EUGENIO MONTALE – Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’e’ tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Bellissime poesie!
RispondiEliminaHo sempre amaro questa poesia di Montale, grazie per avermela fatta rileggere sul tuo blog!
RispondiEliminaMontale è un grande!
RispondiEliminaHo mangiato tanti libri poetiche e ancora mangio!
RispondiEliminaBravo Francesco,continua a leggere!
EliminaAmo davvero la poesia! Grazie!
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