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IVAN TRINKO padre della Benecia

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8 ago 2020

La festa della «Rožinca» è nostra, ma è molto antica e arriva da lontano

 BENECIA, RESIA E VALCANALE

Il progetto dell’associazione don Eugenio Blanchini «Tradizioni comuni e particolari degli sloveni in Italia»

La tradizione più nota della festa dell’Assunta è la benedizione dei fiori e delle erbe medicinali. In questo antico rito sembrano essere confluiti due filoni distinti: la tradizione secondo la quale la tomba di Maria fu trovata ripiena di fiori dopo la sua Assunzione e la sapienza popolare circa il potere curativo delle piante

Giorgio Banchig

«La Rožinca è nostra, nel senso che solo nella chiesa di Maria Vergine nel comune di Drenchia abbiamo una festa così particolare che altrove non puoi trovare. Tra le tante che ci sono in Benecia, per quel che so, solamente la sagra di Drenchia è così partecipata e onorata che in quel giorno, quanti possono, ritornano a casa. Siamo rimasti in pochi, ma per la Rožinca dentro e fuori della chiesa si raccoglie tanta di quella gente che per un istante ti fa pensare che i nostri paesi e le nostre case sono tornati alla vita» (Trusgnach 2007: 3). Con questa istantanea sulla festa più grande di Drenchia, mons. Marino Qualizza introduce la bella pubblicazione dal titolo Rožinca je naša – Festa dell’Assunzione a Drenchia nella quale Lucia Trusgnach – Škejcova di Oznebrida, emigrata in giovane età a Milano, ha svuotato il suo bagaglio di ricordi, emozioni, sentimenti, riflessioni e impressioni sulla Rožinca che ha vissuto da bambina sui fianchi del Kolovrat e poi ritornandovi ogni volta che le era possibile o soffrendo il «mal di Rožinca» anche nei posti più belli e ambiti delle vacanze.

Per l’autrice e per i suoi compaesani la festa dell’Assunta fa parte di un vissuto irripetibile, unico, incomparabile che sa di impaziente attesa, di intensi preparativi, di odore di gubane, di vestiti nuovi, di raccolta dei fiori «maleodoranti» da portare a benedire, di scampanottio di campane, di messa cantata, di una solenne processione, di un pranzo sontuoso e infine di ballo. Da come lo ha descritto Lucia Trusgnach, valeva la pena aspettare un lungo anno per vivere quel giorno ed emozionarsi ancora. E ogni anno è un imperativo parteciparvi. Tornerò sulla pubblicazione Rožinca je naša per trarne alcuni dati e consuetudini legati alla festa di cui parleremo in questa e nella prossima puntata. «Per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Con questo solenne enunciato il 1° novembre 1950, nella Basilica di San Pietro, papa Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione della Madonna. Ma quell’atto formale mise semplicemente il sigillo ufficiale dell’autorità della Chiesa a un lungo processo di riflessione teologica sulla salita al Cielo in anima e corpo di Maria, che si tradusse lungo i secoli in una fede vissuta, praticata e manifestata in tutta la Chiesa e concretizzata nell’erezione di basiliche (la chiesa madre di Aquileia è dedicata all’Assunta, così pure il duomo di Cividale, entrambi sedi del Patriarcato aquileiese), chiese e santuari, nella realizzazione di innumerevoli opere d’arte. E si tradusse in una profonda pietà popolare, in tradizioni e usi che sono arrivati fino a noi, magari a brandelli e chissà da dove, che costituiscono parte del nostro patrimonio religioso e culturale e sono capaci ancora di emozionare e coinvolgere la nostra gente.

La tradizione della festa dell’Assunta più nota e praticata, purtroppo sempre meno, nella nostra Benecia è la benedizione dei fiori e delle erbe medicinali. Cerchiamo di capire quali sono la sua origine, l’area di diffusione e il suo significato. Dalle ricerche che ho fatto, emerge l’ipotesi che in questo antico rito, di cui si hanno testimonianze a partire dal secolo X, siano confluiti due filoni distinti di tradizioni e di usanze: da una parte alcune narrazioni che riguardano la dormizione e l’assunzione della Madonna, dall’altra la sapienza e le credenze popolari

dal Dom del 31 luglio 2020

circa il potere curativo e scaramantico delle piante.

«Intanto, nel cielo apparvero delle nubi, che avevano trasportato da ogni dove tutti gli Apostoli, tranne Tommaso, che arrivò solo tre giorni dopo, e li posarono davanti alla casa di Giovanni nel Getsemani, ove abitava anche Maria. La Chiesa tutta, da tutte le parti del Mondo, si riunì nella città di Davide attorno alla sua Santa Madre. Lei li consolò, li benedisse, pregò per la pace nel mondo, e morì. Gli apostoli la seppellirono nel Getsemani. Dopo tre giorni, all’arrivo di Tommaso, questi volle vedere la tomba di Maria, per venerarne il corpo, ma una volta aperto il sepolcro vi trovarono soltanto dei fiori» (//www. reginamundi; cfr. Turnšek 1946: 52; Chiarapini 2007: 168).

In questa narrazione riecheggiano tratti di scritti apocrifi, in particolare il testo greco Dormizione di Maria, classificato come Transito R, sorto a partire dal secolo V e attribuito a «san Giovanni teologo ed evangelista ». Il racconto rientra nel genere dei Transiti (se ne conoscono circa una ventina in varie lingue), che si sono sviluppati in corrispondenza con lo sviluppo del culto mariano dopo il Concilio di Efeso (413). In esso, tra l’altro, si legge: «Il corpo della beata Maria era simile ai fiori del giglio e da esso emanava un profumo così soave che era impossibile trovarne un altro uguale» (www.giovannigiorgi. it/dwn/apocrifi, 30.6.2020).

Quel racconto evoca le parole dei Padri della Chiesa, in particolare l’ode ottava nella quale San Giovanni Damasceno (dopo 650 – 750), fervido sostenitore dell’Assunzione della Madonna, scrive: «Quasi come il giardino della tomba vuota di Cristo, anche la tomba di Maria diventa un nuovo paradiso: “Oh, le meraviglie della sempre vergine e Madre di Dio! Ha reso paradiso la tomba che ha abitata, e noi oggi attorniandola cantiamo gioiosi”» (Nin 2013).

«Più e più volte nei suoi Sermones in dormitionem Mariae Giovanni di Damasco († 750) presenta la sacralità della tomba della Madonna, le profumate fiorite grazie che le sacre spoglie vi hanno lasciato nel momento in cui l’hanno abbandonata, e che saranno dispensate a chiunque vi si accosterà con fede. […] Uno dei motivi che acquista popolarità sempre maggiore in pittura a partire dalla fine del Quattrocento è proprio la raffigurazione del sarcofago vuoto o pieno di fiori, su cui alcuni apostoli si chinano interdetti a cercare il corpo della Madonna, mentre gli altri ancor più attoniti la guardano librarsi in cielo trasportata dagli angeli » (Pasti 2011: 40). Tra i tanti pittori che hanno raffigurato l’Assunzione e la tomba fiorita cito la Pala degli Oddi di Raffaello, la Madonna di Monteluce di Giulio Romano e Pierfrancesco Penni, entrambe nei Musei Vaticani, e poi Luca Signorelli (Museo di Cortona), Andrea della Robbia (La Verna)… Particolarmente espressiva appare la cosiddetta Assunzione Bonassoni di Annibale Caracci nella Pinacoteca di Bologna: un apostolo con aria stupita solleva la mano ricolma di petali di fiori dalla tomba della Madonna, mentre un altro alza il suo bianco sudario.

(15 – continua)

Trusgnach L.-Š (2007): Rožinca je naša – Festa dell’Assunzione a Drenchia, Cividale, Coop. Most.

Chiarapini M. (2007): Suggestioni di parole, Milano, ed. Paoline.

Icona della Dormizione: www.reginamundi.info/icone/ dormizione.asp, 13.06.2020 Nin E. (2013): Giovanni Damasceno per la Dormizione della Madre di Dio. Tomba e morte non l’hanno trattenuta,

collegiogreco.blogspot.com/2013/08/giovanni-damasceno, 14.06.2020. Pasti S. (2011): Giovanni Damasceno e l’iconografia del sepolcro vuoto nell’Assunzione, in Dal Razionalismo al Rinascimento, a cura di Aurigemma M.G., Roma, Campisano editore, 40-46. .

Nella foto: la «Pala degli Oddi» dipinta da Raffaello.


5 commenti:

⚠️Gradisco commenti e critiche per la crescita del blog.
Generalmente rispondo ai commenti,ma seguendo parecchi blog non sempre ci riesco.
OLga 😻

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