DETTO FRIULANO

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24 giu 2021

IL KAKI

 Il kaki, un'adozione recente




di Raffaele Testolin
Il kaki, assieme al noce e qualche altra pianta da frutto, forma il quadro tipico del "bearç" nelle aziende friulane.
A dire il vero, si tratta di un quadro recente, perché fino alla metà dell’800 nessuno in Europa sapeva cosa fosse il kaki. L’abbiamo importato dalla Cina, attraverso gli Stati Uniti ed è diventato subito una pianta importante, capace di sfamare famiglie per giorni in tempi di vacche magre. Con un kaki e un tozzo di pane, un tempo neanche tanto lontano, si porta fuori un pasto.
Ci sono due tipi di kaki:
• il kaki-tipo, quello – per capirci – che conoscono bene le persone anziane e che mangiamo quando è molto tenero (magari raggrinzito, dopo che ha preso una piccola gelata sull’albero)
• il kaki-mela, un kaki a polpa sempre chiara, spesso senza semi che si mangia sodo, perché non è astringente.
Ci sarebbe poi il ‘kaki imbroglione’, coltivato dagli amici spagnoli, che si chiama ‘Rojo brillante’: bello, grosso, fatto a cuore. Viene venduto come un kaki mela, ma kaki mela non è e a volte l’astringenza, che viene rimossa con alcuni procedimenti fisici o chimici in magazzino, è ancora troppo alta e può dare fastidio.
Il kaki è facile da coltivare, ma bisogna scegliere bene la varietà. Vi racconto una storia.
Alla fine degli anni ’90, sto facendo la lezione sul kaki e uno studente mi racconta che dalle sue parti avevano piantato una ventina di ettari di kaki e li stavano spiantando. La storia mi incuriosisce e provo ad informarmi. Troppo tardi. Avevano già spiantato, dicendo che il kaki in Friuli non produce, ovviamente il tutto condito con qualche imprecazione ‘tipicamente friulana’.
Cos’era successo? Avevano sbagliato varietà. Volevano coltivare il kaki mela senza semi da vendere sui mercati austriaci.
Ora, ci sono due varietà principali di kaki mela (ce ne sono di più, ma voglio farla semplice): una produce frutti senza semi e non ha bisogno di impollinazione; l’altra produce frutti con semi e ha bisogno di essere impollinata da una varietà che abbia anche fiori maschili. Quegli agricoltori volevano la prima varietà, ma in realtà avevano piantato la seconda. Non so dire di chi sia stata la colpa, se degli agricoltori o di chi aveva fornito loro le piante. Ma questo poco importa. A noi serve solo ricordare che quando si acquista una pianta di kaki, bisogna sapere cosa si vuole e chi vende deve raccontarcela giusta. Il kaki-tipo si impollina da solo e da questo punto di vista non ci sono problemi. Il kaki mela no.
E questo è tutto per il kaki. Se poi volete sapere come si pota, è presto detto. Durante l’inverno togliete tutti i succhioni - cioè i rami che crescono dritti - e lasciate solo i rametti piccoli e un po’ contorti. Non serve sapere altro.
Attenti a non arrampicarvi sul kaki. Ha i rami che si rompono facilmente, senza avvertire. Dire “Provare per credere” sarebbe incentivare il suicidio.
da vita nei campi

29 mag 2021

Borragine officinalis

Di SAplants - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94386730
 La borragine (Borago officinalis L.) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Boraginaceae.Il nome deriva dal latino borra (tessuto di lana ruvida), per la peluria che ricopre le foglie. Altri lo fanno derivare dall'arabo abu araq (= padre del sudore), attraverso il latino medievale borrago, forse per le proprietà sudorifere della pianta.È una pianta erbacea annuale, che può raggiungere l'altezza di 60 cm.

Ha foglie ovali ellittiche, picciolate, che presentano una ruvida peluria, verdi-scure, raccolte a rosetta basale, lunghe 10–15 cm e poi di minori dimensioni sullo stelo.

fiori, di breve durata, presentano cinque petali, disposti a stella, di colore blu-viola, al centro sono visibili le antere derivanti dall'unione dei 5 stami. Sono raccolti in infiorescenze sommitali, penduli in piena fioritura; hanno lunghi pedicelli.

I frutti sono degli acheni che contengono al loro interno diversi semi di piccole dimensioni; i semi sono dotati di elaiosomi, particolari appendici contenenti sostanze nutritive appetibili alle formiche, che ne facilitano la disseminazione (mirmecoria).In erboristeria, della Borrana si usano le foglie sia fresche che essiccate. È efficace per curare il raffreddore, l’influenza e per depurare il sangue nei cambiamenti di stagione. E ancora con patate e riso si può fare una zuppa ricercata.

da wikipedia

7 mag 2021

IL CASTAGNO





Descrizione
:

Nelle valli del Natisone si possono trovare vasti e rigogliosi boschi di castagno.Il castagno è una pianta appartenente alla stessa famiglia delle querce e del faggio, originaria dell'Asia Occidentale, dell'Europa Meridionale e dell'Africa Settentrionale. Il suo aspetto è, come nella maggior parte delle Angiosperme (piante con fiori) arboree, con ampia chioma tondeggiante e fusto ramificato, diviso in rami grossi che si dividono a loro volta a due a due, a partire da una certa altezza.E' una pianta tipicamente submontana, ma fruttifica solamente nei climi di tipo mediterraneo. Nella nostra regione predilige le zone collinari della parte orientale, dove i terreni profondi e flyschoidi garantiscono un substrato particolarmente adatto. Al contrario non gradisce il calcare ed è quindi piuttosto raro o assente nelle zone caratterizzate da substrati rocciosi calcarei e dolomitici. Giunto a maturità si presenta come un albero maestoso alto fino a 30 m. In Friuli la pianta del castagno ha subito un graduale regresso, sia per l'abbandono delle campagne e delle attività economiche legate alla raccolta, alla conservazione e alla vendita del frutto, sia per la presenza di una grave malattia del legno: il cancro del castagno o mal dell'inchiostro del castagno, che alcuni anni fa sembrava addirittura mettere a rischio la sua stessa sopravvivenza. Attualmente la situazione è migliorata, anche se la malattia è comunque presente. Pare che le nuove popolazioni di castagno si siano adattate a sopportare meglio l'infezione. 

 Impieghi:

 Nelle valli del Natisone si possono trovare vasti e rigogliosi boschi di castagno.

continua  https://www.vallinatisone.it/it/piante_il_castagno#:~:text=Descrizione%3A,Meridionale%20e%20dell'Africa%20Settentrionale.

22 mar 2021

Il riso in Friuli Venezia Giulia

 Il riso in Friuli Venezia Giulia

di Adriano Del Fabro

Ci fu un periodo in cui, veramente, il riso abbondava sulla bocca dei friulani. Alla fine degli anni Venti, infatti, contro un consumo nazionale medio pro capite di 24 chili, i friulani ne consumavano ben 50. Ma andiamo per ordine.

Giuseppina Perusini Antonini segnala un inventario scritto del 1446 in cui, il notaio Janis di Cividale, elenca pure un sacchetto sigillato di riso, sicuramente di provenienza non locale. Potrebbe essere questa, comunque, la prima notizia documentata del consumo di riso in Friuli.
Nel 1500, il senese Pietro Mattioli che fu medico anche a Gorizia, parla del riso sia come alimento che come medicamento, avendo azione astringente.
Dati d’archivio precisi, riferisce Valerio Rossitti, li abbiamo dopo il 1500 nella zona di Fraforeano. I Badoer, nel 1600-1700, compirono le prime sistemazioni irrigue nella zona. Fin dal Settecento, anche altre zone del Friuli furono interessate da tale coltivazione: nel monfalconese, a Cassegliano, a Titiano, a Paradiso e ad Aquileia. Qui si ha notizia di coltivazioni iniziate certamente nel Settecento, durate per tutto l’Ottocento e abbandonate nei primi decenni del ‘Novecento. A probabile testimonianza di tutto ciò, ancora nei pressi di San Lorenzo di Fiumicello vi è il toponimo “risera”.
Sempre a Fraforeano, nel 1752, il fittavolo Antonio Gaspari, diede grande sviluppo alla coltura del riso, introducendo la prima risaia a vicenda. Successivamente, nel 1876, un gruppo di industriali di Lodi, introdusse la sistemazione delle marcite lombarde. Ma è il conte Vittorio de Asarta, a partire dal 1883, a dare alla tenuta il massimo splendore con risaie che si estendono su 600 ettari e occupano oltre 500 persone (le mondine, in particolare, giungono qui pure da fuori regione).
Dalla parte del Friuli imperiale, si segnala come il Governo del Litorale, nel 1836, dettasse regole stringenti in merito alla coltivazione del riso. Il 22 febbraio 1844, venne pubblicata sull’Osservatore Triestino, una memoria intitolata “Esito delle risaje nel territorio di Monfalcone” con cui l’abate-botanico Leonardo Brumati riferiva su un esperimento mal riuscito di coltivazione del riso. Sempre nello stesso anno, però, il Brumati scrivendo di riso (mutico) afferma che: “se coltivato in buon terreno e brillato a dovere non cede in bontà all’altro (riso irrigabile, ndr)”. Va ricordato inoltre che, in alternativa alla coltivazione tradizionale, nel 1829 furono effettuate nella Contea Principesca di Gorizia e Gradisca, a cura di Carlo Cattinelli e del conte Giuseppe Strassoldo, sperimentazioni con il riso a secco. In quei territori, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il riso fu coltivato a: Duino, Staranzano, San Canziano, Isola Morosini, Turriaco, Fogliano, Fiumicello, Terzo (210 ettari), Aquileia, Ruda, Torviscosa (510 ettari), Bagnaria Arsa (380 ettari), Pocenia, Codroipo e Latisana.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante cibo

20 mar 2021

Una pianta al giorno

 

OMPHALODES VERNA
Nome comune? BORRANA
DOVE TROVARLA? Nel bosco, possibilmente un po' ombreggiato e fresco.. in zona collinare e prealpina!
Assieme alle Veroniche condivide il fortunato nome comune di "Occhi della Madonna".
La ragione? Ovviamente l'affascinante colore della propria corolla, uguale a quello dell'iride della Madonna, che per un istante fissò il fiore e ne impresse l'Azzurro.

28 feb 2021

GATTICI

 

Esistono moltissime varietà di salice anche nella Terska dolina.
Gemme di salice gattici/misici(da mis=topo)
(sloveno macice=gattini)


Salix caprea (salicacee)
 arbusto o alberello alto fino a 13 metri.Vive in montagna,ama il sole e i luoghi umidi,non ha grandi esigenze.

Utilizzato come pianta da foraggio nelle zone di pascolo.
Ha rami distribuiti uniformemente e foglie ovoidali con margini poco seghettati di color verde chiaro superiormente  e bianco grigiastro per la fine peluria nella pagina inferiore.Prima della ripresa vegetativa compaiono i fiori riuniti in amenti(spighe) eretti;quelli maschili di grandi dimensioni,sono forniti di peli grigio-argentei,chiamati gattici ;quelli femminili sono meno appariscenti di colore verdastro,disposti lateralmente ai  vecchi rami,il frutto è una piccola capsula conico-allungata sessile e liscia.(wikipedia)

Rami di salice:i loro bei rami setosi,bianchi candidi,che diventano luminosi in controluce.Se si vogliono conservare a lungo dobbiamo metterli in un vaso senz' acqua.In Tirolo usano adornare i rami con uova colorate per Pasqua,perchè sono simbolo di primavera.

7 ott 2020

La zucca



da Vita nei campi

di Sara Bosco
La zucca appartiene alla famiglia delle cucurbitacee a cui appartengono anche altri ortaggi come cetriolo e zucca da zucchino; è originaria del Messico ma viene attualmente coltivata in tutto il mondo. È un ortaggio molto apprezzato per il gusto dolce e la polpa ricca di nutrienti. La pianta è erbacea, a ciclo annuale, con fusto strisciante. Non ha particolari esigenze pedo climatiche ma predilige terreni profondi, ben drenati e con una buona disponibilità idrica, soprattutto durante il periodo estivo.
Il seme, essendo di buone dimensioni, può essere manipolato singolarmente e dev’essere posto a dimora con la parte più stretta rivolta verso il basso in modo che l’involucro vada a proteggere le prime foglioline che emergono dal terreno. Viene seminato nei mesi di aprile e maggio in vivaio o in pieno campo, facendo attenzione che la temperatura del terreno siano sopra i 10-15°C.
Le distanze di impianto sono di 2 metri tra le file e di 1-1,5 metri lungo la fila. È utile disporre una pacciamatura naturale o sintetica che permetta di prevenire lo sviluppo di erbe infestanti, conservare la struttura del terreno e favorire la precocità e la produttività della coltura.
È importante distribuire prima della semina un concime organico come il letame e un concime minerale con azoto, fosforo e potassio mentre durante il ciclo colturale si applica una concimazione con azoto e potassio. L’apporto di acqua dev’essere svolto con particolare attenzione durante il periodo di ingrossamento dei frutti, poi può essere sospeso. La raccolta di questo ortaggio avviene a completa maturazione nel periodo autunnale, quando le foglie iniziano ad ingiallire e le zucche presentano il peduncolo imbrunito, manipolandole con cura affinché non si creino ferite sulla buccia che ne possono compromettere la conservazione.

8 set 2020

Cappel del prete

 

Ho fatto un bel mazzetto colorato che,sistemato in un vaso (senza acqua), allieterà le grigie giornate d'autunno in casa mia 


Euonymus europaeus L.

Celastraceae

Berretta del prete, Corallini, Fusaria comune, Fusaggine, Berretta da prete, Evonimo comune,Berettaro, fusain d'Europe, Spindle tree, gewöhnliches Pfaffenhütchen, European Spindletree

Forma Biologica: P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso.
P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: Arbusto cespuglioso deciduo, raramente alberello. Fusto brunastro con rami opposti, i giovani quadrangolari di colore verde opaco punteggiati di chiaro, presentano sottili rilievi longitudinali. Il legno è di colore giallo con odore di mela.Gemme apicali dei rami principali 2÷4 mm. Altezza 1÷5 m.

Foglie, Fiori, Semi: Le foglie sono picciolate, alterne ellittiche o lanceolate con apice acuto e margine finemente dentato; la pagina superiore verde scuro, quella inferiore più chiara.
fiori in cime ascellari multifiori 2÷9 elementi , sono ermafroditi, raramente anche unisessuali, tetrameri, si sviluppano contemporaneamente alle foglie; hanno breve peduncolo, calice gamosepalo verde, persistente, sepali verdi, petali di forma allungata-lineare, di colore bianco-giallastro o bianco-verdastro, lunghi ± il doppio del calice. Gli stami sono più corti della corolla.
frutti sono capsule pendule, carnose, con 4 lobi marcati, prima verdi, poi in autunno di colore rosso o rosa, lucide, Ø 10÷15 mm, i lobi aprendosi evidenziano uno pseudoarillo di colore arancione che riveste i semi, che sono tossici.

Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Europ. - Areale europeo.

Antesi: aprile÷Luglio

Distribuzione in Italia: In Italia è presente in tutte le regioni, tra lo strato arbustivo dei boschi di latifoglie o nelle siepi, dalla zona basale fino a quella montana; generalmente fra 0÷800 m, ma in Sicilia fra 400÷1.300 m s.l.m.

Note di Sistematica: Specie congeneri presenti nel nostro territorio sono:

Euonymus americanus L. - Evonimo americano arbusto che si distingue per rami verdi anche in inverno, ma violacei se esposti al sole; fiori pentameri, bianchi con sfumature rosa o viola, foglie ovali, che in autunno diventano di colore rosso scuro; frutti rosso arancio.

Euonymus japonicus L.f. - Evonimo del Giappone, che si distingue per essere pianta a sviluppo arbustivo, con foglie alterne, sempreverdi coriacee, lucide nella pagina superiore; fiori bianco-verdastri; capsula globosa o subglobosa da marrone giallo-bruno a rosso-marrone. 

Euonymus latifolius (L.) Mill. - Evonimo maggiore, che si distingue per essere pianta rara, cespugliosa, globosa, con foglie opposte, lanceolate a margine finemente dentellato lunghe sino a 16 cm; fiori solitamente pentameri, dialipetali con petali bianco-gialli lanceolati; frutti: capsule di colore rosa scuro con semi gialli, leggermente costolati. 

Euonymus verrucosus Scop. - Evonimo verrucoso, che si distingue per la corteccia verde cosparsa di verrucche nere, fiori tetrameri gemeralmente appaiati su un peduncolo comune; petali subrotondi di colore rossiccio .




Tassonomia filogenetica



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Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco "ev/eu" = buono, bene e "ònoma"= nome, quindi "buon nome", in questo caso ha un significato beneaugurante e scaramantico, una sorta di captatio benevolentiae, considerando la velenosità dei frutti; l'epiteto specifico indica il continente in cui è spontaneo. I singolari nomi volgari attibuiti a questa specie, Fusaria e Berretto del prete, si riferiscono il primo, all'antico uso del legno dei fusti, con il quale si realizzavano i fusi per filare la lana; il secondo alla forma e al colore dei frutti simili al “tricorno”: il berretto a spicchi con pompon centrale, tipico dei sacerdoti di campagna di un tempo.

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie tossica

Costituenti principali: evonimina, acido evonico, asparagina, resine.

Erba amara, astringente, diuretica, che stimola il flusso della bile: L' evonimina che è un glucoside cardioattivo ad azione digitalica, è nota anche per la sua capacità di favorire il movimento di tipo peristaltico intestinale, provocando la secrezione biliare.Per uso interno, nei disturbi del fegato e della cistifellea.Per uso esterno contro geloni, ascessi, acne e ferite, i frutti ridotti in polvere, o il loro decotto, sono utili contro i parassiti cutanei: pidocchi, e acari della scabbia; la polvere va impiegata frizionando a secco la testa.
È una pianta velenosa: i semi, le foglie e la corteccia contengono una sostanza che provoca convulsioni e diarrea, l'ingestione dei frutti può risultare mortale.

Curiosità: La compatteza, l'elasticità e la durezza del legno ne hanno permesso l'ultilizzo anche nella fabbricazione degli archi fino al Medioevo.
Per la sua duttilità, questo legno, era impiegato nella fabbricazione di stuzzicadenti, per lavori di intarsio e per fare archetti per viole.
I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino, mentre il carbone ricavato da questa pianta era impiegato nella fabbricazione di polvere da sparo.
L' olio estratto dalla pianta può essere impiegato per la produzione di saponi.
I fiori sono impollinati soprattutto da mosche; la disseminazione avviene ad opera di merli, pettirossi, tordi e altri uccelli, che sono attratti dai frutti vistosi.
Specie di cui esistono diverse cultivar, interessante dal punto di vista estetico grazie ai frutti dai colori sgargianti; Euonymus europaeus "Red Cascade" ad esempio ha colori autunnali più marcati della specie e frutti rosa, più abbondanti.
Le foglie e i rami di Euonymus europaeus sono gli organi generalmente colpiti dal "Mal bianco" malattia trofica causata da funghi Ascomycota della famiglia delle Dothioraceae: Dothichiza foveolaris (Fr.) Petr. 1921 ( = Dothichiza euonymi Bubák & Kabát). 
Sui tessuti infestati dal fungo si forma un rivestimento bianco-cenerino, di aspetto polverulento, dovuto all'intreccio di ife e all'emissione di un elevato numero di spore. Le aree colpite subiscono dapprima una decolorazione, poi la necrosi dei tessuti.
Wahoo è il nome indigeno assegnato a questa pianta sia dai creek che dai sioux. 
Diverse erano le specie utilizzate dai natvi nordamericani, la più importante era E. atropurpureus, usato per curare varie malattie, dai disturbi dell'utero alle infiammazioni degli occhi.
Verso la fine del XIX secolo, in Inghilterra si sviluppò una vera e propria mania per le piante di questo genere.





http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=9381

22 ago 2020

Le proprietà miracolose dell’olio di San Giovanni

 


ALL’IPERICO
 si ricava un unguento curativo per i problemi legati all’apparato cardiocircolatorio, le scottature, le infiammozioni e le ferite

Dall’iperico, o fiore di San Giovanni, Šentjanževka in sloveno, si ricava un olio a dir poco miracoloso e curativo per tutta una serie di disturbi. Il fiore è giallo, da non confondere con il ranuncolo, giallo anch’esso (pur se di aspetto completamente diverso), dal quale l’iperico si distingue per la presenza sui suoi petali di vescicole visibili in modo chiaro in riflesso con il sole. Sono proprio queste vescicole che secernono il liquido rosso benefico che macchia le mani se si stropicciano i petali e colora l’olio extravergine d’oliva se i fiori vi vengono messi a macerare per dieci giorni al sole.
Per la «Teoria della signatura» o «Signatura rerum» elaborata da Paracelso, medico e alchimista svizzero vissuto a cavallo tra ‘400 e ‘500,su ogni elemento del Creato sarebbe stato lasciato un segno, le piante recherebbero già nel loro aspetto l’indicazione degli organi umani a cui giovano: per esempio la sezione di una carota ricorda l’occhio umano e in effetti il betacarotene, contenuto in questo ortaggio, è una vitamina molto utile alla vista; le noci ricordano l’encefalo, con tanto di emisferi destro e sinistro, le rughe richiamano la corteccia cerebrale, infatti la scienza ha scoperto che questi frutti aiutano lo sviluppo dei neurotrasmettitori, sono ricchi di nutrienti per il Dna e le cellule nervose.
«Similia similibus curantur»: i simili si curino con i simili. Il liquido rosso che secerne l’iperico, secondo la teoria di Paracelso, ricorderebbe il sangue, potrà giovare quindi a questo e a tutti i problemi legati all’apparato cardiocircolatorio; ma anche alle scottature, alle infiammazioni e alle ferite. L’olio di San Giovanni è ottimo per l’apparato cutaneo e, se massaggiato, dona flessibilità alla pelle,costituendo quindi un alleato anche nelle cure di bellezza. È però fotosintetico, è meglio evitare di esporsi al sole avendolo addosso.
La pianta era detta anche Scacciadiavoli: pare che la tisana preparata con i fiori essiccati abbia proprietà rilassanti e calmanti; un mazzetto contenente l’iperico e altre erbe si trovava in ogni casa: serviva a scacciare tutto ciò che poteva minacciare il focolare. Il nome “fiore di San Giovanni” ha due spiegazioni: la prima è legata al liquido rosso che secernono i petali che ricorderebbe la morte violenta e il sangue di San Giovanni Battista decapitato, di cui ha dato vivida raffigurazione il Caravaggio in due suoi celebri quadri: “Salomè con la testa del Battista” e “La decollazione di San Giovanni Battista”. La seconda è collegata al momento migliore per la raccolta che, secondo la tradizione, cadrebbe proprio la vigilia della festa di San Giovanni (23 giugno) nelle ore calde della giornata.
Veronica Galli

8 giu 2020

VERONICA OFFICINALIS


Nel Medioevo la veronica era utilizzata per curare ogni tipo di malattia. Sebastian Kneipp ne impiegava la tisana per lenire malattie polmonari e reumatismi. La pianta officinale, conosciuta anche con il nome di tè svizzero, costituisce una valida alternativa al tè nero.
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BOTANICA – La veronica è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Scrofulariacee che può raggiungere un’altezza di 20 cm. Il fusto è prostrato nella parte iniziale, ascendente o eretto in quella terminale. Le foglie, opposte a due a due, variano da rotonde a ovali o ellittiche; i fiori sono di colore azzurro chiaro o lilla. La pianta ha un profumo leggermente balsamico e un gusto amaro.
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HABITAT – La veronica cresce in Europa, Asia Minore e Nordamerica. Si trova in terreni assolati e poveri di calce, nelle foreste, nei sottoboschi, nei prati aridi e nei pascoli.
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PARTI UTILI – Per scopo terapeutico si utilizza tutta la pianta, raccolta nel periodo della fioritura.
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COMPOSIZIONE – La veronica contiene amari, come il catapolo e l’acubina. Inoltre, in essa sono presenti tannini, acidi organici, come l’acido clorogenico e caffeico, flavonoidi e piccole quantità di resina e olio essenziale.
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INDICAZIONI TERAPEUTICHE – Solo la medicina popolare utilizza la veronica. Grazie alla sua azione mucolitica, espettorante e antisettica, se impiegata per uso interno, essa costituisce un ottimo rimedio in caso di bronchiti, asma e infiammazioni delle vie aeree superiori. La tisana di veronica stimola l’appetito, lenisce i crampi allo stomaco e all’intestino e attenua i gonfiori. Inoltre, la pianta è un efficace depuratore del sangue, caratteristica per cui è indicata nella cura dei disturbi reumatici e della gotta.
Impiegato per uso esterno I’infuso costituisce una valida terapia di supporto nel trattamento di eczemi cronici, pruriti cutanei e ferite che stentano a rimarginarsi.
È un efficace rimedio contro la sudorazione eccessiva dei piedi.

APPLICAZIONI

INFUSO – Versate 150 ml d’acqua bollente su 1/2 cucchiaino di veronica, lasciate in infusione per 5 minuti, poi filtrate. In caso di tosse  o raffreddore bevete 1 tazza di tisana 2-3 volte al giorno.
Per stimolare l’appetito bevetene 1 tazza prima dei posti.
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MISCELA DI TÈ – In caso di eczemi e pruriti bevete una tisana di uguali quantità di veronica e viola del pensiero.
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TINTURA – Versate 20 grammi di veronica in 100 ml di alcol al 70 %, lasciate macerare per 10 giorni, poi filtrate. In caso di lievi disturbi digestivi assumete 20 gocce di tintura diluite con un po’ d’acqua 2-3 volte al giorno.
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OMEOPATIA – Il rimedio omeopatico si ottiene dallo pianta raccolta al momento della fioritura.  È indicato nella cura di catarro acuto e cronico delle vie aeree.
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SPREMUTA FRESCA – Il succo che si ottiene spremendo l’intera pianta è efficace per lenire tutti i tipi di disturbi cutanei.
CONSIGLIO UTILE
Il  periodo migliore per raccogliere la veronica è quello che va da metà giugno a settembre. Se essiccata con cura e riposta al riparo dalla luce la pianta si conserva per circa 3 anni.


AVVISO


Gli eventuali consigli che trovi in questo blog sono a titolo puramente indicativo,in quanto non sono nè medico,nè nutrizionista.I relativi testi sono presi integralmente dal web o rielaborati da me.OLga

7 giu 2020

SALVIA DEI PRATI


In questi giorni si vedono delle macchie viola che colorano i prati della regione 🎨. I più curiosi avvicinandosi avranno notato delle infiorescenze molto fitte e foglie rugose.
Parliamo della Salvia dei prati!

In questo video della Proloco NediskeDoline VallidelNatisone presentiamo brevemente questa pianta diffusa in tutta la regione ma meno famosa della sua parente aromatica. 


Angelo Sinuello, guida naturalistica, ci parla della Salvia pratense, una delle fioriture di primavera delle Valli del Natisone

31 mag 2020

Orchidee selvatiche

Le orchidee selvatiche in Italia comprendono 29 generi e 190 tra specie e sottospecie .
La quasi totalità delle specie sono piante geofite con l'eccezione di Liparis loeseliiMalaxis paludosa e Spiranthes aestivalis che possono essere considerate piante epifite in quanto si sviluppano su tappeti di muschi e sfagni o nelle torbiere.L'infiorescenza è composta da fiori in danseaspighe .I fiori sono ermafroditi
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/ce/Dactylorhiza_majalis_Sturm_DESC.JPG/1034px-Dactylorhiza_majalis_Sturm_DESC.JPG
Di Johann Georg Sturm - Johann Georg Sturm, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=75390807
nigritella nigra alta montagna

Cephalanthera damasonium

                                                                  Anacamptis collina
foto personale
Dactylorhiza majalis subsp. alpestris (Pugsley) Senghas

Le orchidee rustiche sono delle piante spontanee che vivono generalmente nelle zone dal clima temperato e sviluppano dei fiori di piccole dimensioni, i quali si fanno notare per via delle loro accattivanti forme.
Il Friuli si trovano nelle vicinanze di Osoppo,In Alta Val Torre,Nei pressi si Sacile (PN)ecc...

https://it.wikipedia.org/wiki/Dactylorhiza_majalis

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

evidenzia

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