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5 gen 2022

Proverbio delle valli del Natisone

 




Če lesjak ženarja laja,huda zima se nastaja.

Se in gennaio il lupo abbaia si prepara un crudo inverno.

da http://www.lintver.it/cultura-tradizioni-dettimeteo.html


S


Da "ATTIVITA' INTEGRATIVE" Sc. Media Statale "Dante Alighieri" S. Pietro al Nat.e in gennaio il lupo abbaia, si prepara un crudo inverno.

Riti epifanici in Friuli

dal web

 La messa dello spadone è una celebrazione liturgica rituale che si svolge ogni anno il 6 gennaio nel duomo di Cividale del Friuli.

Questo rito, unico nel suo genere, ha origine nel 1366, ai tempi del patriarca Marquardo di Randeck (1296 - 1381) ed era volto ad affermare il potere spirituale, militare e civile conferito dall'imperatore al patriarca sulla Patria del Friuli.

Il decano del capitolo di Cividale, che per l'occasione porta un elmo piumato (una riproduzione, l'originale è andato perso nel settecento), regge una spada con la quale saluta il popolo vibrando tre colpi in aria, per poi riporla nel fodero. La spada, lunga 109 cm, è quella che fu donata dai cividalesi al patriarca al suo ingresso in città, sull'elsa reca la scritta AN MCCCLXVI DIE VI IUL TEM. RE MARQUARDI PATR.

La messa viene celebrata in latino ed è accompagnata da antichi canti aquileiesi. La messa è seguita poi da un corteo storico medievale, al quale prendono parte i figuranti del Palio di San Donato, rievocazione storica medievale estiva che si tiene a Cividale del Friuli ogni anno.

In quest'occasione si riuniva il Parlamento della Patria del Friuli.

da wikipedia


Messa del tallero

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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M • THERESIA • D • G • R • IMP • HU • BO • REG • ; busto a destra; S • F in esergoARCH • AUST • DVX • BVRG •CO • TYR • 1780 • X; aquila bicipite con scudo araldico

La messa del tallero, la cui origine risale probabilmente al medioevo[1], quando il Friuli era governato dal Patriarca, viene celebrata ogni 6 gennaio a Gemona.

Durante la funzione religiosa la comunità civile, rappresentata dal sindaco, alla fine di un corteo che parte da palazzo Boton, sede del comune, attraverso via Bini, arriva fino all'altare del duomo, dove offre un dono concreto alla comunità religiosa, nella persona dell'arciprete, nella forma di un tallero d'argento di Maria Teresa d'Austria coniato nel 1780, come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Il rituale, celebrato proprio nel giorno dell'Epifania potrebbe anche simboleggiare i doni che i magi portarono a Gesù [2].

La prima testimonianza scritta del rituale, presente nell'Archivio di Stato di Udine, è del notaio Gio Maria Rossi, attivo a Gemona nella metà del XVIII secolo, il quale riporta che almeno dal 1760 "[I rappresentanti della comunità] il giorno dell'Epifania, venivano incensati doppo che si portarono all'altare al baccio della pace ed a fare offerta al reverendissimo signor arciprete". Il rito è dunque precedente l'introduzione in Friuli della moneta oggi utilizzata (arrivata a Gemona probabilmente a seguito del Trattato di Campoformio e conseguente passaggio del Friuli all'Arciducato d'Austria), al posto della quale dovevano essere utilizzate altre monete.

La celebrazione non sarà accompagnata da un corteo storico.

4 gen 2022

Le quattro stagioni del Näš kolindrin/Štirje letni časi na Näšem kolindrinu


Anche per il 2022 Resia avrà il suo calendario bilingue resiano/italiano «Näš Kolindrin 2022». È ormai tradizione che il Circolo culturale resiano «Rozajanski Dum» ogni anno realizzi questa bella iniziativa che è molto apprezzata sia dai valligiani che dai molti resiani che vivono lontani da Resia e che, in prossimità del Santo Natale, ne attendono l’arrivo.

Per questa nuova edizione, il circolo resiano ha voluto collaborare con l’appassionato di fotografia naturalistica Daniele Buttolo Ploc che con i suoi scatti realizzati durante tutte le stagioni dell’anno, mese per mese, ci regalerà emozionanti sensazioni.

Come il fotografo ricerca l’attimo più suggestivo anche il camminatore lungo la fitta rete di sentieri, oltre alla natura selvaggia, potrà scorgere molti segni e testimonianze lasciate dall’uomo che aveva, per necessità, antropizzato buona parte della vallata. I tempi del vivere, in queste località, erano scanditi dalle tradizioni che ciclicamente si ripetevano e accompagnavano l’esistenza di ognuno.

Oggi, con l’abbandono di molti di questi luoghi come gli alpeggi di alta quota, le attività produttive realizzate lungo i corsid’acqua, gli stavoli disseminati ovunque e addirittura interi paesi, anche le usanze locali sono inesorabilmente destinate all’oblio perché indissolubilmente legatealla dimensione del viverli

quotidianamente. Il calendario pertanto mese per mese, oltre alle suggestive immagini, ci propone la descrizione dialcune delle principali usanze e tradizioni perpetrate per secoli dai resiani, alcune delle quali fortunatamente ancora in auge.

L’idea del calendario dedicato alleStagioni e tradizioni in Val Resia/ Štağuni anu nawade tu-w Reziji è stata suggerita più volte dai molti escursionisti che durante tutto l’anno, soprattutto il fine settimana, trascorrono qualche ora lungo i sentieri di fondovalle o ne ascendono i monti che la circondano.

Il calendario sarà anche un utile mezzo di promozione turistica non solo dell’elemento naturalistico della vallata ma anche di quello culturale ed in particolare di quello linguistico che già richiama molte persone che visitando i musei trovano l’opportunità di approfondire anche questo aspetto della tradizione resiana. (Sandro Quaglia)


Il vin brulé dell’Epifania

 


di Roberto Zottar
Da Santa Lucia, nome che deriva da ‘lux’, ‘luce’, e che gli Scandinavi festeggiano con coroncine di candele accese, si allungano le giornate, tanto che si dice “Di Santa Lùssia fin Nedàl - Cres il dì un pit di gial - Di Nedàl fin a l’an gnov, - Cres il dì un pas di lov - Da l’an gnov fin la Pifania - Cres ‘na pissula mincioneria”. “e a Pasquetta de un’oretta” aggiungono i triestini. Ovvero Da Santa Lucia fino a Natale il giorno cresce di un piede di gallo, da Natale a Capodanno cresce di un passo di lupo e da Capodanno all’Epifania di una stupidaggine. I riti del periodo sono legati al fuoco, come il zoc nadalin, il grosso ceppo d’albero stagionato che i contadini accendevano nel fogolar a Natale e che doveva rimanere acceso fino a Capodanno, e se riusciva a mantenersi ardente fino all’Epifania avrebbe portato gran fortuna. Il rito risale forse al Concilio di Tours del 567 dC che proclamò come festività l’intero periodo di 12 giorni tra Natale e l’Epifania. Il 5 gennaio è la dodicesima notte - resa anche celebre da Shakespeare: i re Magi visitano Gesù, si accendono i pignarui e si mangia la pinza. Un tempo si dava fuoco alle sterpaglie e i ragazzi saltando oltre le fiamme gridavano “Pan e vin la lujania tal ciadìn! (pane e vino la salsiccia nel catino), ovvero a Pasche Tafànie – si magne la lujanie (all’Epifania si mangia la salsiccia).
E per combattere il freddo si beve il vin brulé, la cui ricetta risale ai Romani con il Conditum paradoxum di Apicio, un vino caldo con miele, foglie di nardo, zafferano, datteri e pepe. Oggi il pepe è sostituito dalla cannella, ricca di antiossidanti e uno degli antichi rimedi per combattere raffreddore e influenza.
Vin brulé in francese significa "vino bruciato", ma in Francia la bevanda si chiama invece "vin chaud", ossia vino caldo, mentre in Inghilterra è mulled wine, in Germania Gluhwein e nei Paesi Scandinavi Glogg. Un suo antenato medievale è anche l’ipocras, il vino panacea arricchito con erbe officinali, che la leggenda fa risalire al medico greco Ippocrate.
Non esiste una singola ricetta di vin brulé, ma per un’ottima bevanda vi suggerisco di usare solo vino di qualità, meglio se rosso e corposo. Ad un litro aggiungete 100 g di zucchero, scorze di limone e arancia, 2 stecche di cannella, 5 bacche di ginepro, noce moscata, 8 chiodi di garofano e 1 anice stellata, qualche fetta di mela e due cucchiai di miele. Fate bollire per 5’ e fiammeggiate. E per dare una marcia in più, copiando i francesi, aggiungete un goccio di cognac o rum.
Non si tratta solo di una bevanda, ma di una tradizione che ogni anno condividiamo davanti ai fuochi epifanici, sempre con grandi speranze per l’Anno Nuovo.



A tu per tu con i caprioli, due incidenti

 


Il primo si è verificato a Varmo, nella borgata di Romans, il secondo lungo l'ex provinciale 55 del Cormor a Treppo Grande


Ancora incidenti causati dall'attraversamento improvviso della carreggiata da parte di animali selvatici. Il primo si è verificato a Varmo, nella borgata di Romans, nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle 18. Il conducente del veicolo non è riuscito a evitare l'impatto con un capriolo che poi è fuggito nelle campagne. La vettura ha riportato notevoli danni ma fortunatamente l'automobilista è rimasto illeso.

Il secondo, invece, lungo l'ex provinciale 55 "del Cormor", a Treppo Grande. Anche in questo caso ad attraversare la strada improvvisamente è stato un capriolo, poi deceduto, finito a bordo strada. Illeso il conducente della macchina, una Bmw. Sul posto il Servizio Recupero Fauna Selvatica della Regione.https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/a-tu-per-tu-con-i-caprioli-due-incidenti/2/258285


3 gen 2022

FLORA NIVALIS

 


ARTURO GRAF

FLORA NIVALIS

Bianco di neve, lucido di gelo,
Grandeggia il bosco in cupo sonno immerso:
Scintillante di stelle, algido, terso,
Traspar fra i rami irrigiditi il cielo.

E la crescente luna di gennajo,
Che nel sommo del ciel splende falcata,
Sembra una squamma d’oro intarsïata
In uno specchio di brunito acciajo.

Trema per l’alta notte e pei divini
Soporati silenzii a quando a quando
Teneramente doloroso e blando
Un gorgheggio di flauti e di clarini.

Chi è costei che così sola e franca
Per la foresta, in mezzo all’ombre, incede,
E segna appena con lo scarso piede
In suo cammin la intatta neve e bianca?

Chi è costei che in verde gonna, cinta
L’aureo capo di sì pia corona,
Raggia da tutta la gentil persona
Il dolce lume onde l’aurora è tinta?

Di quanti fior la primavera i piani
Allieta e i clivi ed ogni erboso lembo,
Tu fiorite hai le trecce e pieno il grembo,
E piene, o cara, ambe le bianche mani.

O donzelletta, cui benigno elesse
A così nova meraviglia il cielo,
Stringe ogni gleba aspro e tenace il gelo:
Tu dov’hai colta sì gioconda messe?

O cara e pia! se amor non anche è morto,
Spargi lungo la via; spargi i tuoi fiori:
Troppo è la via selvaggia ed aspra, e i cuori
Vengon men per l’angoscia e lo sconforto.

(da Morgana, Treves, 1901)

https://cantosirene.blogspot.com/

Proverbio friulano

foto di Suzi Pertot

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Se al nevêe a Pifanie, pan e vin e ciocjs, lasse che al flochi” ovvero se nevica il giorno dell’Epifania servono pane, vino, ciocchi da ardere e lascia che fiocchi”.

1 gen 2022

Giornata Mondiale della Pace


 La Giornata mondiale della pace è una ricorrenza, celebrata dalla Chiesa cattolica, che cade il 1º gennaio di ogni anno. Scopo della Giornata è dedicare il giorno di Capodanno alla riflessione ed alla preghiera per la pace.

La ricorrenza è stata istituita da papa Paolo VI con un messaggio datato 8 dicembre 1967[1] ed è stata celebrata per la prima volta il 1º gennaio 1968.

Da quell'anno il Pontefice della Chiesa cattolica invia ai capi delle nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio che invita alla riflessione sul tema della pace.Il discorso di Paolo VI iniziò con un saluto e il richiamo storico ai valori della Pax romana, "fondata sull'universale estensione dell'eguaglianza dei diritti dei suoi cittadini, fieri e liberi", rivolse un appello alla tregua e al dialogo per l'incipiente Guerra del Vietnam, concludendosi con una Preghiera per la Pace nel Mondo.

Il documento afferma:

«Giunga ora il Nostro saluto fraterno e paterno ed il Nostro augurio di pace, con quanto la pace deve recare con sé: l'ordine, la serenità, la letizia, la fraternità, la libertà, la speranza, l’energia e la sicurezza del buon lavoro, il proposito di ricominciare e di progredire, il benessere sano e comune, e quella misteriosa capacità di godere la vita scoprendone i rapporti con il suo intimo principio e con il suo fine supremo: il Dio della pace.»

(Paolo VI, Omelia per la prima celebrazione della «Giornata della pace», 1° gennaio 1968)
https://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_mondiale_della_pace

In Friuli ogni anno da Pordenone si faceva la "Marcia della Pace" 12 km da Pordenone ad Aviano sede Base USAF.Per cause covid non è stata fatta.


20 anni di euro

 


L’euro ha compiuto 20 anni.

Il simbolo dell’euro è si ispira alla lettera greca epsilon ε ed è un omaggio alla Grecia in quanto culla della civiltà occidentale ed europea. Le due linee parallele che attraversano il glifo indicano la stabilità della valuta comunitaria.

Le euro banconote sono fatte in carta di puro cotone che le rende particolarmente resistenti all’usura. Una parte della banconota è stampata in rilievo così da permetterne il riconoscimento al tatto.

Striscia e placchetta olografica: le due facce di ogni banconota sono caratterizzate rispettivamente da una striscia e da una placchetta olografica. Muovendo la banconota sotto la luce, è possibile osservare sulla striscia olografica il simbolo dell’euro e il valore nominale.
Striscia iridescente:nella zona centrale delle banconote è presente una Striscia che brilla se la banconota viene inclinata sotto una fonte di luce.

Quante monete da 1 euro esistono?

La serie delle monete in euro è composta da otto tagli con i seguenti valori facciali: 1, 2, 5, 10, 20 e 50 euro cent, e 1 e 2 euro. Le otto monete si diversificano per dimensioni, peso, materiale, spessore e colore, nonché per la configurazione del bordo rispetto ai tagli contigui.
Monete – Banca d’Italiahttps://www.bancaditalia.it › compiti › emissione-euro

notizie tratte dal web

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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