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9 mar 2024

A Masarolis per una casa vista mare



Da lì nelle giornate di sole l’orizzonte si spinge fino al mare, oltre Grado e fin verso i monti e i colli del Veneto. La comunità, poi, è molto coesa. Ecco le ragioni principali per cui a Masarolis/Mažeruola Enrico Maria Sicco e Cecilia Caporossi si sono trovati da subito bene. La coppia si è trasferita in paese nell’autunno scorso ed è stata una ventata di speranza, tanto per la giovane età dei due nuovi residenti, quanto per la provenienza dalla pianura. Se lui ha 32 anni e proviene da Ialmicco, nel cuore del Friuli, lei ne ha 24 e proviene dal Lazio, da Anzio, una città sul mare.

In vista del matrimonio – che celebreranno a ottobre, proprio nella chiesa di Masarolis –, hanno iniziato a cercare una casa da acquistare. «Siamo stati da subito interessati alla zona del Cividalese e delle Valli del Natisone, perché è quella che ci piace di più a livello di paesaggio, cultura, storia e molto altro», spiega Cecilia. Tra l’altro, Enrico ha origini proprio a Torreano, perché la sua bisnonna è di Reant/Drejan. Alla fine la casa ideale per la coppia è stata individuata a Masarolis. «Ricordo che, quando siamo venuti a vederla per la prima volta in estate, col cielo chiarissimo e limpido, abbiamo visto Grado, la zona di Lignano, il Golfo di Trieste, un panorama mozzafiato».

Una volta trasferiti in paese Cecilia ed Enrico sono rimasti davvero colpiti dalla vita di comunità. «Siamo stati fortunatissimi, perché il paese è coeso, ci si vuole bene, ci si aiuta e si organizzano iniziative», nota Cecilia. «Siamo stati accolti cordialmente, come se fossimo della famiglia. Il giorno che ci siamo trasferiti, i vicini ci hanno accolto in casa, ci hanno offerto da bere e da mangiare … Dal primo giorno, senza sapere niente di noi». Sono stati accolti anche nella vita parrocchiale. «In paese siamo anche fortunati, perché la messa è celebrata sia venerdì sia domenica e vi partecipiamo. A Natale abbiamo cantato in coro, mi hanno invitata ed è stato molto bello». Insieme al gruppo di maschere tradizionali di Masarolis, Cecilia ha anche partecipato alla grande sfilata del pust di San Pietro al Natisone. «Ho sfilato in una maschera tradizionale, mi hanno vestita da ta liepa ».

Cecilia si è laureata da poco in filologia classica. «Ho anticipato la discussione della tesi dal 16 all’8 gennaio per fare il concorso per insegnanti. Potrei insegnare materie umanistiche alle medie o alle superiori ». Enrico, invece, lavora come macellaio in un supermercato vicino a Udine, con turni al mattino o al pomeriggio. Ma ha anche l’hobby dell’apicoltura. Al momento le sue api si trovano ancora a Ialmicco perché in inverno non si possono spostare, ma appena migliorerà il tempo le arnie saranno portate a Masarolis, per proseguire la produzione amatoriale di miele.

Nei primi mesi non sono mancati alcuni momenti di adattamento. La perplessità più grande, ma presto superata, per Cecilia è stata quella di riuscire o meno ad abituarsi alle strade di montagna. «Venendo da Anzio ed essendo abituata ad altro, avevo paura di non riuscire a gestire una strada di montagna. Alla fine è bastato impratichirsi un attimo».

Ci vuole, poi, più organizzazione nel tener testa ai bisogni. «Vero che Enrico lavora in un supermercato, per cui non è mai stato un reale problema. Ma, se avessi bisogno di qualcosa, per arrivare a Torreano ci vogliono venti minuti. Non sono una grande distanza, ma nemmeno i tre minuti del supermercato davanti casa ad Anzio. Quindi, più organizzazione di quella che avevo in città, ma a me piace».

Minori sono stati gli sforzi per Enrico: «Masarolis è un paese relativamente servito. E per una coppia può certo essere utile sapere di poter contare su alcuni servizi come l’arrivo di una corriera di linea o di uno scuolabus, specie quando vuoi progettare un futuro».

Per motivare le persone a trasferirsi, comunque, una scintilla può nascere già solo da un evento o manifestazione di comunità. «Già partecipando a un’iniziativa, una coppia può conoscere un po’ il territorio e notare alcuni aspetti che mancano nella vita di città. Dobbiamo sempre tenere presente che non si può amare ciò che non si conosce. Nell’immaginario di molti queste sarebbero zone un po’ morte, ma non è vero, qui c’è molta vita. Soprattutto molta voglia di stare insieme». Enrico rimarca il battito pulsante stimolato dalle realtà del territorio. «La parrocchia, la pro loco del paese o il gruppo degli alpini sono molto importanti per mantenere un senso di comunità e creare punti d’aggregazione». Un punto saldo, nei mesi di apertura della bella stagione e fino a fine ottobre è anche il chiosco, dove ritrovarsi per un caffé e tenersi al corrente circa cosa succede tra i Možerci.

«Quando andavo a messa in città, in chiesa la domenica eravamo presenti meno di un centinaio. E ad Anzio ci sono circa 60.000 persone! Qui siamo perlomeno una quindicina su una settantina di abitanti».

E c’è l’aspetto peculiare della lingua del territorio, il dialetto sloveno, continua Enrico: «Parlo friulano. In molte zone del Friuli questo è dato per scontato, così a poco a poco tra i giovani sta regredendo. In realtà come Masarolis queste specificità sono difese con maggiore tenacia. Ho imparato già alcune parole, che mi sono annotato, e vorrei imparare a destreggiarmi un po’», dice Enrico. «Ho una formazione più riconducibile all’ambito neolatino, ma mi incuriosisce molto la lingua locale. Spero nel tempo, almeno di riuscire a capirla », si propone Cecilia, che vede come punti forti della zona anche la natura e la qualità dell’acqua. (Luciano Lister)

dal Dom

Primavera




 In attesa della primavera, possiamo goderci i piccoli segni di cambiamento: i giorni che si allungano, i boccioli che iniziano a spuntare e la speranza di giorni più caldi. 🌿🌼

LA PIOGGIA

 


Nuvole grigie danzano nel cielo,

Gocce di pioggia su foglie e petali.
L'aria si fa fresca, la terra si risveglia,
E il mondo si tuffa in un abbraccio bagnato.

Le strade si specchiano, i colori si intensificano,
I passi diventano più leggeri.
E mentre le gocce scivolano giù,
La pioggia canta una melodia antica.

Uffa, dici? Ma forse la pioggia è solo un invito,
A rallentare, a riflettere, a trovare conforto.
Così, con un sorriso, prendiamo l'ombrello,
E balliamo con la pioggia, come vecchi amici.
autore IA

8 mar 2024

Donne che hanno dato lustro al Friuli

 


Adelaide_RistoriAdelaide Ristori

 (Cividale del Friuli29 gennaio 1822 – Roma9 ottobre 1906) è stata un’attrice teatrale italiana.

Acclamatissima dal pubblico e lodata dai suoi contemporanei per il suo patriottismo risorgimentale, è stata l’attrice italiana più famosa e influente dell’Ottocento.

Biografia Attrice tragica molto nota, fu sempre applaudita dal pubblico . Figlia d’arte, parente di Francesco Augusto BonLuigi Bellotti Bon e Laura Bon, e capace di recitare perfettamente in inglese e in francese, riscosse notevoli successi anche all’estero, ricevendo anche elogi da Cavour, che le scrisse:«Se ne serva di questa sua autorità a pro della nostra Patria, ed io applaudirò in Lei non solo la prima artista d’Europa, ma il più efficace nostro cooperante nei negozi diplomatici.»…da wikiwand
A lei è dedicato il teatro di Cividale e un monumento

 

Tina Modotti

215px-Edward_Weston_tinamodottimi1921
Da Wikipedia

Ogni volta che si usano le parole “arte” o “artista” in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro.»

Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, abbreviata in Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942), è stata una fotografa, attivista e attrice italiana.

È considerata una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo,nonché una figura importante e controversa del comunismo e della fotografia mondiale.Opere della produzione fotografica della Modotti sono conservate nei più importanti istituti e musei del mondo, fra i quali l’International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia e la Biblioteca del Congresso (Library of Congress), la biblioteca nazionale degli Stati Uniti a Washington

da wikiwand

downloadCaterina Percoto (Manzano, 12 febbraio 1812 – Udine, 15 agosto 1887) è stata una scrittrice e poetessa italiana. Nata a San Lorenzo di Soleschiano (Comune di Manzano, in provincia di Udine) in Friuli, da una nobile famiglia di avvocati, artisti e uomini di lettere, fu l’unica bambina di sette figli.

La carriera letteraria di Caterina Percoto ha inizio nel 1839, grazie a Don Comelli che inviò segretamente alla Favilla di Trieste il primo scritto di Caterina: un commento alla traduzione di Andrea Maffei di alcuni brani della Messiade di Klopstock.

Iniziò così il rapporto di Caterina con l’editore Francesco Dall’Ongaro, che ben presto diventò suo mentore.

Immersa nei paesaggi friulani, sovrintendendo al lavoro nei campi e alla coltura dei bachi da seta, ritrasse nelle sue opere lo stagnante mondo di povertà del Friuli, sotto il dominio austriaco.

Nel 1841 apparirono sulla Favilla i primi racconti della Percoto. Dall’Ongaro la fa conoscere nel mondo letterario italiano. Nel 1847, dopo un viaggio a Vienna, iniziò il lungo contatto epistolare con Carlo Tenca.

Ma con la Prima guerra di indipendenza, nel 1848, i suoi scritti divennero politicamente più impegnati, essendo rimasta sconvolta e testimone oculare dei cosiddetti “Fatti di Jalmicco”.

Racconti come La donna di Osoppo e La coltrice nuziale, riscossero un grande successo negli ambienti patriottici.

Negli anni cinquanta, inoltre, iniziò a scrivere in lingua friulana, e dopo due anni di trattative con l’editore Le Monnier, il quale temeva che i titoli in friulano avrebbero infastidito gli Austriaci, nel 1863 uscirono due volumi di racconti.

da liber,liber 

L’istituto Magistrale oggi Liceo di Udine è intitolato a lei.

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dal dizionario biografico dei friulani

Novella Aurora Cantarutti (Spilimbergo26 agosto 1920 – Udine20 settembre 2009) è stata una poetessascrittrice e insegnante italiana, nota per le sue poesie in lingua friulana.

Nata nel 1920 a Spilimbergo, comune della provincia di Pordenone, dopo gli studi classici, si è laureata in lettere all’Università di Roma e ha insegnato italiano nelle scuole di Udine.Compone i suoi primi lavori letterari in lingua friulana nel 1941, ma solo dopo la fine della guerra, dal 1946, ha pubblicato alcune composizioni, sempre in lingua friulana, su riviste locali, quali Il strolic furlanCe fastu? e Quaderno romanzo di Pasolini.Una raccolta di racconti della tradizione orale del Friuli, curata dalla Cantarutti, è apparsa nel volume Oh, ce gran biela vintura! (1986). Gran parte della sua produzione poetica è stata pubblicata nei volumi In polvara e rosa (1989) e Clusa (2004). Ha collaborato intensamente con il periodico autonomista La patrie dal Friûl.  da wikiwand

7 mar 2024

100 anni dalla nascita di Franco Basaglia

 
Franco Basaglia (Venezia11 marzo 1924 – Venezia29 agosto 1980) è stato uno psichiatra e neurologo italiano, innovatore nel campo della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia, fondatore di Psichiatria Democratica e ispiratore della Legge 180/1978 (che ne prende il nome) che introdusse la revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia promuovendo radicali trasformazioni nel trattamento sul territorio dei pazienti con problemi psichiatrici. Esponente della psichiatria fenomenologica, è considerato lo psichiatra italiano più influente del XX secolo

Formazione

Nato a Venezia nel 1924, secondo di tre figli in una famiglia della media borghesia, si iscrisse al liceo Marco Foscarini dove conseguì la maturità classica nel 1943. Nella stessa scuola studiava il futuro cognato Alberto Ongaro, fumettista e scrittore, che fu arrestato nel '44, uscì dopo un mese e si unì coi partigiani sui monti.

Si trasferì in seguito per studiare medicina presso l'Università degli Studi di Padova dove conobbe e divenne amico, tra gli altri, del pediatra Franco Panizon. A Padova frequentò un gruppo di studenti antifascisti e per questo, dopo la denuncia di uno di questi, venne arrestato e detenuto per alcuni mesi nelle carceri della Repubblica Sociale Italiana. Con la fine della seconda guerra mondiale entrò nel Partito Socialista Italiano e nel 1949 conseguì la laurea. Durante il periodo universitario non si curò esclusivamente degli studi in medicina ma seguì anche altri interessi, che in seguito lo avrebbero notevolmente influenzato. Approfondì temi filosofici e lesse autori fondamentali dell'esistenzialismo e della fenomenologia come Jean-Paul SartreMaurice Merleau-PontyEdmund HusserlMartin Heidegger e Ludwig Binswanger.

Si specializzò nel 1953 in malattie nervose e mentali presso la clinica neuropsichiatrica di Padova e divenne assistente di Giovanni Battista Belloni. Nello stesso anno sposò Franca Ongaro, dalla quale ebbe nel 1953 il figlio Enrico e nel 1954 la figlia Alberta. La Ongaro, inizialmente interessata alla letteratura, scrisse diversi articoli e alcuni libri; collaborò a lungo col marito nella stesura di alcuni suoi testi sulla psichiatria, entrò in Parlamento con Sinistra indipendente per due legislature, dopo la scomparsa del marito, ne raccolse l'eredità. La moglie fece una riduzione dell' Odissea per ragazzi interamente disegnata dall'amico di Hugo Pratt.

L'esperienza nelle varie sedi

Gorizia

Nel 1958 ottenne la libera docenza in psichiatria ma iniziò ad incontrare resistenze nel mondo accademico e solo tre anni dopo rinunciò alla carriera universitaria e si trasferì a Gorizia per dirigervi l'ospedale psichiatrico. Questa decisione fu influenzata da motivazioni politiche e scientifiche. L'ambiente universitario non era allineato con le idee dell'esistenzialismo i cui maestri italiani (da Enrico Morselli a Arnaldo Ballerini, da Bruno Callieri a Eugenio Borgna) non avevano ottenuto una cattedra.

L'impatto con la realtà del manicomio fu durissimo. Come preparazione era vicino alle idee di Karl JaspersEugène MinkowskiLudwig Binswanger, ma anche a quelle di Michel Foucault e Erving Goffman.

Dopo alcuni viaggi all'estero, compresa una visita alla comunità terapeutica di Maxwell Jones, fece arrivare da Padova Antonio Slavich, conosciuto a metà degli anni cinquanta nell'ateneo di quella città, ed iniziò con lui la prima esperienza anti-istituzionale nell'ambito della cura dei malati di mente.Tentò di realizzare a Gorizia quanto Jones aveva cominciato a fare da dieci anni in Inghilterra, cioè modificare la struttura rigida e gerarchica dell'ospedale psichiatrico, caratterizzata da rapporti di tipo verticale, in un'organizzazione più aperta ed orizzontale, rendendo paritario il rapporto fra gli utenti-pazienti e gli operatori sanitari. Questo comportava l'eliminazione della contenzione fisica, delle terapie con elettroshock e dei cancelli chiusi nei reparti. L'approccio avrebbe dovuto essere spostato nel rapporto umano con l'aiuto di sole terapie farmacologiche. In tal modo chi si trovava nelle strutture sanitarie doveva diventare persona da aiutare e non da recludere o isolare.

La trasformazione dell'ospedale psichiatrico secondo il sogno[di Basaglia si rivelò difficile da far accettare alla città.All'interno dell'ospedale psichiatrico aveva allestito laboratori di pittura e di teatro, aveva fatto nascere una cooperativa di lavoro tra i pazienti in modo da permettere loro svolgere lavori riconosciuti e retribuiti ma l'idea di andare oltre questa trasformazione all'interno dell'ospedale psichiatrico ancora non si realizzò. Il manicomio andava chiuso, sostituito da una rete di servizi esterni per l'assistenza delle persone affette da disturbi mentali. L'approccio psichiatrico andava modificato perché senza comprendere i sintomi della malattia mentale non era possibile mantenere un ruolo nel processo che finiva per escludere il malato mentale, come prevedeva il sistema istituzionale.

Il lavoro portato avanti da Basaglia sicuramente non avrebbe potuto essere realizzato senza le persone che sin dalle sue prime iniziative a Gorizia lo seguirono, e tra di esse prima di tutti la moglie Franca Ongaro, e poi psichiatri, intellettuali ed operatori sanitari come Antonio Slavich, Lucio Schittar, Agostino Pirella, Domenico Casagrande, Leopoldo Tesi, Giorgio Antonucci, Maria Pia Bombonato, Giovanni Jervis e Letizia Jervis Comba.

Intanto, nel 1967, curò il volume Che cos'è la psichiatria? e nel 1968 il fondamentale L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, nel quale raccontò al grande pubblico l'esperienza dell'ospedale psichiatrico di GoriziaL'istituzione negata, scritto con la collaborazione della moglie Franca Ongaro, ottenne grande successo editoriale. Nel 1970 lasciò Gorizia e si stabilì in provincia di Parma per dirigere l'ospedale di Colorno, dove rimase sino al 1971.

Trieste

L'opera collettiva Marco Cavallo

Nell'agosto del 1971 ottenne l'incarico di direttore dell'ospedale psichiatrico di Trieste, oggi Parco Culturale di San Giovanni, e due anni dopo la città venne indicata come zona pilota per l'Italia nella ricerca dell'Organizzazione mondiale della sanità relativa ai servizi di salute mentale. Basaglia intanto fondò la società Psichiatria Democratica, con la finalità di riformare la psichiatria e proseguendo così nella diffusione in Italia dell'antipsichiatria, il movimento che si stava affermando a partire dal XIX secolo ed in particolare dalla seconda metà del XX. In Inghilterra questo era avvenuto grazie in particolare a David Cooper.

Nel 1972 il cavallo Marco, che sino a quel momento era stato utilizzato dentro la struttura, venne destinato al macello. I ricoverati, con una loro lettera indirizzata a Michele Zanetti, presidente della provincia, ottennero che gli venisse salvata la vita e che venisse affidato alle loro cure. Il fatto di cronaca diede l'ispirazione a Vittorio Basaglia, cugino dello psichiatra, per la realizzazione di un'opera artistica, il Marco Cavallo, che fu costruito nei locali dell'ospedale nel 1973 durante un'animazione collettiva curata da Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia che coinvolse tutta la struttura. La vicenda ebbe un forte significato simbolico.

L'azione di Basaglia portò, nel gennaio 1977, all'annuncio della chiusura dell'ospedale psichiatrico "San Giovanni" di Trieste entro l'anno (anche se in realtà questo avvenne più tardi) e il 13 maggio 1978 all'approvazione della legge 180 di riforma psichiatrica. A questo punto, nel 1979, Basaglia partì per il Brasile e attraverso una serie di seminari raccolti nel volume Conferenze brasiliane, testimoniò la sua esperienza. A succedergli nella direzione dell'ospedale ormai aperto e molto diverso di come era solo 8 anni prima fu Franco Rotelli. A Trieste si formarono anche Peppe Dell'Acqua e Giovanna Del Giudice.

Nel 1973 l'ospedale fu riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità come esperienza pilota nella ricerca psichiatrica.

Sempre nel febbraio 1977 visitò il palazzo Tassoni Estense di via della Ghiara di Ferrara, sede dell'ospedale psichiatrico cittadino, dove si stava tenendo il convegno La Scopa Meravigliante, organizzato da Antonio Slavich, suo collaboratore sin dai tempi di Gorizia e nella città estense dal 1971. In quell'occasione ebbe modo di ribadire le linee guida della sua visione riformatrice

A Trieste, nel 1977, vi fu anche Dario Fo, amico da tempo di Basaglia, per partecipare con un suo spettacolo e sostenere così la riforma. In quell'occasione si ebbe anche un episodio di contestazione da parte di movimenti autonomi più interessati alle carceri speciali.

Roma

Dopo aver lasciato definitivamente Trieste e anche in conseguenza delle modifiche legislative che la sua azione aveva accelerato si trasferì a Roma per assumere l'incarico di coordinatore dei servizi psichiatrici della Regione Lazio. Non ebbe modo di mettere in atto nella sua nuova sede iniziative importantiperché nella primavera del 1980 si manifestarono i primi sintomi di un tumore cerebrale, che in pochi mesi lo portarono alla morte. Spirò il 29 agosto 1980 nella sua casa di Venezia, la città dove era nato e dove a lungo, anche quando lavorava altrove, come racconta la figlia Alberta, continuava a tornare durante i fine settimana. La legge 180 è ancora in vigore e regola l'assistenza psichiatrica in Italia, anche se non è mai stata applicata in modo completo.

Morte

Nella primavera del 1980 si manifestano i primi segni di un tumore cerebrale che lo conducono alla morte in pochi mesi. Si spegne il 29 agosto nella sua casa di Venezia.

Dopo la sua scomparsa, Franco Basaglia è stato sepolto nel cimitero di San Michele, sull'isola omonima della Laguna di Venezia





.https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Basaglia


Giornata internazionale della donna


 La Giornata internazionale della donna (o Giornata internazionale dei diritti delle donne) è una ricorrenza internazionale che si celebra l'8 marzo di ogni anno e sottolinea l'importanza della lotta per i diritti delle donne, in particolare per la loro emancipazione, ricordando le conquiste sociali, economiche, politiche e portando l'attenzione su questioni come l'uguaglianza di genere, i diritti riproduttivi, le discriminazioni e le violenze contro le donne Viene associata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre. Viene celebrata negli Stati Uniti a partire dal 1909, in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.

Spesso, nell'accezione comune, nella stampa e in campo pubblicitario viene erroneamente definita come Festa della donna anche se è più corretto definirla Giornata internazionale della donna, poiché la motivazione alla base della ricorrenza non è una festività, ma la riflessione.

Fonti ONU invitano a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030...

da Wikipedia


Donne nell'arte



Venere di Urbino -Tiziano


 



Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli, ma moralmente hanno una forza cento volte più grande.
(Oriana Fallaci)






dama con l'ermellino
Leonardo

Ragazza con l'orecchino
Leonardo
 Cracovia


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Proverbio friulano

  Il proverbio friulano della settimana di Vita nei campi fb “Mai / salte fûr el cai” ovvero a maggio escono le chiocciole che segue l’altro...

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