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16 mar 2023

CARANTANIA

 Il Principato di Carantania o di Carentania (in sloveno Karantanija, in tedesco Karantanien, in latino medievale Caranthania, in paleoslavo *Korǫtanъ), fu un'entità statale slava formatasi nella seconda metà del VII secolo nel territorio delle attuali Austria meridionale e Slovenia nordoccidentale. Fu lo stato predecessore della Marca di Carinzia, creata nell'889 nell'ambito dell'Impero carolingio.Il nome Carantania è di origine protoslava. Paolo Diacono menziona degli "Slavi a Carnunto, che è erroneamente chiamata Carantano" (Carnuntum, quod corrupte vocitant Carantanum).[1]

Una possibile spiegazione etimologica è che possa essere formato da una base toponimica carant-, risalente in ultima istanza dalla radice preindoeuropea *karra che significa "roccia", oppure che sia di origine celtica e che derivi da *karant-, che significa "amico, alleato". Il nome slavo korǫtanъ sarebbe stato adattato dal latino *carantanum. Si sostiene che anche Il toponimo Carinzia (in sloveno Koroška, dal protoslavo *korǫt’ьsko) vi sia collegato etimologicamente, derivando dal pre-slavo *carantia.[2]

Il nome, come la maggioranza dei toponimi che iniziano con *Kar(n)- in quest'area dell'Europa, è a sua volta molto probabilmente legato alla tribù preromana dei Carni che un tempo popolava le Alpi orientali.[senza fonte]

Territorio

La capitale della Carantania era molto probabilmente Karnburg (in sloveno Krnski grad) nello Zollfeld (in sloveno Gosposvetsko polje), a nord dell'attuale città di Klagenfurt (in sloveno Celovec). Il principto era centrato sull'area dell'attuale Carinzia, e comprendeva territori delle attuali Stiria, la maggior parte del Tirolo Orientale e della val Pusteria, le regioni del Lungau e dell'Ennspongau nel Salisburghese e le parti meridionali dell'Alta e della Bassa Austria. Molto probabilmente comprendeva anche il territorio della provincia storica slovena della Carinzia. Le poche fonti storiche esistenti distinguono tra due distinti principati nell'area alpina orientale: la Carantania e la Carniola. Quest'ultima, che compare nelle registrazioni storiche dalla parte finale dell'VIII secolo, era situata nella parte centrale dell'attuale Slovenia, e fu (almeno nel name) lo stato predecessore del successivo Ducato di Carniola.

I confini del successivo stato di Carantania, sotto la sovranità feudale dei Carolingi, e dei suo successori (la Marca di Carinzia dall'889 e il Ducato di Carinzia del 976), non coincidevano con quelli della Carantania storica.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Insediamento degli Slavi nelle Alpi orientali.
La Carantania nell'Impero carolingio (788–843)

Dopo la caduta del Regno ostrogoto nel 553, il popolo germanico dei Longobardi invase l'Italia passando attraverso il Friuli e fondandovi un proprio regno. Nel 568, praticamente tutti i Longobardi erano migrati nell'Italia settentrionale. Successivamente, negli ultimi decenni del VI secolo, gli Slavi si stabilirono nel territorio spopolato con l'aiuto dei loro dominatori Avari. Nel 588 raggiunsero l'alto corso della Sava e nel 591 quello della Drava, dove ben presto dovettero combattere i Bavari condotti dal duca Tassilone I. Nel 592 vinsero i Bavari, ma nel 595 la sorte arrise all'armata slavo-avara, che così consolidò il confine tra i territori dei Franchi e quelli degli Avari.[3] Da quel momento in poi gli attuali territori del Tirolo Orientale e della Carinzia furono indicati nelle fonti storiche come Provincia Sclaborum (paese degli Slavi).[4][5]

Tra il IX e il X secolo, gli Slavi delle Alpi, ritenuti essere tra gli antenati degli attuali Sloveni, si stabilirono nella parte orientale montuosa del Friuli, che sarebbe divenuta nota come Slavia friulana, oltre che sull'altopiano del Carso e nella zona a nord e a sud di Gorizia.

L'insediamento degli Slavi nelle Alpi orientali è messo in connessione col collasso di diocesi locali nel tardo VI secolo, con cambiamenti nella popolazione e nella cultura materiale e, più significativamente, nell'imposizione di una lingua slava nella zona. Il territorio in cui si erano stabiliti rimase comunque abitato dai resti delle popolazioni indigene romanizzate, che continuarono a professare la religione cristiana.

Si ritiene che gli Slavi fossero inizialmente sudditi di sovrani avari (khaghan) sia nelle Alpi orientali che nella regione pannonica. Dopo l'indebolimento del potere avaro attorno al 610, si formò nella Carinzia meridionale una marca degli Slavi (marca Vinedorum) relativamente indipendente, governata da un duca. Le fonti storiche citano Valuk come duca degli Slavi (Wallux dux Winedorum).

Nell'anno 626 terminò il dominio avaro sugli Slavi, a causa della sconfitta degli Avari a Costantinopoli.[6] Nel 658 morì Samo e la sua federazione tribale si disintegrò. Una piccola parte della marca degli Slavi originale, a nord dell'attuale Klagenfurt, conservò la sua indipendenza e divenne nota come Carantania, nome che inizia ad apparire nelle fonti storiche poco dopo il 660. La prima indicazione chiara di un'identità etnica specifica e di un'organizzazione politica può essere riconosciuta nel termine geografico Carantanum usato da Paolo Diacono riferendosi all'anno 664, collegandosi al quale citò anche uno specifico popolo slavo (gens Sclavorum) che vi viveva.[4]

Quando attorno al 740 il principe Boruth chiese aiuto al duca dei Bavari Odilone contro il pericolo imminente portato dalle tribù avare dell'est, la Carantania perse la sua indipendenza. I successori di Boruth dovettero accettare la sovranità dei Bavari e del semifeudale Regno dei Franchi, retto da Carlo Magno tra il 768 e l'814. Carlo Magno pose anche fine alle invasioni degli Avari, che tra il 745 e il 795 avevano riconquistato la parte orientale della Carantania.

Nell'828, la Carantania divenne infine una marca dell'Impero carolingio. I signori locali furono deposti per aver appoggiato la ribellione antifranca di Ljudevit Posavski, il principe degli Slavi di Pannonia, e furono sostituita da altri di stirpe Germanica, (principalmente bavara. Per effetto del Trattato di Verdun dell'843, passò nelle mani di Ludovico II il Germanico (804-876) che, secondo gli Annales Fuldenses (863), diede il titolo di "prefetto dei Carantani" (praelatus Carantanis) al suo figlio maggiore Carlomanno.[7] Nell'887 Arnolfo di Carinzia (850-899), nipote di Ludovico il Germanico, assunse il titolo di re dei Franchi Orientali e divenne il primo duca di Carinzia.

L'inaugurazione ducale

Chiesa di Maria Saal (Gospa Sveta)

Nel principato di Carantania era particolarmente interessante l'antico rito d'insediamento dei duchi (o principi; entrambi i termini sono delle traduzioni approssimative del termine slavo Knez/Knjaz, in tedesco Fürst), una pratica continuata anche dopo l'incorporazione nel Ducato di Carinzia. Fu eseguita per l'ultima volta nel 1414, quando Ernesto I d'Asburgo vi s'insedio come duca di Carinzia. Il rito si svolgeva sulla Pietra del Principe (in sloveno Knežji kamen, in tedesco Fürstenstein), un antico capitello di colonna romano presso Krnski grad (ora in tedessco Karnburg) ed era tenuto in lingua slovena da un contadino libero che, scelto dai suoi pari grado, in nome del popolo chiedeva conto al nuovo principe della sua integrità e gli ricordava i suoi doveri. Successivamente, quando il Ducato di Carinzia entrò nei domini asburgici, l'idea che il duca di Carinzia ricevesse la sua legittimazione dal popolo divenne la base della dignità arciducale rivestita unicamente dagli Asburgo.

L'incoronazione dei duchi di Carinzia consisteva di tre parti: prima, il rito eseguito in sloveno alla Pietra del Principe, poi una messa officiata alla cattedrale di Maria Saal e infine una cerimonia che si svolgeva al Trono Ducale (in sloveno Vojvodski stol, in tedesco Herzogsstuhl), dove il nuovo duca prestava giuramento in tedesco e dove riceveva gli omaggi dei vassalli. Il Trono Ducale si trovava nella valle dello Zollfeld, a nord di Klagenfurt.[8]

La cerimonia fu descritta per la prima volta dal cronachista Giovanni di Viktring in occasione dell'incoronazione di Mainardo II di Tirolo-Gorizia nel 1286. Fu citata anche nei Sei libri dello Stato di Jean Bodin nel 1576.

CONTINUA QUI https://it.wikipedia.org/wiki/Carantania

15 mar 2023

Naufragio di Cutro

 Nel team di legali incaricati da alcune famiglie delle vittime del naufragio di Cutro c’è anche un nome noto in Friuli: si tratta di Mitja Gialuz, avvocato, patron della Barcolana e compagno dell’ex presidente del Fvg e capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani.

Il professionista, interpellato dall’agenzia Adnkronos, ha spiegato che “la politica non c’entra niente”. “Non potevo rimanere indifferente di fronte alla tragedia di Cutro – ha scritto sui social -, da uomo di mare e da avvocato. Per questo assieme a un gruppo di colleghi, abbiamo istituito un collegio difensivo che assisterà le vittime”.

Il pool di professionisti, che assisterà gratuitamente le famiglie delle vittime in tutti i procedimenti giudiziari aperti dalla Procura di Crotone, è composto, oltre che da Gialuz (ordinario di Diritto processuale penale) anche dagli avvocati Luigi Li Gotti, ex sottosegretario alla Giustizia; e Vincenzo Cardone e Francesco Verri, cassazionisti esperti di Diritto penale internazionale.

https://www.friulioggi.it/friuli-venezia-giulia/naufragio-cutro-avvocato-migranti-compagno-serracchiani-14-marzo-2023/?fbclid=IwAR0DT0234CMhXmfvSPiF-2sRKIUi8lPRjDY76O_4quIbqyxohU6cRJE8lSw

15 marzo "Giornata mondiale dei disturbi alimentari"

 I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, precedentemente noti come disturbi del comportamento alimentare (da cui l'acronimo DCA), sono malattie psichiatriche a eziologia multifattoriale, in cui, a causa della strutturazione di pensieri patologici e ossessivi, spesso verso il proprio corpo, e verso il cibo, il comportamento alimentare risulta alterato e disfunzionale per la vita, fino a essere, se non curato, mortale. I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono di competenza psichiatrica, neuropsichiatria infantile, psicologica e psicoterapeutica. Coinvolgono altre discipline mediche come: le scienze dietistiche o le scienze della nutrizione umana la dietologia, l'endocrinologia, la gastroenterologia e molte altre branche medico-internistiche, perché queste patologie portano a una serie di problematiche secondarie, come conseguenza degli scorretti schemi alimentari, che vanno a colpire numerosi organi e apparati. La cura dei DCA è da attuarsi in un'équipe multiprofessionale, formata dal medico psichiatra (se in reparti ospedalieri di NPIA da neuropsichiatra infantile), dal medico internista, dallo psicologo o psicoterapeuta, dal tecnico della riabilitazione psichiatrica e/o educatore professionale, dal dietista, dall'educatore, dall'infermiere, tutti con esperienza clinica e formativa nei DCA.

Esistono alcune forme di DCA, come nel DSM 5, sistema di classificazione della APA società scientifica di psichitaria americana, nel 2013.

Ossia Anoressia nervosaBulimia nervosaDisturbo da alimentazione incontrollataDisturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di ciboPica, Disturbo da Ruminazione, Disturbo purging, Forme NAS Disturbi Alimentari non Altrimenti Specificati. Tutte con differenti gradi di gravità. Secondo un approccio trandiagnostico un DCA può passare da un disturbo all'altro soprattutto se trattato in modo non appropriato, in ritardo in modo frammentario, dividendo la persona in base ai sintomi. Bisogna ricordare che il confine tra una forma di DCA e l'altra non é sempre così netta.

La Ortoressia rientra nei disturbi tipo DOC ossia disturbo ossessivo di area di personalità ossessiva

Il 15 marzo è la giornata nazionale dedicata alla sensibilizzazione di queste patologie, istituita nel 2012 grazie a Stefano Tavilla, in onore della figlia, Giulia, mancata a causa di queste malattie.

continua ...https://it.wikipedia.org/wiki/Disturbi_della_nutrizione_e_dell%27alimentazione#:~:text=Il%2015%20marzo%20%C3%A8%20la,a%20causa%20di%20queste%20malattie.

La storia della vita di Dorič Predan è un'immagine dell'intera Benecia del dopoguerra


 "Ricordiamo tutti 'Doric' come un uomo che ha difeso i nostri diritti, era coraggioso, audace, focoso, credeva profondamente nei suoi ideali di solidarietà, giustizia, uguaglianza. Per i nazionalisti italiani e oppositori degli sloveni, Izidor Predan aveva anche questa colpa di essere comunista».

Con queste parole di apertura, Iole Namor, presidente del Circolo culturale Ivan Trinko, ha presentato il film documentario su Izidor Predan, che è stato presentato in anteprima mercoledì 22 febbraio nell'intera sala del Centro culturale sloveno di San Pietro al Natisone, su iniziativa del Circolo Ivan Trinko e in collaborazione con il programma sloveno della sede regionale della RAI per il fvg, della società Video pro e dell'Istituto di cultura sloveno nell'ambito della serie 'La parola che abbiamo ereditato non si estinguerà'. Il regista Aljaž Škrlep, che è anche l'autore del documentario su Viljem Černo, che è stato mostrato una settimana prima, ha sottolineato come sia stato sorpreso di scoprire che Černo e Predan erano una sorta di "supereroi" durante la ricerca. "C'erano due poli che erano assolutamente necessari, in modo che siamo seduti qui oggi, che la Slovenia e la cultura siano preservate qui ad un livello molto alto", ha detto. Ha aggiunto.
Anche il vicepresidente dell'Istituto per la cultura slovena, Živa Gruden, si è rivolto al pubblico, sottolineando che l'entusiasmo del giovane regista "ci fa sperare che il percorso che hanno iniziato allora sia quello su cui dobbiamo continuare".
Il documentario si basa su interviste con i figli di Predan e sua moglie Adele, e intreccia fotografie in bianco e nero, filmati a colori della Rečanska Dolina, narrazioni sulla vita culturale, politica e "pubblica" e sull'impatto di questi eventi sulla vita personale o familiare di Dorič.
Il ritratto di un politico e giornalista beneciano, realizzato da Aljaž Škrlep, è quindi in realtà un'immagine dell'intero dopoguerra della Benecia ed è ispirato alla fame infantile di Doric ("la prima volta che mi sono sentito sazio è stato quando avevo 17 anni, era sempre mio padre", racconta Vladimir in un'intervista) ai primi contatti con il movimento partigiano, agli attacchi dei nazionalisti italiani con il 'sostegno' dello Stato, per esempio, quando, a 23 anni , fu accusato di spionaggio e tradimento, arrestato, senza informarne la famiglia, e tenuto in prigione per sei mesi.
Nonostante le difficoltà e l'opposizione negli 'anni bui della Slavia', Predan ha guidato per lungo tempo il circolo Ivan Trinko, il Fronte democratico degli sloveni e, naturalmente, il giornale Novi Matajur, che ha firmato dal 1974 al 1984. Il nome di Predan è associato anche alla letteratura della Benecia: Živa Gruden osserva nel documentario che Predan fu probabilmente il primo scrittore a usare sistematicamente il dialetto beneciano in prosa. È stato anche l'iniziatore degli incontri transfrontalieri degli sloveni a Kamenica e Matajur. Come racconta Marco Predan nel film, Dorič era un personaggio popolare oltre confine, tutti lo amavano, anche quegli sloveni che non erano comunisti. Morì improvvisamente all'incontro degli sloveni a Matajur l'11 agosto 1996.
La Namor ha aggiunto i seguenti pensieri : "L'eredità lasciataci da Černo e Predan è anche nella convinzione che dobbiamo essere ambiziosi e avere obiettivi elevati. Come ci ha sempre detto Bruna Dorbolò, dobbiamo sognare, perché se siamo fiduciosi, se ci rimbocchiamo le maniche e lavoriamo bene, possiamo realizzare quei sogni. La scuola bilingue, il museo SMO, che sono a livello europeo per qualità, ne sono una prova e uno stimolo per noi”.

tradotto dal Novi Matajur


14 mar 2023

Papa Francesco: 10 anni di pontificato in 10 punti

IL PAPA

 Il Papa ha detto che la fede non ha bisogno di veggenti.MEDITATE GENTE!!!

E la pioggia

 




E la pioggia


SANDRO PENNA

MI AVEVANO LASCIATO SOLO

Mi avevano lasciato solo
nella campagna, sotto
la pioggia fina, solo.
Mi guardavano muti
meravigliati
i nudi pioppi. Soffrivano
della mia pena, pena
di non saper chiaramente…

E la terra bagnata
e i neri altissimi monti
tacevano vinti. Sembrava
che un dio cattivo
avesse con un sol gesto
tutto pietrificato.

E la pioggia lavava quelle pietre.

(da Poesie, Garzanti, 1989)


Sandro Penna chiama la natura a testimone della sua infelicità: è una solitudine umana, alla quale fanno da controcanto la voce della pioggia e i tristi pioppi nudi d’inverno, la terra che si bagna come di pianto e i monti avviliti, compagni dello stesso pathos del poeta.

La verde garitta

 L’11 marzo 1923 nasceva a Vailate, nel cremonese, Alberico Sala, poeta che fece della Città Alta di Bergamo la sua casa e che fu critico letterario, artistico e cinematografico per l'Eco di Bergamo e il Corriere d'Informazione. La sua poesia nasce nel primo dopoguerra con derivazione postermetica: coglie dati sentimentali e voci della memoria e li rielabora con sensibilità innestandovi con il passare degli anni temi più sociali quali la città e la condizione della vita moderna, rimanendo però legato agli affetti familiari e alla terra, a quella “gera” d’Adda della pianura bergamasca dove era nato: “È la mia terra, che non ho mai barattato con la carta. Anzi, neppure terra, ma ‘gera’, cioè ghiaia, proprio dell’Adda, fiume erratico, vagabondo nei secoli, per la forza delle piene e del vento”.

.

ALBERICO SALA RITRATTO DA MARIO CAROTENUTO - SULLO SFONDO, LA "GERA" D'ADDA



LA VERDE GARITTA

Sirena di mare non saprebbe
legarmi di più all’isola
del tuo silenzio. È rimasta
più tonda del popone sul granturco
la luna; i merli della torre non fischiano,
li avvolge la nebbia del fiume
e le zanzare. Ora so che il tuo sangue
è più dolce.
Tra i gradini dell’argine è cresciuta
l’erba dell’Appia (il nostro fiume
è più domestico del Tevere, la vedova
vi coglie il pesce per la cena):
stordito il luccio abbocca
all’amo della lucciola; la rondine
dalle chiatte s’impenna con nel becco
una stella.
La tua mano mi guida sulla riva
che scivola. Sprofondare è un passo.
In fallo, o a segno? Il vecchio
fiumarolo dalla verde garitta
sorride alle tue spalle: non sa
per dove paghi libero il pedaggio.

Ticino Pavese, luglio 1956

(da Epigrafi e canti, Vallecchi, 1957)

13 mar 2023

“Spesso buono oltre”: cosa vuol dire la nuova etichetta dei cibi proposta dall'Europa

 Per ridurre lo spreco alimentare e facilitare la comprensione della data di scadenza del cibo, la Commissione europea ha proposto di aggiungere la nuova etichetta spesso buono oltre al fianco del classico “da consumarsi preferibilmente entro”. Secondo l’esecutivo dell’Unione, oltre a contribuire a un minore impatto ambientale, il cambiamento consentirà di migliorare il processo decisionale dei consumatori.

In base alla bozza del provvedimento, secondo uno studio della Commissione, la maggior parte dei consumatori in Europa non comprende appieno la distinzione tra le etichette con la dicitura “da consumare entro” e quelle con scritto “da consumarsi preferibilmente entro”. Le due formule dell'etichetta di un alimento si riferiscono infatti a due indicatori diversi, relativi alla sicurezza e l’altro alla qualità.

Differenze sulle etichette

La prima dicitura indica l'effettiva data di scadenza, che avverte il consumatore o la consumatrice della data entro cui consumare l’alimento è ancora sano e sicuro per gli esseri umani. Dopo questa data il prodotto può deperire, ammuffire o cominciare a decomporsi. Al contrario, la seconda etichetta indica invece il momento in cui in cui potrebbe verificarsi un cambiamento della qualità dell’alimento, che pur restando completamente sicuro e sano da consumare, potrebbe non presentare più le stesse caratteristiche organolettiche, gustative o nutrizionali.

L’intervento fa parte delle molte misure contenute all’interno del Green deal europeo, per ridurre l’impatto ambientale dell’Unione in tutti i settori. In particolare, secondo la Commissione, questa iniziativa potrebbe contribuire a ridurre lo scarto alimentare europeo che si aggira attorno alle 57 milioni di tonnellate annue, pari a 127 chili per abitante, con un costo di circa 130 milioni di euro l’anno.

La nuova dicitura rappresenta solo un primo passo di Bruxelles per combattere lo spreco alimentare. Entro la prossima estate, l’esecutivo presenterà la prima proposta per una modifica mirata della direttiva sui rifiuti, alla quale la Commissione ha già cominciato a lavorare coinvolgendo governi, cittadini e imprese nelle consultazioni che vanno avanti da circa un anno. L’obiettivo sottoscritto dall’unione e dai governi degli stati membri è quello di ridurre del 50% lo spreco alimentare europeo entro il 2030.

https://www.wired.it/article/etichetta-cibi-alimentari-europa-spesso-buono-oltre/

Un'altra strage di migranti

 


Ong: "Italia ha ritardato i soccorsi"

Sea Watch all'attacco: "Tripoli non voleva coordinare l'operazione, Roma ha riattaccato il telefono". La Guardia Costiera italiana: "L'intervento è avvenuto al di fuori dell'area di nostra responsabilità"

Roma, 12 marzo 2023 - Nuova strage di migranti in mare, al largo delle coste libiche. Un barchino si è rovesciato, la Guardia Costiera italiana riferisce che dei 47 a bordo 17 sono stati tratti in salvo e trenta sono dispersi. Secondo Alarm Phone - che aveva dato l'allarme già da ieri per il mezzo alla deriva - i naufraghi sarebbero annegati. La ong accusa l'Italia: "Le autorità hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciandoli morire". Sul posto erano presenti diversi mercantili, ma Tripoli si sarebbe rifiutata di coordinare il salvataggio, mentre l'intervento italiano - secondo Sea Watch - sarebbe stato tardivo.  Attacca la ong: dopo il rifiuto dei libici "abbiamo chiamato Centro di soccorso di Roma e chiesto chi, a quel punto, avrebbe coordinato i soccorsi, il funzionario ha riattaccato il telefono". Quando è partita l'operazione Sar, questa mattina. era troppo tardi. In serata la replica della Guardia Costiera italiana: "L'intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell'area di responsabilità Sar italiana"...continua https://www.quotidiano.net/cronaca/migranti-oggi-arrivi-italia-diretta-1.8551798

Non ho parole!!! Non serve a nulla il decreto di Cutro,nessuno fermerà questa povera gente disperata:nè il carcere ai trafficanti,nè la pena di 300 euro.

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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