi e restauri), dapprima suggerito e poi raccomandato dalla Commissione d'arte sacra della Curia udinese. Antonio Gentilini è registrato da Wikipedia, l'enciclopedia libera on-line oltre ad essere presente in diversi portali d’arte. https://www.arteitaliana.org/gentilin... Il portale dell'Archivio Monografico dell'Arte Italiana è una galleria internazionale, in cui gli artisti catalogati espongono le proprie opere e verificano l'apprezzamento e l'interesse da parte del pubblico di amatori e collezionisti italiani e stranieri. Tutte le opere sono pezzi unici e corredate da certificato di garanzia. E' possibile contattare l'Archivio Monografico per visionare senza impegno le opere degli artisti catalogati.

Affrescò molte chiese della Benečija.
  • Antro/Landar cappella della grotta
  • Ciseriis di Tarcento
  • Castelmonte/Stara gora Santuario
  • Cepletischis
  • Coritiis Oseacco di Resia/Osojane
  • Cividale /Čedat Chiesa di san Domenico, Chiesa di san Martino, restauro pale del Duomo, Istituto Orsoline, pianta topografica della città;
  • Cravero/Kravar, la statua della Madonna;
  • Liessa
  • Purgessimo
  • San Pietro al Natisone/Špeter
  • Tercimonte/Tarčmun



14 mag 2020

viaggio virtuale a TOPOLO'


     

Di it:user:Sacrabolt - Wikipedia IT, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18940527


TOPOLO'-Topolovo è un paesino delle Valli del Natisone/Nediške è la frazione più popolosa del comune di Grimacco/Grmek.
Il paese si trova nell'estrema parte orientale della provincia di Udine, a poca distanza dal confine con la repubblica di Slovenia. 
E' nominato per la prima volta in un documento del 1275 come facente parte dei fondi di Conone e Volrico di Mumigliano.

Topolò in una cartolina degli inizi del Novecento


La frazione è costruita su un ripido pendio a 580 metri s.l.m. ed è situata tra i monti San Martino e Colovrat; nei suoi pressi scorrono i torrenti Za Velin Čelan, Patok e Za Traunim che, nel corso dei millenni, hanno scavato la valle del Codariana. Il paese era collegato con il fondovalle solo con sentieri e mulattiere fino al 1953, quando venne inaugurata l'attuale strada comunale che lo mette in comunicazione con il capoluogo di Clodig e quindi con la provinciale che conduce alla pianura friulana. I vecchi sentieri fanno attualmente parte integrante del Sentiero Italia identificato con il segnavia CAI numero 746 (che procede verso il comune di Drenchia) e del sentiero A.V. Valli del Natisone numero 745.

Il toponimo di Topoluove deriva da "pioppo" (topol in sloveno e tapù in dialetto sloveno locale) ed indica un terreno ricco di alberi di pioppo/pioppeto.

L'abitato di Topolò ha subìto, come gli altri paesi delle Valli del Natisone, un forte processo di spopolamento, iniziato verso la fine dell'Ottocento e proseguito con intensità maggiore dopo la metà del XX secolo, dovuto in parte a motivi comuni a tutte le zone montuose italiane, ed in parte a motivi particolari legati alla durezza di vita conseguente alla vicina cortina di ferro (il confine italo-jugoslavo). 

La popolazione maschile cominciò ad emigrare in massa dapprima verso l'estero ed in particolare verso la Germania, il Belgio, l'Australia e le Americhe e, successivamente, verso le altre Regioni italiane e la pianura friulana che offrivano migliori prospettive di lavoro. Le ragazze si sparsero per l'Europa dove lavorarono come collaboratrici familiari (dikle in dialetto locale). Gli abitanti nel 1891 erano composti da 490 unità, scese a 243 nel 1900, a 296 nel 1908, a 264 nel 1961 e ridotte, infine, a 36 (16 maschi e 20 femmine) nel dicembre del 2007.

  • È oltremodo interessante visitare il paese stesso in quanto caratterizzato dalle costruzioni in pietra tipiche dell'architettura spontanea della Slavia veneta. Passeggiando per le stradine lastricate in acciottolato si possono ammirare le case realizzate con pianta rettangolare e contraddistinte da ballatoi in legno e scale esterne. Il pianoterra consiste generalmente in una cucina (anticamente chiamata "stanza del fumo" in quanto priva di camino) ed in un tinello (izba) riscaldato dal forno (peč). Al primo piano sono realizzate le camere, raggiungibili tramite la scala esterna ed il ballatoio utilizzato, anticamente, anche per far essiccare i legumi ed il mais prodotti dalla famiglia. Molte case sono state recentemente restaurate grazie a finanziamenti dell'Unione europea e costituiscono un modello di "albergo diffuso". Tra gli edifici rurali sono ancora visibili diverse costruzioni, in pietre e legno, chiamate "kozolec", che erano adibite alla custodia degli attrezzi impiegati per la coltivazione dei campi ed all'essiccazione del fieno e dei prodotti agricoli.
    Il paese di Topolò è stato segnalato dal periodico tedesco dedicato al turismo GEO Saison come uno dei dieci borghi più belli d'Italia.
  • Interessante è la chiesa di San Michele realizzata nel 1847 dagli abitanti del paese senza alcun contributo esterno, impiegando materiale lapideo estratto da cave locali. Sulla facciata si può ammirare un mosaico raffigurante San Cristoforo; all'interno sono ubicati tre altari dedicati, il maggiore, a San Michele ed i due laterali rispettivamente a San Giuseppe ed alla Santa Vergine. Sulla parete sinistra, una grande pala in terracotta raffigurante la Natività, opera realizzata nel 2006 dallo scultore Isidoro Dal Col. Affreschi della chiesa eseguiti dal pittore friulano Antonio Gentilini.
  • Di interesse è anche il sentiero che conduce al vicino paese sloveno di Livek (Luico) che per molti anni è stato sbarrato dalla frontiera e che oggi è un percorso d'arte grazie a dodici installazioni espressamente realizzate da artisti di diverse nazionalità.
  • Faticosa, ma attraente, è anche la passeggiata lungo il torrente Codariana, dove scorrono acque purissime e ricche di trote. Lungo il percorso si incontra la forra del "Velik Suopota", contraddistinta da due cascate di notevole bellezza e dalle altissime pareti verticali scavate nella roccia dalla corrente del ruscello. Al termine del canalone si può osservare la cascata, di minori dimensioni, denominata "Mali Suopota". Più a monte, lungo la riva sinistra, sono inoltre visibili i resti, ancora discretamente conservati nelle murature, di un vecchio mulino e della relativa casa padronale. Il complesso, in funzione fino al 1956, ha subito notevoli danni a causa del terremoto che colpì il Friuli nel 1976.
  • archivio Novi Matajur
    MANIFESTAZIONI
  • Le prime tre settimane di luglio tutto il paese è coinvolto nella manifestazione "Stazione di Topolò/Postaja Topolove". La rassegna d'arte è organizzata dall'Associazione Topolò/Topoluove e consiste in recite, incontri, spettacoli, concerti, proiezioni video e cinematografiche e mostre di artisti internazionali.
  • Non è un festival la Stazione/Postaja. Non è un contenitore di spettacoli itineranti. Vengono realizzati sul posto progetti ispirati direttamente dal contatto, dalla conoscenza del luogo, che diventa così il motore e non lo scenario passivo degli accadimenti: la sperimentazione che si innesta sulla tradizione. Gli incontri avvengono nelle piazzette, nei vicoli, nei fienili, nei boschi che assediano il paese, senza palchi, senza quinte, senza separazione tra abitanti, artisti e pubblico tanto da ricavarne un’impressione di quotidianità e di partecipazione corale. E tutto è gratuito. Gli orari sono “verso sera”, “dopo il tramonto”, “nel pomeriggio”, “con il buio”, “fino all’alba”.
  • dal Novi Matajur
  • A luglio-agosto si svolge la camminata transfrontaliera Topolò-Luico/Livek. È organizzata dal Circolo Culturale Rečan e si snoda lungo un vecchio sentiero, adornato da opere d'arte appositamente realizzate, per incontrare la comunità della vicina Slovenia. Prima della caduta del confine la passeggiata era contraddistinta dal titolo "Al di là della linea immaginaria/pohod čez namišljeno črto".
  • A fine settembre ha luogo la festa patronale in onore di San Michele. Consiste in una caratteristica sagra paesana con riti religiosi e degustazione di dolci tipici. testo da wikipedia e altre fonti

IVAN TRINKO padre della Benečija

 
"O ti zemlja rodna,zemlja bedna,ki te milost božja,meni v last je dala"
"O terra natia,terra misera che la grazia divina,mi ha donato" Ivan Trinko 

(sulla sua epigrafe )

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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