Impennata di contagi nella zona confinaria:Valli del Natisone,Cividale,Prepotto,Stregna,San Pietro al Natisone.Aspettiamo la vaccinazione e osserviamo il distanziamento,mascherine,igiene delle mani.Stiamo
Le lontre sono tornate nelle pianure e colline del Friuli Venezia Giulia. A confermarlo è lo studio realizzato per la tesi di laurea da Giacomo Stokel, laureando del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio, interateneo con l’ateneo giuliano, che nel corso dello scorso anno ha condotto un monitoraggio su scala regionale della presenza dell’animale, con l’obiettivo di aggiornare i dati di presenza sulla lontra (Lutra lutra). Lo studio si è svolto nel contesto delle attività di ricerca sulla fauna selvatica svolte dall’Università di Udine, con il coordinamento di Stefano Filacorda del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali, e supportate da progetti di ambito locale e internazionale.
Lo scopo dell’indagine condotta da Stokel - che giovedì 11 marzo discuterà il suo lavoro davanti alla commissione di laurea - è stato quello di definire la distribuzione, l’andamento della colonizzazione e gli eventuali aspetti di vulnerabilità e di rischio per la specie.
La novità emersa durante le ricerche riguarda il ritrovamento della lontra in aree dove si riteneva scomparsa da circa 50 anni: nell’alto e medio Tagliamento, nelle Valli del Natisone, nelle pianure dell’Isontino, sui fiumi Fella e Arzino, e molti altri corsi d’acqua alpini e prealpini rientranti anche all’interno dell’area del Parco delle Prealpi Giulie. A documentare la presenza di dell’animale, sia i molti reperti biologici quali feci, marcature e impronte, sia i numerosi video e foto che sono stati realizzati in luoghi diversi della regione.
Lo studio, inoltre, ha al contempo confermato la presenza della specie nelle aree di cui essa era già nota, ovvero nelle zone alpine, dove la lontra è arrivata nel 2014 dalle vicine popolazioni austriache e slovene, dopo una prima segnalazione avvenuta nel 2011 nelle colline moreniche del comune di Treppo Grande, con il ritrovamento di un individuo morto in seguito ad un investimento stradale.
La ricerca. Nel corso della ricerca, che proseguirà anche nel 2021, sono stati percorsi circa 150 chilometri lungo piccoli e grandi corsi d’acqua, paludi e laghi del Friuli Venezia Giulia, dalle montagne al mare. A questi percorsi campione sono stati aggiunti anche sopralluoghi in oltre 150 ponti e altri punti specifici, dove risulta più facile trovare le marcature di questa specie. Infine, sono state posizionate fotocamere a infrarossi. Ben 16 quadranti (10x10 km) sui 48 monitorati sono risultati positivi, ossia con presenza della specie, pari a oltre il 30% del territorio regionale indagato, ossia il 14% del territorio regionale.
Durante i monitoraggi, grazie ai video raccolti e alle tracce, è stata documentata anche la presenza di altre specie quali lupi, volpi, gatti selvatici, sciacalli dorati, martore, faine, visoni americani, nutrie, rapaci notturni (tra i quali il gufo reale), aironi e altri uccelli che frequentano le medesime aree utilizzate dalla lontra.
"I risultati ottenuti da questa ricerca – spiega Stefano Filacorda -, oltre a fornire informazioni utili per meglio conoscere la dinamica di popolazione della specie e la sua ecologia, hanno permesso di raccogliere importanti dati volti a consentire la protezione delle specie stessa e la pianificazione e valorizzazione del territorio anche in prospettiva di attività divulgative e didattiche. Un ulteriore aspetto cruciale è ciò che consente alle comunità locali di riappropriarsi di una specie straordinaria, patrimonio naturale e culturale dei nostri corsi d’acqua sin dagli anni Sessanta del secolo scorso".
Le attività di ricerca sono state finanziate nell’ambito del progetto “Individuazione della Rete Ecologica Locale (REL) e formazione di corridoi ecologici nei tre Comuni di Treppo Grande, Buja e Magnano in Riviera” e dal progetto Interreg Nat2care “Attivazione della cittadinanza per il ripristino e la conservazione delle aree transfrontaliere”.
I ricercatori impegnati nelle attività sono stati Giacomo Stokel, Lorenzo Frangini, Marcello Franchini, Andrea Madinelli, Antonella Stravisi, Stefano Pesaro e Stefano Filacorda per l’Università di Udine, ed Elisabetta Pizzul per l’Università di Trieste.
La lontra (Lutra lutra). La lontra è un mammifero straordinario, specie “chiave”, “ombrello” e “bandiera”, ovvero importante dal punto di vista della protezione e della conservazione tanto quanto l’orso e il lupo. La sua presenza testimonia l’esistenza di corsi d’acqua, e contesti naturali e seminaturali, integri e ricchi di biodiversità.
Dalla forma elegante, sinuosa e adattata a muoversi in ambiente acquatico, presenta una lunghezza di circa 100-120 centimetri (dei quali ben 50 cm sono rappresentati dalla coda) e un peso medio di 8-12 chili, ma può raggiungere anche i 15 chilogrammi.
La lontra mostra delle abitudini prevalentemente notturne nelle aree del Friuli Venezia Giulia. Si alimenta soprattutto di pesci (a differenza della comune e problematica nutria, che è vegetariana, ed è molto presente nella zona della bassa pianura e non solo), ma anche di crostacei, molluschi, piccoli uccelli, anfibi e rettili.
In seguito a questo storico volo, che segnò una pietra miliare nella corsa allo spazio, Gagarin divenne una celebrità internazionale e ricevette numerosi riconoscimenti e medaglie, tra cui quella di Eroe dell'Unione Sovietica, la più alta onorificenza del suo paese. La missione sulla Vostok 1 fu il suo unico volo spaziale, anche se in seguito venne nominato come cosmonauta di riserva nella missione Sojuz 1, conclusasi in tragedia al momento del rientro con la morte del suo amico Vladimir Komarov. Successivamente Gagarin servì come vice direttore del centro per l'addestramento cosmonauti, che in seguito prese il suo nome.
Nel 1962 venne eletto membro del Soviet dell'Unione e poi nel Soviet delle Nazionalità, rispettivamente la camera bassa e la camera alta del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica. Gagarin morì nel 1968 a seguito dello schianto, avvenuto nei pressi della città di Kirzhach, del MiG-15 su cui si trovava a bordo con l'istruttore di volo Vladimir Seryogin in occasione di un volo di addestramento.
continua QUI https://it.wikipedia.org/wiki/Jurij_Gagarin
favola della Val Resia/Rezija
Sapete perché i cani non possono vedere i gatti
ed i gatti non possono vedere i topi?
C’era una volta un cane che non aveva padrone e c’era una gattina, anche lei sola, senza padrone.
Un giorno si incontrarono e la gattina gli chiese:
“Come va? Sei sempre solo!”
“Si, – lui le disse – anche tu sei sola?”
“Non ho nessuno” – rispose.
“Se è così – continuò il cane – possiamo stare insieme!”
fonte http://rezija.com/it/circolo-culturale-resiano-rozajanski-dum/lingua/favole/
Se ti interessa leggi la favola in lingua resiana
Vi è piaciuta,a me molto!
https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/-l-8-marzo-non-sia-una-ricorrenza-ma-un-impegno-/3/237820
La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo.[1][2] Viene associata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre.
Questa celebrazione si tiene negli Stati Uniti d'America a partire dal 1909. In alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.[3][4] Specialmente in passato e ancora oggi dall'Unione donne italiane e nell'accezione comune viene chiamata Festa della donna[5][6][7] anche se sarebbe più corretto Giornata internazionale della donna, poiché la motivazione non è la festa ma la riflessione.
Fonti ONU invitano a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030.[8]Nel settembre del 1944, si creò a Roma l'UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l'UDI a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce tra febbraio e marzo, secondo un'idea di Teresa Noce,[30] di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.[31]Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l'ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».[32] Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto.
Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista. da wikipedia
Per l'8 marzo tutti si ricordano di donne famose,io invece voglio parlarvi di quelle non hanno fatto cose grandi ,ma che hanno contribuito a fare la storia della Slavia friulana.Le donne della Benecia restavano per mesi o anni da sole e si dedicavano al duro lavoro nei campi ,nella stalla ,accudivano i figli ed aspettavano che i mariti rientrassero dall'estero.Lavoravano giorno e notte,salivano sulle montagne con le loro pesanti gerle che riempivano di fieno,legna ed altro.Erano donne forti ,di poche parole,combattevano tutti i giorni per sopravvivere, la storia della Benecia è stata scritta anche da loro.
COS’È IL SUPER FARMACO ISRAELIANO?
I colleghi di Tel Aviv hanno segnalato che, facendo respirare per una volta al giorno per 5 giorni un farmaco a base di Esosoni arricchiti con la proteina CD14 – la quale inibirebbe la tempesta citochinica, quella che causa i maggiori problemi al nostro organismo, dovuta a una iperisposta del sistema immunitario – si aveva un’ottima risposta clinica. Lo studio ha riguardato 36 pazienti di età compresa tra 37 e 77 anni in condizioni critiche. A parte un paziente, che ha richiesto un tempo superiore, tutti sono stati dimessi in 3-5 giorni. I vantaggi del farmaco sono costituiti dalla praticità di somministrazione, dal non causare effetti collaterali e dal costare pochissimo.
COSA S’INTENDE PER “SCIENZA PARTECIPATA” E QUAL È IL SUO LEGAME CON IL CORONAVIRUS?
Dall’esplosione della pandemia si sono registrati – oltre agli eventi negativi legati alla malattia – alcuni positivi: maggior accesso alle informazioni scientifiche, maggior numero di pubblicazioni e in tempi più rapidi, messa a punto di nuovi vaccini con nuove metodiche che saranno applicate anche ad altri farmaci come quelli antitumorali, collaborazione da parte di persone volonterose che hanno messo a disposizione gratuitamente il loro tempo per diffondere dati che sono utili ai ricercatori. Da qui è nato il termine di “scienza partecipata”, che speriamo prosegua anche in futuro e faccia aprire un nuovo capitolo per lo studio delle malattie.
PERCHÉ SI PARLA DI PREVISIONI EPIDEMICHE?
Come ci siamo abituati a prevedere il tempo mettendo in comune tutte le informazioni metereologiche tra le varie nazioni, così l’Università di Harvard ha proposto di creare un servizio mondiale per prevedere l’arrivo di nuove epidemie. Il progetto è semplice e si basa sull’esame di piccole quantità di sangue che vengono raccolte periodicamente, sulle quali si eseguono delle ricerche su batteri e virus per capire se in un luogo vi siano un’aumentata circolazione di patogeni, la sua entità, l’area di diffusione e la reazione dell’organismo. Confrontando i dati dei vari Stati, si dovrebbe riuscire a prevedere la diffusione di nuove malattie, di lanciare un’allerta precoce ai primi segnali di contagio anomali, di avere dati sulla risposta immunitaria e della differenza tra ammalati e asintomatici.
QUALI SONO GLI EFFETTI SOCIALI POSITIVI DEL LOCKDOWN?
Due studi, uno scozzese ed uno australiano, hanno evidenziato che per una discreta percentuale di persone – 50 e 70% rispettivamente – il lockdown ha permesso di fare più attività fisica, di scoprire tante cose che erano trascurate, di stare di più in famiglia. In entrambi gli studi è stata sottolineata la variabile tempo, con maggiore disponibilità per sé stessi e per la famiglia. Hanno tratto maggiore beneficio le donne, i giovani, i coniugati o conviventi, chi aveva un lavoro stabile e non aveva problemi di salute. Lo studio scozzese ha anche evidenziato che al termine del lockdown metà delle persone manteneva le abitudini acquisite durante le restrizioni.
continua QUI https://www.dom.it/covid-19-superfarmaco-israeliano_covid-19-izraelsko-superzdravilo/
𝐃𝐈𝐊𝐋𝐄 𝐙𝐠𝐨𝐝𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚 𝐬𝐩𝐨𝐦𝐢𝐧𝐨𝐯 | 𝐃𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 Žensko izseljevanje iz Nediških dolin L...