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21 feb 2022

Le nostre lingue di casa anche a scuola

 


Le amministrazioni comunali della Valcanale non ci stanno. Nelle scorse settimane su diversi media di lingua slovena nella zona a ridosso del triplice confine il vicepresidente del circolo sloveno Sks Planika di Ugovizza/Ukve, Rodolfo Bartaloth, ha espresso un giudizio piuttosto critico rispetto all’insegnamento dello sloveno nelle scuole della Valcanale, e ha riproposto il modello della scuola bilingue di San Pietro al Natisone/Špietar. La scelta del Planika di sostenere al momento l’insegnamento plurilingue sarebbe dovuta, infatti, solo a prevenire ogni eventualità che l’insegnamento dello sloveno esca di nuovo dalle scuole della valle.

In particolar modo, Bartaloth ha rilevato come gli insegnanti siano selezionati da un’agenzia interinale, che non conosce la realtà locale, e ha aggiunto che l’insegnamento dello sloveno inizia a fine ottobre o addirittura novembre. L’esponente del Centro Planika è stato particolarmente critico anche rispetto ai metodi di lavoro a scuola e alle conoscenze conseguite dai bambini.

Ma di altro parere sono le amministrazioni comunali di Tarvisio e Malborghetto-Valbruna, che insieme all’Associazione/Združenje don Mario Cernet e al circolo Kanaltaler Kulturverein sostengono concretamente il progetto plurilingue fin dall’inizio.

Dal municipio di Malborghetto l’assessore all’istruzione, Alberto Busettini, continua a crederci con forza. «In questi anni di strada ne è stata fatta. Anzitutto dal punto di vista formale, perché la Regione Fvg sostiene fortemente il progetto, che attualmente rientra nella riforma scolastica regionale ed è al vaglio del ministero dell’Istruzione anche per l’ottenimento della sperimentazione ministeriale. Lo stesso presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha affermato più volte di considerare la stabilizzazione dell’insegnamento plurilingue in Valcanale come una priorità». Partito nel 2017 a Ugovizza con fondi comunali, di fatto il progetto trova da anni il sostegno della Regione grazie ai fondi della legge 38/01 di tutela della minoranza linguistica slovena. Dal 2022, per tre anni, sarà finanziato grazie alle risorse ministeriali di Aree interne relative al settore istruzione, in un’ottica di verticalizzazione verso le scuole superiori.

«Nel 2017 il progetto plurilingue aveva ottenuto il sostegno di tutte le amministrazioni comunali e di tutte le associazioni di minoranza linguistica dalle Valcanale, nessuna esclusa (Planika compreso ndr). In quel solco ci siamo sempre mossi, insieme all’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio e agli altri comuni della valle», sottolinea Busettini, che non nasconde le criticità.

«Abbiamo anche dovuto affrontare alcune problematiche, come la difficoltà a reperire docenti o la burocrazia, che in questa fase ci impone di passare attraverso un’agenzia interinale e ci impedisce a volte di dare la giusta continuità al progetto. Negli ultimi due anni si sono sommate la chiusura della scuola nel 2020 per la pandemia e le difficoltà che sta subendo ancora adesso per il Covid-19». Non si possono, quindi, paragonare i risultati riscontrati a fine 2019 con quelli di adesso, in cui docenti e alunni di tutto il mondo scolastico devono continuamente misurarsi tra quarantene, DAD, distanziamento. «Ma va dato atto – evidenzia Busettini – che le lingue sono diventate una parte integrante dell’offerta formativa locale, con ore di lingua settimanali e ore di insegnamento in lingua trasversali ad altre materie, e soprattutto in tutte le scuole della Valcanale».

Anche l’assessore all’istruzione della vicina Tarvisio, Barbara Lagger, rileva i molti passi avanti compiuti. «Il progetto sicuramente non è andato avanti come avrebbe dovuto e il tutto è dovuto alla pandemia, che ha generato un rallentamento, anche rispetto al reperimento degli esperti linguistici, soprattutto per due plessi. Rispetto a quanto dichiarato dal signor Bartaloth, vorrei sottolineare che associazioni come Kanaltaler Kulturverein e don Mario Cernet hanno cofinanziato il progetto fin dagli inizi. Il circolo del vicepresidente Bartaloth non mi pare lo abbia mai fatto, anche se, nel gennaio 2017, ha sottoscritto la risoluzione congiunta per la scuola plurilingue come tutti gli altri. Il progetto plurilingue e l’iter per la regionalizzazione della scuola sono finalmente arrivati al ministero dell’Istruzione. Si tratta di due temi che stanno avanzando di pari passo».

I tempi sono lunghi. «Anzitutto dovremmo puntare al riconoscimento della sperimentazione e poi, chiaramente, al passaggio vero e proprio del riconoscimento ministeriale della scuola stessa in quanto scuola plurilingue con una legge ad hoc. Però, se già riuscissimo a giungere al riconoscimento della sperimentazione, sarebbe un bellissimo traguardo», dice Lagger. Per fortuna, oltretutto, ora è partito il finanziamento del progetto plurilingue tramite Aree interne e, quindi, la situazione dovrebbe essere abbastanza stabile dal punto di vista finanziario. Dal prossimo anno scolastico, poi, sarà direttamente l’Istituto scolastico a reperire e organizzare i docenti, cosa che sicuramente contribuirà a stabilizzare maggiormente il progetto plurilingue.

Da Malborghetto, Busettini guarda avanti e nota l’interesse suscitato altrove dall’esperimento valcanalese: «Ovviamente in parallelo bisognerà lavorare per formare gli insegnanti del futuro, in modo che anche la Valcanale abbia docenti bilingui come in altre località della regione. Non da ultimo l’interessamento del Comune di Sappada nell’adottare in futuro un modello bilingue per la propria scuola, esportando quello della Valcanale, testimonia la bontà e le potenzialità di un progetto vagliato da una commissione scientifica». (U. D.)

 https://www.dom.it/avtohtoni-jeziki-so-v-soli-doma_le-nostre-lingue-di-casa-anche-a-scuola/

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