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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga

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22 dic 2021

NATALE

 

Natale in poesia


Ma quando facevo il pastore
allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina,
i campi rotti dal gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto la montagna,
erano il giusto spazio alla calata
delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano
creature piene di ferite;
mia madre era parente
della Vergine,
tutta in faccende,
finalmente serena.
Io portavo le pecore fino al sagrato
e sapevo d'essere uomo vero
del tuo regale presepio.

padre  David Maria Turoldo  
David Maria Turoldoal secolo Giuseppe Turoldo (Coderno22 novembre 1916 – Milano6 febbraio 1992), è stato un religioso e poeta italiano, membro dell'Ordine dei servi di Maria. È stato, oltre che poeta, figura profetica in ambito ecclesiale e civile, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di ispirazione conciliare. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il che gli è valso il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa",



Mercoledì 22 novembre di cento anni fa nasceva in un paesino del Friuli padre David Maria Turoldo, frate dei Servi di Maria, poeta, giornalista, predicatore, testimone appassionato di una fede che non temeva di “impolverarsi” nelle strade della terra e della storia...http://www.famigliacristiana.it/articolo/lultimo-dono-del-mio-amico-padre-turoldo.aspx

21 dic 2021

Solstizio d'inverno

 


La notte più lunga e il giorno più corto dell’anno: è il solstizio d’inverno nell’emisfero settentrionale, che quest’anno cade (in linea con la tradizione) il 21 dicembre. Il momento esatto scatterà alle 16:59 italiane. Allora sarà anche astronomicamente inverno.

Che cos’è il solstizio

Il solstizio è un evento astronomico che si verifica due volte l’anno, in estate e in inverno. È dovuto all’inclinazione di 23,5° dell’asse di rotazione della Terra rispetto al piano della sua orbita intorno al Sole. Il moto che descrive fa sì che il cammino apparente del Sole nel cielo cambi durante l’anno: nell’emisfero boreale quando la nostra stella raggiunge il punto più alto in assoluto rispetto all’orizzonte si parla di solstizio d’estate (tra il 21 e il 22 giugno), mentre quando passa per quello più basso si parla di solstizio d’inverno (21-22 dicembre). 

Il solstizio d’inverno

L’inclinazione dell’asse terrestre fa sì che il giorno del solstizio d’inverno il Polo Nord si trovi inclinato dalla parte più lontana dal Sole e non lo veda mai, perché rimane sotto la linea dell’orizzonte, mentre all’equatore a mezzogiorno la nostra Stella raggiunge il punto più alto del suo cammino: tutte le latitudini a sud dell’equatore avranno più di 12 ore di luce, mentre tutte quelle a nord di meno. Passato il solstizio, nell’emisfero settentrionale le ore di luce cominceranno ad aumentare.

Solstizio a Stonehenge

Già le civiltà del passato si erano rese conto che il cammino del Sole nel cielo cambiava nel corso dell’anno in modo regolare, tanto da aver costruito monumenti come Stonehenge proprio per seguirlo e prevedere lo spostamento. Ancora oggi assistere al solstizio a Stonehenge è considerato uno spettacolo, con giochi di luce affascinanti che attirano molti visitatori (esistono percorsi turistici ad hoc). Un appuntamento che, salvo nuove indicazioni da parte delle autorità britanniche per il contenimento del coronavirus, non mancherà neanche quest’anno: l'English Heritage ha organizzato le celebrazioni per il 22 dicembre. E, certo, dal vivo sarebbe tutt’altra cosa, ma per chi vuole si può godere dello spettacolo anche in streaming.

https://www.wired.it/article/solstizio-inverno-2021/

VIA CRUCIS DELLA CHIESA DI S FLORIANO VILLANOVA DELLE GROTTE/ZAVARH










 

  



SE TI VUOI BENE ...METTI LA MASCHERINA

 


20 dic 2021

Gubana Gubanza friuli venezia giulia RICETTA

Ripropongo il video e la ricetta della gubana,dolce ttpico della Benecia.

Gubanza/Gubana preparata da Romilda Filipig di Topolò Preparazione e ricetta del dolce tradizionale delle Valli del Natisone di Stefano Morandini. La parola gubana deriva dallo sloveno "gubati" cioè arrotolare, infatti questo dolce ha la forma di chiocciola. E' un dolce che si faceva per Natale, Pasqua, matrimoni e per la fine della fienagione. Traduzione dal dialetto sloveno. Ingredienti: Impasto per 2 gubane Mezzo chilo di farina, 3/4 uova, sale, la buccia di un limone grattugiato, 2 cubetti di lievito, due cucchiai tra burro sciolto ed olio,zucchero, una fiala di vanillina. Ripieno: 250 g di noci macinate, 100 g di amaretti sbriciolati, un cucchiaio di zucchero, un panino raffermo, un po' di burro,30 g di pinoli,100 g di uvetta ammollata nel marsala, mezzo bicchiere di grappa, qualche cucchiaio di cacao. Preparazione La pasta deve lievitare due volte. Mettere la farina sul tavolo ed aggiungere il lievito precedentemente sciolto in un po' di latte tiepido, zucchero e una presa di sale. La pasta deve essere piuttosto molle, altrimenti stenta ad alzarsi. Lavorare bene il composto. Coprire con un panno caldo e lasciar lievitare (deve raddoppiare) Nel frattempo rosolare nel burro i pinoli, poi il panino raffermo sminuzzato, sbriciolare gli amaretti che ci serviranno per il ripieno. Quando è ben lievitato si prepara per la seconda lievitazione. Scaldare il latte e metterci dentro il lievito sciolto nel latte e un po' alla volta il burro sciolto e le uova precedentemente sbattute. L'impasto deve essere morbido, se necessario aggiungere un po' di farina. La pasta deve essere lavorata per un quarto d'ora. Si copre con un panno e si aspetta che lieviti nuovamente (minimo un'ora) Mettere in una terrina tutti i componenti del ripieno. Quando è ben lievitato spianare col mattarello una sfoglia di 1 cm e mezzo, mettere sopra il ripieno con qualche fiocchetto di burro. Fare un rotolo, pressare livemente per chiuderlo ed arrotolarlo a chiocciola. Prendere una teglia imburrata,spennellare la gubana con la chiara d'uovo sbattuta e mettere nel forno preriscaldato. Cuocere a per circa un'ora e un quarto a 170°.

19 dic 2021

POFFABRO (PN) presepi a cielo aperto







 



Poffabro (Pofàvri in friulano standard e in friulano occidentale[1]) è una frazione del comune di Frisanco (PN). Sorge a 525 metri di altitudine in Val Colvera, nelle prealpi carniche.Il borgo è famoso per la sua architettura rurale, con le tipiche case in pietra dai ballatoi in legno, tanto da essere considerato uno dei Borghi più belli d'Italia.

  • Poffabro presepe tra i presepi. Da metà dicembre a gennaioIn occasione delle feste natalizie il paese si trasfoema in un presepe all'aperto

Prepariamo i Vanillekipferl!

 


In Valcanale i preparativi in vista delle feste natalizie iniziano già alcune settimane prima, visto che nelle case è ancora viva l’usanza di infornare i biscotti di Natale. Una volta tale attività era di competenza prettamente femminile. Quest’anno vi mostriamo come vengono preparati i Vanillekipferl, un tipo di biscotto di molto probabile origine austriaca, ma conosciuto anche in Germania, Alto Adige/Südtirol, Repubblica Ceca e Ungheria. I bambini di solito ne vanno matti e anche la loro ricetta è particolarmente adatta a loro. Prepararli tutti insieme in famiglia è sempre una bella esperienza.

Grazie all’aiuto di Maria Moschitz, sopra potete leggere le istruzioni per la loro preparazione nel dialetto sloveno zegliano parlato a Camporosso/Žabnice.

PREPARIAMO I VANILLEKIPFERL

Servono 160 g di burro, 50 g di zucchero a velo, 70 g di mandorle sminuzzate, 200 g di farina, 3 cucchiai di zucchero e un po’ di zucchero vanigliato.

  1. Amalgamiamo la farina, lo zucchero a velo e il burro fino a formare un impasto omogeneo. Aggiungiamo le mandorle e lavoriamo ulteriormente l’impasto.
  2. Formiamo una palla, che lasciamo riposare per mezzora al fresco.
  3. Dall’impasto riposato ricaviamo tante palline, che lavoriamo dando forma a piccoli cilindri.
  4. Curviamo i cilindri a forma di cornetto e li disponiamo su una teglia.
  5. Cuociamo i cornetti per 10 minuti in forno preriscaldato a 200ºC. Ancora caldi, li passiamo nello zucchero vanigliato./archivio Dom https://www.dom.it/specimo-vanilijeve-rogljicke_prepariamo-i-vanillekipferl/#

18 dic 2021

La violenza sulle donne è il prodotto di un problema strutturale dell’intera società

 


Sono state 120 nel 2020 le donne vittima di femminicidio in Italia. Una ogni tre giorni. Più delle 111 uccise nel 2019.

Ma il femminicidio, ovvero un omicidio che si compie su un soggetto identificato con il genere femminile rimarcandone in questo modo l’estrema subordinazione, è solo il caso più estremo di violenza di genere. Che, a sua volta, è il prodotto “di un problema strutturale della nostra società. In cui si riproduce una differenza gerarchica, stabilendo la superiorità di un genere sull’altro. Superiorità che si realizza prima di tutto per mezzo della riproduzione diffusa di modelli che costringono a vivere in un determinato ruolo e in cui le donne e quanti non si riconoscono nel binarismo di genere vengono costantemente penalizzate e penalizzati”.
Valentina Moro della Commissione pari opportunità del comune di Cividale spiega che l’obiettivo della serie di eventi organizzati dall’assessorato e dalla stessa commissione comunale in occasione della giornata internazionale (il 25 novembre) contro la violenza sulle donne fosse appunto quello di definire i contorni del fenomeno e promuovere gli strumenti per combatterlo. Oltre che far conoscere i servizi presenti sul territorio che possono intervenire contro la violenza di genere, ma anche promuovere formazione ed educazione alle differenze.
Gli eventi – sostenuti dal Comune e dalla Regione – sono stati realizzati in collaborazione con le associazioni “IoTuNoiVoi – donne insieme”, Centro antiviolenza nella città di Udine, e “ZerosuTre”, che fa volontariato per combattere la violenza di genere.
Dal 20 novembre al 4 dicembre sono state esposte le illustrazioni di Anarkikka (Stefania Spanò). Il 25 novembre si è tenuto il ‘Confini: laboratorio esperienziale sul concetto di relazioni” curato da Francesca Malatesta e Nadia Scarpini. In chiusura, il 4 dicembre, il workshop “che genere di linguaggio? Comunicare la violenza” cui hanno partecipato l’artista Anarkikka, Lucia Beltramini (Università di Trieste), Maddalena Bosio (avvocata), Rosi Toffano (avvocata, presidente ZerosuTre), Eleonora Baldacci e Alice Boeri (Centro antiviolenza IoTuNoiVoi – Donneinsieme).

Nuove norme e repressione non sono sufficienti
Il quadro normativo su repressione e prevenzione delle violenze di genere si è evoluto negli ultimi dieci anni. Rosa Anna Rita Richichi, presidente della commissione Pari opportunità di Cividale ricorda l’introduzione del reato di stalking, il codice rosso, il reato di femminicidio, l’inasprimento delle misure restrittive di allontanamento per cui oggi, con le nuova misure introdotte dal governo recentemente, è possibile anche imporre l’uso del braccialetto elettronico. Eppure – è emerso durante gli incontri di Cividale – rimangono aperte da un lato la questione della tempestività degli interventi che viene meno nel periodo che intercorre tra la denuncia delle violenze e le sanzioni, dall’altro il sottofinanziamento dei centri antiviolenza che sostengono e accolgono le donne che subiscono abusi. Fra lungaggini burocratiche, regolamenti poco chiari e livelli decisionali fra stato e regioni che si sovrappongono, il dato più eclatante che è emerso è che nel 2020, ai centri antiviolenza sono arrivati solo il 10 per cento dei fondi previsti. Per il 2019.
Le nuove normative in qualche modo potrebbero comunque spiegare l’aumento delle denunce che si è registrato negli ultimi anni favorendo quindi, con ogni probabilità, una parziale emersione del fenomeno della violenza di genere nel dibattito pubblico. Benché rimangano alcune situazioni paradossali come l’affidamento condiviso dei figli quando è contemporaneamente in vigore il decreto di allontanamento nei confronti del padre. In ogni caso “Quando si arriva alla denuncia o al centro antiviolenza – dice Richichi – è già tardi.”

Le disparità economiche e la colpevolizzazione secondaria delle vittime
La violenza sulle donne resta infatti spesso un fenomeno sommerso che le statistiche faticano ad intercettare. Emergono per ovvie ragioni i casi di femminicidio: il 92,3 per cento dei delitti del 2020 è avvenuto nella sfera familiare – affettiva. Ed è questo il contesto in cui le violenze che non sfociano nell’evento estremo fanno più fatica ad essere denunciate. Le ragioni sono da ricercare in quella stereotipizzazione dei ruoli di genere: molte donne provano vergogna a denunciare o non lo fanno perché non sono indipendenti economicamente.
Rientra nel primo tipo di motivazioni la colpevolizzazione secondaria delle vittime, sia sui media che nei processi. Le donne che subiscono violenza sessuale vengono colpite nuovamente dopo la denuncia da narrazioni – subdole – prodotte, oltre che dai media, anche in sede giudiziaria dai legali degli accusati che ne mettono in discussione la moralità, dai presunti atteggiamenti fino al modo di vestire.
Spesso poi ci sono questioni economiche: il divario di posizioni di vertice nel mondo del lavoro (anche nei media) fra donne e uomini è una rappresentazione evidente della mancata parità di genere. Come lo è anche il dato per cui il 99 per cento dei lavoratori che hanno perso l’impiego in Italia a seguito della crisi sanitaria siano state proprio donne.
Sebbene quindi la questione di genere sia tutt’altro che risolta ci sono alcuni segnali che potrebbero essere interpretati come positivi. Detto delle migliorie del quadro normativo e dell’aumento delle denunce, c’è anche il dato dell’aumento delle segnalazioni delle violenze domestiche subite dalle donne da parte dei figli. Potrebbe essere il segnale di una maggior consapevolezza acquisita dalle giovani generazioni. In parte dovuto anche agli interventi nel sistema educativo. Piccoli segnali che non devono far abbassare la guardia.
Chiunque avesse quindi bisogno di sostegno può contattare:

Codice rosso 1522 (numero gratuito di pubblica utilità antiviolenza e stalking)

Centro antiviolenza di Cividale:
392 5435847
ascolto@irss.it

Associazione ZerosuTre:
392 0228525
zerosutre@gmail.com

Associazione IoTuNoiVoi:
0432 421011
centroantiviolenza@iotunoivoi.it

da https://novimatajur.it/senza-categoria/la-violenza-sulle-donne-e-il-prodotto-di-un-problema-strutturale-dellintera-societa.html

16 dic 2021

Uomo aggredito a Malborghetto, potrebbe trattarsi di un lupo

 

La vittima ha subito un morso nel tentativo di proteggere il suo cane. Il sindaco e Federcaccia vogliono vederci chiaro

Uomo aggredito a Malborghetto, potrebbe trattarsi di un lupo

Da giorni a Malborghetto-Valbruna non si parla d'altro che dell'aggressione subita da un cittadino che risiede nella frazione di Santa Caterina.

Giovedì 9 dicembre, in piena notte, un animale nero - non ancora ben identificato - è entrato in un'abitazione, iniziando ad attaccare il cane che vive all'interno. Per proteggere il suo amato fido, il proprietario ha iniziato una colluttazione con l'intruso a quattro zampe, rimediando un morso.

A raccontare la vicenda è stato il sindaco, Boris Preschern, che ha reso noto come l'animale in questione potrebbe essere un lupo ibrido, almeno secondo quanto riferito dal suo concittadino. A stabilire l'esatta identità della specie in questione, però, saranno le analisi disposte sui peli lasciati dal canide durante l'aggressione.

Il primo cittadino, infatti, affinché non ci siano dubbi, questa mattina ha informato con una nota dettagliata le autorità forestali competenti e la Prefettura, chiedendo un accertamento e l'avvio di soluzioni immediate ed efficaci per contrastare la proliferazione dei lupi nel territorio.

"Quando accaduto ci fa pensare che probabilmente si è atteso troppo tempo per intervenire sui lupi", ha commentato Preschern...https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/uomo-aggredito-a-malborghetto-potrebbe-trattarsi-di-un-lupo/2/257317

MORIRE AL CONFINE


 L'ennesima vittima al confine tra Croazia e Slovenia. Questa volta a perdere la vita è stata una bambina che insieme alla madre e ai fratelli cercava di raggiungere la Slovenia attraversando il fiume Dragogna. Negli ultimi 4 anni in Slovenia sono morti 23 migranti

15/12/2021 -  Stefano Lusa Capodistria

Una bambina curda di 10 anni è affogata mentre tentava di attraversare con la mamma il Dragogna. I soccorritori hanno impiegato giorni per ritrovare il corpo impigliato tra i rami a circa 2 metri di profondità.

Il fiumiciattolo che separa la Slovenia dalla Croazia era già salito alla ribalta delle cronache internazionali per l’irrisolta disputa confinaria tra i due paesi. Lubiana, durante la crisi migratoria del 2014, lo ha transennato, come ha fatto con tutto il resto del confine, con barriere e rotoli di filo spinato, per rendere più difficoltoso il passaggio illegale della frontiera.

Giovedì scorso una quarantasettenne con i suoi quattro bambini ha cercato di guadare il fiume per entrare in Slovenia. Il figlio diciottenne e un altro bimbo di cinque anni sono riusciti ad arrivare sulla sponda slovena; la donna con sulle spalle la bambina è rimasta in mezzo al corso d’acqua, mentre l’altro figlio tredicenne anni è restato bloccato sul versante croato. Le acque, ingrossate dalle piogge dei giorni precedenti, hanno trascinato via la bimba, mentre la madre è rimasta aggrappata ad un tronco. È stato il figlio sulla sponda croata a dare l’allarme, bussando alla porta di una casa e urlando in inglese le uniche parole che conosceva: “help”, “help”. Il proprietario è andato immediatamente sul posto e poco dopo è arrivato anche un agente della polizia croata che si è buttato nel fiume, ma non è riuscito a far altro che a impedire che la piena portasse via anche la donna. A quel punto dall’altra parte del confine sono arrivati i poliziotti sloveni. Hanno usato il guinzaglio del cane per legare l’agente che si è tuffato in acqua e poi, con l’aiuto di una scala, messa tra le due sponde, hanno tratto in salvo la donna.

I profughi sono stati immediatamente riconsegnati ai croati, che prima li hanno trasportati a Pola, dove sono stati ricoverati in ospedale (in Slovenia l’ospedale di Isola distava solo pochi chilometri) e poi li hanno trasferiti al centro profughi di Zagabria, dove hanno chiesto asilo politico. Ora la salma della bimba attende di venir portata in Turchia, dove verrà sepolta nel villaggio natale della famiglia.

Pochi giorni prima, sempre nella valle del Dragogna, un profugo del Bangladesh, è morto di freddo. Il corpo è stato rinvenuto da un contadino della zona che stava percorrendo una stradina di campagna. Secondo quanto scrive sul Dnevnik Uroš Škerl Kramberger, negli ultimi 4 anni in Slovenia sono morti, in varie circostanze, 23 migranti. Nello stesso periodo lungo la rotta balcanica hanno perso la vita circa 200 persone, tra cui altri 2 bambini. Un fanciullo di 5 anni è affogato in un fiume tra Bosnia e Croazia, mentre una bimba di 6 anni è stata travolta da un treno in Serbia dopo che la polizia croata aveva ricacciato lei e la sua famiglia al di là del confine. Proprio per questo episodio la Corte europea ha condannato di recente la Croazia per violazione del diritto alla vita, trattamento inumano e divieto di respingimento collettivo.

Le organizzazioni umanitarie, che si occupano dell’assistenza ai migranti, intanto denunciano le condizioni in cui si trovano i profughi lungo tutta la rotta balcanica. Nel periodo invernale, ad aggravare la situazione non è soltanto il freddo, ma anche i fiumi in piena. Come se ciò non bastasse, oramai, c’è una diffusa sfiducia nei confronti della polizia e delle forze che presidiano i confini. Sotto accusa i procedimenti di respingimento sommari, che consentono di rispedire i migranti al mittente. L’operazione spesso si tramuta in una sorta di infernale gioco dell’oca, dove i migranti presi dagli sloveni, vengono a loro volta riconsegnati dai croati ai bosniaci o ai serbi. Le organizzazioni umanitarie puntano il dito su quelli che sarebbero procedimenti arbitrari, con i migranti alla mercé delle forze dell’ordine, ma anche dei traduttori.

In Slovenia ottenere asilo politico è tutt’altro che semplice, la legislazione è molto restrittiva. Il paese non ha nemmeno aderito al programma dell’Unione europea, che prevede l’accoglimento di 60.000 profughi, di cui 40.000 afghani entro il 2022. Dure critiche, sono piovute, anche nei confronti delle condizioni di vita nel centro stranieri di Postumia, dove vengono tenuti sotto custodia i migranti, ma anche coloro che sono in attesa di ottenere una risposta per la loro domanda di protezione internazionale.

Intanto una parte della Slovenia sembra inorridita dalla morte della bambina. Commenti sulla responsabilità dell’Europa e della Slovenia sono apparsi sui giornali. In ricordo della bambina sono stati accesi ceri a Lubiana sotto il monumento dedicato a France Prešeren. Per il segretario di Stato agli interni, Božo Predalič, però, dietro alla tragedia ci sarebbe anche l’irresponsabilità della madre, che si è avventurata in acqua in una situazione estrema, con bambini piccoli. In sintesi, per uno dei più fidati collaboratori del premier, Janez Janša, “ci sono i valichi di frontiera e se le persone passassero da quelli non si verificherebbero simili tragedie”. Sui social non sono poi mancate una serie di raccapriccianti commenti, e considerazioni sull’opportunità di far fare ai bambini dei corsi di nuoto.

I cittadini turchi non possono entrare senza visto nell’Unione europea, i curdi in Turchia sono da sempre una popolazione discriminata.

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Morire-al-confine-214618

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