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8 nov 2022

Sono in arrivo dall'est i ciuffolotti/Pyrrhula pyrrhula - Eurasian Bullfinch - hýl obecný

Meloni alla Cop27 in Egitto nel silenzio sul caso Regeni



Mentre le autorità egiziane continuano a rifiutarsi di collaborare per punire i responsabili dell'omicidio di Regeni, la presidente del Consiglio ha incontrato al-Sisi senza affrontare il tema


 Un silenzio terribile e imbarazzante ha accompagnato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo viaggio in Egitto, in occasione dell’inizio dei lavori della conferenza sul clima Cop27. Arrivata per partecipare alle due giornate riservate ai capi di Stato e di governo, debuttando nel suo primo vertice internazionale, Meloni ha stretto la mano al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi senza aver mai pronunciato una parola riguardo all’omicidio del ricercatore Giulio Regeni o all’ingiusta carcerazione del ricercatore dell’università di Bologna, Patrick Zaki.

Nessuna frase di circostanza, nessun riferimento, nemmeno una telefonata alla famiglia di Regeni, come avevano fatto i precedenti governi. Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di ignorare pubblicamente il sequestro, la tortura e l’assassinio di Giulio Regeni per mano delle autorità egiziane. Al contrario, la premier ha semplicemente ringraziato al-Sisi con un tweet, per gli auguri di inizio mandato, e si è presentata all’incontro bilaterale organizzato dal leader egiziano nel silenzio istituzionale su uno degli omicidi politici diventati il simbolo dell’impunità del regime di El Cairo.

Il depistaggio su Regeni

Un regime che da anni si rifiuta di collaborare con la giustizia e lo stato italiani, mettendo in scena depistaggi, occultando prove e rifiutandosi perfino di consegnare gli indirizzi dei quattro agenti delle forze speciali imputati dell’assassinio di Regeni, necessari a far cominciare il processo in Italia. Un regime che ha anche contribuito a creare e diffondere un finto documentario fatto per screditare la figura del dottorando dell’università di Cambridge, dipingendolo come una spia, e al quale ha partecipato anche l’attuale vice-presidente del Senato, Maurizio Gasparri.

Atteggiamento che contrasta con l’ampia retorica del governo Meloni di voler “ridare speranza e certezze” agli italiani e che invece sembra sorvolare sul tema per non innervosire il leader egiziano, condannando ancora una volta la famiglia Regeni all’incertezza e al dubbio. Un comportamento reso ancora più terribile dai risvolti dell’ultima udienza del caso Regeni dello scorso 6 ottobre, quando le autorità egiziane si sono, ancora una volta, rifiutate di collaborare con la giustizia italiana.

"Se ce n'era bisogno, è emerso ancora una volta e con ulteriore chiarezza che le autorità egiziane non hanno, né hanno mai avuto, nessuna intenzione di collaborare e si fanno beffe del nostro sistema di diritto - hanno dichiarato a Rai News i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, assistiti dall'avvocato Alessandra Ballerini -. Anche che la richiesta del gennaio 2022 della ministra della Giustizia Cartabia di incontrare l'omologo egiziano non ha mai avuto alcun riscontro, e questo rifiuto non ha precedenti. Quindi anche alla luce di quanto dichiarato oggi dal funzionario del ministero della Giustizia ascoltato in udienza, auspichiamo in una adeguata reazione di dignità del nostro governo".

Il caso Zaki

Un governo che era sul punto di cambiare e che ha lasciato il testimone a Giorgia Meloni, la quale sembra averlo riposto in un cassetto. Lo stesso in cui sembrano essere finite anche le pratiche relative alla situazione di Patrick Zaki, il ricercatore dell’università di Bologna incarcerato in detenzione preventiva per 22 mesi al Cairo e da 9 in libertà vigilata in attesa di processo. Processo che le autorità egiziane continua a rimandare, impedendo a Zaki di poter espatriare e tornare a Bologna. Rinvio dopo rinvio, la prossima udienza si terrà il 29 novembre, ma visto il comportamento del governo Meloni, Zaki potrebbe essere costretto ad affrontarla senza poter più contare sul sostegno ufficiale dell’Italia.https://www.wired.it/article/regeni-silenzio-governo-meloni-egitto-cop27-zaki/



Proverbio friulano


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Vita Nei Campi
“Soreli a San Martin al dà un unviêr cianìn” ovvero se c’è sole il giorno di San Martino, l’11 novembre, l’inverno sarà “canino” freddissimo.Il proverbio friulano della settimana
di Vita nei Vita Nei Campi

5 nov 2022

Manifestazione Nazionale per la PACE



La minaccia nucleare incombe sul mondo. È responsabilità e dovere degli stati e dei popoli fermare questa follia. L’umanità ed il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati. La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future.

Il Punto di primo intervento riapre con personale da enti del Terzo settore

 


 



Il Punto di primo intervento di Cividale, come quello di Gemona, riaprirà entro il prossimo 15 novembre. O, più probabilmente, a inizio 2023. Nonostante rimanga un certo margine di incertezza sulle tempistiche, dopo due anni di chiusura e a sette mesi dalla fine dello stato di emergenza, sembra vicino il momento della riattivazione del servizio. La prima indicazione temporale, quella del 15 novembre, è contenuta, nero su bianco, nell’ordine del giorno numero 15 presentato lo scorso 26 ottobre in Consiglio regionale, primo firmatario il cividalese Elia Miani (Lega), cui – in sede di discussione – si sono aggiunti anche la consigliera Pd Mariagrazia Santoro e Ivo Moras (Lega). Il documento è stato approvato con il parere favorevole della Giunta regionale. Un ordine del giorno partito dalla stessa maggioranza che impegna l’assessore competente Riccardo Riccardi a ripristinare le “attività sospese nei presidi ospedalieri di Cividale del Friuli e Gemona”. È stato poi lo stesso Riccardi, in un comunicato del 31 ottobre, ad annunciare che si prevede “l’avvio del servizio a inizio 2023, per una durata di 3 anni, con possibilità di rinnovo”.
Il Punto di primo intervento, salvo una parentesi di 40 giorni nell’autunno 2020, è chiuso dal 16 marzo 2020. Il 30 ottobre dello stesso anno era stato chiuso anche il reparto di Medicina. Rispetto a quest’ultimo, va precisato, l’intenzione più volta ribadita da Giunta regionale e Azienda sanitaria in questi anni è di aprire una Medicina solo per post – acuti, un servizio piuttosto diverso da quello erogato fino alla chiusura.

Per il personale si farà ricorso al privato
In ogni caso la Regione ha trovato il modo di superare il problema della carenza di personale che, proprio a detta della Giunta in replica alle tante richieste di riattivazione portate in Consiglio in particolare dalla consigliera Simona Liguori dei Cittadini, finora avevano impedito il ripristino dei servizi nei tempi promessi inizialmente, ossia a fine emergenza sanitaria. Nel suo comunicato infatti Riccardi precisa che “nei Punti di primo intervento di Gemona e di Cividale del Friuli sarà presto assicurato un servizio specialistico durante il giorno e nella notte, quindi sulle 24 ore, grazie a procedura di co-progettazione, con la fattiva collaborazione tra Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale ed enti del Terzo settore ai quali sarà richiesto personale medico e infermieristico”.
A breve quindi, dice sempre la nota di Riccardi, verrà pubblicato un avviso rivolto ai privati che possiedono le competenze richieste. In seguito verrà avviato un tavolo per la definizione del progetto di co-gestione.

Il comitato: “Speriamo non sia una riapertura pre-elettorale”
Accoglie positivamente la notizia Tatiana Bragalini, sindaca di Savogna. L’amministrazione del comune del Matajur, fra i territori più penalizzati dalle chiusure vista la distanza dal Pronto soccorso di Udine, in questi due anni è stata certamente fra le più pressanti nel richiedere la riattivazione dei servizi a Giunta e Azienda sanitaria. “È certamente una buona notizia – ci dice Bragalini – anche se aspettiamo di vederla effettivamente concretizzata con la riapertura prima di festeggiare”. Bragalini quindi, che sottolinea anche come questa scelta sia avvenuta con un certo ritardo, aggiunge di voler tener alta l’attenzione anche nel prossimo periodo “affinché vengano ripristinati anche gli altri servizi sospesi, non solo il punto di primo intervento”.
“È positivo il fatto che finalmente, dopo anni, il consigliere cividalese Elia Miani si sia impegnato in prima persona per questa riapertura”, commenta Renato Osgnach, presidente del Comitato per la tutela della salute nelle Valli del Natisone. “Speriamo – sottolinea però Osgnach – che non sia una riapertura pre-elettorale come avvenne fra il 16 settembre e il 30 ottobre 2020 (il 20 e il 21 settembre si tennero a Cividale le elezioni comunali, ndr.). In quel breve periodo fra l’altro, al PPI di Cividale ci furono 1350 accessi, sarebbero più di 12 mila all’anno con quella media. A riprova che la struttura serve, ha i numeri visto che serve un bacino di 80mila persone sul confine orientale. E che se funzionante sgraverebbe il peso che ora è tutto sul pronto soccorso di Udine”. La mobilitazione però non si ferma: “Assieme al comitato di Cividale continueremo la nostra battaglia perché il Punto di primo intervento venga sostenuto anche dagli altri servizi funzionali, il day hospital, i laboratori e la Medicina”. dal Dom


Sloveno online da casa

 

Po slovensko raje spet od doma



Dopo il successo della scorsa edizione, con una trentina di partecipanti dalla Valcanale e in alcuni casi anche da altre zone della provincia di Udine in cui lo sloveno è tradizionalmente parlato, torna il corso di sloveno on line organizzato dall’Associazione/Združenje don Mario Cernet.

Lunedì, 7 novembre, alle 17.30 inizierà la lezione introduttiva. Anche per il 2022-2023 il corso si svolgerà sulla piattaforma Zoom. I partecipanti saranno suddivisi in due gruppi, uno per principianti, che si riunirà ogni lunedì alle 17.30, ed uno per progrediti, che si riunirà ogni mercoledì sempre dalle 17.30. Eventuali modifiche saranno concordate al momento del primo incontro. Ogni lezione durerà due ore.

Il contributo per l’iscrizione al corso, comprensivo di quota associativa, è di 40 euro. Per iscriversi o avere ulteriori informazioni, fino al 18 novembre si può telefonare al 335 6485878 o al 333 2960001 oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica zdruzenje.cernet@gmail.com.

La docente del corso sarà Eva Gregorčič, che è anche insegnante alla scuola primaria di Bled.

Dopo avere organizzato per diversi anni il corso di sloveno in presenza, anche in collaborazione con l’Università del tempo libero di Tarvisio, l’Associazione Cernet ha deciso di prediligere la modalità on line anche su impulso di quasi tutti i corsisti che hanno partecipato all’ultima edizione. Una modalità di svolgimento introdotta per fare fronte alle limitazioni per prevenire la diffusione del nuovo coronavirus, quindi, si è rivelata per molti più comoda anche grazie alla diminuzione delle limitazioni organizzative in presenza. Anche questa edizione del corso si svolge col patrocinio del Comune di Malborghetto-Valbruna/Naborjet-Ovčja vas e il sostegno dell’Unione culturale cattolica slovena-Zskp e dell’Ufficio governativo della Repubblica di Slovenia per gli sloveni d’oltreconfine e nel mondo. (Luciano Lister)

V ponedeljek, 7. novembra, ob 17.30 bo prvo spletno srečanje v okviru tečaja slovenščine za odrasle, ki ga tudi letos organizira Združenje don Mario Cernet. Po uspešni izvedbi iz lanskega leta, se bo tečaj tudi v letošnjem letu odvijal po spletu in sicer na platformi Zoom. Kolikor kaže, bo spet precej udeležencev in bodo verjetno tudi letos morali oblikovati dve skupini z različnimi urniki – za začetnike in nadaljevalce. Predvidoma se bodo začetniki spletno sestali ob ponedeljkih ob 17.30; nadaljevalci pa ob sredah ob 17.30. Članarina v Združenje z vpisnino je 40 evrov. Za več informacij in vpisovanja lahko pokličete telefonsko številko 335 6485878 ali 333 2960001 ter pišete sporočilo na e-naslov elektronske pošte zdruzenje.cernet@olga1246

https://www.dom.it/po-slovensko-raje-spet-od-doma_sloveno-on-line-anche-senza-restrizioni/

4 nov 2022

Citazione di Pertini

 

"Io non ho bisogno della scorta, la mia scorta è il popolo". (Sandro Pertini)"Ne potrebujem spremstva, moje spremstvo so ljudje"
da fb

V Podbuniescu so ohranili vrtec /Pulfero mette al sicuro l’asilo


 Ricordate? Era il 23 marzo 2015 quando il consiglio comunale di Pulfero approvò a maggioranza (all’epoca esisteva ancora l’opposizione!) un documento per affermare che nelle Valli del Natisone «costituisce espressione tradizionale della comunità» una «lingua autoctona denominata nediško». Quell’atto avrebbe dovuto fare da preludio alla modifica dello statuto municipale nella parte che recita: «II Comune riconosce e valorizza il dialetto sloveno locale come eredità storica e peculiare della Comunità» (si noti che la magna carta di Pulfero correttamente definisce «slovena» la parlata valligiana) e, secondo i desideri di qualcuno, l’uscita del Comune dall’ambito di tutela della minoranza slovena.

Fortuna che quel piano non andò in porto. Così nelle scorse settimane la giunta comunale di Pulfero ha potuto appellarsi proprio alla legge di tutela della minoranza slovena per avere la deroga al numero minimo di iscritti e tenere aperta la propria scuola dell’infanzia.

Nel dispositivo della deliberazione è stato evidenziato come, con Decreto del Presidente della Repubblica 12 settembre 2007, Pulfero sia inserito tra i Comuni del Friuli Venezia Giulia nei quali si applicano le misure di tutela della minoranza linguistica slovena, a norma dell’ art. 4 della legge n. 38/2001 e «pertanto sussistono le condizioni per l’applicazione delle disposizioni di particolare parametrazione in termini di numeri».

Ora, confidando che la deroga venga concessa, c’è da vigilare affinché nella scuola dell’infanzia la programmazione comprenda «anche argomenti relativi alle tradizioni, alla lingua e alla cultura locali da svolgere anche in lingua slovena», come prevede l’articolo 12 della legge 38/2001, anche perché ai diritti (deroga al numero minimo di iscritti) corrispondono precisi doveri (trasmettere ai bimbi la lingua slovena).

Infine, va fatto un plauso a sindaco e assessori di Pulfero, che hanno compiuto una scelta saggia e intelligente. Del resto è da tempo chiaro a tutti che, di fronte all’eloquenza dei dati sulla situazione demografica e socioeconomica della Benecia, il principale, per non dire l’unico, elemento concreto al quale affidarsi per le residue possibilità di ripresa è proprio quello dell’identità etnico-linguistica della popolazione. Tutto il resto è velleitario. (M. Z.)

https://www.dom.it/v-podbuniescu-so-ohranili-vrtec_pulfero-mette-al-sicuro-lasilo/

Naše jezike podpira tudi demografija / Anche la demografia tutela le lingue

 

Naše jezike podpira tudi demografija
Anche la demografia tutela le lingue

L’autonomia della nostra Regione «si basa fondamentalmente sulle lingue minoritarie: usarle, proporle e innovarle è dunque un’arma di difesa della specialità». Così ha detto il presidente del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, introducendo la tavola rotonda organizzata dal consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia dopo le Conferenze dedicate alle minoranze linguistiche friulana, slovena e tedesca. «Bisogna continuare a utilizzarle nelle istituzioni, nelle scuole, nelle associazioni, farle diventare lingue sempre più vive, capaci di tratteggiare il mondo del presente ma anche del futuro, grazie alle nuove tecnologie. Per questi motivi il mio grazie va a tutti quelli che le usano, le promuovono e le diffondono, in quanto fondamento della nostra convivenza civile».

Al dibattito organizzato venerdì, 21 ottobre, all’auditorium «Comelli » nella sede della Regione a Udine, sono intervenuti diversi rappresentanti del mondo delle tre minoranze linguistiche regionali.

Moderati da Fabiana Fusco dell’Università di Udine, nel corso del dibattito si sono confrontati esperti di Arlef, Slori e Università degli studi di Udine nonché amministratori locali, per fare il punto su quanto fatto e da fare nella tutela di sloveno, friulano e tedesco.

L’assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, ha notato come la Regione Fvg abbia organizzato una conferenza dedicata a tutte e tre le lingue minoritarie presenti nel territorio, per capire le problematiche e quali buone pratiche che si sono dimostrate efficaci per altre lingue possano essere messe in atto. «Il friulano, lo sloveno e il tedesco – ha detto Roberti – sono lingue molto diverse tra loro, ma le criticità a cui siamo chiamati a dare una ri-sposta sono le medesime. Tra queste rientrano sicuramente la possibilità di comunicare in tutti gli ambienti istituzionali della Regione utilizzando la lingua minoritaria, ma anche il problema dello spopolamento delle aree di confine. È necessario favorire l’integrazione nel tessuto comunitario di chi, provenendo da un’altra regione o nazione, desidera approcciarsi a queste lingue».

Nel corso del convegno sono stati illustrati i risultati delle conferenze regionali tenute tra ottobre e novembre 2021 sulla tutela della lingua friulana e delle minoranze linguistiche slovena e tedesca.

Con riguardo al friulano, l’obiettivo è fermare la decrescita dei parlanti. In regione sono 600.000, ma ogni anno il numero cala dello 0,6 per cento. Senza far nulla, nel 2050 scenderebbe a 500.000.

Il direttore dell’Agenzia regionale per la lingua friulana, William Cisilino, ha spiegato come l’ente punti a strumenti innovativi, ad esempio il traduttore automatico italiano-friulano di Google. «Il Piano generale di politica linguistica 2021-25 ha proprio l’obiettivo di fermare questo calo del numero di parlanti. Sappiamo che ci sono tecniche specifiche per arrivare a questo risultato, e leesperienze del Galles e del Paese Basco hanno dimostrato che è possibile invertire il trend».

Il piano guarda a pubblica amministrazione, comunicazione, tecnologie, presenza sociale e acquisizione linguistica. Importante è il ruolo di media e social come Facebook, Instagram e Youtube.

Dall’Istituto sloveno di ricerche- Slori, Devan Jagodic ha spiegato come la terza conferenza regionale della minoranza linguistica slovena abbia rilevato passi avanti, ad esempio l’avvio dell’Ufficio centrale per la lingua slovena e l’accessibilità del sito del Consiglio regionale in sloveno. Manca, però, una programmazione di lungo periodo delle priorità. Le potenzialità di organi come la Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica slovena e l’Assemblea degli eletti in lingua slovena, poi, non sono sfruttate appieno.

Uno studio sul bilinguismo nelle insegne pubbliche mostra come le leggi siano applicate solo al 40 per cento nelle province di Udine e Gorizia. Tra le proposte di Jagodic, quella d’istituire un’Agenzia per la lingua slovena, secondo l’esempio positivo di Arlef, e l’estensione delle disposizioni della legge di tutela della minoranza slovena agli interi ambiti comunali.

Dall’Università di Udine, Francesco Costantini ha riassunto quanto emerso alla prima conferenza regionale sulle minoranze di lingua tedesca. «Negli ultimi anni c’è stato un risveglio di attenzione verso il patrimonio linguistico, ma resta la criticità legata alla dimensione demografica delle varie comunità». L’insegnamento a scuola cozza col mancato ricambio generazionale del corpo docente e la mancata istituzionalizzazione. Servirebbero, quindi, programmazione a lungo termine e una seria formazione degli insegnanti. Anche le varianti di tedesco hanno potenzialità in ambito turistico, per la presa che hanno sui visitatori. Sarebbe auspicabile una loro maggiore presenza in forma scritta.

Dopo le relazioni sono intervenuti anche alcuni consiglieri regionali.

Il consigliere dell’Unione slovena- Ssk, Marko Pisani, ha insistito sull’importanza dell’utilizzo delle lingue minoritarie a livello istituzionale, anche sui siti internet.

Massimo Moretuzzo del Patto per l’Autonomia, Emanuele Zanon di Regione Futura e Franco Mattiussi di Forza Italia hanno parlato della situazione del friulano. Moretuzzo ha notato come nell’insegnamento a scuola si debba essere vigili rispetto al pregiudizio di parte del personale scolastico. Rispetto al numero dei parlanti, poi, il friulano resta poco presente alla radio e alla televisione.

Mattiussi, che ha concordato con Moretuzzo sul potenziale economico delle lingue locali, ha svelato di essere stato un genitore restio a parlare in marilenghe coi figli. «Ora per fortuna i miei figli parlano in friulano correttamente e io ho riscoperto l’importanza della tutela della lingua».

Zanon, che sostiene un modello glocal di sviluppo, ha ricordato il problema della scarsa natalità, che interessa proprio molti piccoli centri in cui le lingue locali sono vive.

In collegamento, il vicepresidente del Consiglio regionale, Stefano Mazzolini, si è soffermato sulle problematiche della minoranza linguistica tedesca. «Nella Valcanale – ha ricordato il consigliere della Lega – siamo riusciti a realizzare una scuola plurilingue a Ugovizza, e anche l’istituto superiore Bachmann a Tarvisio lavora in questa direzione».

Nel corso della giornata sono intervenuti anche esperti italiani dall’estero, Michele Gazzola, dell’Ulster University, e Ada Bier, dall’Università del Paese Basco.

Nel pomeriggio è stata proposta l’organizzazione di altre conferenze congiunte, ad esempio sulla scuola, ribadendo il desiderio di un luogo di confronto istituzionale tra le diverse comunità linguistiche.

La proposta di un’agenzia per lo sloveno

Riprendendo lo spunto di Devan Jagodic dello Slori, il consigliere Marko Pisani (Unione slovena-Ssk) ha proposto la nascita di due agenzie regionali per lo sloveno e il tedesco, sulla scia del positivo esempio di Arlef.

Da parte sua, l’assessore Pierpaolo Roberti ha definito la proposta interessante. «Anche se mi riesce difficile capire come possa essere declinata rispetto all’organizzazione della minoranza slovena che oggi è molto diversa, dove le associazioni sono rappresentate nella commissione consultiva e sono già in grado di influire sugli indirizzi da dare». Pisani ha rilanciato proponendo di ampliare le competenze dell’Ufficio centrale per la minoranza slovena. «E credo che occorra un tavolo istituzionale dove le tre minoranze si possano confrontare e da dove si possano portare le proposte all’Amministrazione regionale». (Luciano Lister)

dal Dom

https://www.dom.it/nase-jezike-podpira-tudi-demografija_anche-la-demografia-tutela-le-lingue/

3 nov 2022

NOVEMBRE

 


Novembre

A tratti versa qualche goccia il cielo,
qualche piccola lacrima smarrita

e la selva si scuote irrigidita
in un subito brivido di gelo.
Il colchico nei luoghi più deserti
poggia pensoso, e sotto i pioppi lunghi
sorgono, nel silenzio umido, i funghi,
che tengono sempre i loro ombrelli aperti;
e nei giardini taciti e negli orti
nascon, quasi piangendo, i fiori estremi,
i crisantemi per i nostri morti.

Marino Moretti

Marino Moretti (Cesenatico18 luglio 1885 – Cesenatico6 luglio 1979) è stato un poetaromanziere e drammaturgo italiano, noto soprattutto come poeta crepuscolare.

Iniziò come poeta, cantando le cose semplici e umili di tutti i giorni, seguendo un'influenza pascoliana, usando toni dimessi e parole semplici; passò in seguito a scrivere novelle e romanzi, tra cui Puri di cuore, dove il linguaggio diventa più complesso e analitico, tornando ancora alla poesia negli ultimi anni.

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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Slovacchia, l'attentatore del premier Fico è un 71enne fondatore di un club letterario

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