DETTO FRIULANO

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3 dic 2022

Le rape

immagine dal web


da Vita nei Campi

 Novembre: testa di rapa.

di Angelo Floramo
Prodotto povero per antonomasia, la rapa ha da sempre rappresentato un alimento fondamentale del contadino friulano. Coltivata a margine dei campi o negli orti, venne considerata talmente preziosa per la sopravvivenza “nei mesi freddi” che i legislatori medievali punirono con grande severità chi le rubava, mettendo a repentaglio la sussistenza dei ceti più svantaggiati. Così ad esempio gli statuti di Ragogna, risalenti alla fine del secolo XV, colpiscono con particolare asprezza coloro che, intromettendosi nei fondi altrui ardiscono “portare via rape o foglie di rape”, conosciute in Friuli come viscjes, importante fonte di sostentamento, assieme al vino, per la gente comune. La celebre “brovada” non era l’unica ricetta: le donne sapevano bene che dopo la prima gelata veniva il tempo della raccolta. Le rape diventavano così gustosissimi “ufiei” se tagliate a tocchettini, fatte lessare e poi passate in padella nello strutto; le foglie si conservavano invece sotto sale ottime per condire le zuppe. Correva il 1547 quando con il nome d’arte di Andrea Bergamo Pietro Nelli stampò un libretto godibilissimo, che contiene ventisei capitoli scritti in rima conosciuto come le “Satire alla charlona”. Il contenuto è ispirato alla grande tradizione burlesca del ‘500. Ne esce un quadro estremamente colorato di straordinaria vivacità, che ha il sapore di quel vino che si versa sulle tavole di legno di un’osteria piuttosto che l’abboccato dolce e stucchevole di un liquore offerto in calici di cristallo nel salotto di una corte raffinata. I contenuti sono rabbiosi ma l’acidulo si mescola sempre alla leggerezza che scaturisce dalla risata, mantenendo intatto il piacere ruvido e il gusto di mordere quando capita. Nel capitolo dedicato alla “lingua” l’autore si occupa anche dei friulani: “Ma dà vanto al Friul d’un tal contento, lingue furlane, anchor che fosser nate cento miglia di qua dal Tagliamento, o fosser pur delle vacche impastate ne pestrini in Venezia, assai più degne che le furlane, con rape ingrassate”. Mi sembra il complimento più bello fatto all’idioma che schiocca in queste nostre contrade, definito schietto e vero, forse perché corretto con l’asprigno delle rape, così lontane dai confetti veneziani. Per questo destinato a farsi riconoscere anche lontano dal Tagliamento. Come a dire che Popolo e Lingua si assomigliano. E che c’è più dignità in una scodella di “brovada”, ma gustata da uomini liberi, che in un piatto d’argento leccato con la lingua di un servo.

2 dic 2022

Messa con concerto

 


Združenje/Associazione Don Eugenio Blanchini

📆🎅V nedeljo 4. decembra nadaljujemo z ciklom adventnih koncertov v Černeji – pridite in se prepustite glasbi v slovenskem jeziku skupaj z Slovenskim pevskim zborom iz Tržaškega 🤩
👉Ob 11:00 koncert pri maši v cerkvi Svetega Jakoba v Černeji skupaj v organizaciji z Associazione Culturale Cernedum
📆🎅Domenica 4 dicembre continuiamo con il concerto dell'Avvento a Cergneu Superiore - venite e lasciatevi andare nella musica della lingua slovena con il coro sloveno di costa triestina 🤩
👉Alle 11:00 Concerto alla messa nella chiesa di San Giacomo a Cergneu Superiore organizzato in collaborazione con l'Associazione Culturale Cernedum

Mercatini di Natale nelle Valli del Natisone


 Oggi,Sabato 3 Dicembre, e Domenica 4 Dicembre dalle 10 alle 19 vi aspettiamo a San Pietro al Natisone, zona Centro Studi.

Con qualunque tempo, il Mercatino si svolgerà al coperto in ambiente riscaldato, dove sarà possibile anche gustare bevande e piatti caldi presso i punti ristoro.
Un'occasione per conoscere tanti artigiani e produttori agricoli delle nostre zone, vedere dal vivo ed acquistare i loro prodotti.

Nelle Valli del Natisone arrivano i mercatini di Natale

Valli del Natisone pronte a far vivere ai visitatori un fantastico periodo natalizio: la Pro Loco Nediške Doline – Valli del Natisone ha presentato il suo programma che prevede Mercatini di Natale, Agribus tra le aziende agricole e ricette della tradizione e tanti altri eventi.

Si inizia sabato 3 e domenica 4 dicembre a San Pietro al Natisone nelle strutture al coperto e riscaldate del Centro studi con i Mercatini di Natale delle Valli del Natisone dalle 10 alle 19. “Saranno presenti - spiega il presidente della Pro Loco Antonio De Toni - oltre 100 artigiani, agricoltori e artisti del Friuli Venezia Giulia e della vicina Slovenia, con opere creative e manufatti utili e suggestivi, pezzi unici e realizzati rigorosamente a mano”.

I visitatori potranno trovare sculture in legno, maglieria di lana lavorata ai ferri, cesti e creazioni artistiche e tutte le produzioni agroalimentari tipiche della zona come mele, miele, vino, formaggi, salumi e dolci della tradizione. L'evento giunge alla sua 18esima edizione ed è organizzato da Pro Loco Nediške Doline – Valli del Natisone APS e Comune di San Pietro al Natisone. Durante i due giorni, saranno presenti anche punti ristoro con prodotti a Km 0 per una merenda o uno spuntino durante la visita.

“Complimenti alla Pro Loco - commenta il presidente del Comitato regionale Unpli Pro Loco del Friuli Venezia Giulia Valter Pezzarini - per questo evento che sa valorizzare le eccellenze delle Valli del Natisone, rendendo più speciale il Natale. Questo come gli altri eventi natalizi delle nostre associate, con tanti volontari impegnati in questi giorni nell’organizzazione, è un messaggi di speranza per il futuro e un invito a condividere le gioie più semplici che sono però anche le più durature”.

Domenica 11 dicembre si terrà invece un'edizione speciale dell'Agribus delle Valli, con partenza da Udine (Piazza Primo Maggio) alle 9 e rientro alle 18 con tour e degustazioni alla scoperta di prodotti tipici nei luoghi di produzione come la gubana, il vino, l'olio d'oliva, il miele e la visita al suggestivo mercatino di Natale di Borgo Stremiz a Faedis. Previste tappe presso il Gubanificio La Gubana della Nonna, l'azienda agricola Ronc dai Luchis e l'agriturismo Le Cuccagne che proporrà un gustoso pranzo friulano. Solo pochi posti disponibili per questo viaggio enogastronomico, in cui sarà possibile anche acquistare prodotti agricoli ed artigianali in vista del Natale.

Domenica 18 dicembre la Pro Loco Nediške Doline – Valli del Natisone inaugurerà infine la stagione più fredda con i pomeriggi d'inverno nelle Alte Valli del Natisone. “Pomeriggi d’inverno in Benecija – riti e ricette con Le Donne della Benecija” propone la condivisione con il pubblico dell'antica ricetta degli strucchi lessi, la creazione di un centrotavola delle feste con gli elementi naturali del bosco e una degustazioni di vino in abbinamento a formaggi e prelibatezze locali. Il tutto avrà luogo a partire dalle 15 presso l'Agriturismo La Casa delle Rondini a Dughe di Stregna.

Per maggiori informazioni e iscrizioni agli eventi: segreteria@nediskedoline.it, 339-8403196 / 349-3241168, www.vallidelnatisone.eu https://www.ilfriuli.it/articolo/viaggi/nelle-valli-del-natisone-arrivano-i-mercatini-di-natale/11/274299


1 dic 2022

Proverbio friulano


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Vita Nei Campi
“Se al plûf a Sante Bibiane, al plûf par un mês e une setemane”, ovvero se piove il giorno di Santa Bibiana (il 2 dicembre) pioverà per un mese e una settimana

L'elleboro

 


ELLEBORO: ROSA DI NATALE

di Alessandro Squizzato
L’elleboro appartiene alla famiglia delle Ranuncolacee, conta circa 25-30 specie di perenni, la maggior parte a foglia sempreverde, alcune sono a foglia caduca. Abituato alle basse temperature, l'elleboro viene anche chiamato rosa di Natale o rosa d'inverno perché fiorisce tra dicembre e marzo. Lo possiamo trovare nelle regioni di montagna ad altitudini fino ai 1900 metri.
Sono molto tolleranti e sono generalmente semplici da coltivare, preferiscono una posizione riparata, in mezzo ombra, perché l’ombra densa può ridurre la fioritura ma facciamo attenzione al sole estivo. Il mio consiglio è di porre la pianta in ombra nei mesi estivi e in mezz’ombra nei mesi invernali. Se decidiamo di piantarla a terra, troviamo una zona in cui non riceva i raggi solari nelle ore centrali della giornata. Nonostante siano tolleranti a vari tipi di terreno, gli ellebori preferiscono suoli alcalini, ricchi di sostanza organica, umidi ma che drenino molto bene. Hanno radici profonde e per fiorire al meglio apprezzano concimazioni consistenti.
Possono crescere fino a un'altezza compresa tra 10 e 30 cm. Si adattano molto bene alla coltivazione in vaso purché s’impieghino vasi profondi.
I fiori possono persistere fino a due mesi, se la pianta viene tenuta nel luogo giusto e il clima è clemente. I colori dell'elleboro sono generalmente il bianco ed il porpora, ma esistono varietà con fiori che vanno dal rosa delicato, al verde, al crema.
La Rosa di Natale non necessita di potature se non per eliminare le parti secche e danneggiate. Si moltiplica per seme, oppure anche per divisione dei rizomi.
Anche se non in fiore durante i mesi caldi, gli ellebori producono molto fogliame, costituendo così piccoli cespugli decorativi. da Vita nei campi

Poesia di Umberto Saba

immagine dal web

Fior di neve


Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve

la fiorita neve. 

Rumiz: Noi europei siamo figli di una donna

 


Tra gli appuntamenti conclusivi del bel ciclo di incontri denominato ‘Conflitti’, organizzato nella seconda metà di ottobre dalla Società operaia di mutuo soccorso e istruzione di Cividale, la presentazione dell’ultimo libro di Paolo Rumiz, ‘Canto per Europa’, avvenuta in una affollata sede della Somsi sabato 29, è stata l’occasione per riflettere, assieme al giornalista, scrittore e viaggiatore triestino, sul senso e sul valore che vogliamo dare al Vecchio Continente. La pubblicazione (edita da Feltrinelli, la copertina e le illustrazioni sono di Cosimo Miorelli) è un vero e proprio canto, scritto in endecasillabi. Racconta di una ragazza siriana, profuga di guerra, che fugge sulla barca a vela di quattro uomini, argonauti assetati di miti, e con loro intraprende un viaggio – in bilico tra mito antico e realtà odierna, quella dei naufragi dei migranti, del turismo di massa, del riscaldamento climatico – che per la ragazza è l’alba di un nuovo inizio. Dal Libano alla Turchia, dalla Grecia all’Italia la barca naviga il Mediterraneo per poter offrire un nuova vita alla clandestina di bordo, Europa, che porta con sé una lunga storia di dolore e di soprusi.

Il fondamento mitico dell’Europa è femminile
Presentato da Emanuela Gorgone, Rumiz ha posto subito in chiaro il punto focale dell’opera: “Europa è la nostra grande capostipite, riflettere su questa origine femminile dell’Europa non è senza significato in un momento in cui ci ritroviamo schiacciati da mitologie guerresche tipicamente maschili. Il mito ci dice che il fondamento mitico dell’Europa è femminile, che Europa viene dall’Asia, che è una terra benedetta dagli dei e che senza Mediterraneo non esisteremmo.”
Dobbiamo ricordarci dunque che veniamo da una terra che ha un fondamento mitico femminile, ma anche che la vocazione dell’Europa è quella di ricevere popoli, di amalgamarli oppure di creare, attraverso o con loro, dei conflitti. Il ripescaggio del mito di Europa serve anche, secondo Rumiz, a fare in modo che cresca un orgoglio di appartenenza europea. Il grande tema mancante nella campagna elettorale delle ultime elezioni politiche in Italia.

Se tutti fanno la guerra e scappano, chi pianta la patate?
Sul tema del ruolo della donna Rumiz, riferendosi alla guerra che è in corso, ha affermato che “la grande vittima di questo conflitto è la donna, non solo quella ucraina ma anche quella russa. Sono state reclutate sommariamente per strada, soprattutto nelle zone più periferiche della Russia, quasi 150 mila persone, che sono state caricate sui camion e portate al fronte. È chiaro che la famiglia è stata colpita in pieno, nella società russa c’è un forte smarrimento.” Il giornalista e scrittore ha poi raccontato l’episodio di una donna ucraina che lavorava come badante a Trieste e che, a un mese dallo scoppio della guerra, è tornata in Ucraina perché, aveva spiegato, “se tutti fanno la guerra e scappano, chi pianta la patate?”. Rumiz ha visto in questo “la bellezza della donna slava, attaccata alla terra contro tutta quella macchina spaventosa che spinge i popoli gli uni contro gli altri, e che si preoccupa della sopravvivenza della specie.”
D’altra parte, ha sottolineato Rumiz, “quello a est di Berlino e a ovest di Mosca è un mondo dove la guerra non è finita mai. Non è possibile capire quel mondo se non comprendiamo questo. Ma è anche vero che essendo un mondo che non ha conosciuto la democrazia, ha una visione del popolo, della nazione che è recessiva rispetto alla nostra. La nazione per loro è una cosa di antenati, nel quale la minoranza, la diversità è vissuta come una canaglia. Lo stesso è accaduto nella vecchia Jugoslavia.”

L’anima dell’Europa persa nel 1992 nei Balcani
Altro capitolo, a cui Rumiz è sembrato non voler dedicare troppo spazio, rimarcando comunque come “l’Europa ha perso la sua anima nel 1992, quando abbiamo accettato l’idea che la Bosnia potesse pacificarsi separando le etnie. Che significava picconare l’essenza stessa dell’Europa. Per questo non capisco come mai non vengano messi del paletti a ciò che viene detto oggi a proposito di questa guerra. Non possiamo mettere fuorilegge tutto ciò che non ci appartiene etnicamente, perché la diversità è la nostra ricchezza. Questa è l’Europa. Si spiega così il silenzio, la paura che abbiamo, come europei, a declinare la nostra diversità mediterranea, europea, di fronte alle semplificazioni che arrivano da Mosca e da Washington. Ritornare al fondamento mitologico dell’Europa è diventato ancora più importante di quanto lo fosse tempo fa.”

Paolo Rumiz

Il partito di Meloni intitola un circolo ad un gerarca fascista


Il partito di Meloni intitola un circolo ad un gerarca fascista: Nonostante i ripetuti sforzi di parte della stampa di destra per ripulire l'immagine di Fratelli d'Italia, partito erede del neofascista Movimento Sociale Italiano, si susseguono a livello locale gli scandali che mettono in imbarazzo il partito di Giorgia Meloni.


30 nov 2022

Il poeta-partigiano Kajuh e la musica, il ricordo al Kulturni dom di Gorizia


Il ricordo del poeta e partigiano sloveno, i suoi versi raccontati con la musica.


Il poeta-partigiano Kajuh e la musica, il ricordo al Kulturni dom di Gorizia

Nell’ambito dei festeggiamenti del 41esimo anniversario d’inaugurazione del Kulturni dom di Gorizia e nel centenario della nascita del noto poeta sloveno Karel Destovnik "Kajuh", si terrà sabato il recital musicale “V tej pesmi je strastno…” L'evento inizierà alle 20.30, presso la sala maggiore del teatro di via Brass.


Sul palco si esibiranno i cori riuniti: i triestini MePZ Rdeča zvezda, MePZ Lipa, l’Ensemble Ovce, il coro di voci bianche Mali kraški Kajuhovci diretto da Carmen Cosma, da San Michele del carso ŽeVS Danica, da Doberdò del Lago ŽeVS Jezero, Tamara Razem Locatelli, Rado Milič, Dario Bertinazzi e i cantanti Aljoša Saksida, Miljana Stević, Lara Černic e Zora Černic. Le poesie verranno lette da Ilija Ota, mentre la regia è stata affidata ad Elena Husu.

Kajuh, pseudonimo di Karel Destovnik (1922-1944), è stato un poeta sloveno. Quasi tutte le sue poesie s'ispirano alla vita dei partigiani e si distinguono per intensità emotiva ed efficacia espressiva, raggiunta con mezzi semplicissimi. Molto nota è la lirica dedicata alla madre del partigiano caduto, “Materi padlega partizana” (1943).https://www.ilgoriziano.it/notizie/cronaca/

da Treccani
Poeta sloveno (n. Šoštanj, Celje, 1922 - m., combattendo, 1944). Quasi tutte le sue poesie s'ispirano alla vita dei partigiani e si distinguono per intensità emotiva ed efficacia espressiva, raggiunta con mezzi semplicissimi. Molto nota è la lirica dedicata alla madre del partigiano caduto, Materi padlega partizana (1943).

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