Dall’incipit del libro de La donna di picche:
Un giorno si giocava a carte da Narumov, della guardia a cavallo. La lunga notte invernale passò inavvertitamente; ci si mise a cena dopo le quattro del mattino. Quelli che erano rimasti vincitori mangiavano con grande appetito; gli altri stavan seduti nella loro distrazione davanti alle stoviglie vuote. Ma comparve lo champagne: la conversazione si animò, e tutti vi presero parte.
«Che hai fatto, Surin?» domandò il padron di casa.
«Ho perso, al solito. Bisogna riconoscerlo, sono sfortunato: gioco come un saggio, non mi accaloro mai, non c’è verso di togliermi di carreggiata, e perdo sempre!»
«E non ti sei lasciato tentare neppure una volta? Neppure una volta hai puntato, nel rout?… La tua fermezza mi fa stupire.»
«Ma come fa Ghermann!» disse uno degli ospiti, indicando un giovane ufficiale del genio. «Da che è al mondo non ha preso in mano una carta, da che è al mondo non ha raddoppiato neanche una posta, sta su con noi fino alle cinque e guarda il nostro gioco.»
«Il gioco m’interessa fortemente» disse Ghermann «ma non sono in grado di sacrificare l’indispensabile per la speranza di acquistare il superfluo.»
Non ho mai letto nulla di Pushkin.
RispondiEliminaGrazie per avere condiviso l'incipit
Sono contento che Pushkin sia letto in Italia.
RispondiEliminaGrazie, cara Olga!❤
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