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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga

antifascista

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16 mar 2021

Siamo un popolo senza eredi?

 


Questo dovrebbe essere un anno particolare per noi sloveni, il ventesimo della legge di tutela, soprattutto per noi Beneciani, che fummo fagocitati nel Regno d’Italia nei tempi in cui lo Stato sabaudo riusciva a mettere insieme i brandelli della penisola. Si diceva, a quei tempi, che se si era fatta l’Italia erano ancora da fare gli italiani.

Mi sono riletto per l’ennesima volta il programma stilato specificamente per la nostra italianizzazione. «Non faremo nessuna violenza; ma adopreremo la lingua e cultura di una civiltà prevalente quale è l’italiana per italianizzare gli Slavi in Italia, useremo speciali premure per migliorare le loro sorti economiche e sociali, per educarli, per attirarli a questa civiltà italiana, che deve brillare ai confini tra gli stessi che sono piuttosto ospiti nostri. (…) Supponiamo che tutti i giovanetti slavi che appartengono alla provincia di Udine sopra Cividale, Faedis, Attimis e Tarcento e nella Valle di Resia venissero istruendosi alla lingua e cultura italiana… è certo che la trasformazione sarebbe accelerata. … Ci sono tempi nei quali per difendere i confini della nazione si adoperano le armi; e ce ne sono altri in cui si adopera la parola educatrice ed il progresso economico» (Giornale di Udine 22 novembre 1866).

È molto utile un’esegesi, una lettura critica del testo completo, per evidenziare quanto quel famigerato

programma presenti ancora oggi la sua nefasta portata. È veramente magistrale, ipnotica la fabulazione della politica italiana nel proporre belle visioni, per nascondere «realtà» di ben altra reale consistenza. Infatti, di quel programma di «civilizzazione» nei confronti delle comunità slovene, un popolo ritenuto incivile, arretrato, barbaro e semidemente, destinato a primo baluardo al confine, l’unico fatto concreto, applicato con pervicace sadismo, fu l’italianizzazione forzata, portata avanti di giorno in giorno, di anno in anno per tutti i 155 che ci separano dalla proclamazione. Sì, perché l’aggressività politica, la presa in giro, l’umiliazione, il disprezzo, la snazionalizzazione programmata, dopo un periodo di rodaggio divenne routine, consuetudine… regime. Sistematico, fino a portare i malcapitati a solidarizzare con l’aggressore.

Ci si può chiedere perché la nostra situazione odierna sia talmente involuta da preconizzare l’estinzione di questa nostra civiltà che, nel suo piccolo, ha creato le Banche di Antro e Merso, le Vicinie, una democrazia e solidarietà interna che oggi potremmo chiamare come primo gruppo sociale che aveva adottato per sé, come retaggio di vita sociale ed economica, quello che oggi chiamano FIL la «Felicità Interna Lorda» in contrapposizione al PIL che sta distruggendo il pianeta nella folle corsa allo sfruttamento di ogni risorsa. Uomo e natura, un connubio,magari limitato alla pura sopravvivenza, ma

segno di una civiltà ben diversa da quella bellicosa e aggressiva del mondo che li circondava.

Avessero messo a disposizione della gente «Slava» sopra Cividale, Faedis, Attimis, Resia, un briciolo di quella civiltà, cultura, attenzione, «premura» sbandierati con tanta enfasi dai vari poteri costituiti, saremmo oggi nelle condizioni disastrose che le comunità citate subiscono passivamente?

Lo so, purtroppo non siamo finiti solo noi in quel trita-culture, lingue e identità. Ci dice qualcosa di analogo quel motto friulano di tre sole parole: «Libars di scugnì là» – liberi di dover andarsene.

E di fatto, tra spopolamento, disattenzione colpevole ai diritti delle zone depresse montane, limitazione e smantellamento di servizi essenziali sul vasto territorio confinario, ci stanno indicando che quegli Slavi di allora o sono divenuti «altro», si sono italianizzati secondo il programma, o se ne sono andati. Molti chissà dove, la maggioranza al cimitero, senza lasciare la propria memoria storica, culturale, religiosa, civile, umana a chicchessia, privati di eredi e di discendenza consapevole. Non sono riusciti ad annientarci tutti, a italianizzarci del tutto, ma, di questo passo, di sloveno rimarrà forse solo un folclore da «PowWow» alla canadese, dove gli «indiani» americanizzati mettono in mostra musica, balli, insegne, cibo e artigianato indigeno, sfoggiando copricapi di piume d’aquila fasulle.

Riccardo Ruttar

https://www.dom.it/siamo-un-popolo-senza-eredi_smo-narod-brez-dedicev/

Vaccino AstraZeneca, stop precauzionale in tutta Italia


 L'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ha deciso di estendere in via del tutto precauzionale e temporanea il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca su tutto il territorio nazionale, in attesa dei pronunciamenti dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco.

Lo stop è stato deciso in linea con gli analoghi provvedimenti adottati oggi da altri Paese europei, come Germania e Francia. Ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso. L’Aifa, in coordinamento con Ema e con gli altri Paesi Ue, valuterà tutti gli eventi che sono stati segnalati a seguito della vaccinazione.

L'Agenzia - si legge ancora nella nota ufficiale - renderà nota tempestivamente ogni ulteriore informazione che dovesse rendersi disponibile, incluse le ulteriori modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che hanno già ricevuto la prima dose.

Ema ha reso noto, in un comunicato, che prosegue le indagini e terrà una riunione straordinaria giovedì 18 marzo su AstraZeneca. Secondo l'agenzia europea, in ogni caso, i benefici del vaccino "superano sempre i rischi".In mattinata i carabinieri del Nas, su disposizione della Procura di Biella, avevano sequestrato le dosi di un secondo lotto 'sospetto', l'ABV5811 (il precedente, sequestrato l'11 marzo, riportava la sigla ABV2856), su decisione dell'Unità di crisi della Regione Piemonte, in seguito alla morte sospetta di un docente poche ore dopo la somministrazione del vaccino.

In osservanza a quanto disposto in via precauzionale dall'Aifa, le operazioni di vaccinazione in Friuli Venezia Giulia con il siero AstraZeneca sono state momentaneamente sospese. Lo ha reso noto il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi.

Nel dettaglio, per quel che riguarda il lotto '5811', le giacenze di AstraZeneca "bloccate" in regione ammontano in tutto a 2.980 dosi, così suddivise a livello territoriale: Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) 620; Azienda sanitaria Friuli Occidentale (Asfo) 2.360; Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) zero. La quantità complessiva di dosi del lotto posto sotto sequestro consegnate originarimente alla regione corrisponde a 10.100: 3.600 ad Asugi, 3.600 ad Asufc e 2.900 ad Asfo.https://www.ilfriuli.it/articolo/salute-e-benessere/vaccino-astrazeneca-stop-precauzionale-in-tutta-italia/12/238302

15 mar 2021

LA FOCE DEL FIUME ISONZO E LA VAL CAVANATA IN FRIULI VENEZIA GIULIA

 


A piedi, in bici o…con i pattini per cercare relax e benessere nella natura

In questo articolo vi racconterò di un’area alquanto estesa che va dalla Riserva Naturale della Val Cavanata – in località Fossalon, frazione di Grado – al villaggio di Punta Sdobba e del biotopo del Caneo che fa parte della Riserva Naturale Foce del fiume Isonzo. All’interno di essa si trova anche l’Isola della Cona che è una vera e propria isola posta sulla sinistra orografica del fiume Isonzo ed il canale della Quarantia.

Ci troviamo quindi in un territorio unico e meraviglioso posto tra i comuni di Grado e Monfalcone. Tutti i luoghi sopracitati sono accomunati dal fatto che si possono visitare a piedi, in bicicletta e in alcuni casi anche percorribili con i pattini. Sono riserve e habitat particolari dove sarete immersi nella natura più selvaggia ed autentica. Per questo motivo ho deciso di trattarli assieme e raccontarveli uno ad uno. Venite con me alla scoperta della foce del fiume Isonzo e della Val Cavanata!

VALLE CAVANATA

La Valle Cavanata appartiene al comune di Grado ma si trova nella frazione di Fossalon, nata alla fine degli anni ‘30 in seguito alle bonifiche attuate dal fascismo per dare terra da coltivare a veneti, friulani, emiliani ed esuli istriani. Ha una superficie di 341 ettari di cui 67 in mare. È situata superato il ponte sul canale di Primero ad est di Grado. In passato era per l’appunto una valle da pesca ed è delimitata proprio dal canale di Primero. Si tratta di un’area ricca di canali e corsi d’acqua che comunicano con il mare aperto tramite chiuse regolabili (tipico delle valli da pesca). Si ammirano le barene, cioè le isole ricche di vegetazione in grado di vivere con l’acqua salata, mentre durante i periodi di bassa marea si verifica il fenomeno delle velme, ovvero aree fangose che affiorano dal letto dei corsi d’acqua.


È un’area di valore internazionale per l’avifauna

poiché garantisce condizioni ottimali per la sosta e la nidificazione di numerosi volatili delle zone umide. Molto spesso soprattutto in inverno troverete una copiosa “nuvola rosa”: un gruppo di fenicotteri che da diversi anni ha scelto questo luogo per trascorrere le proprie vacanze!

Partendo dal centro visite dove potete noleggiare anche le biciclette – però attenzione agli orari di apertura ai quali vi rimando al sito  www.vallecavanata.it o alla relativa pagina Facebook “Riserva naturale Valle Cavanata” – vi consiglio di arrivare all’argine alla Baia Mula di Muggia e di salire sulla rampa dove si trova la pista ciclo pedonale (potete arrivarci anche in macchina). Io la trovo bellissima e la pratico di solito con i pattini. Ci sono pochi incontri, poche macchine che passano a lato strada e tanta pace e tranquillità. E come tralasciare la vista sulla laguna ed il golfo di Trieste? Panorami sensazionali. La pista arriva fino al ristorante albergo Caneo, quindi la partenza si può fare in un senso o nell’altro. Trovate anche un breve video sulla Valle Cavanata nel canale Youtube di Torzeando.


10 ° GIORNATA DEI DISTURBI ALIMENTARI



In data 19 giugno 2018, la Giornata del Fiocchetto Lilla è finalmente sancita
dalla Presidenza del Consiglio e il 15 marzo è riconosciuto istituzionalmente come
giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione.

OBBIETTIVI DELLA GIORNATA 

  • difendere i diritti fondamentali di chi è colpito da un DCA, combattendo informazioni distorte e/o pregiudizi;
  • sensibilizzare l’opinione pubblica, facendo conoscere la frequenza, le caratteristiche e le gravi conseguenze che questi disturbi possono avere per la salute fisica e psicologica di chi ne soffre;
  • scoraggiare il distacco ed il disinteresse da parte di chi non è direttamente coinvolto dalla malattia;
  • accrescere la consapevolezza a livello individuale, collettivo ed istituzionale del carattere di epidemia sociale che i DCA stanno assumendo a livello nazionale e mondiale;
  • creare una rete di solidarietà verso chi è colpito da DCA, personalmente o in famiglia, per combatterne il disagio relazionale e il senso di abbandono e sconfiggere l’omertà che accompagna questi disturbi.

Iniziamo la settimana col sorriso

vignetta di Moreno Tomazetig


L'ubriacone è ritornato tardi a casa...Maledetta porta !

Mi verserò ancora un bicchiere di vino!

Perchè chiudi gli occhi quando bevi?

Perchè il dottore mi ha detto che il vino non devo neppure guardarlo...


Cividale del Friuli – in restauro il portone di Palazzo de Nordis

 


E’ iniziato da pochi giorni un altro intervento migliorativo su Palazzo de Nordis voluto dal Comune di Cividale del Friuli. Si tratta del restauro del portone d’ingresso al prestigioso palazzo che si affaccia su Piazza Duomo.

Il portone risale ai primi del Novecento ed è opera del noto architetto Domenico Rupolo di Caneva di Sacile (1861 – 1945) che, in quel periodo, fu chiamato a ristrutturare il palazzo e progettare gli allestimenti interni per le collezioni d’arte civiche. La foggia del portone riprende gli stili più cari al Rupolo (neogotico, neorinascimentale, neoclassico ecc.) che applicava creativamente nelle sue opere, associati alle novità del liberty. É eseguito in essenza di larice con inserti di abete. Tale lavorazione gli conferisce un aspetto rustico e poco incline a rappresentare un ingresso gentilizio. È probabile che il portone fosse stato dipinto di colore “grigio piombo”, come si evince da un lacerto sull’incastro superiore del portone, per esaltare le qualità plastiche e stagliare le borchie in fusione di bronzo.

“E grigio piombo – o similare – ritornerà dopo il restauro” – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Ruolo.

“Abbiamo utilizzato un avanzo di bilancio per questo intervento – continua Ruolo che spiega che – il legno del portone evidenzia una notevole usura, soprattutto dal verso esterno. Le venature sono approfondite dal logoramento per lo stillicidio meteorico. Tutti gli interventi in corso d’opera sono stati condivisi con la Soprintendenza e il cantiere avrà durata di circa due settimane”.

“Questo intervento ci permetterà di rendere ancora più accogliente l’ingresso del Palazzo che ricordo essere diventato “il nuovo biglietto da visita” per i turisti da quando il punto dell’Informacittà è stato trasferito al piano terra del de Nordis che ospita anche la preziosa Collezione d’arte De Martiis. Nel corso dei prossimi mesi – conclude l’assessore – metteremo a bilancio altre risorse lavorando sempre nell’ottica di migliorare i servizi al turista in qualità di Comune Turistico nonché di Città d’arte”.http://vocedelnordest.it/?p=14441

14 mar 2021

Vignetta di Cecco Dotti

 

Buon compleanno Einstein

 


Io non pretendo di sapere cosa sia l’amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l’amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L’amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L’amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.

Albert Einstein

A Resia per la lingua madre


 Domenica, 21 febbraio, con un bel video in dialetto sloveno resiano, postato sulla pagina Facebook della Biblioteca comunale di Resia, anche la comunità resiana ha voluto celebrare la Giornata internazionale della lingua madre, istituita nel 1999 dall’Unesco per promuovere la diversità linguistica, culturale e il multilinguismo.

La ricorrenza ricorda un drammatico episodio avvenuto proprio il 21 febbraio del 1952. In quell’anno, infatti, a Dacca alcuni studenti furono uccisi dalla polizia del Pakistan mentre rivendicavano il riconoscimento ufficiale della loro lingua, il bengalese.

L’iniziativa locale, promossa dal Comune di Resia/Rezija e dall’Ecomuseo Val Resia, ha coinvolto alcuni giovani resiani che, nel video, si sono espressi ognuno nella propria variante del dialetto resiano, invitando tutti ad usarlo. Ciascuno con il suo personale punto di vista, inoltre, hanno spiegato l’importanza del parlare nella propria lingua madre. Il suo quotidiano utilizzo, a volte inconsapevolmente, veicola opportunità, tradizioni, memoria, modi di pensare e fa sì che i parlanti, ma anche chi arriva in queste particolari comunità, ricordino di vivere in un contesto diverso da quello dominante.

La ricorrenza è stata anche l’occasione giusta per ribadire che i diritti linguistici fanno parte dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità di tutto il mondo. Ancor più nella nostra regione, dove convivono da secoli i parlanti le lingue friulana, slovena e tedesca o i loro dialetti. Oggi, purtroppo, le lingue dominanti come l’italiano e l’inglese stanno fagocitando le lingue minoritarie, che vengono parlate da sempre meno persone. In Italia con la legge 482 del 15 dicembre 1999 la Repubblica, in attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei, tutela le proprie minoranze linguistiche storiche. Oltre a questo importante diritto, non vanno dimenticate le opportunità, non sempre evidenti, che possono derivare dall’utilizzo di una lingua minoritaria in alcuni settori, soprattutto in campo turistico ed economico. Pensiamo alla tipicizzazione dei prodotti e alle produzioni di servizi che hanno come base la lingua. O ai musei realizzati nei territori della minoranza linguistica slovena in provincia di Udine. Oggi la diversità è da molti, fortunatamente, percepita come una ricchezza, che contribuisce all’appiattimento della globalizzazione. Questo importante concetto è stato ben espresso ed evidenziato dai giovani nel video della Val Resia, dove traspare non la nostalgia di una Resia che non c’è più, ma la ferma volontà, quasi un accorato appello, a fare di più per continuare a vivere nella vallata all’ombra del Canin/ta-pod Ćanïnawo sinco. (Sandro Quaglia)

https://www.dom.it/v-reziji-za-materni-jezik_a-resia-per-la-lingua-madre/

Raoul Casadei - Romagna mia (OMAGGIO A RAOUL CASADEI IL RE DEL LISCI...

Raoul Casadei (Gatteo15 agosto 1937 – Cesena13 marzo 2021) è stato un musicista e compositore italiano, famoso per il contributo alla diffusione del ballo liscio.Diplomato alle magistrali, Raoul Casadei fu per diciassette anni maestro elementare. Si appassionò di musica all'età di sedici anni, quando lo zio Secondo, direttore della più famosa orchestra di liscio romagnolo (fondata da lui nel 1928), gli regalò una chitarra.

Alla fine degli anni cinquanta iniziò a partecipare agli spettacoli dell'Orchestra Casadei. Lo zio decise di rinominare la sua formazione Orchestra Secondo e Raoul Casadei.

Dagli anni sessanta, l'Orchestra Casadei diffuse la musica da ballo romagnola in tutta l'Italia eseguendo più di 365 concerti all'anno (si suonava non solo la sera ma anche il pomeriggio). Nel 1971, dopo la morte dello zio Secondo, Raoul prese in mano la conduzione dell'orchestra.

La sua principale prerogativa fu quella di far conoscere a livello mondiale il genere musicale del liscio, attraverso i valori della propria terra romagnola: la famiglia, l'amore e l'amicizia.

Negli anni settanta avvenne il cosiddetto "boom del liscio". Si formarono migliaia di orchestre e si riempirono le scuole di ballo. Nel 1973 Raoul scrisse uno dei suoi più grandi successi, Ciao mare. Negli anni seguenti registrò altri successi: SimpatiaLa mazurka di periferiaRomagna e SangioveseRomagna CapitaleTavola grande. L'Orchestra Casadei da allora fu sulla cresta dell'onda: partecipò per la seconda volta[1] al Festivalbar (1973), esordì al Festival di Sanremo (1974) e a Un disco per l'Estate (1975). Raoul fu anche interprete di spot pubblicitari per Barilla e Biancosarti, film e fotoromanzi; compose inoltre le musiche di sigle televisive fra cui ...E viene sabato, e poi domenica per la trasmissione Domenica In del 1977 , Rimini Rimini Rimini per l'edizione del 1991 della trasmissione Stasera mi butto, e Figli miei, vita mia, sigla italiana della telenovela brasiliana omonima). Il nome "Casadei" fu spesso citato in canzoni di diversi giovani artisti pop.

Nel 1980 si ritirò dal palcoscenico e continuò a gestire l'orchestra da dietro le quinte. Nel 1981 inaugurò la motonave "La Nave del Sole", una balera galleggiante che da quell'anno fino al 1996 trasportò i turisti lungo la riviera romagnola sulle note del liscio. Nel 1997 la motonave venne venduta e nel 2000 Raoul propose alla già famosissima Motonave Tritone (di Cesenatico) di esporre sullo scafo il logo "La Nave del Sole" per mantenere viva la tradizione. Tuttora Tritone “La Nave del Sole” è in partenza dal porto di Cesenatico.

Nel 2001 il figlio Mirko Casadei si mise al timone dell'orchestra. Mirko «rivoluziona di nuovo tutta l'orchestra e la ribattezza beach band portandola ancora più vicina alle nuove generazioni, proponendo i grandi successi Casadei rivisitati.»[2] Il rinnovo dell'orchestra comprendeva sia il cambio di musicisti[3], sia nuovi arrangiamenti per il repertorio.

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immagine di Moreno Tomazetig il vignettita delle valli dal Dom  Era il 6 maggio 1976,alle ore 9.10 di sera,io mi trovavo a casa di una mia a...

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