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24 giu 2021

IL KAKI

 Il kaki, un'adozione recente




di Raffaele Testolin
Il kaki, assieme al noce e qualche altra pianta da frutto, forma il quadro tipico del "bearç" nelle aziende friulane.
A dire il vero, si tratta di un quadro recente, perché fino alla metà dell’800 nessuno in Europa sapeva cosa fosse il kaki. L’abbiamo importato dalla Cina, attraverso gli Stati Uniti ed è diventato subito una pianta importante, capace di sfamare famiglie per giorni in tempi di vacche magre. Con un kaki e un tozzo di pane, un tempo neanche tanto lontano, si porta fuori un pasto.
Ci sono due tipi di kaki:
• il kaki-tipo, quello – per capirci – che conoscono bene le persone anziane e che mangiamo quando è molto tenero (magari raggrinzito, dopo che ha preso una piccola gelata sull’albero)
• il kaki-mela, un kaki a polpa sempre chiara, spesso senza semi che si mangia sodo, perché non è astringente.
Ci sarebbe poi il ‘kaki imbroglione’, coltivato dagli amici spagnoli, che si chiama ‘Rojo brillante’: bello, grosso, fatto a cuore. Viene venduto come un kaki mela, ma kaki mela non è e a volte l’astringenza, che viene rimossa con alcuni procedimenti fisici o chimici in magazzino, è ancora troppo alta e può dare fastidio.
Il kaki è facile da coltivare, ma bisogna scegliere bene la varietà. Vi racconto una storia.
Alla fine degli anni ’90, sto facendo la lezione sul kaki e uno studente mi racconta che dalle sue parti avevano piantato una ventina di ettari di kaki e li stavano spiantando. La storia mi incuriosisce e provo ad informarmi. Troppo tardi. Avevano già spiantato, dicendo che il kaki in Friuli non produce, ovviamente il tutto condito con qualche imprecazione ‘tipicamente friulana’.
Cos’era successo? Avevano sbagliato varietà. Volevano coltivare il kaki mela senza semi da vendere sui mercati austriaci.
Ora, ci sono due varietà principali di kaki mela (ce ne sono di più, ma voglio farla semplice): una produce frutti senza semi e non ha bisogno di impollinazione; l’altra produce frutti con semi e ha bisogno di essere impollinata da una varietà che abbia anche fiori maschili. Quegli agricoltori volevano la prima varietà, ma in realtà avevano piantato la seconda. Non so dire di chi sia stata la colpa, se degli agricoltori o di chi aveva fornito loro le piante. Ma questo poco importa. A noi serve solo ricordare che quando si acquista una pianta di kaki, bisogna sapere cosa si vuole e chi vende deve raccontarcela giusta. Il kaki-tipo si impollina da solo e da questo punto di vista non ci sono problemi. Il kaki mela no.
E questo è tutto per il kaki. Se poi volete sapere come si pota, è presto detto. Durante l’inverno togliete tutti i succhioni - cioè i rami che crescono dritti - e lasciate solo i rametti piccoli e un po’ contorti. Non serve sapere altro.
Attenti a non arrampicarvi sul kaki. Ha i rami che si rompono facilmente, senza avvertire. Dire “Provare per credere” sarebbe incentivare il suicidio.
da vita nei campi

5 commenti:

  1. E' un frutto che mi piace moltissimo... Peccato che li lasciano marcire sulle piante anzichè coglierli!!!!!

    RispondiElimina
  2. Cara Olga,
    Avevamo due varietà di frutta kaki.
    Ma i procioni e i cervi mangiavano i nostri, quindi abbiamo dovuto tagliare il nostro albero. Molto triste perché ci è piaciuto mangiarli. Soprattutto quelli rotondi, come una mela e con buon gusto, gli altri erano un po 'astringenti e non così facili da lavorare.
    Abbracci
    Mariette

    https://mariettesbacktobasics.blogspot.com/2012/11/our-japanese-diospyros-kaki-persimmon.html

    RispondiElimina

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Generalmente rispondo ai commenti,ma seguendo parecchi blog non sempre ci riesco.
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