dal Dom
La gubana «al momento è totalmente priva di valorizzazione e ancor più di tutela. Ho riscontrato la nascita di nuovi produttori di gubane nel Pordenonese e addirittura in Veneto. Tutto ciò è molto preoccupante per le Valli del Natisone e il Cividalese, bacino originario di produzione»: è netto il giudizio di Jessica Dorbolò, titolare dell’omonima azienda produttrice di gubane, con sede a San Pietro al Natisone. La recente iniziativa di Slow Food, che vorrebbe aprire uno dei suoi presidi di tutela proprio per la gubana, viene vista come positiva. Anche se non ha una valenza normativa (è una azione privata che consente ai produttori che seguono il disciplinare che verrà eventualmente adottato da Slow Food, di apporre sui loro prodotti il marchio dell’associazione e di partecipare alla sue iniziative, in primis il Salone del gusto), potrebbe essere un importante stimolo per rimettere attorno ad un tavolo tutti i produttori per far ripartire un ragionamento sulla tutela e valorizzazione del dolce tipico della Slavia Friulana.
«La nascita di un presidio Slowfood sarebbe molto importante, visto che in passato non si è riusciti a fare nulla per la tutela della gubana – prosegue Jessica Dorbolò–. Non è stato possibile mettersi d’accordo sulla quantità di ingredienti che devono essere inseriti nella ricetta. In particolare il problema è sulla frutta secca, che incide molto sul costo, e ha diviso le produzioni di carattere artigianale da quelle più rivolte a fare grandi quantità per la grande distribuzione. Ma per realizzare un disciplinare comune e magari ottenere una tutela riconosciuta dell’Unione Europea c’è anche il problema che in loco non si riescono più a reperire tutti gli ingredienti, per i quantitativi che servono alle imprese produttrici. Ad esempio, mancano in tutta le regione produttori di noci, i primi si trovano in Veneto. Per le nocciole bisogna andare nella Bassa Friulana».
Ottenere una tutela Igp o Dop potrebbe portare concreti vantaggi ai produttori e al territorio? «Ritengo di sì – risponde Jessica Dorbolò – sia per ampliare il bacino di vendita della gubana oltre ai confini del Friuli che per valorizzarla in loco tra i turisti che vengono in Friuli Venezia Giulia. È evidente a tutti che i vini del Collio o il prosciutto di San Daniele hanno una notorietà e una attenzione molto maggiori, grazie anche e soprattutto alle denominazioni di origine che hanno ottenuto. Se il treno non è già passato, visto che in tanti si sono ap-propriati del nome gubana, sarebbe davvero importante farequalcosa per la tutela subito, trovando una formula che possa andare bene a tutti i produttori. Credo che sarebbe fondamentale l’iniziativa di una istituzione, penso ad esempio alla Comunità di Montagna Torre Natisone, visto che si tratta di difendere un bene culturale e non solo materiale dell’intero territorio e che avrebbe sicuramente l’autorevolezza per cercare di rimettere attorno ad un tavolo tutti i produttori».
Gubane Dorbolò ha fatto la scelta di puntare sulla vendita del dolce soprattutto attraverso i suoi due punti vendita, a San Pietro al Natisone e Cividale. Un altro importante canale, soprattutto fuori regione, è quello delle enoteche e dei negozi specializzati nella vendita di dolci e di prodotti tipici, non solo in Veneto ma anche a Roma, Milano e Torino. «Ultimamente abbiamo iniziato anche a vendere ad alcune realtà commerciali specializzate nel nord Europa, specie in Belgio e Lussemburgo. Funziona molto bene il connubio con i vini dolci e le grappe», spiega Jessica Dorbolò. Non c’è invece vendita significativa in Slovenia. Forse un mercato da esplorare di più da parte di tutti i produttori di gubana, visto che il dolce è già conosciuto in una buona porzione della regione del Litorale sloveno.
Da parte sua Mauro Vogrig, attuale amministratore dell’omonima ditta cividalese di gran lunga leader nel mercato del dolce tradizionale delle Valli del Natisone, considera «positiva ogni iniziativa che può favorire la diffusione geografica della gubana e il suo consumo frequente da parte del maggior numero di consumatori possibile. Dico invece un fermo “no” se si vogliono introdurre norme autoreferenziali, astratte, che non tengono conto della realtà produttiva e distributiva e che in nome della tutela e della valorizzazione in realtà costituiscono un ostacolo alla diffusione della gubana».
Intanto la «Giuditta Teresa» di Chiabai e Cattaneo di Azzida comunica di aver ottenuto il marchio «Io sono Friuli Venezia Giulia» e accompagna la notizia sulla propria pagina Facebook con una foto nella quale il proprio prodotto è significatamente presentato come «Gubanza». E proprio il nome autentico del dolce potrebbe essere una soluzione efficace per la sua tutela dalle dilaganti imitazioni. (Roberto Pensa)
I am so sorry, Olga!
RispondiEliminaQuando andavo al mare a Lignano Sabbiadoro, tornavo sempre con una gubana per i miei. Saluti.
RispondiEliminaHo piacere che i tuoi apprezzassero la gubana!Buon pomeriggio.
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