❤️UNA GERL@ DI IDEE❤️ Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga❤️
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18 mag 2021
Piccoli musei luoghi attivi
Mercoledì 19 maggio, alle 17 nel centro culturale sloveno, a San Pietro al Natisone (e sulla piattaforma Zoom, si terrà un incontro dal titolo «Piccoli musei luoghi attivi della comunità» nella Giornata internazionale dei musei. Interverranno il presidente dell’Istituto per la cultura slovena, Giorgio Banchig, la presidente del Museo della gente resiana, Luigia Negro, e la componente del direttivo Icom del Triveneto, Paola Ventura. Igor Cerno presenterà i video realizzati da Dario Rizzo sulla rete museale «Mi smo tu»
Moggio e Resia nel Medioevo
La storia antica della Val Resia è intimamente legata a quella complessiva di tutto il Canal del Ferro e non solo.
Ancora alla fine dell’età tardo antica il centro più importante della zona era la Statio Plorucensis, ovvero la località che oggi conosciamo con il nome di Resiutta. All’interno della vallata aveva almeno un insediamento in località ta-na Rado/monte Castello, che era caratterizzato, come ci rivelano le recenti indagini archeologiche condotte nel sito, dalla presenza di abitazioni protette da un muro di cinta. Quest’ultimo si sviluppa a chiudere la cima dell’altura, fatta eccezione per il lato est, già naturalmente protetto da uno scosceso dirupo. Alcuni dei reperti portati alla luce nel corso dei sondaggi, costituiti da frammenti di vasellame da cucina e da dispensa inquadrabili a partire dal IV-V fino al VII sec. d.C. contribuiscono a datare l’insediamento. Durante il periodo altomedievale, probabilmente con la colonizzazione di questo territorio da parte degli slavi alpini, progenitori di tutti gli attuali sloveni, la tradizione e le fonti scritte attestano la presenza di un castello a Moggio, toponimo di derivazione slava sorto probabilmente su preesistenze romane. In questo contesto bene si inserisce la figura del duca Cacellino lo slavo. Questo personaggio, come scrive lo storico Angelo Floramo nel libro Storie segrete della storia del Friuli dato alle stampe nel 2018, «Apparteneva alla famiglia slava bavarese degli Ariboni, i Kočel, da cui deriverebbe lo stesso nome Cacellino…». Tra il 1084 e il 1085 Cacellino dona tutti i suoi beni al patriarca aquileiese Svatobor, più conosciuto con il nome di Federico di Moravia e nipote del re di Boemia Vratislao II, con la clausola di edificare un convento di monaci benedettini sul colle di Moggio, al posto del vecchio castello.
Le vicende storiche dell’abbazia di San Gallo e la produzione dei documenti ad esso legati iniziano, pertanto, nell’XI secolo e tra i primi protagonisti di questa storia troviamo proprio le due figure sopra descritte. Tra i numerosi studi in cui si può leggere la storia di Moggio, del comprensorio e della sua antica abbazia, vi è quello intitolato «L’abbazia di Moggio. Memoria storica documentata», pubblicato nel 1903 da Battistella su appunti e note scritte da Di Gaspero. Successivamente, nel 1985, a Vienna è stato pubblicato il meticoloso lavoro in tedesco di ricerca e studio dei documenti con data anteriore al 1250 sull’origine dell’abbazia, ad opera del prof. Reinhard Härtel dell’Università di Graz. Nell’ambito degli eventi organizzati in occasione del 900° di consacrazione della chiesa abbaziale di San Gallo (1119-2019) la Parrocchia di Moggio Udinese, l’amministrazione comunale e la Pro loco hanno voluto pubblicare, in lingua italiana, la stessa opera aggiornata a cura di Bruno Lucci e Reinhard Härtel. La presentazione ufficiale del volume si svolgerà domenica, 16 maggio, alle 15.00 all’interno dell’abbazia. (Sandro Quaglia)
https://www.dom.it/moznica-in-rezija-v-srednjem-veku_moggio-e-resia-nel-medioevo/
LA MUSICA E' IN LUTTO PER LA SCOMPARSA DI BATTIATO
Il musicista aveva da poco compiuto 76 anni
La parte soleggiata di noi stessi
La parte soleggiata di noi stessi
MATTINO SUL CARSO
Mattino sul Carso
Solitario vado per la carsica valle
mentre su essa il mattino rifulge
e il mare dalla salubre forza
nell’animo giovane si riversa e indulge.
Chinarmi vorrei e inginocchiarmi
davanti a questa ardente maestosità,
come un re camminare il Carso
con nell’animo impeto e prosperità.
E sotto il vigore di un animo giovane
la terra finirebbe per spostarsi,
la nostra terra, fratelli miei,
al sole lentamente accostarsi.
Srečko Kosovel
Srečko Kosovel (Sesana, 18 marzo 1904 – Tomadio, 27 maggio 1926) è stato un poeta e critico letterario sloveno.Ultimo di cinque fratelli, nacque il 18 marzo 1904 a Sesana. Nel 1908 la famiglia si trasferì a Tomadio e si stabilì nella scuola del paese. Nel 1916 andò a studiare a Lubiana, al liceo scientifico tedesco e successivamente, nel 1922 alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Lubiana. Le sue prime poesie sono in prevalenza impressionistiche. Dal 1925 iniziò a scrivere poesie di tipo costruttivista. Iniziò a pubblicare dal 1921 in diverse riviste letterarie di Lubiana e Trieste. Morì nel 1926, all'età di 22 anni, colpito da una meningite. Inizialmente nelle sue poesie è forte l'influenza dell'impressionismo e di Josip Murn. Temi ricorrenti sono il Carso, la madre, la morte con valenza spesso simbolica. Le sue poesie d'avanguardia vennero pubblicate per la prima volta, postume, molto tardi, nel 1967 e rappresentarono un elemento di prima grandezza nel panorama culturale sloveno
Presentazione della nuova edizione della raccolta di poesie Kosovel "Quel Carso Felice" al festival Duino & Book
Quest'anno ricorrono 95 anni dalla morte prematura di Srečko Kosovel (morì il 27 maggio 1926, quando aveva solo 22 anni). In questo anniversario, una serata speciale sarà dedicata al poeta del Carso, che nonostante la sua giovinezza è passato alla storia come uno dei più importanti poeti sloveni ed era anche conosciuto come lo sloveno Rimbaud, nell'ambito del festival Duino & Book - Storie di pietra, angeli e vino . Lunedì 17 maggio, alle 18:00, una nuova edizione della raccolta di poesie Kosovel "Quel Carso Felice" sarà presentata presso la sede della SKD Igo Gruden a Opicina nell'ambito del set "Storie di pietra".. La raccolta è stata pubblicata per la prima volta da Transalpina con l'aiuto del Fondo Trubar dell'Associazione degli scrittori sloveni nel 2017 ed è stata ristampata lo scorso anno. Contiene quaranta poesie liriche dedicate da Kosovel alla sua amata terra carsica. Le poesie sono state selezionate e tradotte da Miha Obit, che lunedì presenterà anche il libro. Sarà intervistato dal poeta triestino Christian Sinicco. Va aggiunto che la raccolta di Kosovel nel 2018 è stata il libro più venduto nella libreria slovena di Trieste TKS 360, e la casa editrice Transalpina ha ricevuto un premio speciale per essa nell'ambito dei premi nazionali di traduzione "Premi nazionali per la traduzione" assegnati dalla Direzione Generale per le Biblioteche e le Istituzioni Culturali del Ministero per i Beni Culturali, Attività Culturali e Turismo a case editrici e traduttori il cui lavoro contribuisce al rafforzamento dei contatti interculturali e ad una migliore conoscenza reciproca tra l'italiano e le altre culture, o con i loro risultati di traduzione creano un ponte tra di loro. La serata letteraria sarà introdotta a Nabrežina dal presidente della SKD Igo Gruden Mariza Skerk e da Massimo Romita, presidente del gruppo Ermada Flavio Vidonis, principale promotore del festival, sostenuto anche dal Land of FJK. All'organizzazione della serata partecipano anche il Lions Club Devin - Opicina e l'Associazione Culturale e Sportiva Ajser 2000. che è stato anche sostenuto dal Land of FJK. All'organizzazione della serata partecipano anche il Lions Club Devin - Opicina e l'Associazione Culturale e Sportiva Ajser 2000. che è stato anche sostenuto dal Land of FJK. All'organizzazione della serata partecipano anche il Lions Club Devin - Nabrežina e l'Associazione Culturale e Sportiva Ajser 2000.Il Duino & Book Festival, organizzato per l'ottava volta, è iniziato il 1 maggio e si concluderà a dicembre. Con più di ottanta eventi, collegherà cinque paesi europei (Italia, Austria, Slovenia, Croazia e Germania), nove paesi italiani (oltre al nostro, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Piemonte e Liguria , così come molte città e capitali). I partner ufficiali del Gruppo Ermada Flavio Vidonis in questo progetto sono i Comuni di Koprivno, Montereale Valcellina, Prapotno, Terracina (nella provincia lettone di Latina), Buje (in Croazia), il Musei di Bologna - Bologna Revival Museum, l'Associazione Nazionale Città del Vino di Siena, l'Università della Terza Età di Trieste, la locale Associazione Genitori Rilke e il Gruppo Speleologico Flondar, con la partecipazione di oltre 110 altre istituzioni, società e organizzazioni.
17 mag 2021
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L'OMOFOBIA
Paradossalmente, la diversità produce effetti positivi sia nella cultura che nell'economia. Eppure la temiamo. Perché? La risposta forse è nella nostra psicologia
Dal 2004, il 17 maggio di ogni anno, l’Unione europea e le Nazioni Unite riconoscono la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Qual è il senso di un giorno dedicato a questi temi, che tra l’altro in quest’anno cade nel mezzo del dibattito sulla legge Zan?
In molti, si scandalizzando del fatto che nel 2021, ancora si parli di questi temi, come se fossero temi medioevali, d’altronde spesso la critica che viene avanzata a coloro che non accettano alcune libertà pretese dal mondo Lgbt+ è proprio questa: “Sei un troglodita! Sei rimasto nel medioevo?”. Eppure, a ben vedere, dobbiamo affrontare la tematica da un altro punto di vista.
La storia insegna che la tolleranza verso ciò che riteniamo diverso o normale è un concetto estremamente culturale, che è ben cambiato più volte nel corso dei secoli. Come dimenticare, per esempio, che gli antichi greci consideravano del tutto normale una relazione di tipo omossessuale, in particolare tra adulti e giovani adolescenti? Non possiamo quindi pensare che l’omofobia sia un retaggio storico, considerato che la cultura greco-romana rappresenta tra l’altro la base su cui si fonda l’attuale nostro sistema culturale.
Non si può portare, come argomento, nemmeno la natura, in quanto sappiamo che esistono, oltre l’essere umano, numerosissime specie che hanno comportamenti sessuali che riterremmo quanto meno non ordinari: omosessualità a parte (che sembra sia stata riscontrata in almeno 1.500 specie), che dire delle specie che uccidono il compagno dopo il rapporto sessuale (magari per mangiarselo, come fa la vedova nera)?
Cosa può spiegare allora, se storia e natura non lo fanno, le fobie o l’intolleranza nei confronti della comunità Lgbt+ (che qui chiamiamo così per brevità, ma siamo ben consapevoli che include una comunità ancora più ampia con definizioni varie, come Lgbtqiapk, dove quella k sta per kinky, ovvero quelle pratiche anche eterosessuali ritenute non convenzionali).
Proviamo a dare una spiegazione psicologica, anche abbastanza semplice: in generale, ciò che è diverso da noi, ci spaventa. Non si tratta solo di aspetti sessuali, ma anche del colore della pelle o persino di alcune malattie genetiche. E la paura del diverso, si noti, si è sviluppata in ottica di sopravvivenza della specie. Spieghiamo meglio: fin dalle ricerche di John Bowlby, sappiamo che il bambino, già intorno agli otto mesi, è in grado di essere consapevole della presenza di una persona estranea alla famiglia e a riconoscerla come un potenziale pericolo, per questo, la teoria dell’attaccamento, spiega il modo in cui il bambino si rapporta a quel diverso. Se i genitori mostreranno fiducia nell’estraneo, in una condizione di un attaccamento sano, il bambino di conseguenza di fiderà del diverso e lo accetterà, al contrario, un bambino con un attaccamento non equilibrato, potrebbe sperimentare paura, ansia o rabbia.
Non vuole il canto in sloveno
Il vicario parrocchiale di Camporosso, il sacerdote romeno don Gabriel Cimpoesu, domenica ha fatto trovare ai fedeli in chiesa un foglietto dal titolo «Le 10 regole d’oro di chi canta o suona a Messa». Le affermazioni «è importante capire quello che si canta ed essere capiti da tutti» e «tocca il cuore , avvicina i lontani, cantare nella lingua capita da tutti» hanno creato sconcerto, dato che il locale coro parrocchiale canta prevalentemente in sloveno. Lo stesso sacerdote nelle scorse settimane ha già fatto togliere il canto e il Padre Nostro in sloveno da alcune celebrazioni, mentre in precedenza aveva abolito lo sloveno dal Rosario e dalla Via Crucis. Il parroco di Tarvisio, don Alan Iacoponi, ha dichiarato di non essere al corrente dell’ultima iniziativa del suo collaboratore.https://www.dom.it/
Ciclovia Alpe Adria Fvg1 Pontebba – Valbruna
Un bel tratto della Ciclovia Alpe Adria che congiunge Pontebba a Valbruna, tra gallerie, ponti e la cornice delle nostre montagne.
Avvicinamento:
Dal centro del paese di Pontebba, oltrepassato il ponte sul torrente Pontebbana dove si trova il cippo dell’ ex confine, si prosegue verso Nord per un centinaio di metri fino a trovare sulla sinistra le indicazioni per la pista ciclabile.
Itinerario:
La tratta Fvg1 della Ciclovia Alpe Adria da noi percorsa è quella che unisce Pontebba a Valbruna. I km totali, andata e ritorno, sono 34. L’ andata è sempre in costante ma leggera salita. Il fondo della ciclabile è asfaltato, tranne il breve tratto finale che attraversa la piana di Valbruna che è sterrato, ma con un buon fondo facilmente pedalabile. Si consiglia l’utilizzo di bici con il cambio.
Il primo tratto che congiunge Pontebba a San Leopoldo è una strada a basso traffico che si percorre in tranquillità (dapprima Via Verdi e poi Via Deposito) pur essendo in salita. Da San Leopoldo in poi inizia la ciclabile a doppia corsia su sede propria.
Si corre lungo la riva destra del fiume Fella godendo degli scorci panoramici sulle montagne circostanti. Si passa la vecchia stazione di Bagni di Lusnizza – Santa Caterina e ci si sposta sulla riva sinistra del Fella. Dopo un breve tratto a viabilità promisqua, si attraversa una prima galleria illuminata (è sempre consigliabile, comunque, assicurarsi di avere le luci funzionanti sulle bici per una maggiore sicurezza) e successivamente un’ altra all’altezza della vecchia stazione di Malborghetto: in quest’ ultima è possibile incrociare qualche macchina o trattore, quindi prestare attenzione.
Appena usciti dalla galleria, se si svolta a sinistra abbandonando la pista ciclabile, è possibile raggiungere brevemente un bellissimo parco giochi con area attrezzata per pic nic.
Proseguendo invece dritti sulla ciclabile, dopo un paio di km da Malborghetto si raggiunge Ugovizza sul un bel tratto aperto e pianeggiante. La vecchia stazione di Ugovizza è stata riconvertita in punto di ristoro (Bar Alla vecchia stazione) con un ampio spazio esterno dotato di giochi per i bambini.
Continuando a pedalare verso Nord si arriva in pochi minuti ad un incrocio e svoltando a destra si seguono le indicazioni per Valbruna. Si percorre un breve tratto su strada a basso traffico fino ad individuare sulla sinistra dei cartelli che indicano l’inizio della strada sterrata (trekking della piana). Si attraversa un bosco dove sono presenti alcune aree di sosta attrezzate per pic nic e, sempre seguendo le indicazioni, si arriva al paese di Valbruna.
Si rientra a Pontebba ripercorrendo lo stesso percorso dell’andata ma in discesa e la pedalata risulterà decisamente meno faticosa e più veloce.CONTINUA https://camminabimbi.com/2021/05/15/ciclovia-alpe-adria-fvg1-pontebba-valbruna/comment-page-1/?unapproved=145&moderation-hash=0d755b5265d751551141a3c3f5114320#comment-145
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Preghiera alla madre – Umberto Saba Madre che ho fatto soffrire (cantava un merlo alla finestra, il giorno abbassava, sì acuta era la pena...
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Fino all’indipendenza, raggiunta nel 1991, questo giorno veniva definito “Giorno del Fronte di Liberazione” ( Dan osvobodilne fronte-OF )....