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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

INNO SLOVENO

INNO SLOVENO "Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non sarà un diavolo, ma un amico!"❤️ FRANCE PREŠEREN poeta sloveno

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30 ott 2021

L'IMPORTANZA DELLA LETTURA




 





Giornata regionale della lettura: 29 ottobre

Il progetto LeggiAMO 0-18 è pronto alla nuova giornata regionale della lettura Un Libro Lungo Un Giorno (alla sua ottava edizione) che quest’anno è attesa per il prossimo venerdì 29 ottobre 2021: chi vuole partecipare (sia che proponga un evento pubblico o uno privato: è lo stesso! può annunciare quello che farà sul sito leggiamofvg.it, dove ci sono tutte le indicazioni per compilare la propria locandina  iscriversi.

Cosa è Un Libro Lungo Un Giorno 2021
Come ogni anno tutti (ma proprio tutti!) in regione sono invitati a condividere un gesto di lettura: in famiglia o in biblioteca, nei grandi palazzi e nelle piccole case, a scuola o in palestra, sul taxi o in negozio, nel bar o nelle case di riposo, al corso di ceramica o al supermercato, in ospedale o in ufficio, in piazza o in giardino, da soli, in due, tre o millemila (senza assembramenti, naturalmente!)

Se è vero che “Crescere come lettori è facile, se ci sono buoni esempi”, questa giornata vuol essere simbolicamente un’irrefrenabile diffusione proprio di buoni esempi e vuole aprire le porte sulla pratica quotidiana della lettura, che fa crescere tutti (bambini, ragazzi e adulti), specie se condivisa.

La giornata regionale sarà l’occasione per dare il via alla campagna “LeggiAMO a scuola!”, che ha visto la clamorosa adesione di oltre novecento classi delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo gradoIl 29 ottobre, tutte insieme, le classi dedicheranno un quarto d’ora della loro mattinata alla lettura.

La campagna “LeggiAMO a scuola!” è una campagna di sensibilizzazione che ribadisce la centralità della scuola nella diffusione della lettura: una pratica quotidiana che può innescare cambiamenti strutturali nella crescita delle persone e della società. Biblioteche pubbliche, scolastiche e docenti faciliteranno l’accesso a libri e riviste con particolare attenzione alla qualità e all’inclusività delle proposte.

Come si aderisce a Un Libro Lungo Un Giorno 2021
LeggiAMO 0-18 chiede a tutti di scegliere un libro, un luogo e un modo di leggerlo: a partire dal 14 ottobre, collegandosi a www.leggiamofvg.it sarà possibile segnalare il proprio evento, la propria idea, il proprio progetto tramite i materiali che saranno a disposizione sul sito, nell’area dedicata a Un Libro Lungo Un Giorno. La locandina dell’evento (pubblico o privato, dei singoli, delle famiglie, delle scuole, delle biblioteche,…) sarà pubblicata sul sito, così da conoscere in anticipo tutte le azioni che accadranno.

Venerdì 29 ottobre sarà poi richiesto a tutti di documentare il proprio momento di lettura con una foto, un video, un racconto, una registrazione audio e di mandare la testimonianza al progetto LeggiAMO, per mezzo di Facebook e Instagram o alla mail unlibrolungoungiorno@leggiamofvg.it. Tutto ciò che verrà raccolto (in qualsiasi forma!) verrà condiviso e andrà a comporre il bellissimo diario multimediale di Un Libro Lungo Un Giorno 2021, che racconterà le centinaia di azioni di lettura di tutta la regione e sarà a disposizione sui canali di LeggiAMO 0-18.

profili social del progetto, su cui sarà possibile segnalare i propri eventi, si trovano digitando @leggiamo018 su Facebook e Instagram; gli hashtag da usare per rendere riconoscibili le proprie azioni sono #unlibrolungoungiorno e #ullug.

Al centro della giornata ci saranno alcuni momenti istituzionali che saranno comunicati al più presto. Nel frattempo l’invito è di cominciare a pensare a quando, come, cosa e con chi si vuole leggere per Un Libro Lungo Un Giorno!

LeggiAMO 0-18 è il progetto regionale di promozione della lettura della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e ha come partner: CCM - Consorzio Culturale del Monfalconese (coordinatore del progetto), CSB - Centro per la Salute del Bambino Onlus, Damatrà Onlus,  AIB Associazione Italiana Biblioteche - Sezione FVG, Fondazione Radio Magica Onlus,  Associazione Culturale Pediatri, Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia.


Stanotte torna l'ora solare: lancette indietro di un'ora


Rimarrà in vigore fino domenica 27 marzo 2022

Stanotte torna l\u0027ora solare: lancette indietro di un\u0027ora

La notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre torna l'ora solareLancette indietro di un'ora, come stabilito da una direttiva del Parlamento europeo, così potremmo recuperare i 60 minuti di sonno persi a marzo scorso con l'inizio dell'ora legale. Si dormirà quindi un'ora in più. Il cambio d'orario è fissato alle 3 del mattino, ma i dispositivi elettronici connessi alla rete Internet o satellitare si aggiorneranno automaticamente.
Il cambio orario segna il vero ingresso nella stagione invernale e rimarrà in vigore fino a domenica 27 marzo 2022.

https://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/stanotte-torna-l-ora-solare-lancette-indietro-di-un-ora/13/254268

Io preferivo l'ora legale e voi?

Tradizioni slovene per Ognissanti

 

dal web

Non solo Halloween:tradizioni slovene per Ognissanti

Verso la fine di ottobre fanno la loro comparsa un po’ ovunque zucche, fantasmini, streghette e altri mostriciattoli, a ricordarci che sta arrivando Halloween. Oggi è una festa ormai diffusissima, importata come tante altre mode dagli Stati Uniti, di cui è evidente soprattutto il lato consumistico, oscurandone i significati originari che ne stanno alla base.
Eppure, qualche decennio fa, quando ero bambina io, di Halloween non si sentiva parlare. Ma tra il 31 ottobre e il primo novembre, con mia nonna, nata nel 1899, intagliavamo zucche per metterci dentro una candela e facevamo anche altre cose. Che cos’era? Un Halloween ante litteram o forse qualcos’altro, di cui oggi, purtroppo si sono perse le tracce?

Dai celti a papa Gregorio IV

La parola Halloween deriverebbe, secondo un’interpretazione, dallo scozzese “All Hallows’ Eve”, ossia “vigilia di tutti gli spiriti sacri”. La festività avrebbe le sue origini nella festa celtica di Samhain, che si svolgeva tra il 31 ottobre e il 1 novembre, data di passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, secondo il calendario celtico. Come accadde anche per altre ricorrenze, la Chiesa sovrappose alla festività pagana un’altra, cristiana, dedicata al culto di tutti i santi. In realtà, tale festività cristiana esisteva già, ma veniva celebrata in date diverse nei diversi Paesi. Nell’anno 827 papa Gregorio IV istituì ufficialmente la festa di Ognissanti, per celebrare tutti quei santi che, troppo numerosi, “non trovavano posto” negli altri giorni dell’anno, già occupati da santi più “celebri”.
L’origine esatta della festività pagana è ancora oggetto di discussione tra gli studiosi, tuttavia un aspetto è abbastanza evidente: gli spiriti che secondo la tradizione animistica pagana vagano nelle lunghe notti di novembre sono diventati nella tradizione cristiana le anime dei defunti nel Purgatorio che hanno bisogno delle preghiere e dei sacrifici dei viventi per liberarsi e raggiungere il Paradiso.

Le zucche di Vahti

Ma torniamo a mia nonna. Come dicevo, per Ognissanti, “Vsi sveti” in sloveno, intagliavamo assieme una zucca e ci mettevamo dentro una candela. Ma non per scopi decorativi: serviva per far luce alle anime del Purgatorio. Lo stesso scopo aveva una candela a olio, che mia nonna comprava appositamente solo per questa festività, e che doveva rimanere accesa per tutta la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre. Nel dialetto della regione Primorska, la festa di Ognissanti viene chiamata “Vahti”, parola che deriva dal tedesco “Wacht”, cioè “guardia”. E in effetti, quella notte era un po’ come fare la guardia: si rimaneva svegli fin tardi a pregare il rosario, e poi, quando si andava a dormire, c’erano le candele a sostituirci nella veglia....continua
http://www.slovely.eu/2017/10/31/non-solo-halloween-tradizioni-slovene-per-ognissanti/

Dalla benzina al panettone: la crisi energetica e l'aumento dei prezzi di tutti i prodotti

dal web


Le spese sotto le festività potrebbero costare fino a 1,4 miliardi di euro in più rispetto al 2019

 Il rincaro dei costi energetici farà gravare sulle spese delle italiane e degli italiani un nuovo aumento dei prezzi in tutte le principali macro aree di consumo. Dalle tariffe di luce, gas e benzina ai prodotti alimentari, passando per  ristorazione fino ad arrivare ai viaggi, il periodo natalizio potrebbe costare quasi 1,4 miliardi di euro in più rispetto al 2019. L’allarme è stato lanciato dal Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti di utenti e consumatori (Codacons), che ha realizzato uno studio preliminare per verificare come l’aumento dei prezzi nel settore energetico si ripercuoterà sulle prossime festività.

Luce, gas e benzina

Già da ottobre le tariffe di luce e gas sono aumentate rispettivamente del 29,8% e del 14,4%. Secondo i dati dell’Agenzia di regolazione energia reti e ambiente (Arera), il costo annuale della bolletta elettrica raggiungerà i 631 euro, ovvero il 30% in più rispetto al 2020, mentre la bolletta del gas arriverà a 1130 euro all’ano, cioè il 15% in più dello scorso anno.Il costo della benzina è incrementato del 25,8% per quella verde e del 27,7% per il gasolio, portando i prezzi del carburante a 1,746 euro al litro per la prima e a 1,608 euro al litro per il secondo, ovvero ai massimi del 2014. Sul totale, scrive Carlo Rienzi presidente di Codacons, circa il 60% del costo della benzina è composto da 19 accise, tuttora attive, che vanno dal finanziamento per la guerra d’Etiopia, per la missione Onu in Libano del 1982, fino al finanziamento del cosiddetto bonus gestori del 2014. Secondo Codacons i rincari comporteranno una spesa maggiore per le famiglie pari a circa 430 euro all’anno in caso di automobile a benzina e di 419 per il diesel. Tra i carburanti sono aumentati anche Gpl e metano, arrivati a costare rispettivamente 0,826 euro al chilo e tra 1,538 e 1,884 euro al chilo.

...continua https://www.wired.it/article/aumento-prezzi-materie-prime-energia-benzina/

Il ricordo dei cari e le usanze - Spomin na rance in stare navade

 

Nelle Valli del Natisone un tempo era diffuso ovunque, nell’ultimo giorno di ottobre, l’uso che i bambini andasero di casa in casa a pregare per i defunti. I padroni di casa davano loro per riconoscenza dei panetti. L’usanza prende il nome dalla raccolta dei panetti, difatti viene chiamata «hliebce brat».
Nelle Valli del Natisone un tempo era diffuso ovunque, nell’ultimo giorno di ottobre, l’uso che i bambini andasero di casa in casa a pregare per i defunti. I padroni di casa davano loro per riconoscenza dei panetti. L’usanza prende il nome dalla raccolta dei panetti, difatti viene chiamata «hliebce brat».
Nell’ambito di questa tradizione, ancora viva nella vallata di San Leonardo, oggi i bimbi dopo le preghiere ricevono anche del denaro.
Bo šlo vbogime, v pomuoč misijonarjam patru Raza, v Indiji, an patru Francu Sardella v Tanzaniji, kar bojo na Liesah in par Hlocju zaslužil’ skoze staro navado »hliebce brat«.
Je tela tradicionalna navada, ki je bla zadnji dan otuberja ankrat arzširjena povsierode v Nediških dolinah. Otroc an veliki gredo molit po hišah za te rance in v zahvalo domačini so ankrat dal’ hliebce kruha, donas pa tudi denar.
Donas je še živa v Rečanski dolini, kjer jo v Lieški fari pejejo naprej tudi otroc katekizma. V Seuci se celuo tisti, ki na živjo vič gor, varnejo za telo parložnost, de bi odparli hišo in sparjel’ viernike. Takuo kažejo močnuo navezanost na navado, par keri skoze moliteu za te rance in šenk se zahvalijo tistim, ki so zazidal’ hiše in obdielal’ zemljo, pa tud’ prosijo Boga, naj da dobro lieto.
V pandiejak, 31. otuberja zvičer, bojo vasnjani šli pobierat hliebce tudi v Jesičju in v Jagnjedu, v Podutanski fari. Tudi v Kravarju spoštujejo telo lepo navado. Otroci in odrasli se zberejo popudan in grejo po hišah do vičernih ur.
Hliebce šele pobierajo v Gorenjem an Dolenjin Tarbiju, od kod otroci in te veliki grejo tudi po vaseh Gniduca, Polica dol do Sv. Lienarta.
Na dvojezičnin vartacu so v Sauodnji an v Špietru noni društva Srebrne kaplje otrokan pravli, de puno liet nazaj so zadnji dan otuberja po vaseh pobieral’ sierak an ga potle nesli u malne, de bi imiel’ moko doma. Potle se je pa začelo hliebce brat. Otrokam bojo dal’ žakjac z zarnami sierka an hliebcan.
V torak 1. in v sriedo 2. novemberja bojo Vahti. Zmisnili se bomo vsieh svetih an viernih duš v vicah, se pravi vsieh naših te rancih. Zatuo bomo šli na britofe, de bi zmolili, paržagali svečo in nesli rože na grobuove naših dragih, ki jih nie vič med nami. Hvaležni jim muoremo biti tudi zaki so nan zapustili jezik, kulturo in sviet, na katerim živimo.

29 ott 2021

Fucilati di Cercivento: primo passo verso la riabilitazione


 Fucilati di Cercivento: primo passo verso la riabilitazione.

Dopo il disegno di legge della senatrice Tatjana Rojc recante “Disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale”, con l’apposizione, ieri, della lapide al Vittoriano è stato fatto un primo e significativo passo verso la riabilitazione di centinaia di ragazzi italiani fucilati ingiustamente ‘per mano amica’, per reati mai commessi. Il gesto altamente simbolico sta dando seguito a quanto disposto dalla Risoluzione della commissione Difesa del Senato approvata con il concorso di tutti i gruppi parlamentari il 10 marzo scorso.
Con il pensiero rivolto in primo luogo agli alpini fucilati in Friuli Venezia Giulia a Cercivento, ormai patrimonio memoriale delle nostre popolazioni e delle Istituzioni locali, dall'inizio della legislatura mi ero adoperata per far approvare una proposta di legge per dare a questi ragazzi il giusto merito e riconoscimento. Malgrado una larga convergenza, il dibattito in commissione Difesa non è stato facile e in più circostanze qualche esponente di destra ha tentato di affossare tutto l'impianto. Oggi abbiamo per la prima volta un atto formale del Senato che con deliberazione unanime rende onore a caduti e famiglie, i cui effetti mi attendo si riflettano sulla ricerca storica e sulla memoria dei territori./

28 ott 2021

L' autunno nei boschi

 


L’autunno nei boschi


MAURICE CARÊME

L’AUTUNNO

L'autunno nei boschi
suona l'armonica.
Che gioia nelle foglie!
Danzano al braccio
del vento che le porta via.
Dicono che sono morte,
ma nessuno ci crede.
L'autunno nei boschi
suona l'armonica.

(da La lanterna magica, 1947)

.

Maurice Carême è poeta dalle parole semplici ma non forzatamente facili, sorrette da una gioia di vivere che non manca però di una certa serietà riflessiva - questa attenzione all’elementarità deriva probabilmente al fatto che fino al 1943 insegnò alle scuole primarie. Dunque, così rappresenta la danza delle foglie d’autunno, il loro veleggiare e vorticare nei boschi, sospinte dal vento, così piene di vita nonostante si siano staccate dall’albero.

Il proverbio friulano della settimana






 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“San Simon al jude, la ràve e ven madure, o madure o no madure, si la met sot siaradure” ovvero, a San Simone (il 28 ottobre) è tempo propizio, le rape sono mature, mature o non mature, le si mettono in serbo”

A Messa in ricordo dei nostri cari


 Ci avviciniamo alle ricorrenze di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti, che sono molto sentite anche tra la gente di Slavia, Resia e Valcanale. In molti si recano in chiesa o sulle tombe dei propri cari, restituendo un po’ di vita anche a paesi quasi abbandonati. Ovviamente le funzioni religiosi si svolgeranno nel rispetto delle norme di contenimento della diffusione del Covid-19.

Nella Slavia, a Resia e in Valcanale in questo periodo dell’anno è uso rendere omaggio anche a personalità meritevoli della comunità slovena ormai defunte nonché a soldati e partigiani caduti in guerra.

Giovedì, 28 ottobre, una rappresentanza del Dom, dell’Associazione don Eugenio Blanchini e della sezione provinciale della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso si recherà a Drenchia/Dreka, per pregare e rendere omaggio sul monumento ai sacerdoti sloveni della Slavia eretto accanto alla chiesa di S. Maria Assunta. Il gesto vuole esprimere riconoscenza per l’opera che loro e i loro collaboratori hanno svolto in favore della nostra gente.

Anche in Valcanale, il 2 novembre, sarà reso omaggio agli esponenti meritevoli della comunità slovena ormai defunti. L’iniziativa è a cura dell’Associazione/Združenje don Mario Cernet.

Già sabato, 23 ottobre, i sindaci e altre autorità di Cividale e delle Valli del Natisone si sono recati all’ossario di Kobarid per rendere omaggio ai soldati caduti nella prima guerra mondiale. A organizzare la cerimonia, con alcune restrizioni a causa della situazione epidemiologica in Slovenia, è stato il consolato italiano di Capodistria/Koper.

Domenica, 31 ottobre, sarà reso un breve omaggio anche ai monumenti ai partigiani caduti nella seconda guerra mondiale e alle tombe di alcuni esponenti meritevoli della comunità slovena della Slavia.continua in lingua slovena

https://www.dom.it/k-masi-v-spomin-na-rajnike_a-messa-in-ricordo-dei-nostri-cari/?fbclid=IwAR25QUKpQ0Kbw9uwO-6D4GjReV2WugFatuX-N-GArbBkV7JOT0PJ0MQ6S6w


27 ott 2021

ANSA.it Friuli Venezia Giulia Covid: oggi in Fvg 261 nuovi contagi, un decesso

 




Covid: oggi in Fvg 261 nuovi contagi, un decesso In terapia intensiva 8 degenti, in altri reparti 58TRIESTE, 27 OTT - Oggi in Friuli Venezia Giulia su 23.044 test e tamponi sono state riscontrate 261 nuove positività al Covid 19, pari all'1,13%.

Nel dettaglio, su 5.086 tamponi molecolari sono stati rilevati 243 nuovi contagi con una percentuale di positività del 4,78%; su 17.958 test rapidi antigenici 18 casi (0,10%)

Oggi si registra un decesso (un uomo di 81 anni di Tolmezzo morto in ospedale a Udine); scendono a 8 (-1) le persone ricoverate in terapia intensiva mentre sono 58 (+8) i pazienti ospedalizzati in altri reparti. Lo comunica il vicegovernatore della Regione con delega alla Salute Riccardo Riccardi.
    I decessi complessivamente ammontano a 3.849: 842 a Trieste, 2.028 a Udine, 682 a Pordenone e 297 a Gorizia. I totalmente guariti sono 110.756, i clinicamente guariti 34 e 1.470 le persone in isolamento. Dall'inizio della pandemia in Friuli Venezia Giulia sono risultate positive complessivamente 116.175 persone (il totale dei casi è stato ridotto di una unità a seguito della revisione del test): 24.378 a Trieste, 53.051 a Udine, 23.198 a Pordenone, 13.927 a Gorizia e 1.621 da fuori regione.
    Tra i casi di oggi, per quanto riguarda il personale del Servizio sanitario regionale, sono state rilevate le seguenti positività: nell'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) un assistente amministrativo, un dirigente medico, un infermiere e un operatore socio sanitario; nell'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) un terapista, un tecnico di laboratorio e un infermiere; all'Irccs materno-infantile Burlo Garofolo di Trieste un infermiere e un ostetrica; al Cro di Aviano di un tecnico di radiologia. Infine, relativamente alle strutture residenziali per anziani, non sono stati registrati contagi tra gli ospiti, mentre sono state rilevate le positività di due operatori (Trieste e Gorizia). (ANSA).https://www.ansa.it/friuliveneziagiulia/notizie/2021/10/27/covid-oggi-in-fvg-261-nuovi-contagi-un-decesso_3dd1bef3-d9f3-4f00-b778-462dca4f2c4d.html

Cambiamento climatico


Nei Vosgi diminuito di 7 volte il numero delle valanghe e accorciata la stagione valanghiva

[27 Ottobre 2021]

Le zone montane sono particolarmente colpite dal riscaldamento globale, ma gli impatti sulle valanghe sono ancora poco conosciuti. Lo studio “Upslope migration of snow avalanches in a warming climate”, pubblicato su PNAS da un team di ricercatori francesi di INRAE, Météo France, CNRS e delle un iversità di Grenoble Alpes, Genève e Haute-Alsace si è occupato dell’evoluzione dell’attività valanghiva  risalendo per quasi due secoli e mezzo nelle montagne dei Vosgi e mettendo insieme analisi delle fonti storiche e modellistica statistica e climatologia. I risultati dello studio dimostrano «Un aumento di quota delle valanghe che ora si verificano principalmente alle quote più elevate del massiccio». Questo aumento ha comportato una diminuzione di 7 volte del numero di valanghe, un accorciamento della stagione delle valanghe e una riduzione delle loro dimensioni rispetto alla fine della “Piccola Era Glaciale”.

I ricercatori francesi sottolineano che «E’ ormai assodato che il cambiamento climatico colpisce soprattutto le zone di montagna. Gli impatti sulla criosfera (neve, ghiaccio, permafrost) sono molto importanti e ben descritti per l’evoluzione dei ghiacciai e del manto nevoso. Tuttavia, le evoluzioni dell’attività valanghiva in risposta ai cambiamenti climatici sono ancora poco conosciute, a causa della mancanza di serie di osservazioni valanghive di durata sufficientemente lunga e di tecniche statistiche in grado di tenere conto dei numerosi bias insiti nelle poche serie esistenti. Questo è stato ricordato in particolare di recente nel rapporto speciale dell’IPCC sull’oceano e la criosfera, che include un capitolo specificamente dedicato alle aree montane. Il tema del rischio è cruciale data la pericolosità delle valanghe per l’uomo e le infrastrutture (edifici, reti di trasporto e comunicazione, ecc.)».

Per colmare queste lacune nella conoscenza,  il team di ricerca ha studiato l’evoluzione dell’attività valanghiva tra la fine del XVIII secolo e il 2014 nelle montagne dei Vosgi. Gli scienziati hanno utilizzato un approccio multidisciplinare innovativo che combina l’analisi del corpus delle fonti storiche (archivi scritti, documenti iconografici, testimonianze, ecc.), modelli statistici e climatologia e, grazie a questo lavoro, hanno potuto dimostrare che «L’aumento della temperatura di + 1,5° C nelle montagne dei Vosgi tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX secolo (fine di quella che viene chiamata la “Piccola Era Glaciale”) ha portato a una riduzione di 7 volte del numero medio di valanghe per inverno a livello del massiccio. La dimensione media delle valanghe è stata notevolmente ridotta – l’ultima valanga di dimensioni eccezionali è avvenuta nel 1952 – così come la durata della stagione durante la quale si sono verificate le valanghe (riduzione di 23 giorni in media)». L’analisi dell’evoluzione del manto nevoso ha dimostrato che  «Questi cambiamenti sono legati ad una netta riduzione, al termine della “Piccola Era Glaciale”, del manto nevoso alle basse e medie quote del massiccio. Di conseguenza, le valanghe sono ormai quasi scomparse da queste altitudini nelle montagne dei Vosgi. Oggi si verificano principalmente alle quote più elevate (zone di attivazione con quota minima intorno ai 1.200 m), anche se l’attività valanghiva è ancora un potenziale rischio in questo massiccio».

I ricercatori francesi concludono: «Questo studio suggerisce che nel tempo, in molte catene montuose, l’attività valanghiva sarà gradualmente limitata a quote sempre più elevate e che questo movimento sarà probabilmente accompagnato da una riduzione media della loro dimensione e durata della stagione in cui si verificano come futuri il riscaldamento riduce il manto nevoso. Più in generale, questi risultati mostrano che i massicci di media montagna possono fungere da sentinelle degli impatti del riscaldamento globale e quindi aiutare a progettare strategie di adattamento efficaci per tutte le aree montane».

https://greenreport.it/news/clima/cambiamento-climatico-in-montagna-le-valange-partono-de-sempre-piu-in-alto/
 

CASA/DOM di Ivan Trinko poesia

CASA/DOM 

Lassù,sulla cima maestosa

i monti nostri mi compaiono,Sloveni,

lì dietro,in piano,gorgogliano le acque,

ed in rigoglio vedo arbusti e campi.

La strirpe lì gioisce delle sue radici

in una primavera in fiore vivon lì

i miei fratelli e la fortuna lor soride

chè Madre Gloria fa di lor figli solerti.

O dole stirpe! Gioisci di quest'alba limpida,

ecco che il sol soave spunta,

inviato da Colui che ogni cosa smuove.

Secoli interi passati sconosciuti;

m or le nubi cedono al sereno,

son giunti tempi provvidi,è ora.

Ivan Trinko 


TRINKO Ivan – Zamejski, fautore della conservazione delle peculiarità etniche e culturali della Slavia Veneta, poeta, scrittore, traduttore, linguista, pittore, compositore, professore di filosofia, “padre degli sloveni della Benecia,” nato il 25 gennaio 1863 a Tercimonte nella famiglia  “pri Piernovih”, ivi morto il 26 giugno 1954.

Quarto di due figli e tre figlie (di cui Terezija fu religiosa a Brescia e vi morì). Il padre Anton (1826-1905), piccolo possidente, la madre Marija Golob (1828-1904), casalinga (vedi genealogia in Trinkov koledar 1973).

Frequentò la scuola in lingua italiana a Iellina sotto Tercimonte, sua maestra fu Roza Koren (1870-73), nativa delle Valli; su consiglio del cappellano Valentin Domenis il padre lo iscrisse alle elementari di Cividale (1873-75); già alla fine del primo anno si distinse tanto da meritarsi una medaglia d’oro. Dopo le elementari entrò nel Seminario Arcivescovile di Udine (1875), articolato in un ginnasio-liceo classico e in un seminario vero e proprio. Studente modello saltò la prima classe del liceo diplomandosi nel 1882. Compì gli studi seminariali in quattro anni e celebrò la Prima messa il 21 giugno 1886 a Tercimonte. Per l’occasione gli dedicarono e stamparono tre poesie. Già prima della consacrazione aveva prestato il servizio militare di leva di durata ridotta a Padova, poi rimase al Seminario di Udine sino al pensionamento nel 1942, poiché i suoi superiori gli avevano chiesto di proseguire gli studi e di ricoprire una cattedra d’insegnamento al Ginnasio arcivescovile.

Fu così che Trinko divenne prefetto seminariale, dedicandosi pure per tre anni agli studi di filosofia e delle lingue russa, polacca e ceca... continua https://www.kries.it/kd-ivan-trinko-2/mons-ivan-trinko/biografia/ivan-trinko-it/?lang=it

disegno a matita di Trinko
da https://www.kries.it/kd-ivan-trinko-2/mons-ivan-trinko/?lang=it


BENECIA

24 ott 2021

BUON POMERIGGIO DOMENICALE

 BUON POMERIGGIO



Oggi è domenica e leggo i miei giornale preferiti!

Il Matajur, oggi Novi Matajur ,è il giornale  che hanno diretto per 23 i miei genitori.Il 3 ottobre abbiamo festeggiato i suoi 70 anni.Oggi è diretto da Miha Obit,direttore e traduttore.

LUNGA VITA AL NOVI MATAJUR!

22 ott 2021

STORIE DI TEMPI PASSATI



Il nonno di mio marito di Villanova dei Monti -Zavarh (1862-1942) era un'impresario edile .Dopo il terremoto (tres anno 1895) di Lubiana andò a lavorare in  Slovenia (allora Austria) per la ricostruzione della città.Prendeva lavori in appalto ed assumeva operai del luogo.Lavorò anche a Mokronog dove capitò un fatto increscioso  che racconterò alla fine.
Rientrò a Zavarh e fu fatto sindaco di Bardo-Lusevera dal 1916 al 1924 , si abbonò al giornale sloveno "Goriška Straža " (Guardia di Gorizia )scritto in lingua cragnolina. Fu così che in casa impararono nuove parole slovene,perchè il nonno  leggeva  le notizie.

Il fattaaccio

A Mokronog successe che un sabato , giornata di paga, i salari  erano stati rubati e il nonno dovette chiudere l'impresa e ritornarsene a Zavarh.
Dopo tanti anni , d'inverno arrivò a piedi da Njivica, un suo vecchio operaio un po' malandato . Gli erano morte le bestie nella stalla (acquistate con i soldi del furto ),la moglie e una figlia .L'uomo disperato e preso dal rimorso, era andato da un frate a confessare il furto. Il religioso gli consigliò di andare  a Zavarh , di restituire ciò  che gli era rimasto e di chiedere perdono .
Sembra una storia inventata , ma è successa veramente al nonno di mio marito.
Una volta esistevano questi episodi  in cui la fede invogliava a  restituire e chiedere perdono. Oggi , purtroppo ,questi fatti sono molto rari !

MAHJUBIN HAKIMI RIP


 La ragazza nella foto si chiamava Mahjubin Hakimi, afghana, 18 anni.

Pochi giorni fa i talebani l’hanno barbaramente uccisa, decapitandola. Dopodiché sono andati dai genitori a minacciarli di morte se avessero parlato.
La “colpa” di questa giovane donna? Non si rassegnava a smettere di giocare a pallavolo, di fare sport, di continuare ad allenarsi, come impongono i talebani alle donne.
Militava nella Nazionale Juniores di volley, sognava di diventare una giocatrice professionista, voleva andare in bicicletta, voleva vivere.
Mahjubin Hakimi è morta per fare quello che qui da noi consideriamo scontato.
È morta sfidando un potere maschile mostruoso.
È morta difendendo un suo diritto, certo, ma in qualche modo stava difendendo i diritti di milioni di donne perseguitate nell’Afghanistan dei talebani.
Che la storia di questa ragazza coraggiosa arrivi lontanissimo, come una pietra di inciampo della brutalità che gli uomini possono avere nei confronti delle donne, non solo in Afghanistan.
R.i.p. Mahjubin.

Haiku

 


HAIKU

Notti insonni
pensieri ricorrenti
ed è già alba.
*
La luce sale
sole all'orizzonte
è già giorno
*

Ottobre mese
di nebbie e ricordi
di chi non c'è più

L'organizzazione Gladio e l' etnocidio della Benečija non devono essere mai dimenticati!


traduzione sommaria dell'articolo postato sotto

 Sono passati 30 anni  dall'etnocidio degli sloveni della Benecia, della Carnia,del Friuli  e  di Resia . Si tratta di storiche terre slovene nelle quali sono conservati elementi preistorici di etnogenetici sloveni.Per questo motivo negli ultimi due secoli, le reti  dei globalisti internazionali  europei, hanno creato  nuovi progetti  per la distruzione di antichi popoli soggetti a forti  assimilazioni. Sono passati 150 anni dal  plebiscito della Benecia (ottobre 1866), 70 anni dalla fondazione dell'organizzazione post fascista "O" (gennaio 1946) e 60 anni dall'istituzione dell'organizzazione fascista Gladio (ottobre 1956).L'inizio della distruzione di una tradizione antica degli sloveni della Benecia ha avuto inizio con l'arrivo di Napoleone e l'occupazione francese della Repubblica di Venezia nel 1797.
Napoleone cancellò la tradizione preistorica altamente organizzata  dell'organizzazione socio-politica dei villaggi sloveni e il loro autogoverno (dvanajstije), che nella Slavia era sopravvissuta fino ad allora.Dopo la caduta della Repubblica di Venezia e la partenza di Napoleone, i territori della Benecia  nel 1814 passarono sotto  gli Asburgo, che hanno continuato con la politica  di occupazione degli sloveni della Slavia.
Di questo fatto anche l' Italia appena formata (1861) ,per il il desiderio di una maggiore espansione nel territorio sloveno, nel 1866, approfittò della situazione momentanea e agli sloveni  benecani,resiani e friulani promise l'autonomia a condizione di aderire all'Italia. A tal fine, l'Italia in collaborazione con Vienna organizzò il plebiscito nell' ottobre 1866 nella  Benecia,Resia e Friuli dove gli sloveni optarono per l'annessione all'Italia.Gli Sloveni a causa della politica degli Asburgo,votarono in maggioranza per l'annessione all'Italia. Dopo meno di un mese l'Italia  mostrò il suo vero volto di ipocrisia e il genocidio dei territori sloveni di nuova acquisizione. 
 Il 22 NOVEMBRE 1866, "Il Giornale di Udine" pubblicò la citazione, "dobbiamo sterminare, distruggere gli sloveni".Subito dopo, il governo italiano iniziò con le deportazioni di massa e la migrazione degli sloveni. Poi seguì la guerra italiano-africana negli anni 1895-96, quando l'Italia mobilitò massicciamente ragazzi sloveni maggiorenni e uomini della Slavia,del Friuli nella guerra abissina (prima guerra ).
Nelle province slovene occidentali hanno iniziato a stabilirsi uomini del sud Italia molto brutali con le ragazze slovene. Tali fatti sono avvenuti quindi nella prima guerra mondiale, quando gli uomini erano mobilitati  in prima linea sul fronte dell'Isonzo e in Tirolo.  In guerra morirono  decine di migliaia uomini. Nelle terre slovene occidentali (Benecia, Resia, Carnia e Friuli),iniziò l' assimilazione fascista.
Sotto il fascismo vennero effettuate espulsioni di massa degli sloveni della Benecia e del Friuli.
Nella  II guerra mondiale,molti uomini andarono sul fronte russo, dove  furono mobilitati tanti sloveni della Slavia.
Furono fatti arrivare molti ragazzi asud Italia per sposarsi con le ragazze slovene. Le conseguenze di questo genocidio erano già visibili allora con l'italianizzazione ,in pochi decenni è cambiata quasi interamente la lingua parlata  con l'introduzione di elementi linguistici meridionali.Con la capitolazione dell'Italia l'8/9/1943 e la caduta del fascismo non finì il terrore genocida.Nel Friuli gli ex fascisti formarono l' organizzazione militare Osoppo, che si proclamava per partigiana, ma operava solo contro gli sloveni e forzatamente  ha portato all'italianizzazione delle terre slovene.
Il lavoro è continuato anche dopo la fine della guerra e si rinforzò per le nuove tendenze di demarcazione dei confini.  Nel gennaio 1946 è stata rinominata come organizzazione segreta paramilitare "O". L'organizzazione "O" aveva 15 battaglioni, subito dopo la  sua formazione ha intrapreso il conteggio, l'organizzazione e la programmazione di tutti i documenti sospettati  di essere filo-sloveni.
Iniziarono le deportazioni di massa, le incarcerazioni e le esecuzioni contro la popolazione slovena indigena.Nelle terre slovene la Gladio non perseguitava i comunisti e certamente non quelli che erano fiduciari dell'UDBA jugoslava.
Nei confronti della popolazione slovena è stato effettuato lo stesso terrore come fece il fascismo sotto Mussolini.  La Gladio è stata infatti inibita la forza dei comunisti italiani situati in Italia, ma lo scopo principale della Gladio era l'eliminazione degli antichi, sloveni in Benecia, Carnia e Friuli.L'organizzazione "O" era formata in gran parte da fascisti noti per stupri, rapimenti, espulsioni, uccisioni e roghi. Nello stesso tempo  ricevevano tre stipendi mensili per i  loro favori nelle organizzazioni terroristiche, mentre la gente comune dopo la guerra non  aveva  da mangiare.Gli sloveni  indigeni attraverso la Gladio  furono inviati in Francia, Belgio e Germania come manodopera per i lavori difficili e pericolosi nelle miniere.  In cambio  ottennero  il diritto a una certa quantità di carbone per le necessità della popolazione .
 La Gladio ha spostato dalla Benecia, Friuli e Carnia  oltre 60.000 persone slovene. (questa cifra non comprende  Gorizia e Trieste).  La pressione dell' assimilazione italiana sull'identità nazionale fino ad oggi non è terminata.I risultati di ciò sono che decine di paesi e borghi della Benecia  si sono completamente svuotati. In Carnia non  si sentono più  parole slovene, nonostante il fatto che gli italiani fino alla Prima Guerra Mondiale in Carnia erano inesistenti. Lo stesso vale per quasi tutto il Friuli, gli  Sloveni non  ci sono più, o anche quelli che  ci sono per lo più sono italianizzati .

tradotto sommariamente  dal'articolo di Rok Melink in fb


ORGANIZACIJA GLADIO IN ZAMOLČANI RODOMOR V BENEŠKI SLOVENIJI
Naj se nikoli ne pozabi!
Letos minevajo kar tri okrogle obletnice povezane z rodomorom beneških, karnijskih, furlanskih in rezijanskih Slovencev. Gre za zgodovinske slovenske dežele, v katerih so najvidneje ohranjeni prazgodovinski elementi slovenske etnogeneze.

Tudi zato so bile v zadnjih dveh stoletjih, ko so se s strani mednarodnih globalističnih mrež v Evropi ustvarjali novi načrti uničevanja starodavnih narodov, izpostavljene hudim raznarodovalnim pretresom. 150 let mineva od usodnega Beneškega plebiscita(oktober 1866), 70 let od ustanovitve postfašistične organizacije “O” (januar 1946) in 60 let od ustanovitve teroristične fašistične organizacije Gladio (oktober 1956). Za uvod se bom ustavil pri vseh treh na kratko, malo več pa se na koncu posvetil Gladio-tu, italijanski in obenem globalni prostozidarski tajni genocidni organizaciji. Ta je bila od njenega nastanka, 4. oktobra 1956 pa skozi obdobje do leta 1990, ko je delovala v polnem razmahu, pred javnostjo skrbno zamolčana. Vse do danes se skrbno zamolčuje in tepta spomin nanjo tudi v uradnih stikih za javnost v Sloveniji, ki je popolnoma okupirana in obglavljena po tujih prostozidarskih mrežah. Slovenci v Beneški Sloveniji pa se še danes bojijo ža samo besedne omembe Gladio-ta.
Začetek uničevanja prazgodovinskega izročila Beneških Slovencev se je začel s prihodom Napoleona oziroma francoske okupacije Beneške republike leta 1797. Napoleon je unkinil prazgodovinsko izročilo visoko urejene družbenopolitične ureditve slovenskih vasi in njihovo avtonomno samoupravo(dvanajstije), ki se je v Benečiji ohranila vse do tedaj. Po padcu Beneške republike in odhodu Napoleona so oblast v Beneški Sloveniji leta 1814 prevzeli Habsburžani, ki so nadaljevali z okupatorsko politiko do Beneških Slovencev. To je zelo dobro izkoristila tudi novonastala država Italija (*1861), ki je v želji po še večji ekspanziji na slovenska ozemlja, leta 1866 izkoristila trenutno situacijo in Beneškim, Rezijskim in Furlanskim Slovencem obljubila, da jim povrne njihovo zgodovinsko avtonomno samoupravo, pod pogojem, da se priključijo novi državi, Italiji. V ta namen je Italija v navezi z Dunajem organizirala oktobra 1866 plebiscit v slovenskih deželah Benečiji, Reziji in Furlaniji, kjer so se Slovenci odločali za priključitev k Italiji. Slovenci so zaradi mačehovske politike habsburžanov, italijanskim obljubam nasedli in v popolni večini glasovali za priključitev k Italiji. Že slab mesec po plebiscitu je Italija pokazala svoj hinavski in genocidni obraz na novopridobljenih slovenskih ozemljih. 22. novembra 1866 je bil v italijanskem časopisnem dnevniku “Il giornale di Udine” objavljen citat, “da je Slovence potrebno iztrebit, uničit!”.
Takoj zatem je italijanska oblast začela z množičnimi izgoni in preseljevanjem Slovencev. Sledile so italijansko afriške vojne v letih 1895-96, ko je Italija množično mobilizirala v vojno slovenske fante in može iz Benečije in Furlanije na afiška bojišča ( I. abesinska vojna). V zahodne slovenske dežele pa pričela množično naseljevati prišleke iz italijanskega juga, ki so nasilno poročevali slovenska dekleta. Vrh takšnega početja se je odvijal nato v prvi svetovni vojni, ko je Italija masovno mobilizirala slovenske moške v prve bojne linije na soško in tirolsko bojišče. Več desettisoče jih je padlo. Po prvi vojni je prišlo s strani Belgrada in Rima do zahrbtne in krivične Rapalske pogodbe L. 1920, ki je Slovence hudo oškodovala. V zahodnih slovenskih deželah (Benečija, Rezija, Karnija in Furlanija) pa se je začel brutalen fašistični raznarodovalni pohod. Naša dekleta pa so bila zopet prisilno kompromitirana z oženjanjem italijanskih prišlekov in ploditvijo sovražnikov.
Pod fašizmom je Italija izvajala množične izgone beneških in furlanskih slovencev. Tudi mojo rodbino iz vasice Melinki pri Ligu v Benečiji so leta 1928 izgnali. Italijanska fašistična oblast nam je zaplenila celotno domačijo z vso posestjo vred. V tistem času v razmahu italijanskega fašističnega terorja so bile na tak način številne slovenske vasi dodobra izpraznjene, zlasti v Benečiji, Karniji in Furlaniji. Po drugi vojni je Italija povrnila “jugoslovanski oblasti”, ne pa oškodovancem, tista protipravno zasežena imetja, ki so po novi razmejitvi ostala na tej strani meje. Nova jugoslovanska oblast, ki je kot prvo, poskrbela za krivično razmejitev in osvobojena zahodnoslovenska ozemlja zopet prodala Italiji, pa obenem tudi vrnjenih imetji s strani Italije na tej strani meje povečini ni vračala oškodovancem oziroma upravičencem, ampak svojim zaupnikom, lizunom, ki so se prilizovali novi okupatorski oblasti. Ti so si na tak sramoten način zlahka prilaščali hiše, posestva in druga imetja izgnanih in pobitih. Tudi moja družina v Melinkih ni dobila nič nazaj, kljub temu, da je bil moj dedek partizan, prvoborec. Po vojni je meddrugim odklonil častno odlikovanje, spomenico prvoborca in je ni hotel prevzet, ker se z novim režimom ni strinjal. Moja družina tako ni dobila nazaj ne zaplenjene domačije(v kateri smo živeli vso zgodovino), ne kakršnekoli denarne odškodnine s strani Italije, saj je denar, ki ga je Italija po vojni nakazala SFRJ za slovenske žrtve fašizma, povečini končal v Beogradu.
Predno zaključim z obdobjem II. Svet. vojne, naj omenim še Rusko fronto, kamor so Italijani zopet množično mobilizirali cvet slovenskega moštva iz omenjenih zahodnih slovenskih dežel. Tudi ta manjko so Italijani načrtno planirali za novo invazijo italijanskih južnjakov v naše kraje in njihovo poročevanje s Slovenkami. Posledice takšnega genocida so se že takrat kazale v totalnem poitaljančenju furlanske Slovenščine, ki se je v nekaj desetletjih spremenila v skoraj povsem italijanski dialekt, z vmešanimi južnoitalijanskimi jezikovnimi elementi. S kapitulacijo Italije 8. 9. 1943 in “padcem” fašizma pa se še zdaleč ni zaključil italijanski genocidni teror. Zloglasna fašistična organizacija X. MAS, ki je izvajala teror na Primorskem in zahodnih slovenskih ozemljih, se je samo preklopila pod nemško komando in svoje delo še pospešeno nadaljevala, obenem pa se je na furlanskem iz bivših fašistov formirala vojaška organizacija “Osoppo”, ki se je razglašala za partizane, delovala pa je izključno proti Slovencem in nasilno izvajala italijanizacijo zahodnih slovenskih dežel. Delovala je neprekinjeno tudi po koncu vojne in se še okrepila zaradi novih razmejitvenih teženj. Januarja 1946 se je preimenovala v tajno paravojaško organizacijo “O”. To je ponazarjalo prvo črko imena Osoppo.
“O”
Organizacijo “O” je sestavljalo kar petnajst bataljonov. Že takoj po nastanku se je “O” lotila preštevanja, urejanja in razporejanja kartotek vseh, ki so bili osumljeni slovenofilstva. Pričeli so se zopet množični izgoni, zapori in poboji nad avtohtonim slovenskim prebivalstvom. Prostovoljci v “O” so bili povečini že prekaljeni fašistični kriminalci, znani po posilstvih, ugrabitvah, izgonih, požigih in pobojih. Obenem pa so bili plačanci. Dobivali so po tri mesečne plače za “zasluge” pri delovanju te teroristične organizacije, medtem ko navadno ljudstvo po vojni ni imelo kaj jesti. Naši ljudje so 1. maja 1949 v odgovor na italijansko nasilje ustanovili “Demokratično fronto Slovencev za Benečijo” – DFS, s sedežem v Čedadu. Okupatorji iz Italije, pripadniki “O”, so njen sedež požgali v noči iz 23. na 24. marec 1950. Italijani so kot prostozidarska tvorba imeli pri svojem početju vselej podporo s strani prostozidarskih združb, tako z zahoda, kot z vzhoda in Balkana.
GLADIO
Oktobra 1956 je iz organizacije “O” nastala še okrutnejša in prav tako tajna organizacija Gladio. Ustanovitev Gladia sta 4. oktobra 1956 podpisali italijanska vlada, zveza NATO, ameriška obveščevalna C.I.A. in angleška obveščevalna MI6. V njegovo delovanje je bilo vpleteno močno prostozidarsko ozadje, od ameriških in angleških lož, do italijanske fašistične P2 z Licijem Gellijem na čelu in vse italijanske obveščevalne in protiobveščevalne službe. Uradno se danes v skromni literaturi, ki obstaja v zvezi s tem navaja, češ, da so Gladio ustanovili zaradi bojazni pred vdorom Stalinovih čet čez vzhodno italijansko mejo in nevarnostjo zmage komunistične partije v Italiji. Izgovor glede vdora Sovjetov v Italijo je zelo, zelo smešen. Kot prvo, Italija na vzhodni meji sploh ni mejila na Stalina, oziroma Kominform, ampak na Slovenijo, ki je bila pod okupacijo SFRJ. SFRJ pa je takrat bila že davno izključena iz Stalinovega Kominforma (informacijski biro komunističnih partiji) in v globokem sporu s Sovjeti, obenem pa v velikem prijateljstvu z Italijo že po tradicijonalni prostozidarski navezi Rim-Beograd in Rim-Zagreb. Še toliko bolj pa po Videmskem sporazumu leta 1955. Italija je tudi dobro vedela, da Beograd nima nikakršnega namena, da bi Jugoslavija hotela osvoboditi zahodna slovenska ozemlja ali kakorkoli hotela napasti Italijo. Tudi mirovni razmejitveni sporazumi so bili že zaključeni, seveda izključno v škodo Slovencev.
Kot drugo, v FJK (Furlaniji julijski krajini) je Gladio masovno preganjal navadne slovenske ljudi. V slovenskih deželah Gladio ni preganjal komunistov, sploh pa ne tistih, ki so bili vidni zaupniki jugoslovanske UDBE. Nad slovenskim prebivalstvom je izvajal enak teror, kot fašisti pod Mussolinijem. Gladio je sicer res zaviral tudi moč italijanskih komunistov znotraj Italije, ampak glavni namen Gladia je bil izkoreninjenje evropskih staroselcev, Slovencev, ki so prav v Benečiji, Karniji, Reziji in Furlaniji najvidneje ohranili našo svetlo prazgodovinsko kulturo, bogato vaško izročilo, tako družbenopolitično, kot duhovno. Zato je Gladiu držala podržko vsa globalistična prostozidarska mašinerija. Motil jih je ta prazgodovinski element visoko razvite vaške srenje, ki se je v Evropi najvidneje ohranil prav v teh Zahodnoslovenskih deželah.
Poleg pobojev, teroriziranja in divjega poitaljančevanja, je Gladio organizirano, zlasti iz Beneške Slovenije, Furlanije in Karnije, masovno izseljeval slovenske družine in jih transportiral v belgijska, francoska in nemška rudarska območja. Italija pa je to množično izseljevanje prikazovala kot izvoz svoje odvečne delovne sile. Po drugi strani pa je Italija na izpraznjena slovenska območja naseljevala italijanske južnjake in druge. Za slovenske staroselce, ki jih je potom Gladia prodala Franciji, Belgiji in Nemčiji, kot delovno silo za težavno in nevarno delo v rudnikih, je od omenjenih držav v zameno dobila pravico za določene količine premoga za potrebe italijanskega prebivalstva. Gladio je iz Benečije, Furlanije in Karnije izselil preko 60.000 slovenskih ljudi. Ta številka ne zajema še tistih iz Goriške in Tržaške. Italijanski raznarodovalni pritisk nad slovenstvom pa vse do danes ne odneha. Rezultati tega so, da je na desetine slovenskih vasi in zaselkov v Benečiji popolnoma izpraznjenih in se praznijo še preostale. Da v Karniji ne slišiš več slovenske besede, kljub temu, da Italijanov vse do prve vojne v Karniji praktično ni bilo. Isto velja za skoraj celotno Furlanijo. Slovencev ni več, oziroma še tisti, ki so, so povečini poitalijančeni. Na nekoč prelepih poljih, sadovnjakih, vinogradih in senožetih širom po furlanski nižini, ki so bili last slovenskih domorodcev, danes stojijo ogabne industrijske cone in trgovski centri. Italija uničuje avtohton in zdrav slovenski element, ki Italije prav nič ne ogroža, obenem pa vsakodnevno masovno sprejema nevarne, primitivne in nedelavne migrante iz Afrike, Bližnjega vzhoda in drugod in jim nudi vse, kot bi bili njeni sinovi.
NE DOPUSTIMO IZUMRTJA BENEŠKIH SLOVENCEV IN NAŠEGA STARODAVNEGA IZROČILA!!!

Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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