DETTO FRIULANO

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18 lug 2023

FIORI SOPRA L'INFERNO

 


«Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell'orrido che conduce al torrente, tra le pozze d'acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l'esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l'inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l'inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall'età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l'indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura».dal web

29 giu 2023

L'INFINITO


 Giacomo Leopardi nasceva a Recanati il 29 giugno del 1798 e moriva a Napoli il 14 giugno 1837. Giacomo Leopardi è considerato una delle più importanti figure della letteratura mondiale. La profondità della sua riflessione sull’esistenza e sulla condizione umana ne fa anche un filosofo di notevole spessore.

 
La straordinaria qualità lirica della sua poesia, ha reso Giacomo Leopardi un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.  

Giacomo Leopardi, le poesie più famose

Ecco alcune tra le poesie più celebri del poeta di Recanati, a cui è stato dedicato il volume “Giacomo Leopardi, tutte le poesie e tutte le prose“.

L’infinito, Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

https://libreriamo.it/poesie/giacomo-leopardi-poesie-piu-famose/

 

22 giu 2023

Meriggiare pallido e assorto

 


EUGENIO MONTALE – Meriggiare pallido
 e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’e’ tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

4 giu 2023

poesia di Carducci

 Poesia di Giosuè Carducci


Giugno 

E' il mese dei prati erbosi e delle rose; 
il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
 Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
 sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
 fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
 fiammanti e la sera mille e mille lucciole 
scintillano fra le spighe.
Il campo di grano ondeggia al passare 
del vento: sembra un mare d'oro.
Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.

dal web

11 mag 2023

ode al caffè

 


Ode al caffè

(A O.L. Voronevyč)


I

  • tiepido luogo per il ristoro del corpo,
dove si possono stendere le tele umide della pelle,
asciugare alle onde di un ameno vento secco
il sudore della fatica, stendere le gambe, in attesa
che il dolore coli giù per terra col sordo gemito del coltello,
oltre il vetro, nella luce blu del cielo, altri combatteranno:
cadaveri bagnati e senza testa giaceranno sulle grate delle fogne,
il resto dei ribelli uscirà fuori
con una muta bandiera senza lingua, ma non delusa,
o luogo di riposo per gli emisferi del cervello crespo, asciutti come una noce,
dove lasciando il campo di battaglia, guardandosi intorno, è possibile
smettere di essere colpevole, graffiato, svuotato dentro,
dove puoi quasi addormentarti col sapore
del latte di petti gialli di frutta tropicale in bocca,
dove puoi piangere lacrime piacevoli,
che scorrono come rugiada dagli occhi viola,
dove puoi offrire al dio della felicità
due monete in sacrificio, in cambio
di due minuti di pigra quiete,
o tempio di coloro che non hanno templi,
tu accogli tra le tue tiepide braccia
la confessione degli innamorati e dei delusi,
ascolti versi di poeti e chiassosi alterchi
di filosofi e artisti con la barba nera,
li stringi alla tua pancia calda e soda,
proteggendoli con la tua grande mano,
accarezzandogli la schiena e i capelli lisci,
  • madre di orfani piangenti,
ti dai a chi lo desidera, come una puttana a buon mercato,
vendi un corpo bianco e tiepido
a giovani che cercano la pienezza,
e li lasci calmi e lenti quando se ne vanno


(da La vita in città– 1956)

1 mag 2023

poesie sul lavoro

 


Ai miei obblighi, di Pablo Neruda

Compiendo il mio mestiere
pietra con pietra, penna a penna,
passa l’inverno e lascia
luoghi abbandonati,
abitazioni morte:
io lavoro e lavoro,
devo sostituire
tante dimenticanze,
riempire di pane le tenebre,
fondare di nuovo la speranza.

Non è per me altro che la polvere,
la pioggia crudele della stagione,
non mi riservo niente
ma tutto lo spazio
e lì lavorare, lavorare,
manifestare la primavera.

A tutti devo dar qualcosa
ogni settimana e ogni giorno,
un regalo di colore azzurro,
un petalo freddo del bosco,
e già di mattina sono vivo
mentre gli altri si immergono
nella pigrizia, nell’amore,
e sto pulendo la mia campana,
il mio cuore, i miei utensili.

Ho rugiada per tutti.

I colori dei mestieri, di Gianni Rodari

Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano un dito
ma il loro mestiere non è pulito.

fonte https://libreriamo.it/poesie/primo-maggio-poesie-lavoro-festa/


9 apr 2023

Dall'uovo di Pasqua

 


Dall’uovo di Pasqua – Gianni Rodari

Dall’uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: ‘Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio’.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
‘Viva la pace,
abbasso la guerra’.

6 apr 2023

PASQUA

 


Il richiamo di Pasqua


GUIDO GOZZANO

PASQUA

A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s'affaccia
ai muri della casa centenaria.

Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.

Quand'ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l'antica pia favola dell'ovo.


(da Le dolci rime, in Opere, Volume V, Treves, 1937)

fonte https://cantosirene.blogspot.com/

1 apr 2023

Canto d'aprile

 


Poesia di Renzo Pezzani

Canto d’aprile

C’è fra i rovi, ieri non c’era,
l’erba che trema come un verde fuoco,
l’ha perduta per gioco
la giovane primavera.
La pecorella vestita di lana
ora strappa le tenere foglie,
e per ogni ciuffo che coglie
batte un tocco di campana.
A quel suono fiorisce il pesco,
si schiudono le finestrelle,
e le rondini col cuore fresco
giungono dalle stelle.
L’acqua chioccia nella peschiera
rotonda come una secchia,
e l’allodola dentro vi specchia
il suo canto di primavera.

23 mar 2023

buongiorno

 


BUONGIORNO!

🤗
Garofano rosa...
Ieri quel vento alto
scapigliava le nuvole rade;
e ci fu, verso sera, un grande
garofano rosa, rimasto solo,
in mezzo al cielo.mentre più in basso

si profilava uno spicchio di luna

Oggi, invece, il cielo è tutto pulito,
nudo, tutto bianco-oro di sole.
Bellissima luce, felicità sospesa
a mezz’aria su la terra in ombra.
Già cresciuta, con la sera, è la luna.

(Diego Valeri)

18 mar 2023

PADRE, SE ANCHE TU NON FOSSI IL MIO

 




Padre, se anche tu non fossi il mio

padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso, egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella, mia piccola ancora,
per la casa inseguivi minacciando.
(la caparbia avea fatto non so che)
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura, ti mancava il cuore:
chè avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia e, tutta spaventata,
tu vacillante l'attiravi al petto
e con carezze dentro le tue braccia
avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch'era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.


CAMILLO SBARBARO, "Pianissimo", 1914

https://cantosirene.blogspot.com/2009/03/auguri-papa.html?m=0

14 mar 2023

E la pioggia

 




E la pioggia


SANDRO PENNA

MI AVEVANO LASCIATO SOLO

Mi avevano lasciato solo
nella campagna, sotto
la pioggia fina, solo.
Mi guardavano muti
meravigliati
i nudi pioppi. Soffrivano
della mia pena, pena
di non saper chiaramente…

E la terra bagnata
e i neri altissimi monti
tacevano vinti. Sembrava
che un dio cattivo
avesse con un sol gesto
tutto pietrificato.

E la pioggia lavava quelle pietre.

(da Poesie, Garzanti, 1989)


Sandro Penna chiama la natura a testimone della sua infelicità: è una solitudine umana, alla quale fanno da controcanto la voce della pioggia e i tristi pioppi nudi d’inverno, la terra che si bagna come di pianto e i monti avviliti, compagni dello stesso pathos del poeta.

La verde garitta

 L’11 marzo 1923 nasceva a Vailate, nel cremonese, Alberico Sala, poeta che fece della Città Alta di Bergamo la sua casa e che fu critico letterario, artistico e cinematografico per l'Eco di Bergamo e il Corriere d'Informazione. La sua poesia nasce nel primo dopoguerra con derivazione postermetica: coglie dati sentimentali e voci della memoria e li rielabora con sensibilità innestandovi con il passare degli anni temi più sociali quali la città e la condizione della vita moderna, rimanendo però legato agli affetti familiari e alla terra, a quella “gera” d’Adda della pianura bergamasca dove era nato: “È la mia terra, che non ho mai barattato con la carta. Anzi, neppure terra, ma ‘gera’, cioè ghiaia, proprio dell’Adda, fiume erratico, vagabondo nei secoli, per la forza delle piene e del vento”.

.

ALBERICO SALA RITRATTO DA MARIO CAROTENUTO - SULLO SFONDO, LA "GERA" D'ADDA



LA VERDE GARITTA

Sirena di mare non saprebbe
legarmi di più all’isola
del tuo silenzio. È rimasta
più tonda del popone sul granturco
la luna; i merli della torre non fischiano,
li avvolge la nebbia del fiume
e le zanzare. Ora so che il tuo sangue
è più dolce.
Tra i gradini dell’argine è cresciuta
l’erba dell’Appia (il nostro fiume
è più domestico del Tevere, la vedova
vi coglie il pesce per la cena):
stordito il luccio abbocca
all’amo della lucciola; la rondine
dalle chiatte s’impenna con nel becco
una stella.
La tua mano mi guida sulla riva
che scivola. Sprofondare è un passo.
In fallo, o a segno? Il vecchio
fiumarolo dalla verde garitta
sorride alle tue spalle: non sa
per dove paghi libero il pedaggio.

Ticino Pavese, luglio 1956

(da Epigrafi e canti, Vallecchi, 1957)

12 mar 2023

Al via “i colloqui dell’Abbazia”


 Dalla poesia all’attualità, dalle vite dei grandi condottieri e avventurosi viaggiatori del passato alla creatività contemporanea del design e dell’arte culinaria, e ancora dal memoire internazionale all’omaggio allo scrittore friulano Paolo Maurensig presentando in anteprima italiana il suo romanzo d’addio. Ripartono il 10 marzo “I Colloqui dell’Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga” nel complesso abbaziale di Rosazzo, ottava edizione del salotto letterario che presenta un calendario dalle molte novità nel segno del viaggio, inteso come conoscenza, incontro e scoperta di mondi e idee attraverso l’arte della scrittura.

La rassegna, promossa dalla Fondazione Abbazia di Rosazzo e dalla Livio Felluga, è curata e condotta da Elda Felluga e Margherita Reguitti.

Nata nel 2016 in occasione del 60° anniversario della celebre etichetta rappresentata dall’inconfondibile carta geografica è realizzata nell’ambito dell’attività culturale della Fondazione Abbazia di Rosazzo.


7 mar 2023

Tieni sempre presente – Madre Teresa di Calcutta

 


Tieni sempre presente – Madre Teresa di Calcutta

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni…
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.

Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…

Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.

Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai.

5 mar 2023

PRIMAVERA

 


Vida Taufer

Brez snega bregovi, zvončki sredi trat;
k nam v obleki novi spet vesla pomlad .
Čutimo jo v cvetju, ki se tod blešči;
v novem ptičjem petju, ki se spet glasi.
Veter se zaganja v drevje, ki brsti;
zeleni kotanja, potok žubori.
Vsi na plan hitimo, glejmo krasen svet;
vsi se veselimo, proč sta sneg in led. 
Non sono poetessa quindi ho tradotto alla lettera
PRIMAVERA
Colline senza neve, bucaneve in mezzo al prato,/primavera ritorna in veste nuova./La sentiamo nei fiori che qui scintillano/nei nuovi canti d’ uccelli che si fanno udire./Il vento s’infila tra gli alberi che germogliano/verdeggia il fosso ,mormora il ruscello./Tutti ci affrettiamo in radura,guardiamo il mondo meraviglioso;/tutti ci rallegriamo,via neve e ghiaccio.
Vida Taufer
poetessa slovena (1903-1966). Legata all’inizio alla tradizione poetica della “Moderna”, arricchì più tardi la sua produzione poetica con elementi espressionistici, subendo l’influsso soprattutto del poeta sloveno A. Gradnik. Ciò è evidente nella prima raccolta poetica Rami al vento (1939), dove al motivo erotico si unisce quello del sentimento religioso. http://www.sapere.it/enciclopedia/Taufer%2C+Vida.html

La grandezza di Prešeren e Ungaretti al centro della Capitale europea della cultura

 


La Capitale europea della cultura sarà inaugurata l’8 febbraio 2025. Lo hanno annunciato i ministri della cultura, la slovena Asta Vrečko e l’italiano Gennaro Sangiuliano. Una data importante in particolare per la Slovenia in quanto l’8 febbraio è dedicato alla cultura e nel Paese è festa nazionale. Sarà dunque proprio la poesia la massima espressione dell’avvenimento che coinvolge le due città che hanno scelto France Prešeren e Giuseppe Ungaretti come ‘sponsor’ dell’avvenimento. Il primo è il massimo autore romantico sloveno, del quale il componimento ‘Il Brindisi’ (Zdravljica) è diventato l’inno nazionale della Slovenia. L’otto febbraio nasceva Giuseppe Ungaretti, autore di poesie indimenticabili, molte delle quali scritte proprio su queste terre, durante la prima guerra mondiale.

Soddisfazione per la decisione presa dai due ministri è stata espressa dalla senatrice slovena Tatjana Rojc, che ha sottolineato come questo evento internazionale deve essere riempito di contenuti e di strutture che rimangano in stabile eredità al territorio, come patrimonio attrattivo di un’area che ha bisogno di rilanciarsi e può farlo solo mettendo l’accento sulla sua storica vocazione di ponte tra mondi.
Del ruolo della letteratura si è parlato al Kulturni dom di Gorizia dove mercoledì 8 è stata celebrata la Giornata della cultura slovena alla presenza del professor Miran Košuta, che ha tradotto in italiano le poesie di France Prešeren. Alla serata hanno presentato il film-documentario dal titolo ‘Sulle tracce della letteratura slovena’, ovvero l’incontro-intervista tra Miran Košuta e il giornalista goriziano Andrea Bellavite.

La cultura slovena è sempre stata una cultura dell’accoglienza
Il documentario ha come obiettivo principale proporre al pubblico italiano una migliore conoscenza della realtà culturale slovena. L’interscambio culturale, la libera circolazione del sapere, della conoscenza e di esperienze è alla base del progresso ed è il miglior artefice di pace, armonia tra le persone e i Paesi. Questo il pensiero di Miran Košuta che ha sottolineato come la cultura slovena è sempre stata una cultura dell’accoglienza, ricevendo, metabolizzando da altre culture, in primo luogo da quelle contermini e vicine, quella tedesca e quella italiana. Con queste contaminazioni ha plasmato, nel corso dei secoli, la propria identità e ha saputo esprimere eccellenti poeti e scrittori, da Primož Trubar, a France Prešeren, Ivan Cankar, Srečko Kosovel, Simon Gregorčič, Ciril Zlobec e Boris Pahor. L’ospite triestino ha per ognuno di loro tracciato un profilo che li colloca all’apice della realtà culturale slovena ma anche di quella europea.

Un pregiudizio ancora presente
Per Miran Košuta, però, non è ancora superata la diffidenza e la contrapposizione tra sloveni e italiani. Si vive ancora gli uni accanto agli altri senza far parte dello stesso corpo. Ed è forse per questo motivo, si è chiesto, che in Italia gli autori più emblematici della realtà culturale della Slovenia sono poco conosciuti? Una risposta l’ha data Andrea Bellavite sostenendo che fino alla fine della Seconda guerra mondiale, in particolare durante il regime fascista, i popoli slavi erano dei popoli barbari, per cui si potevano tranquillamente sacrificare 500 mila sloveni. Questo pregiudizio è rimasto vivo anche nel dopoguerra in quanto nel substrato è presente l’idea di una cultura che non è interessante e che è espressione di un dio minore. Ecco perché bisogna intensificare gli incontri e vivere insieme, come da anni sta facendo il Kulturni dom. Conoscere la letteratura, le arti figurative, i paesaggi e il carattere del popolo sloveno vuol dire fare un’opera di sradicamento di una visione unilaterale, ignorante, che ci richiude in noi stessi e ci fa essere meno umani.
(r.p.) https://novimatajur.it/cultura/la-grandezza-di-preseren-e-ungaretti-al-centro-della-capitale-europea-della-cultura.html


2 mar 2023

Marzo, ventoso e adolescente

 


Marzo, ventoso e adolescente


Definisce bene marzo il poeta goriziano Carlo Michelstaedter: "adolescente". Il suo comportamento è quello dei ragazzi che si trovano in quell'età di mezzo, formativa, spesso soggetto a sbalzi d'umore, a repentine ribellioni, a capricci immotivati e a subitanei ravvedimenti. È il vero anno che nasce, quello delle stagioni, con il risveglio della natura, con il passaggio a giorni più lunghi, sereni e luminosi. Ma ancora, come tutte le cose nuove, non c'è la pratica, non c'è la "mano": sembra che l'atmosfera si stia mettendo alla prova con quel vento, quel sole, quelle piogge, quelle nevicate che sembravano relegate nel ricordo... Marzo, adolescente e fragile.


Marzo ventoso
mese adolescente
marzo luminoso
marzo impenitente.


CARLO MICHELSTAEDTER, da "Marzo", Poesie, 1910

Carlo Michelstaedter nasce a Gorizia, ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica dell'Ottocento»[1]. Lo troviamo tra i primi soci della Società Filogica Friulana e ci ha lasciato diversi scritti in friulano goriziano. L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabalista[2]. Tra gli altri membri della famiglia è da ricordare Carolina Luzzatto, prima donna italiana ad aver diretto un quotidiano.

Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i presocraticiPlatone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora PetrarcaLeopardiTolstoj, e l'amatissimo Ibsen.

 ...continua https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Michelstaedter

Marzo

Un sentore di viole

e


Un sentore di viole

ecco marzo pazzerello

piedi nudi e giubberello

ricci al vento e viso al sole.

E' una gioia rivederlo;

e se a tratti si fa mesto,

pur si rasserena presto

e fischietta come un merlo.

Diego Valeri


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