Il pane ripieno di zia Gigia per un delizioso pic-nic
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8 apr 2021
Il pane ripieno di zia Gigia per un delizioso pic-nic di Roberto Zottar
Come la Serbia ha superato l'UE: Lezioni in Diplomazia del Vaccino
in un nostro articolo, abbiamo parlato di come la Serbia sia diventata il deus ex machina della campagna vaccinale nella regione balcanica, guadagnandosi così il secondo posto sul podio europeo per il più alto tasso di vaccinazioni dopo il Regno Unito, nonché il settimo nel mondo.
Gian Marco Moisé di Understanding Politics ha approfondito la questione intervistando Giorgio Fruscione, analista presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e redattore di East Journal. L’intervista, che vi riportiamo qui sotto, è in lingua inglese ma sottotitolata in italiano.
ANTICO PAN DI SORC
Dalla zona arancione della zucca, passiamo oggi in zona gialla della farina di polenta!La polenta in regione è condita in ogni modo e fantasia, fino ad arrivare ai vari toç, di burro cotto o strutto o lardo elaborati con farina di mais e latte o vegetali: emblema di povertà, ma invenzione geniale il condire la polenta con un sugo di polenta! Pur essendo un alimento americano foresto, il mais, in ogni sua forma, è diventato nel tempo parte del tutto integrante dell’essere carnico. Con poco zucchero e chicchi di mais, ma anche con quelli di grano saraceno, si facevano, lis sioris o sclopets, che oggi, forse, conosciamo solo con il nome americano di ‘popcorn’! Gianni Cosetti ricordava che la nonna di Quìnis gli riempiva le tasche di ‘pestadice’ cioè delle giuggiolette fatte con chicchi di granoturco saltati in padella e poi caldi pestati in un mortaio con lo zucchero. Un tempo la farina di mais veniva usata anche per cuocere il burro e farlo conservare più a lungo. Per un kg di burro si usavano due etti di farina di polenta: il burro era cotto quando la farina diventava color oro antico. Dopo la cottura il tutto veniva fatto raffreddare: la parte liquida, l’“ont” che oggi chiameremmo burro chiarificato, veniva messo nell’apposito contenitore, la piere da l’ont, mentre la farina, abbrustolita e un po’ così arricchita, in un sistema assolutamente autoctono di elaborazione dei componenti alimentari dove nulla veniva sprecato, diventava un importante ingrediente per una torta, la “pete di sorc”. L’arcaica peta, nome che probabilmente deriva da ‘petà’, cioè ‘schiacciare’, in origine era una schiacciata di farina di sola segala, poi di farine di granoturco e grano miscelate, mai lievitata, magari anche con fettine di lops, cioè mele selvatiche, fichi secchi o qualche cicciola di maiale e uvette. Veniva avvolta in foglie di verza e cotta sotto la cenere. Questa versione indubbiamente poteva risultare un po’ pesante tanto che Piero Adami ricordava che “bisognave vè stomi fuart per digjerile” (bisognava avere uno stomaco forte per digerirla).Gianni Cosetti ci ha lasciato la ricetta di una “pete di sorc” cotta al forno. Per realizzarla dobbiamo partire da 200 g di farina di mais cotta nel burro e raffreddata. A questa si uniscono poi 150 g di farina di mais cruda e 150 di farina 00. Mescolando, unite un uovo, 150 g di zucchero, un pizzico di sale, un bicchiere di latte tiepido e la scorza grattugiata di un limone. Amalgamate fino ad ottenere un composto morbido e omogeno. Versate in una tortiera imburrata da 26 cm, cospargete con 50 g di pangrattato mescolato con un cucchiaio di zucchero e cuocete per 40’ in forno a 150°. Si serve fredda.
Ringrazio Michela Urbano per le foto
Buon appetito!
7 apr 2021
Ceccodotti: Covid variante sarda
Consuma per errore una pianta velenosa, muore intossicato
Attenzione alle erbe,ce ne sono anche di mortali
Fatale per un uomo di 62 anni di Travesio, Valerio Pinzana, l’ingestione di una pianta velenosa che aveva raccolto pensando si trattasse di un'erba commestibile. Stando alle prime ricostruzioni si sarebbe trattato di colchico, o croco, conosciuto anche come 'falso zafferano' o 'arsenico vegetale', confondendolo con l'aglio orsino.
Forte della sua padronanza in fatto di piante spontanee, escursionista profondo conoscitore del suo territorio, aveva cucinato con quell'erba il pranzo, poi consumato insieme alla compagna, lo scorso 29 marzo.
Poi i primi sintomi, per entrambi, scambiati inizialmente per un altro tipo di patologia, anche perché la donna si trovava in isolamento per aver contratto il Covid. L’uomo è stato ricoverato prima nell'ospedale di Spilimbergo poi le sue condizioni si sono aggravate fino a perdere la vita, questa mattina, nel reparto di terapia intensiva di Pordenone dove era stato trasferito.
Tecnico della Snam Rete Gas, Pinzana lascia il padre, due fratelli, un figlio e la compagna, che è riuscita a salvarsi dall'avvelenamento.
6 apr 2021
“A ferro e fuoco”, oggi la presentazione della mostra virtuale dell’occupazione italiana della Jugoslavia
In occasione dell’80° anniversario dell’attacco italo-tedesco alla Jugoslavia, l’Istituto nazionale Parri (già Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia), l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia ed il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste allestiscono una mostra fotografica virtuale, dal titolo ‘A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43’, che verrà presentata oggi, martedì 6 aprile, alle ore 17 su Zoom e sul canale Youtube IRSREC FVG.La mostra virtuale è stata realizzata con la partecipazione della Narodna in študijska knjižnica/Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste, Muzej novejše zgodovine Slovenije, Documenta – Centar za suočavanje s prošlošću e APIS – Umetnost za pozitivno družbeno spremembo ed ha ottenuto il patrocinio della Camera dei Deputati ed è stata realizzata in collaborazione con Divulgando srl e con il contributo della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
Il progetto è stato curato dal prof. Raoul Pupo (Irsrec FVG – Dispes), già docente di storia contemporanea e storia della Venezia Giulia presso l’Università di Trieste, che oggi pomeriggio illustrerà i contenuti della mostra assieme a Chiara Boscarol (Divulgando srl). Interverranno alla presentazione del racconto virtuale dell’occupazione italiana della Jugoslavia anche Mauro Gialuz, Presidente Irsrec FVG, Paolo Pezzino, Presidente Istituto nazionale “Ferruccio Parri”, Sara Tonolo, Direttrice Dispes – Università degli Studi di Trieste, Ettore Rosato, Vicepresidente della Camera dei Deputati e Vojko Volk, Console Generale della Repubblica di Slovenia a Trieste. Le conclusioni saranno affidate a Filippo Focardi, Direttore scientifico Istituto nazionale “Ferruccio Parri”.Ivan Trinko
evidenzia
MAGGIOLATA DI GIOSUè CARDUCCI
Maggio risveglia i nidi, maggio risveglia i cuori; porta le ortiche e i fiori, i serpi e l’usignol. Schiamazzano i fanciulli in terra, e i...


