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IL NATALE di padre Maria Turoldo
Ma quando facevo il pastore
Alla scoperta della Val Torre
Escursione guidata alla scoperta dell'Alta Val Torre
30 nov 2023
RADIO MAGIJA, DEBUTTO ANARCHICO (E VALLIGIANO) DEI POKRIVA NOČIVA
Ramonike punk e suoni elettrici dai margini del bosco. Poesie e racconti, in dialetto sloveno, che si muovono nello spazio ‘anarchico’ delle contraddizioni valligiane, nel rapporto con i confini, con la storia dei grandi eventi che diventa quella delle persone ‘comuni’. Con un presente malinconico, ma assieme ancora vitale. Il primo album dei Pokriva Nočiva ‘Radio Magija’, uscito a inizio ottobre e disponibile su tutte le piattaforme digitali ma anche in cd, sottintende anche una storia di integrazione riuscita, un modello di rivitalizzazione culturale ‘pop’ e non folclorizzato, come emerge anche dall’intervista ai componenti della band che pubblichiamo di seguito.
Chi sono i Pokriva Nočiva?
I Pokriva sono a volte tre, a volte quattro, a volte di più. Il nucleo storico siamo Anna, Matia e Zeno, a cui si aggiunge Davide, già bassista degli Ostajki, e qualche featuring come Kekko, Fernanda, Federico.
Veniamo tutti da esperienze musicali molto diverse, per cui anche i brani risentono di queste influenze: potremmo definire questo cd un album crossover, che mescola un po’ di tutto: rock, folk, punk, cantautorato, surf, dub… per un nostro stile riconoscibile dovremmo lavorare ancora un po’, ma come primo frutto di un anno di lavoro siamo molto orgogliosi del nostro primo album.
E perché Pokriva?
Perché è un termine dialettale per indicare l’ortica: la pokriva ricorda l’infanzia e le minacce delle nonne quando ne combinavi una, te la davano giù sulle gambe. In sloveno si dice kopriva, e ci piaceva molto questa storpiatura che prende il dialetto. Nočiva è un aggettivo dal doppio senso in italiano e in sloveno: notturno ma anche cattivo, velenoso: la pokriva nočiva punge la memoria, smuove le coscienze e custodisce storie e sogni notturni.
Come o da dove nascono i vostri pezzi?
Un pezzo nasce perché c’è una storia da raccontare. Se non c’è la storia allora non c’è la musica, o perlomeno la musica fine a sé stessa. Le Valli ci offrono sempre un sacco di spunti, ne avremmo di storie per i prossimi 10 album. È una terra creativa, se la si sa ascoltare, è una terra che ispira, pensiamo non solo alla musica, ma anche alla poesia, al cinema: se ne fossimo capaci faremmo anche film.
Le storie quindi nascono qui, nei nostri paesi: la storia del gambero bianco dello Judrio, ormai in via di estinzione, che cerca la sua dolce metà che non esiste più; un’anziana signora che si spegne in un ospizio senza aver mai toccato il mare; una ricetta di cucina che non può essere trasmessa perché non c’è discendenza… ma anche feste di fisarmoniche, giornate al fume in relax, feste del fieno e cani pingui perché mangiano in tutte le case che li accolgono… C’è sicuramente una vena malinconica, un sottile senso di estinzione in certi brani, ma ce ne sono altri invece pieni di gioia, vitalità, energia. Del resto le Valli sono anche una terra piena di contraddizioni, e per questo poetica.
Per chi non ha ascoltato l’album, cosa si deve aspettare?
A livello strumentale le nostre canzoni nascono seguendo ritmi e sonorità che enfatizzano o seguono il senso del testo, ma sono anche ricche di cammei, citazioni, riferimenti, omaggi e anche spudorate copiature: non sfugge il riferimento a Battiato, in Poleti, ma troviamo anche altri cantautori italiani, come De Andrè, un po’ di Celentano. Musicalmente, oltre ai già citati Beastie Boys, di cui abbiamo fatto l’unica cover presente nel cd, si sentono molte influenze Indie, Rap-Rock, ma troviamo anche Manu Chao, un po’ di etno folk degli Ustmamo per chi se li ricorda, i Blues Explosion, qualcosa dei Radiohead che amiamo molto.
continua
dal Novi Matajur
https://novimatajur.it/cultura/radio-magija-debutto-anarchico-e-valligiano-dei-pokriva-nociva.html
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29 nov 2023
Proverbio della settimana
Il proverbio friulano della settimana
27 nov 2023
Le verdure invernali
Le verdure del freddo...
La famiglia delle crucifere, indicate anche come brassicacee,
le conosciamo bene con i loro nomi : cappucci bianchi e viola, cavoli navone e rapa, cavolfiori, verze, broccoli verdi e molte altre ancora: sono ortaggi estremamente salutari, che erano un caposaldo del cibo contadino di una volta. Si sviluppano durante tutto il corso dell’anno, ma danno il loro meglio soprattutto nella fredda stagione.
festival leggere le montagne
È ormai tradizione per il Comune di Resia, in stretta collaborazione con l’Ecomuseo Val Resia, la Biblioteca Comunale e il Parco naturale delle Prealpi Giulie partecipare al festival Leggere le Montagne, promosso ogni anno, nella data dell’11 dicembre, dalla Convenzione delle Alpi. È in quest’occasione che, in tutto l’arco alpino, vengono organizzate iniziative di vario genere per promuovere lettura e montagna.A Resia anche quest’anno sono stati coinvolti Virna Di Lenardo e Gianluca Da Lio di KRAMA, mercanti di storie, un progetto con il quale i due giovani resiani attraverso eventi, canali social e Podcast si impegnano per valorizzare, promuovere e divulgare aspetti del territorio resiano e regionale. Con il loro podcast “Storie di sassi”, che ha alle spalle già due stagioni con un totale di 18 episodi sempre disponibili sul canale Spotify di KRAMA, mercanti di storie, hanno dato voce finora a giovani che vivono in Val Resia e che hanno deciso di rimanere a vivere in montagna e radicare qui le proprie radici, esattamente come sassi e pietre. Nella terza stagione si parlerà di “casa” e delle varie sfumature sociali e linguistiche del resiano per parlare di “casa”! Sarà dato spazio a storie di persone che sono partite dalla valle per vivere la propria vita altrove, ma che non dimenticano le proprie origini e ritornano sempre. Nuovi 10 episodi che si potranno ascoltare attraverso le piattaforme Spotify, Apple Podcasts e Anchor, ricercando il canale “KRAMA, mercanti di storie”, in uscita a partire da martedì 14 novembre e poi ancora il 16, 21, 23, 28 e 30 novembre e 5, 7, 12 e 14 dicembre.
L’iniziativa si concluderà con un incontro assieme ai principali promotori dell’attività e a tutti gli ospiti del podcast nella giornata principale di “Leggere le Montagne”, lunedì 11 dicembre alle ore 18.00.
Tutto il percorso sarà accompagnato da continui spunti e sondaggi sui social dell’Ecomuseo Val Resia, della Biblioteca Comunale e del progetto “KRAMA, mercanti di storie”.
26 nov 2023
FIERA DI SANTA CATERINA A UDINE
Bancarelle lungo l'ellisse di Piazza Primo Maggio. Gli ambulanti sognano un nuovo connubio con il Luna Park come l’amata Fiera di Santa Caterina, appuntamento ultra centenario della città di Udine, dove gli udinesi amano comprare dolci, casalinghi e prodotti di artigianato. Si tratta della più antica fiera della città e tra le più datate d’Italia. Fu istituita per la prima volta dal patriarca Marquardo il 4 novembre 1380 per poi essere spostata, nel 1485, dal luogotentente Contarini nell’attuale posizione all’interno delle mura. Buona l’affluenza già dopo poche ore dall’avvio.
A Clap tra le sterpaglie anche i prati
A Clap tra le sterpaglie anche i prati
Dista da Canebola/Čenijebola appena un paio di chilometri e fino a prima del terremoto era relativamente grande. Decenni fa arrivava a contare circa trecento abitanti. Stiamo parlando di Clap/ Podrata, un paese che come tanti altri nella Slavia ha subito in modo pesante le dinamiche dello spopolamento generate dal richiamo della pianura e dell’estero per migliori opportunità di vita, col colpo di grazia giunto dopo il terremoto del 1976.
A parlarci della vita nel paese è Luca Pantanali, che insieme alla famiglia risiede nella frazione montana di Faedis. «Oggigiorno a Clap siamo in sei abitanti. Oltre alla mia compagna Stefania e ai nostri due figli, ci sono altre due persone. E pensare che un tempo qui risiedevano trecento persone ». Effettivamente, allungando lo sguardo dalla piazzetta stretta vicino alla chiesa e alle campane del campanile non ricostruito, in lontananza, tra la sterpaglia che copre molti terrazzamenti, si scorgono le pietre di molte case diroccate. Avrebbero un certo fascino, eppure sono in abbandono.
Fanno eccezione le case vicine alla piazza, frequentate più spesso, e quelle che Luca e la sua famiglia hanno sistemato negli ultimi anni. «Mi sono trasferito quassù dalla pianura per un altro stile di vita», spiega Luca, che ha 45 anni ed è originario di Pozzuolo.
A suo tempo la sua storia è balzata agli onori delle cronache. Nel 2007 ha scelto di venire a vivere a Clap per stare a contatto con la natura, lasciando un lavoro in ferramenta e una potenziale carriera nel calcio. Ha preferito sistemare un casale in questa borgata, attrezzandolo per l’allevamento, e comprare alcuni terreni.
Nel tempo a questa sua scelta si è unita anche una compagna, Stefania Mattieligh, di 35 anni, i cui nonni venivano proprio da Clap. E oggi l’azienda agrituristica di Pantanali è diventata un presidio del territorio, come l’agriturismo Zaro alle Farcadizze. Luca e Stefania allevano pecore, capre e altri animali; producono insaccati e ortaggi; tagliano legna. Affittano anche camere e cercano di strutturare ulteriormente l’attività.
«Ogni giorno portiamo i nostri figli, Samuele e Simone, alle scuole a Faedis e Campeglio», dice Luca, spiegando che lo scuolabus non raggiunge il paese. «Abbiamo fatto questa scelta di vita a contatto con la natura anche per loro. Non sappiamo cosa succederà quando cresceranno», aggiunge.
Nella frazione i momenti di ritrovo, al di là di eventi organizzati, sono pochi. La comunità si ritrova soprattutto nelle festività religiose, anzitutto nella festa di Madonna Addolorata, la seconda o terza domenica di settembre, poi la prima domenica dopo Pasqua e a novembre per la Commemorazione dei defunti. Più a valle rispetto alla piccola chiesa, che contiene una bellissima statua della Madonna dei sette dolori, a cinque minuti di cammino si trova anche un piccolo cimitero.
Come tutta la zona montana di Faedis, anche a Clap un tempo si parlava solo dialetto sloveno. «I miei nonni lo parlavano», spiega Stefania. «La Slovenia è distante solo pochi chilometri da qui e siamo stati contenti, all’ultima festa di fine anno scolastico, di sentire i bambini cantare una canzone in sloveno. Saremmo contenti se i nostri figli imparassero anche questa lingua». La tradizione linguistica slovena è ancora viva nei canti durante le rare celebrazioni in chiesa.
Certo, un tempo qui vicino c’era la cortina di ferro, ma ora come allora la gente vuole vivere. La sterpaglia sembra quasi voler mangiare le case disabitate, ma le sue radici non sono profonde. Per toglierle ci vuole tenacia. (Luciano Lister)
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