Da Vita nei Campi
La mora di gelso
La mora di gelso
In particolar modo, Bartaloth ha rilevato come gli insegnanti siano selezionati da un’agenzia interinale, che non conosce la realtà locale, e ha aggiunto che l’insegnamento dello sloveno inizia a fine ottobre o addirittura novembre. L’esponente del Centro Planika è stato particolarmente critico anche rispetto ai metodi di lavoro a scuola e alle conoscenze conseguite dai bambini.
Ma di altro parere sono le amministrazioni comunali di Tarvisio e Malborghetto-Valbruna, che insieme all’Associazione/Združenje don Mario Cernet e al circolo Kanaltaler Kulturverein sostengono concretamente il progetto plurilingue fin dall’inizio.
Dal municipio di Malborghetto l’assessore all’istruzione, Alberto Busettini, continua a crederci con forza. «In questi anni di strada ne è stata fatta. Anzitutto dal punto di vista formale, perché la Regione Fvg sostiene fortemente il progetto, che attualmente rientra nella riforma scolastica regionale ed è al vaglio del ministero dell’Istruzione anche per l’ottenimento della sperimentazione ministeriale. Lo stesso presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha affermato più volte di considerare la stabilizzazione dell’insegnamento plurilingue in Valcanale come una priorità». Partito nel 2017 a Ugovizza con fondi comunali, di fatto il progetto trova da anni il sostegno della Regione grazie ai fondi della legge 38/01 di tutela della minoranza linguistica slovena. Dal 2022, per tre anni, sarà finanziato grazie alle risorse ministeriali di Aree interne relative al settore istruzione, in un’ottica di verticalizzazione verso le scuole superiori.
«Nel 2017 il progetto plurilingue aveva ottenuto il sostegno di tutte le amministrazioni comunali e di tutte le associazioni di minoranza linguistica dalle Valcanale, nessuna esclusa (Planika compreso ndr). In quel solco ci siamo sempre mossi, insieme all’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio e agli altri comuni della valle», sottolinea Busettini, che non nasconde le criticità.
«Abbiamo anche dovuto affrontare alcune problematiche, come la difficoltà a reperire docenti o la burocrazia, che in questa fase ci impone di passare attraverso un’agenzia interinale e ci impedisce a volte di dare la giusta continuità al progetto. Negli ultimi due anni si sono sommate la chiusura della scuola nel 2020 per la pandemia e le difficoltà che sta subendo ancora adesso per il Covid-19». Non si possono, quindi, paragonare i risultati riscontrati a fine 2019 con quelli di adesso, in cui docenti e alunni di tutto il mondo scolastico devono continuamente misurarsi tra quarantene, DAD, distanziamento. «Ma va dato atto – evidenzia Busettini – che le lingue sono diventate una parte integrante dell’offerta formativa locale, con ore di lingua settimanali e ore di insegnamento in lingua trasversali ad altre materie, e soprattutto in tutte le scuole della Valcanale».
Anche l’assessore all’istruzione della vicina Tarvisio, Barbara Lagger, rileva i molti passi avanti compiuti. «Il progetto sicuramente non è andato avanti come avrebbe dovuto e il tutto è dovuto alla pandemia, che ha generato un rallentamento, anche rispetto al reperimento degli esperti linguistici, soprattutto per due plessi. Rispetto a quanto dichiarato dal signor Bartaloth, vorrei sottolineare che associazioni come Kanaltaler Kulturverein e don Mario Cernet hanno cofinanziato il progetto fin dagli inizi. Il circolo del vicepresidente Bartaloth non mi pare lo abbia mai fatto, anche se, nel gennaio 2017, ha sottoscritto la risoluzione congiunta per la scuola plurilingue come tutti gli altri. Il progetto plurilingue e l’iter per la regionalizzazione della scuola sono finalmente arrivati al ministero dell’Istruzione. Si tratta di due temi che stanno avanzando di pari passo».
I tempi sono lunghi. «Anzitutto dovremmo puntare al riconoscimento della sperimentazione e poi, chiaramente, al passaggio vero e proprio del riconoscimento ministeriale della scuola stessa in quanto scuola plurilingue con una legge ad hoc. Però, se già riuscissimo a giungere al riconoscimento della sperimentazione, sarebbe un bellissimo traguardo», dice Lagger. Per fortuna, oltretutto, ora è partito il finanziamento del progetto plurilingue tramite Aree interne e, quindi, la situazione dovrebbe essere abbastanza stabile dal punto di vista finanziario. Dal prossimo anno scolastico, poi, sarà direttamente l’Istituto scolastico a reperire e organizzare i docenti, cosa che sicuramente contribuirà a stabilizzare maggiormente il progetto plurilingue.
Da Malborghetto, Busettini guarda avanti e nota l’interesse suscitato altrove dall’esperimento valcanalese: «Ovviamente in parallelo bisognerà lavorare per formare gli insegnanti del futuro, in modo che anche la Valcanale abbia docenti bilingui come in altre località della regione. Non da ultimo l’interessamento del Comune di Sappada nell’adottare in futuro un modello bilingue per la propria scuola, esportando quello della Valcanale, testimonia la bontà e le potenzialità di un progetto vagliato da una commissione scientifica». (U. D.)
https://www.dom.it/avtohtoni-jeziki-so-v-soli-doma_le-nostre-lingue-di-casa-anche-a-scuola/
| Buja, in Friuli e sullo sfondo le Prealpi Giulie - © Jay-Dee/Shutterstock |
Di cosa si occupa il progetto Dinalpconnect cosa significa “connettività ecologica”?
Il progetto riprende alcuni aspetti di un progetto precedente che si era realizzato sull’arco alpino, ALPBIONET 2030 , calandolo però sulle montagne dinariche e collegandoci all'arco alpino attraverso la nostra zona pilota, tra Italia e Slovenia, che è un punto di raccordo, di frontiera.
Che cos'è la connettività ecologica? Nella sostanza il tema è quello di capire quali possono essere le barriere e gli ostacoli sia di natura fisica sia di natura gestionale che possono minacciare o impedire la “libera circolazione”, il movimento delle specie animali tra un territorio e l'altro.
Il progetto di fatto si concentra su questo all'interno di aree pilota che sono aree a cavallo tra vari stati. Questo tema della connettività ecologica è ovvio che si realizza in qualsiasi ambiente e in qualsiasi situazione, ma l'obiettivo è quello di cominciare a dialogare tra paesi che hanno ovviamente norme diverse, abitudini, regolamenti e una cultura anche magari gestionale diversa.
L’obiettivo è dire: bene se questa è la situazione che abbiamo da una parte e dall'altra del confine, se queste sono le caratteristiche, geografiche, geomorfologiche, naturalistiche di quest'area vediamo quali sono gli elementi critici che possono in qualche modo condizionare il fatto che ci sia una continuità ecologica.
Il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie e il vicino Parco nazionale del Triglav collaborano ormai da anni. Tra i recenti progetti comuni Dinalpconnect che ha l'obiettivo di creare continuità ecologica tra le montagne dinariche e le Alpi. Un fotoracconto
Ad esempio la gestione della caccia magari è diversa tra un paese e l'altro quindi già quello potrebbe essere un problema; oppure la gestione forestale si basa su principi differenti, magari da una parte c'è la gestione della selvicoltura naturalistica, dall'altra vi è ancora il taglio produttivo a raso; magari una specie animale da un lato è considerata una specie autoctona e dall'altra invece una specie alloctona, cioè ci sono differenze anche abbastanza importanti…
In questo contesto l'obiettivo è quello di cominciare a dialogare e vedere se si riesce anche dal basso, anche attraverso i partner del territorio, a costruire delle reti di contatto e di condivisione di contenuti e di prospettive pur sapendo che in questo ci sono dei limiti perché poi certe decisioni vengono prese a determinati livelli politici: possiamo anche fare tante belle proposte, poi si sa che ci vuole sempre una volontà a livello macro, governativo.
Il Parco Naturale delle Prealpi Giulie da anni collabora, sul lato sloveno, con il Parco del Triglav…
Sì, e facciamo entrambi parte dell’Europarc Federation che è la Federazione europea dei parchi e delle aree protette che collega tutte le aree protette dei parchi d'Europa. Europarc ha individuato al suo interno una rete di parchi transfrontalieri, quindi parchi che pur da una parte e da un'altra di un confine collaborano e lavorano proprio nella direzione che dicevo prima cioè hanno cominciato anche in passato a fare attività di ricerca, di formazione, di informazione ambientale in modo sinergico sugli stessi temi che sono quelli legati alla gestione dell'area protetta. Nel nostro caso dal 2009 noi siamo riconosciuti come transboundary ecoregion delle Alpi Giulie, noi inteso come il territorio del parco più il territorio del parco del Triglav e anche della riserva della biosfera Alpi Giulie slovena, che è un’area ancora più ampia.
In più sempre all'interno di questa ecoregione abbiamo dal 2015 anche un altro riconoscimento che è quello della carta europea del turismo sostenibile.
Nella vostra “area pilota” del progetto Dinalpconnect vi occupate di alcune specie animali particolari?
All'interno del progetto - tra le molte cose - abbiamo cominciato a lavorare su delle linee guida che dovrebbero mettere in evidenza quelle che potrebbero essere le buone pratiche, le politiche che favoriscono la connettività con specifico focus sulla questione gestionale agricola forestale. In questo contesto abbiamo anche individuato delle specie su cui focalizzare l'attenzione: camoscio, stambecco e poi due specie di uccelli, gallo cedrone e l'allocco degli Urali.
Ad esempio per quanto riguarda lo Stambecco, che comunque è abbastanza stanziale, il tema forte tra noi e la Slovenia è che di qua non è cacciabile e di là lo è. Per quanto riguarda quest’ultimo e il camoscio ad esempio il lavoro che è stato fatto è stato quello di cominciare a condividere perlomeno le metodiche di monitoraggio, alla base delle politiche gestionali...continua qui
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Italia/Italia-Slovenia-il-raccordo-ecologico-215423
Maggio risveglia i nidi, maggio risveglia i cuori; porta le ortiche e i fiori, i serpi e l’usignol. Schiamazzano i fanciulli in terra, e i...