Ode al caffè
(A O.L. Voronevyč)
I
- tiepido luogo per il ristoro del corpo,
dove si possono stendere le tele umide della pelle,
asciugare alle onde di un ameno vento secco
il sudore della fatica, stendere le gambe, in attesa
che il dolore coli giù per terra col sordo gemito del coltello,oltre il vetro, nella luce blu del cielo, altri combatteranno:
cadaveri bagnati e senza testa giaceranno sulle grate delle fogne,
il resto dei ribelli uscirà fuori
con una muta bandiera senza lingua, ma non delusa,
o luogo di riposo per gli emisferi del cervello crespo, asciutti come una noce,
dove lasciando il campo di battaglia, guardandosi intorno, è possibile
smettere di essere colpevole, graffiato, svuotato dentro,
dove puoi quasi addormentarti col sapore
del latte di petti gialli di frutta tropicale in bocca,
dove puoi piangere lacrime piacevoli,
che scorrono come rugiada dagli occhi viola,
dove puoi offrire al dio della felicità
due monete in sacrificio, in cambio
di due minuti di pigra quiete,
o tempio di coloro che non hanno templi,tu accogli tra le tue tiepide braccia
la confessione degli innamorati e dei delusi,
ascolti versi di poeti e chiassosi alterchi
di filosofi e artisti con la barba nera,
li stringi alla tua pancia calda e soda,proteggendoli con la tua grande mano,
accarezzandogli la schiena e i capelli lisci,
- madre di orfani piangenti,
ti dai a chi lo desidera, come una puttana a buon mercato,
vendi un corpo bianco e tiepido
a giovani che cercano la pienezza,
e li lasci calmi e lenti quando se ne vanno(da La vita in città– 1956)
Grazie, Olga! Buon weekend!
RispondiEliminaGrazie Olga! Buon weekend!
RispondiEliminaBuon pomeriggio, Olga!
Eliminabuon pomeriggio a te Elena
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