VILLANOVA DELLE GROTTE/ZAVARH L’edificio sacro, risalente al 1592, costruito ex novo dopo il terremoto del 1976 |
Chiesa di San Floriano attuale |
prima del terremoto |
VILLANOVA DELLE GROTTE/ZAVARH L’edificio sacro, risalente al 1592, costruito ex novo dopo il terremoto del 1976 |
Chiesa di San Floriano attuale |
prima del terremoto |
Gran fermento per l’avvicinarsi della Setemane de Culture Furlane, manifestazione ormai collaudata della Società Filologica Friulana, che quest’anno si svolgerà dal 6 al 16 maggio.
Nella Bassa Friulana, la tradizionale “Maratona di lettura”, a cura delle biblioteche e dello Sportello Associato per la Lingua Friulana dei Comuni di Carlino, Gonars, Muzzana del Turgnano, Porpetto, Precenicco e San Giorgio di Nogaro, si trasforma nei “Racconti della buonasera”, appuntamento che si ripeterà ogni sera alle ore 20.00 sulla pagina facebook dello Sportello, con tante storie per bambini e famiglie, da scoprire grazie ai lettori volontari e agli insegnanti del territorio.
Per gli amanti della scrittura, invece, è in partenza il laboratorio “Anatomie di une conte”, curato da Raffaele Serafini, oste dell’osteria letteraria Contecurte e vincitore per tre volte del premio letterario “San Simon”. Il workshop si svolgerà on-line, il 6 e il 10 maggio, alle ore 20.30.
(Alda Merini)
L’alba si è fatta
profumo di rose.
Rosa di maggio,
abbarbicata sul muro vetusto;
affresco di vita
corroso dagli scherni del tempo.
Tappeto di petali bianchi
sul selciato di dolci primavere.
Fra gli agrumi imbiancati dai fiori,
mano nella mano di mio padre,
stretta, stretta,
al richiamo del cuore di mamma,
ansioso, protettivo.
Diventeranno frutti copiosi,
allieteranno tavole imbandite
tra gli amici dell’allegria,
svaniti nei rivoli
del più salubre inganno.
In fondo, oltre la siepe,
scorgere i ceppi temprati dagli anni;
offrono ancora nuova vegetazione,
nuove foglie, tenere e indifese,
al soffio di vento.
dal web
Tra le numerose attività che il Museo della Gente della Val Resia persegue, dal 2017 vi è anche quella archeologica. I risultati delle attività di sondaggio archeologico e di ricerca scientifica in località Monte Castello/ta-na Rado, vicino a Stolvizza/Solbica, saranno presentati a breve in un’apposita mostra, che sarà corredata anche da un catalogo. Dopo le ricerche è stata avviata l’inventariazione di tutti i reperti ritrovati a Resia, conservati dalle autorità competenti in materia.
Sulla scia di questo lavoro, di recente sul sito del Museo è stata pubblicata la prima carta archeologica di Resia che contiene tutti i ritrovamenti archeologici sul territorio comunale e non solo, segnalati al Museo e alla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli-Venezia Giulia.
Grazie al nuovo strumento si possono approfondire vari aspetti legati alle attività archeologiche intraprese. È possibile consultare le schede, con le relative immagini, dei reperti inventariati e depositati e di quelli segnalati ma non depositati. Con una semplice descrizione, di questi ultimi si danno solo le informazioni acquisite dagli informatori, senza successivi approfondimenti o integrazioni.
Nella sezione dedicata alle località sono riportati, invece, il nome di luogo in dialetto sloveno resiano e il posto in cui è stato ritrovato l’oggetto o riferita la segnalazione. Per ogni località è indicato il riferimento dei tre volumi Aspetti di cultura resiana nei nomi di luogo del prof. Roberto Dapit. Lì è possibile approfondire il significato dei toponimi.
Infine, sono stati individuati e brevemente descritti alcuni luoghi d’interesse archeologico che sono o saranno oggetto di studio e approfondimento. La nuova pagina del sito web del Museo è stata curata da Federico Lonardi, studente di Conservazione dei beni culturali all’Università degli studi di Udine e tirocinante presso il Museo nell’ambito del progetto Pipol gestito dalla cooperativa Cramârs. L’elenco dei reperti ritrovati sarà aggiornato di pari passo coi nuovi dati archeologici.
Questo lavoro è stato svolto con lo scopo di ridare vita a quegli oggetti che, per un motivo o per l’altro, avevano subito una condanna all’oblio e che ora possono essere fruiti da tutti. (Sandro Quaglia)
dal Dom del 30 aprile 2021
4 Fette di pane vecchio
latte 100 ml
2 uova
Sale un pizzico
Un cucchiaino di grappa
Procedimento:
Preparare le uova sbattute con il latte, sale e grappa; bagnare il pane immergendolo nel liquido e poi friggerle direttamente nell’olio di arachidi bollente fino a doratura.Ricetta di Stulin Liliana di Tribil Superiore di Stregna.
Chiese votive della Benecia illustrate da Moreno Tomasetig / Le vie delte Slavia nel progetto di Moreno Tomasetig |
Con una conferenza in modalità digitale, lo scorso 15 aprile è stato presentato il «Cammino delle 44 chiesette votive» ideato dalla pro loco «Nediške doline» e realizzato grazie allo studio naturalistico «ForEst». L’itinerario di lunga percorrenza si divide in 10 tappe e collega tra loro i sette comuni delle Valli del Natisone, ai quali si aggiungono Prepotto e Cividale del Friuli.
Il percorso permette al pellegrino e all’escursionista di percorrere le valli dei fiumi Natisone, Alberone, Cosizza, Erbezzo e Judrio partendo e tornando a piedi dalla stazione ferroviaria di Cividale, nonché di usufruire delle attività ricettive e di ristoro offerte dal territorio.
Le protagoniste del cammino sono le 44 chiesette votive selezionate da Tarcisio Venuti nel volume «Chiesette votive da S. Pietro al Natisone a Prepotto». Il percorso le mette in collegamento, permettendo la conoscenza di arte, storia, natura e cultura della Benecia.
I promotori dell’iniziativa intendono porre in essere una collaborazione diffusa tra istituzioni, attività economiche ed associazioni interessate dal percorso. Ritengono, infatti, che il Cammino sia una occasione di promozione delle Valli del Natisone e del Judrio e possa avere ricadute positive anche in termini economici e sociali su questi territori.
«Tra la seconda metà del XV e la prima metà del XVI secolo la Slavia fu un grande cantiere dove noti e ignoti artisti sloveni si susseguirono nel costruire, ampliare e restaurare le antiche e piccole chiese di stile romanico disseminate sui monti e nelle valli. (…) Fu un vero risveglio religioso e artistico; (…) un risveglio che rinvigorirà e salderà i rapporti tra gli Sloveni delle Valli del Natisone con quelli dell’Isontino e della Slovenia centrale», ha scritto Giorgio Banchig nel volume «Slavia-Benečija. Una storia nella storia» (edizioni Most).
Significativo, infatti, che i beneciani, sotto la Repubblica di Venezia, si siano rivolti per quest’opera gigantesca – una chiesa per ogni 3,7 chilometri quadrati e ogni 87 persone – ad architetti e artisti sloveni. Sembra proprio il desiderio di evidenziare la propria appartenenza linguistica e culturale al mondo sloveno.
Per questo risulta davvero di difficile comprensione che i promotori del «Cammino delle 44 chiesette votive» abbiano scelto solo la lingua italiana per denominare l’itinerario e per i cartelli indicatori. E questo proprio quando la Comunità di montagna Natisone e Torre ha installato sui sentieri delle Valli del Natisone quasi duecento cartelli bilingui italiano-
France Bevk nacque il 17 settembre 1890 in una modesta famiglia di contadini a Zakojca pri Cerknem, in una zona montuosa dell’Alto Isonzo. Quando compì 17 anni si trasferì a Gorizia, dove per qualche tempo fece l’apprendista. In seguitò studiò e si diplomò presso l’Istituto magistrale locale. Dopo la maturità lavorò come insegnante in varie scuole del Litorale sloveno, fino al 1917 quando fu chiamato a prestare servizio come soldato nel Fronte Orientale. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si trasferì a Ljubljana, dove lavorò come giornalista.
Nel 1920 tornò a Gorizia, dove si occupò di editoria e diresse le riviste locali in lingua slovena Mladika e Goriška straža. A causa del suo impegno nella difesa della cultura e dell’identità nazionale degli sloveni del Litorale fu perseguitato dalle autorità fasciste e fu più volte incarcerato e mandato al confino. Nel 1943 si unì ai partigiani e fu nominato presidente della Commissione del Fronte di Liberazione per il Litorale sloveno. Alla fine della guerra occupò alte cariche nella Repubblica Socialista Slovena. Morì a Ljubljana nel 1970 ed è sepolto nel cimitero di Solkan.
Bevk fu uno dei più prolifici scrittori sloveni. Iniziò da giovanissimo scrivendo poesie, per dedicarsi poi quasi esclusivamente alla prosa (romanzi, racconti, novelle, letteratura per ragazzi). I temi centrali a cui Bevk attinge nelle proprie opere sono la storia locale dal medioevo in poi e la vita dei contadini delle sue terre. Il romanzo Človek proti človeku (“Uomo contro uomo”), ad esempio, è ambientato nel XIV secolo nel territorio tra Cerkno, Cividale e Udine e narra la storia della piccola nobiltà locale che si ribella al patriarca di Aquileia e lo uccide, ma viene a sua volta annientata dal nuovo patriarca.
Bevk fu appassionato narratore anche della storia a lui contemporanea, soprattutto della vita dei contadini della zona di Tolmin e Cerkno, nei quali vedeva l’incarnazione della forza e della vitalità primordiale (v. ad esempio Ljudje pod Osojnikom (“La gente sotto l’Osojnik”). Lo scrittore descrive la lotta per la sopravvivenza in una natura ostile, in cui gli uomini si muovono spinti dagli istinti e da passioni irrefrenabili.
Anche la letteratura per ragazzi di Bevk ha per protagonisti i bambini delle famiglie contadine che vivevano tra i monti di Tolmin (Pastirci (“I pastorelli”), Grivarjevi otroci “I figli di Grivar”, Pestrna (“La bambinaia”)).
L’opera più importante di Bevk è il romanzo Kaplan Martin Čedermac (“Il cappellano Martin Čedermac”), pubblicato con lo pseudonimo “Pavle Sedmak”, ambientato negli anni trenta del secolo scorso nella zona abitata dalla minoranza slovena tra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Kobarid, nota come Benečija o Slavia Veneta. Il romanzo racconta le vicende di un anziano sacerdote che si scontra con le leggi fasciste che nel 1933 proibirono l’uso dello sloveno durante le funzioni religiose e il catechismo. Il cappellano Čedermac soffre per l’inguistizia verso il proprio popolo e non sa come agire, combattuto tra il dovere di obbedienza verso le autorità e il desiderio di opporsi all’oppressione fascista. Rifiuta un tentativo di corruzione da parte di un ufficiale della Prefettura, nasconde i libri di preghiera in sloveno che altrimenti sarebbero stati requisiti dalla polizia e rischia di finire in carcere. Il romanzo si conclude con il pensionamento dell’amareggiato cappellano, che viene sostituito da un altro più giovane e meno “scomodo” al regime.
Per il suo romanzo Bevk trasse ispirazione da una persona realmente esistita, don Anton Kufolo (1889-1959), cappellano a Laze pri Podbonescu (Lasiz presso Pulfero). Ancora oggi il termine “Čedermac” è usato in sloveno per indicare il clero che in Benečija o più in generale nel Friuli Venezia Giulia difese la cultura della minoranza slovena dagli attacchi del regime fascista italiano.
Fate una passeggiata in città, guardatevi intorno, fate una ricerca in internet. Dove possiamo trovare tracce di France Bevk nel mondo di oggi?
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