L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l'indifferenza.Liliana Segre
Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga❤️
Laggiù, ad Auschwitz, lontano dalla Vistola,
amore, lungo la pianura nordica,
in un campo di morte: fredda, funebre,
la pioggia sulla ruggine dei pali
e i grovigli di ferro dei recinti:
e non albero o uccelli nell'aria grigia
o su dal nostro pensiero, ma inerzia
e dolore che la memoria lascia
al suo silenzio senza ironia o ira.
Da quell'inferno aperto da una scritta
bianca: " Il lavoro vi renderà liberi "
uscì continuo il fumo
di migliaia di donne spinte fuori
all'alba dai canili contro il muro
del tiro a segno o soffocate urlando
misericordia all'acqua con la bocca
di scheletro sotto le doccie a gas.
Le troverai tu, soldato, nella tua
storia in forme di fiumi, d'animali,
o sei tu pure cenere d'Auschwitz,
medaglia di silenzio?
Restano lunghe trecce chiuse in urne
di vetro ancora strette da amuleti
e ombre infinite di piccole scarpe
e di sciarpe d'ebrei: sono reliquie
d'un tempo di saggezza, di sapienza
dell'uomo che si fa misura d'armi,
sono i miti, le nostre metamorfosi.
Sulle distese dove amore e pianto
marcirono e pietà, sotto la pioggia,
laggiù, batteva un no dentro di noi,
un no alla morte, morta ad Auschwitz,
per non ripetere, da quella buca
di cenere, la morte.
Di Marchetto da Trieste - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=106991815 |
Sembra che l'originaria cappella luseverese fosse già esistente nel Trecento[4].
Tra il 1738 e il 1748 venne edificata la nuova chiesa con annesso cimitero; questa fu sostituita nel secolo successivo da una progettata da Girolamo D'Aronco, costruita tra il 1859 e 1863 e consacrata nel 1898[4].
Tuttavia, l'edificio venne ridotto in macerie dal terremoto del Friuli del 1976, riportando danni così consistenti da rendere impossibile un ripristino; così, nel 1989 iniziarono i lavori di ricostruzione, eseguiti su progetto di Gianni Avon e terminati con la consacrazione della parrocchiale, celebrata nel 1992[1].
La facciata a capanna della chiesa, che volge a mezzogiorno, presenta al centro il grande portale maggiore, leggermente rientrante, affiancato da due finestrelle e protetto dalla grande tettoia sorretta da colonne, raccordata agli spioventi del tetto e sormontata da una grande vetrata policroma[1].
Il campanile a base quadrata, collegato alla parrocchiale tramite alcuni locali di raccordo e caratterizzato dai quadranti dell'orologio, presenta all'altezza della cella una bifora per lato[1].
L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, il cui soffitto è costituito dai tavolato lignei che ricoprono la parte interna del tetto e le cui pareti presentano sulla destra dei mattoni a faccia vista e delle arcate a tutto sesto ereditate dalla parrocchiale ottocentesca e a sinistra una grande vetrata davanti alla quale è posto il fonte battesimale, opera del 1738 di Antonio da Montegnacco[4]; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di due gradini, ospitante l'altare e chiuso della parere di fondo[1].
Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali la pala ritraente la Madonna col Bambino e i Santi Giorgio, Andrea, Valentino e Margherita, eseguita da Francesco Colussi nel 1776[4], l'ottocentesca tela con soggetto la Madonna col Bambino e l'organo, costruito nel 1743[4].
Grazie ad un contributo della Fondazione Friuli e alla collaborazione della Parrocchia di Lusevera e dell’associazione Centro ricerche culturali di Lusevera è stato ultimato il restauro dell’antica pala della Madonna con bambino. Il dipinto, conservato per lungo tempo nella teca costruita a corredo della fontana della Podinkona di Micottis, è ora collocato nella chiesa di Lusevera.
L’immagine necessitava di un importante opera restauro conservativo proprio perché per molto tempo era rimasta esposta all’umidità e ai raggi solari. Gli abitanti di Micottis hanno per questo motivo deciso di affidare nuovamente alla Parrocchia il dipinto in modo da poterlo salvare in tempo dalla rovina. Domenica 23 gennaio, alle 11:30, in occasione della messa dedicata a Sant’Antonio, patrono di Micottis, la pala restaurata magistralmente dalla ditta Esedra di Udine sarà benedetta dal parroco don Renzo Calligaro ed i fedeli potranno nuovamente ammirare nel suo splendore un’opera antica e piena di significato, in particolare, per gli abitanti di Micottis.
https://www.friulioggi.it/lusevera/pala-madonna-bambino-lusevera-restaurata-18-gennaio-2022/
Ero solo e seduto. La mia storia
appoggiavo a una chiesa senza nome.
Qualche figura entrò senza rumore,
senz'ombra sotto il cielo del meriggio.
Nude campane che la vostra storia
non raccontate mai con precisione.
In me si fabbricò tutto il meriggio
interno a una storia senza nome.
(da Poesie, Garzanti, 1973)
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È uno struggimento che continua a lavorare sotto traccia quello di Sandra Penna, un desiderio ardente che freme e si contiene senza mai traboccare, riversandosi nella solitudine di anonimo osservatore di un’anonima vita: “Nubi leggere ad una ad una il cuore / gremirono di segni senza nome”.
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LA FRASE DEL GIORNO
Ma il mio canto d’amore, il mio più vero, / era per gli altri una canzone ignota.
SANDRO PENNA, Poesie
Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).
https://cantosirene.blogspot.com/
A Trieste la scomparsa di Liliana Resinovich e il ritrovamento del suo corpo .
L'uccisione a Trieste del 18enne Robert da parte di un suo amico per una ragazza.
La morte sul lavoro del 18enne Lorenzo nell'ultimo giorno di stage in una ditta di Lauzacco vicino a Udine.
un'altra foglia cade là
l'albero è lo stesso e sta proprio lì sul confine
Rami crescono su entrambi i lati
le radici si propagano ovunque
in questa povera terra
Che ne sanno le radici di confini?
Che importa loro dei confini!
Le formiche si afrettano libere
senza sapere quale piede
le schiaccerà.
MEJA
Dno pero pade na eno stran
drugo pero pade na drugo stran
driev je le tist an stoji na meji
Vieje rasejo tle an tam
koranine se širijo povsierude
v teli bogi zem,ji
aKa vedo koranine o meji?
Ka je za nje meja!
Svobodno mruje hitijo
na vedo pot kero štupienjo
se bo končalo njih življenje.
Margherita Trusnjach
scritta in dialetto sloveno delle Valli del Natisone
da Same misli
per tostare il caffè le scartocciatrici ferro stiro a brace macina caffè