di Roberto Zottar
Da Santa Lucia, nome che deriva da ‘lux’, ‘luce’, e che gli Scandinavi festeggiano con coroncine di candele accese, si allungano le giornate, tanto che si dice “Di Santa Lùssia fin Nedàl - Cres il dì un pit di gial - Di Nedàl fin a l’an gnov, - Cres il dì un pas di lov - Da l’an gnov fin la Pifania - Cres ‘na pissula mincioneria”. “e a Pasquetta de un’oretta” aggiungono i triestini. Ovvero Da Santa Lucia fino a Natale il giorno cresce di un piede di gallo, da Natale a Capodanno cresce di un passo di lupo e da Capodanno all’Epifania di una stupidaggine. I riti del periodo sono legati al fuoco, come il zoc nadalin, il grosso ceppo d’albero stagionato che i contadini accendevano nel fogolar a Natale e che doveva rimanere acceso fino a Capodanno, e se riusciva a mantenersi ardente fino all’Epifania avrebbe portato gran fortuna. Il rito risale forse al Concilio di Tours del 567 dC che proclamò come festività l’intero periodo di 12 giorni tra Natale e l’Epifania. Il 5 gennaio è la dodicesima notte - resa anche celebre da Shakespeare: i re Magi visitano Gesù, si accendono i pignarui e si mangia la pinza. Un tempo si dava fuoco alle sterpaglie e i ragazzi saltando oltre le fiamme gridavano “Pan e vin la lujania tal ciadìn! (pane e vino la salsiccia nel catino), ovvero a Pasche Tafànie – si magne la lujanie (all’Epifania si mangia la salsiccia).
E per combattere il freddo si beve il vin brulé, la cui ricetta risale ai Romani con il Conditum paradoxum di Apicio, un vino caldo con miele, foglie di nardo, zafferano, datteri e pepe. Oggi il pepe è sostituito dalla cannella, ricca di antiossidanti e uno degli antichi rimedi per combattere raffreddore e influenza.
Vin brulé in francese significa "vino bruciato", ma in Francia la bevanda si chiama invece "vin chaud", ossia vino caldo, mentre in Inghilterra è mulled wine, in Germania Gluhwein e nei Paesi Scandinavi Glogg. Un suo antenato medievale è anche l’ipocras, il vino panacea arricchito con erbe officinali, che la leggenda fa risalire al medico greco Ippocrate.
Non esiste una singola ricetta di vin brulé, ma per un’ottima bevanda vi suggerisco di usare solo vino di qualità, meglio se rosso e corposo. Ad un litro aggiungete 100 g di zucchero, scorze di limone e arancia, 2 stecche di cannella, 5 bacche di ginepro, noce moscata, 8 chiodi di garofano e 1 anice stellata, qualche fetta di mela e due cucchiai di miele. Fate bollire per 5’ e fiammeggiate. E per dare una marcia in più, copiando i francesi, aggiungete un goccio di cognac o rum.
Non si tratta solo di una bevanda, ma di una tradizione che ogni anno condividiamo davanti ai fuochi epifanici, sempre con grandi speranze per l’Anno Nuovo.
Boa tarde minha amiga Olga. Parabéns pelo seu trabalho.
RispondiEliminaMolto buono!
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