Gli scarpets o friulane sono delle calzature molto antiche che un tempo erano usate in Carnia.I primi documenti scritti risalgono al 1800,ma hanno origini più antiche.Venivano fatte in casa per tutta la famiglia con avanzi di stoffa e copertoni di bicicletta per la suola.Inizialmente li usavano per la festa di velluto nero,poi divennero di uso quotidiano.Per modellarli usavano design tramandato dalle nonne.Li usava anche mia mamma per andare a Nimis o Tarcento:partiva con i scarpets e giunta in pianura metteva le scarpe col tacco.
rose
FRIULI
BLOG DI OLGA
carta lingua friulana
CERCA NEL BLOG
pagine
translate
antifascista
18 mag 2020
Scarpets:calzature tipiche della Carnia,Benečija e Friuli
Gli scarpets o friulane sono delle calzature molto antiche che un tempo erano usate in Carnia.I primi documenti scritti risalgono al 1800,ma hanno origini più antiche.Venivano fatte in casa per tutta la famiglia con avanzi di stoffa e copertoni di bicicletta per la suola.Inizialmente li usavano per la festa di velluto nero,poi divennero di uso quotidiano.Per modellarli usavano design tramandato dalle nonne.Li usava anche mia mamma per andare a Nimis o Tarcento:partiva con i scarpets e giunta in pianura metteva le scarpe col tacco.
17 mag 2020
Lussari-Svete Višarje
Progetto Fvg per una Regione Speciale
✅ Il pressing sul Governo ha avuto successo: accolte le richieste delle regioni di riapertura, in tutta sicurezza, di tutte le attività economiche !
✅ Premiato il lavoro delle regioni più virtuose come il Friuli Venezia Giulia, che ora potranno discostarsi in autonomia dal quadro nazionale non solo per restringere le misure, ma anche per allentarle.
✅ Domani il nostro Governatore Massimiliano Fedriga comunicherà al Governo che il FVG - Grazie ad un grande lavoro di squadra di tutti - riapre !
🔜 FINALMENTE SI RIPARTE !!! 💯🆓
zbor zbirk TAIPANA_TIPANA
Geografia fisica
Storia
Seconda guerra mondiale
16 mag 2020
Architettura delle Valli del Natisone/Nediške doline
tipica casa con ballatoio di legno dal web |
Abitazioni alquanto caratteristiche, sempre più rare del resto, sono solo nei villaggi più discosti dalle strade. Dalla facciata principale di ogni casa, sporgono poggiuoli, talvolta doppiamente sovrapposti, spesso lavorati con pretese d'arte, che servono da essiccatoi; vicino alle case in montagna, specialmente nella zona di Drenchia, vi sono le kaste, appositi edifizi, specie di guardarobe, in cui ripongono di ogni cosa; e in quel di Savogna le supe, dove raccolgono foraggi e foglie secche. La casa primitiva ha un solo ambiente, con due piani, è quasi scomparsa: se ne conservano ancora degli esemplari, ma ordinariamente servono da stalle o fienili. Nelle izbe (sale da mangiare) di buona parte della montagna, specie nel distretto di S. Pietro, sono caratteristici forni-stufe (pec) che nella stagione invernale durante la notte vengono convertite in lettiere, distendendovi sopra le coltri. A Montefosca, ad Erbezzo, a Mersino ho notato molti passaggi a galleria sotto le case, e nel primo dei detti villaggi danno assai nell'occhio numerosi pozzi-cisterne, in cui si raccoglie l'acqua piovana che scola dai tetti, resi necessari dalla scarsezza delle acque di sorgente. Finalmente dappertutto richiamano l'attenzione i cortili, intorno ai quali vi sono le abitazioni di parecchie famiglie, di solito aventi lo stesso cognome, assai probabilmente originate da un'unica famiglia primitiva divisasi in più parti. Un tempo il maggior numero dei tetti erano coperti di paglia: oggi lo sono sempre meno, sia a causa d'incendi onde spesso furono bruciati interi villaggi, come Cepletischis, Drenchia superiore, Lombai; sia perchè realmente un notevole progresso edilizio si è fatto strada dovunque. Tali tetti sono ancora abbastanza frequenti in quel di Drenchia dove c'è una relativamente copiosa produzione di frumento; rarissimi nelle parti più elevate di alcuni altri comuni, come: Savogna, Rodda, Platischis. In questo ultimo, nel villaggio di Monteaperta, parecchie case hanno il tetto ancora coperto di lastre di pietra e circa 30 anni fa lo avevano tutte.
fonte https://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/marinelli/guida_delle_prealpi_giulie/pdf/marinelli_guida_delle_prealpi_giulie.pdf
LIBRO DEGLI OSPITI
OLga
15 mag 2020
Antonio Gentilini (1908/1977) pittore-affreschista
- Antro/Landar cappella della grotta
- Ciseriis di Tarcento
- Castelmonte/Stara gora Santuario
- Cepletischis
- Coritiis Oseacco di Resia/Osojane
- Cividale /Čedat Chiesa di san Domenico, Chiesa di san Martino, restauro pale del Duomo, Istituto Orsoline, pianta topografica della città;
- Cravero/Kravar, la statua della Madonna;
- Liessa
- Purgessimo
- San Pietro al Natisone/Špeter
- Tercimonte/Tarčmun
14 mag 2020
viaggio virtuale a TOPOLO'
Topolò in una cartolina degli inizi del Novecento |
La frazione è costruita su un ripido pendio a 580 metri s.l.m. ed è situata tra i monti San Martino e Colovrat; nei suoi pressi scorrono i torrenti Za Velin Čelan, Patok e Za Traunim che, nel corso dei millenni, hanno scavato la valle del Codariana. Il paese era collegato con il fondovalle solo con sentieri e mulattiere fino al 1953, quando venne inaugurata l'attuale strada comunale che lo mette in comunicazione con il capoluogo di Clodig e quindi con la provinciale che conduce alla pianura friulana. I vecchi sentieri fanno attualmente parte integrante del Sentiero Italia identificato con il segnavia CAI numero 746 (che procede verso il comune di Drenchia) e del sentiero A.V. Valli del Natisone numero 745.
Il toponimo di Topoluove deriva da "pioppo" (topol in sloveno e tapù in dialetto sloveno locale) ed indica un terreno ricco di alberi di pioppo/pioppeto.
L'abitato di Topolò ha subìto, come gli altri paesi delle Valli del Natisone, un forte processo di spopolamento, iniziato verso la fine dell'Ottocento e proseguito con intensità maggiore dopo la metà del XX secolo, dovuto in parte a motivi comuni a tutte le zone montuose italiane, ed in parte a motivi particolari legati alla durezza di vita conseguente alla vicina cortina di ferro (il confine italo-jugoslavo).
La popolazione maschile cominciò ad emigrare in massa dapprima verso l'estero ed in particolare verso la Germania, il Belgio, l'Australia e le Americhe e, successivamente, verso le altre Regioni italiane e la pianura friulana che offrivano migliori prospettive di lavoro. Le ragazze si sparsero per l'Europa dove lavorarono come collaboratrici familiari (dikle in dialetto locale). Gli abitanti nel 1891 erano composti da 490 unità, scese a 243 nel 1900, a 296 nel 1908, a 264 nel 1961 e ridotte, infine, a 36 (16 maschi e 20 femmine) nel dicembre del 2007.
- È oltremodo interessante visitare il paese stesso in quanto caratterizzato dalle costruzioni in pietra tipiche dell'architettura spontanea della Slavia veneta. Passeggiando per le stradine lastricate in acciottolato si possono ammirare le case realizzate con pianta rettangolare e contraddistinte da ballatoi in legno e scale esterne. Il pianoterra consiste generalmente in una cucina (anticamente chiamata "stanza del fumo" in quanto priva di camino) ed in un tinello (izba) riscaldato dal forno (peč). Al primo piano sono realizzate le camere, raggiungibili tramite la scala esterna ed il ballatoio utilizzato, anticamente, anche per far essiccare i legumi ed il mais prodotti dalla famiglia. Molte case sono state recentemente restaurate grazie a finanziamenti dell'Unione europea e costituiscono un modello di "albergo diffuso". Tra gli edifici rurali sono ancora visibili diverse costruzioni, in pietre e legno, chiamate "kozolec", che erano adibite alla custodia degli attrezzi impiegati per la coltivazione dei campi ed all'essiccazione del fieno e dei prodotti agricoli.
Il paese di Topolò è stato segnalato dal periodico tedesco dedicato al turismo GEO Saison come uno dei dieci borghi più belli d'Italia. - Interessante è la chiesa di San Michele realizzata nel 1847 dagli abitanti del paese senza alcun contributo esterno, impiegando materiale lapideo estratto da cave locali. Sulla facciata si può ammirare un mosaico raffigurante San Cristoforo; all'interno sono ubicati tre altari dedicati, il maggiore, a San Michele ed i due laterali rispettivamente a San Giuseppe ed alla Santa Vergine. Sulla parete sinistra, una grande pala in terracotta raffigurante la Natività, opera realizzata nel 2006 dallo scultore Isidoro Dal Col. Affreschi della chiesa eseguiti dal pittore friulano Antonio Gentilini.
- Di interesse è anche il sentiero che conduce al vicino paese sloveno di Livek (Luico) che per molti anni è stato sbarrato dalla frontiera e che oggi è un percorso d'arte grazie a dodici installazioni espressamente realizzate da artisti di diverse nazionalità.
- Faticosa, ma attraente, è anche la passeggiata lungo il torrente Codariana, dove scorrono acque purissime e ricche di trote. Lungo il percorso si incontra la forra del "Velik Suopota", contraddistinta da due cascate di notevole bellezza e dalle altissime pareti verticali scavate nella roccia dalla corrente del ruscello. Al termine del canalone si può osservare la cascata, di minori dimensioni, denominata "Mali Suopota". Più a monte, lungo la riva sinistra, sono inoltre visibili i resti, ancora discretamente conservati nelle murature, di un vecchio mulino e della relativa casa padronale. Il complesso, in funzione fino al 1956, ha subito notevoli danni a causa del terremoto che colpì il Friuli nel 1976.
MANIFESTAZIONIarchivio Novi Matajur
- Le prime tre settimane di luglio tutto il paese è coinvolto nella manifestazione "Stazione di Topolò/Postaja Topolove". La rassegna d'arte è organizzata dall'Associazione Topolò/Topoluove e consiste in recite, incontri, spettacoli, concerti, proiezioni video e cinematografiche e mostre di artisti internazionali.
- Non è un festival la Stazione/Postaja. Non è un contenitore di spettacoli itineranti. Vengono realizzati sul posto progetti ispirati direttamente dal contatto, dalla conoscenza del luogo, che diventa così il motore e non lo scenario passivo degli accadimenti: la sperimentazione che si innesta sulla tradizione. Gli incontri avvengono nelle piazzette, nei vicoli, nei fienili, nei boschi che assediano il paese, senza palchi, senza quinte, senza separazione tra abitanti, artisti e pubblico tanto da ricavarne un’impressione di quotidianità e di partecipazione corale. E tutto è gratuito. Gli orari sono “verso sera”, “dopo il tramonto”, “nel pomeriggio”, “con il buio”, “fino all’alba”.
dal Novi Matajur - A luglio-agosto si svolge la camminata transfrontaliera Topolò-Luico/Livek. È organizzata dal Circolo Culturale Rečan e si snoda lungo un vecchio sentiero, adornato da opere d'arte appositamente realizzate, per incontrare la comunità della vicina Slovenia. Prima della caduta del confine la passeggiata era contraddistinta dal titolo "Al di là della linea immaginaria/pohod čez namišljeno črto".
- A fine settembre ha luogo la festa patronale in onore di San Michele. Consiste in una caratteristica sagra paesana con riti religiosi e degustazione di dolci tipici. testo da wikipedia e altre fonti
IVAN TRINKO padre della Benečija
"O ti zemlja rodna,zemlja bedna,ki te milost božja,meni v last je dala"
"O terra natia,terra misera che la grazia divina,mi ha donato" Ivan Trinko
(sulla sua epigrafe )
divisore
fiori
follower
separatore
Ivan Trinko
evidenzia
Bambini azzannati da pitbull
La notizia di bambini azzannati da pitbull è sempre tragica e scioccante. Ecco alcuni incidenti recenti che coinvolgono pitbull: Campo...
Etichette
julia
slovely
questo blog
traffico tempo reale
inno SLO
olga Uk
Trinko
-
Neve – Umberto Saba Neve che turbini in alto e avvolgi le cose di un tacito manto. Neve che cadi dall’alto e noi copri coprici ancora,all...
-
https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/ucraina-guerra-russia-giorno-468-diretta_65707785-202302k.shtml
-
Fino all’indipendenza, raggiunta nel 1991, questo giorno veniva definito “Giorno del Fronte di Liberazione” ( Dan osvobodilne fronte-OF )....