DESCRIZIONE BLOG
PAGINE/STRANI
INNO SLOVENO
CERCA NEL BLOG
invito
proverbio delle Valli del Natisone
blog antifascista
follower
FRIULI
BLOG DI OLGA
Orchidee spontanee del Friuli
translate
arhiv
1 ago 2024
PrimožGrahelj's blog: Punta Sorapiss (3205 m) - 26.7.2024
Poesia di Borghes
Nella spada femminile 2 udinesi vincono l'oro
31 lug 2024
Di Luglio
Quando su ci si butta lei,
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.
«Ci stanno scippando la gubana. Tuteliamola»
dal Dom
La gubana «al momento è totalmente priva di valorizzazione e ancor più di tutela. Ho riscontrato la nascita di nuovi produttori di gubane nel Pordenonese e addirittura in Veneto. Tutto ciò è molto preoccupante per le Valli del Natisone e il Cividalese, bacino originario di produzione»: è netto il giudizio di Jessica Dorbolò, titolare dell’omonima azienda produttrice di gubane, con sede a San Pietro al Natisone. La recente iniziativa di Slow Food, che vorrebbe aprire uno dei suoi presidi di tutela proprio per la gubana, viene vista come positiva. Anche se non ha una valenza normativa (è una azione privata che consente ai produttori che seguono il disciplinare che verrà eventualmente adottato da Slow Food, di apporre sui loro prodotti il marchio dell’associazione e di partecipare alla sue iniziative, in primis il Salone del gusto), potrebbe essere un importante stimolo per rimettere attorno ad un tavolo tutti i produttori per far ripartire un ragionamento sulla tutela e valorizzazione del dolce tipico della Slavia Friulana.
«La nascita di un presidio Slowfood sarebbe molto importante, visto che in passato non si è riusciti a fare nulla per la tutela della gubana – prosegue Jessica Dorbolò–. Non è stato possibile mettersi d’accordo sulla quantità di ingredienti che devono essere inseriti nella ricetta. In particolare il problema è sulla frutta secca, che incide molto sul costo, e ha diviso le produzioni di carattere artigianale da quelle più rivolte a fare grandi quantità per la grande distribuzione. Ma per realizzare un disciplinare comune e magari ottenere una tutela riconosciuta dell’Unione Europea c’è anche il problema che in loco non si riescono più a reperire tutti gli ingredienti, per i quantitativi che servono alle imprese produttrici. Ad esempio, mancano in tutta le regione produttori di noci, i primi si trovano in Veneto. Per le nocciole bisogna andare nella Bassa Friulana».
Ottenere una tutela Igp o Dop potrebbe portare concreti vantaggi ai produttori e al territorio? «Ritengo di sì – risponde Jessica Dorbolò – sia per ampliare il bacino di vendita della gubana oltre ai confini del Friuli che per valorizzarla in loco tra i turisti che vengono in Friuli Venezia Giulia. È evidente a tutti che i vini del Collio o il prosciutto di San Daniele hanno una notorietà e una attenzione molto maggiori, grazie anche e soprattutto alle denominazioni di origine che hanno ottenuto. Se il treno non è già passato, visto che in tanti si sono ap-propriati del nome gubana, sarebbe davvero importante farequalcosa per la tutela subito, trovando una formula che possa andare bene a tutti i produttori. Credo che sarebbe fondamentale l’iniziativa di una istituzione, penso ad esempio alla Comunità di Montagna Torre Natisone, visto che si tratta di difendere un bene culturale e non solo materiale dell’intero territorio e che avrebbe sicuramente l’autorevolezza per cercare di rimettere attorno ad un tavolo tutti i produttori».
Gubane Dorbolò ha fatto la scelta di puntare sulla vendita del dolce soprattutto attraverso i suoi due punti vendita, a San Pietro al Natisone e Cividale. Un altro importante canale, soprattutto fuori regione, è quello delle enoteche e dei negozi specializzati nella vendita di dolci e di prodotti tipici, non solo in Veneto ma anche a Roma, Milano e Torino. «Ultimamente abbiamo iniziato anche a vendere ad alcune realtà commerciali specializzate nel nord Europa, specie in Belgio e Lussemburgo. Funziona molto bene il connubio con i vini dolci e le grappe», spiega Jessica Dorbolò. Non c’è invece vendita significativa in Slovenia. Forse un mercato da esplorare di più da parte di tutti i produttori di gubana, visto che il dolce è già conosciuto in una buona porzione della regione del Litorale sloveno.
Da parte sua Mauro Vogrig, attuale amministratore dell’omonima ditta cividalese di gran lunga leader nel mercato del dolce tradizionale delle Valli del Natisone, considera «positiva ogni iniziativa che può favorire la diffusione geografica della gubana e il suo consumo frequente da parte del maggior numero di consumatori possibile. Dico invece un fermo “no” se si vogliono introdurre norme autoreferenziali, astratte, che non tengono conto della realtà produttiva e distributiva e che in nome della tutela e della valorizzazione in realtà costituiscono un ostacolo alla diffusione della gubana».
Intanto la «Giuditta Teresa» di Chiabai e Cattaneo di Azzida comunica di aver ottenuto il marchio «Io sono Friuli Venezia Giulia» e accompagna la notizia sulla propria pagina Facebook con una foto nella quale il proprio prodotto è significatamente presentato come «Gubanza». E proprio il nome autentico del dolce potrebbe essere una soluzione efficace per la sua tutela dalle dilaganti imitazioni. (Roberto Pensa)
30 lug 2024
Segnaletica in sloveno imbrattata sul Matajur
Danneggiata la segnaletica del Club alpino italiano (Cai) sul Matajur. Sui cartelli collocati in località Laze, a monte del rifugio Pelizzo, all’incrocio tra i sentieri 736, che porta in vetta, e 750, che porta alle malghe di Mersino, sono stati imbrattati i toponimi in sloveno. Il fatto è stato scoperto il 27 luglio e ne sono state informate le forze dell’ordine, in quanto è di rilevanza penale. Il precedente giudiziario più eclatante risale al 2014, quando il Tribunale di Trieste condannò a tre mesi e 15 giorni di reclusione con la condizionale due persone che due anni prima avevano imbrattato una tabella con i toponimi in sloveno a San Giovanni in Tuba nel comune di Duino-Aurisina. Il giudice applicò nei loro confronti il reato di discriminazione verso la minoranza slovena, oltre a quello di danneggiamento della proprieà. I due si avvalsero dei benefici del patteggiamento. Fu, quella, la prima volta che un tribunale italiano applicò la cosiddetta legge Mancino del 1993 per atti rivolti contro la minoranza slovena. È proprio la legge statale di tutela della minoranza slovena, la 38 del 2001, a stabilire che la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (legge 645/75) e il decreto in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa (legge 205/93) «si applicano anche ai fini di prevenzione e di repressione dei fenomeni di intolleranza e di violenza nei confronti degli appartenenti alle minoranze linguistiche» (art. 23). Tornando ai fatti del Matajur, ricordiamo che la segnaletica bilingue sui sentieri montani è stata collcata su iniziativa della Comunità montana in collaborazione con il Cai regionale. In loco viene curata dalle sezioni Casi di Cividale e Val Natisone, nonché dalla Planinska družina Benečije.
dal Dom
ultimi commenti 👁️🗨️
Ivan Trinko
evidenzia
DIKLE
𝐃𝐈𝐊𝐋𝐄 𝐙𝐠𝐨𝐝𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚 𝐬𝐩𝐨𝐦𝐢𝐧𝐨𝐯 | 𝐃𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 Žensko izseljevanje iz Nediških dolin L...