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30 nov 2020

Il Covid-19 si diffonde in Benecia-Covid-19 se močno širi tudi v Benečiji


 Crescono anche in Benecia, Resia e Valcanale i contagi da Covid-19 (ormai non ci sono casi solo a Drenchia) e con essi anche l’allarme tra la popolazione, che è costretta a restare nei confini del proprio comune di residenza o domicilio. Proprio l’impossibilità di muoversi ha imposto la sospensione della celebrazione della santa messa in sloveno al sabato sera a San Pietro al Natisone. I fedeli, infatti, vi confluivano da tutte le Valli del Natisone e oltre..

Pandemije, ki jo povzroča novi koronavirus nie videti konca. Okužbe še naprej rastejo. Tudi v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini. Na začetku tiedna je bluo v sedmih kamunah Nediških dolin že 46 okuženik. Narvič v kamunu Svet Lienart, nobedan v Dreki. Sevieda so ljudje v velikih skarbeh. Od nedieje 15. novemberja je Furlanija Julijska krajina je na oranžni coni. Zatuo ljudje ne smiejo iz svojega kamuna, če na za dielo, za se zdraviti in druge zlo potriebne opravila. Vse tuole je trieba dokazati. Bari, oštarije, restavracije in agriturizmi so zaparti. Lahko dajejo hrano za s sabo al’ jo lahko parnesejo na duom. Seviede še naprej vajajo prepuovedi, ki so ble za armeno cono. Od 10. zvičer do 5. ure zjutra je prepoviedano iz hiše. More se von samuo za dielo, zdravstvene in druge nujne potriebe. Koriere in vlaki morejo sparjeti samuo 50 par stuo ljudi, kar je sedežu. Zaparti tudi muzej, arzstave, teatri in kina (činema). Zaparte so telovadnice in bazeni. Prepoviedane so kulturne, zabavne in športne prireditve. Parporočeno je tudi, de se v hišo na adan krat sprime narvič 6 ljudi. Trieba je zuna svojega doma nimar imieti nastaknjeno masko.  Četudi je FJK v oranžni coni so še naprej odparti vartaci, primarne in nižje sriednje šuole. Študentje viših sriednjih šuol se uče od duoma na kompjuterju. Odparte so tudi butige, a so komercialni centri zaparti ob sabotah in nediejah. Odparte so cierkva in se darjujejo maše; sevieda je trieba strogo spoštovati določila, regole, ki vajajo že od maja naprej. Sabotne maše po slovensko v Špietru pa na bo, dokar bojo ljudje spet mogli iz svojega kamuna. Videnski nadškof je do konca miesca stuoru ustaviti učenje katekizma, vierme, parve svete obhajila. V Sloveniji je zaradi bolizni Covid 19 stanje še buj slavo ku par nas. Vse je zaprto in na vozijo koriere in vlaki. Čez konfin v Slovenijo se lahko gre samuo za dielo in zlo potriebne opravila, drugač je trieba pokazati negativen bris (tampon), ki na smie biti buj star ku 48 ur, al’ iti v karanteno

https://www.dom.it/covid-19-se-mocno-siri-tudi-v-beneciji_il-covid-19-si-diffonde-in-benecia/

Un pezzo di Slovenia sarà quest'anno protagonista in piazza San Pietro durante le festività natalizie!

 Un pezzo di Slovenia sarà quest'anno protagonista in piazza San Pietro durante le festività natalizie!

🎄🇸🇮
Viene dalle foreste di Kočevje, infatti, l'abete rosso alto 28 metri e con diametro di 70 centimetri che verrà addobbato nel cuore della Città del Vaticano.
🌲⛪️

A distanza non è didattica


Se c’è un problema di difficilissima soluzione originato dalla pandemia da Covid è quello della scuola, nel senso che non è da sottovalutare la questione palliativa della fantomatica «Didattica a distanza», ormai ridotta ad una sigla, la Dad. Per come la vedo io, questa Dad, in quanto «a distanza», contraddice il primo termine, lo svuota dei suoi significati più radicali e lo stesso termine «didattica» è estremamente riduttivo nei confronti del concetto e della funzione educativa della scuola. Perché la scuola, per la sua funzione sociale, di «compagni, di maestri, di confronto, di emulazione, di impegno, collaborazione, rapporti reciproci, è ben altro che la sola didattica ». Purtroppo la «distanza» ne elimina la parte più importante.

Ho fatto il maestro, ho insegnato proprio ai bambini delle scuole elementari nel loro periodo di vita più intenso, più fecondo, più aperto ad ogni esperienza mutuata dall’opera educativa degli adulti, nel raffronto costante con il gruppo dei pari. La scuola non può essere intesa come operazione unidirezionale di insegnamento a saper leggere, scrivere e far di conto, ma è molto, molto di più. Imparano, appunto, ad entrare nella società, interferire con gli altri.

L’esperienza diretta dei fenomeni della crescita di un bambino, a partire dalla culla, è ben altro che studiarla sui libri, ed io, ad esempio, rimango folgorato nell’osservare l’evoluzione del nipotino nel suo primo anno e mezzo di vita. Incredibile quanto ogni giorno si sviluppi in lui ogni capacità, l’interazione con chi si cura di lui, dai genitori ai nonni, dal cuginetto ai compagni d’asilo, dall’ambiente e dalle suggestioni che lo stimolano. Vedo che è tutto questione di interazione. Lo osservo, il piccolo, e mi accorgo quanto egli sia costantemente collegato, come una cinepresa a 360 gradi, alle persone ed all’ambiente che lo circonda. Scopro come sia veloce ad imparare, a collegare la mia parola all’oggetto che gli indico ben prima che abbia imparato a dire «Ciao nonno». Ma lo faguardandomi; mi guarda, segue il mio sguardo e la mano che lo indica e prima ancora che lo sappia pronunciare associa l’oggetto al suo nome.Succederebbe la stessa cosa, imparerebbe il nome di un oggetto se la parola

provenisse da un altoparlante, quindi senza l’interazione con chi cerca di insegnargliela? No, il bambino farebbe fatica a memorizzarla.

La scuola con l’insegnante presente ha questa funzione, di favorire, di stimolare l’attenzione del bambino con la modulazione della voce, con la stessa mimica facciale, con i gesti, con la trasmissione diretta di emozioni. La persona viva… tutt’altro che un’immagine fotografica o filmica, con una voce che proviene da una macchina. Al mio nipotino di 18 mesi piacciono dei brevi filmati, in particolare Coco, un piccolo brano del capolavoro diDisney-Pixar. Nulla di nuovo, in ciò, ma il comportamento che ha avuto alla presenza anche dei nonni, quando una sera dopo cena, in preparazione della visione ha preso per un dito me e mi ha condotto e fatto sedere sul divano accanto al suo papà, ha fatto lo stesso di seguito con la nonna e la mamma ho capito cosa per lui, e per me, vuol dire famiglia. Lui in mezzo a noi ha voluto compartecipare il suo divertimento. Lo so, è una banalità, ma che per il nonno ha un significato di tutt’altra natura. Lo lascio intuire a chi non lo ha provato, ma il fatto fa riflettere.

Crescerà il nipotino, ma troverà accanto a sè persone con cui condividere? Da cui apprendere non solo nozioni, ma emozioni, valori, modi di comportamento direttamente dall’esempio di persone vive, di cui avvertire il calore fisico, ascoltare voci vere, guardare negli occhi ed avvertire quel raggio che scocca tra sguardi non vuoti e assenti dello schermo. Cosa possiamo aspettarci da una qualsiasi Dad? A me fa paura per l’assenza o la sostanziale limitazione del coinvolgimento attivo nell’apprendimento.

Quale dimensione sociale dello studio è possibile, se lo è, con la Dad? Facciamolo questo sforzo solidale, tutti, per il bene dei nostri figli e nipoti, per il nostro e loro futuro! Quello di bloccare ‘sto maledetto Covid 19, rispettando le regole, draconiane o meno che siano! Basta che ne usciamo, a qualsiasi costo materiale.

https://www.dom.it/a-distanza-non-e-didattica/

Covid-19 I luoghi dove si rischia di più il contagio




 Ambienti chiusi, aria aperta, uso della mascherina, distanza, aria condizionata: molte ricerche scientifiche stanno cercando di capire quali sono i contesti più favorevoli alla diffusione del nuovo coronavirus. Uno studio pubblicato nel settembre del 2020 sulla rivista Jama Internal Medicine ha esaminato i casi di contagio durante un seminario buddista a Ningbo, in Cina.

I partecipanti all’evento sono arrivati in pullman, si sono radunati all’aperto e poi hanno pranzato insieme in un luogo chiuso. Chi è stato infettato e come si è trasmesso il virus? Rispondere a questa domanda è essenziale perché l’identificazione e la gestione dei luoghi ad alto rischio è uno dei punti principali per contenere l’epidemia.

Il video di Le Monde.(guardalo cliccando il link  qui sotto)

https://www.internazionale.it/video/2020/11/18/covid-19-luoghi-contagio

29 nov 2020

Udine preparativi di Natale

 Pensando al Natale....

Udine, 29 novembre 2020....
foto di Roberto Bardelli in fb

Anche una crisi svela aspetti preziosi-Krizni čas je lahko dragocen

 Può apparire come qualche cosa di cinico, e drammaticamente irrispettoso, parlare dei potenziali effetti positivi di una crisi, e ancor più durante una crisi come quella attuale, con tante persone che soffrono e che muoiono. Nondimeno è necessario: anche, e proprio, in questi momenti mantenere lucidità, distinguere tra le apparenze, tra il bene e il male, dal quale – l’esperienza insegna – può anche derivare qualche cosa di buono. E in effetti possiamo osservare che il virus produce effetti diversi, diretti e indiretti, voluti o non voluti, in diversi settori, a volte in modo del tutto inatteso.

C’è già una certa letteratura a riguardo, come dicono gli economisti, che sono maestri in fatto di cinismo – do not waste a good crisis, non sprecare una buona crisi … –; è ovvio che con il lockdown sono spariti dalle strade i pusher che rovinano i nostri giovani, ci sono meno incidenti e meno polveri sottili, e che in molti riscopriamo valori di vicinanza che si erano affievoliti. Qualche sociologo ha anche azzardato una riduzione strutturale del lavoro sommerso – piaga secolare dell’economia italiana –, considerando che solo chi ha il posto in regola può chiedere «ristori» e quant’altro.

C’è certamente in giro una certa tristezza, e i rischi di un effetto depressivo «di massa» non sono da non sottovalutare, ma c’è anche molta meno stupidità in televisione e altrove. Le categorie deboli sono sicuramente le più coinvolte, ma è evidente un recupero di tensione solidale; gli adolescenti – forse i più colpiti emozionalmente dal lockdown – avranno modo di recuperare e anche riflettere sulla sofferenza che a volte colpisce indistintamente tutti, quindi potranno capire che non tutto è dovuto, che la vita non è un’ininterrotta Disneyland: sarà una lezione dalla quale trarranno giovamento per tutta la vita (i bambini invece, si spera, potranno continuare a frequentare la scuola, che si rivela essere, al momento, un luogo piuttosto sicuro, ottimamente gestito da una categoria, gli insegnanti del servizio pubblico, troppo spesso oggetto di critiche). Comunque si assiste a scene di studenti che «scioperano» per poter tornare sui banchi di scuola (non per andare a spasso!): secondo qualcuno il virus ci renderà tutti un po’ più seri e consapevoli. Se posso permettermi una nota autobiografica, grazie alla «tranquillità» del lockdown, ho anche potuto concludere il libro di 500 pagine sulla geopolitica in Asia centrale, tutte fonti in russo, tedesco e cinese, che altrimenti sarebbe ancorà lì.

Ci vorrà tempo per verificare l’impatto di tutto questo sugli elementi «strutturali», ma certamente il virus sta cambiando alcune tendenze di fondo, che si pensavano irreversibili, chissà, forse portando a qualche cambiamento importante nelle abitudini, e anche nella stessa geografia, e sullo stesso schema centro- periferia che si è consolidato in modo così distruttivo nel corso dei decenni. Il virus porta a ridurre le occasioni di contiguità, e in genere di socialità, e allora porta a recuperare relazioni di tipo intimo e familiare, il dialogo con se stessi, e con i propri cari; si cerca con insistenza il contatto con la natura, la solitudine dei grandi spazi – di cui le nostre montagne abbondano. E questo, chi vive in periferia, lo può notare: i laghi di Fusine e del Predil – solo per parlare della Valcanale – in ottobre erano affollati come Lignano in agosto, aree camper e campeggi sono pieni anche fuori stagione, seconde case abbandonate vengono recuperate, borghi sperduti e destinazioni inconsuete diventano meta di visite sempre più frequenti (in regione siamo fortunati, abbondiamo di località straordinarie, e raggiungibili in giornata – ce ne siamo accorti anche prima che il Mangart finisse sui barattoli della Nutella). E così per tutta una serie di eventi che fanno pensare a una riscoperta delle località periferiche e a un cambiamento delle consuetudini: come si legge sul Dom, bambini di Udine vanno a scuola a Taipana, o da Tarcento a Vedronza – dove possono studiare anche qualche ora in slovensko, finalmente! – ; e poi imprenditori delle Valli – e delle aree periferiche in genere – che si mettono insieme: tra le varie iniziative «Le donne della Benečija», «Marajna», «Sapori delle Valli», «Invito a pranzo»; così il successo che sta registrando l’albergo diffuso di Tribil Superiore, che ha registrato un boom di presenze, e altre strutture ricettive; così per sentieri di montagna e tematici presi d’assalto dagli escursionisti, e così per le attività agricole e agrituristiche, e questo – a quanto sembra – un po’ dappertutto in Benecia, Resia e Valcanale.

È evidente che, seppure davanti a un computer, i nostri operatori stanno intensificato i rapporti: mettendosi in «rete» poi sarà più facile collegarsi anche materialmente. In genere la società della periferia sta avendo un certo risveglio; devo dire che, in epoca di lockdown, abitualmente mi ritrovo, non so perché, la mattina presto a partecipare a riunioni informali, e spontanee, nei cortili, con i miei vicini, che abitualmente neppure vedo per settimane o mesi (tutti impegnati come sono, in epoca di normalità, nelle loro faccende): ci ritroviamo lì certamente a maledire il virus, ma anche a discutere di iniziative. Può essere una svolta per il futuro delle nostre valli, così come è successo in passato – in bene e in male – per altre catastrofi (pensiamo solo al terremoto).

Certamente non si può parlare di effetti positivi del coronavirus, nondimeno si stratta di aspetti da considerare. Il virus è qui, tra di noi, dobbiamo stare attenti, ma prima o poi scomparirà, se ne andrà come è venuto, improvvisamente, e allora dovremo essere pronti a raccogliere i cocci e a ripartire. (Igor Jelen, professore di Geografia politica ed economica all’Università di Trieste)

V težkih razmerah, v katerih živimo od marca naprej, so naše doline pokazale kar nekaj prednosti in so za marsikaterega postale privlačne kot turististična destinacija, pa tudi kot kraj stalnega bivališča. Številni podjetniki so končno spoznali, da je treba skupaj delati. To bo še kako koristno, ko bo koronakriza mimo. O tem razmišlja Igor Jelen, univerzitetni profesor za politično in ekonomsko geografijo.

.https://www.dom.it/krizni-cas-je-lahko-dragocen_anche-una-crisi-svela-aspetti-preziosi/

poesia di Pierluigi Cappello

 


Pierluigi Cappello


Stroncato da un male incurabile, Il 1° ottobre è morto a Cassacco, in provincia di Udine, il poeta friulano Pierluigi Cappello. Era nato a Gemona nel 1967 e la sua vita era stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Cappello era considerato uno dei principali poeti contemporanei italiani: proprio dall’immobilità del suo letto e della sedia a rotelle partiva per involarsi sul tappeto volante della poesia – anche in lingua friulana -  come aveva rivelato in un’intervista: “Fondamentalmente mi interrogo su che cos’è l’«altro da me» e quali siano i modi di percepire questo «altro», su quale sia il rapporto con il tempo e come cambiano le modalità dell’esistenza”.

POESIA SCRITTA CON LA MATITA

Sono devoto all’anima di grafite della matita:
un solo colpo di gomma e il segno lasciato sparisce,
sentieri imboccati con leggerezza
si riconducono alla docilità della via maestra
i crolli vengono evitati con un’alzata di spalle,
l’imprevisto è un vecchio con il pugnale spuntato.

L’anima di grafite non conosce soste, esitazioni:
nel suo stesso procedere in avanti
ci chiama alla possibilità del ritorno,
nel suo segno scuro riposa la dolcezza del bianco
e Angelina torna a sorridere
tenendo per mano un bambino
abbagliato dal sole.

Tricesimo, 5 gennaio 2010

https://cantosirene.blogspot.com/2017/10/pierluigi-cappello.html

27 nov 2020

L’ Avvento ci prepara al vero Natale


 ll periodo dei preparativi spirituali e devozionali al Natale inizia con la prima domenica d’Avvento, quest’anno il 29 novembre, e si conclude nella settimana successiva alla quarta domenica d’Avvento, nella Vigilia di Natale, il 24 dicembre. Col periodo d’Avvento la Chiesa cattolica inizia un nuovo anno liturgico e a prepararsi al Natale. Il termine latino adventus significa venuta. Il Signore è giunto due volte. La prima nel mondo come essere umano, nato dalla Vergine Maria; la seconda è attesa nel giorno del giudizio. I cristiani credono nella venuta invisibile del Signore nel cuore dell’uomo per opera dello Spirito Santo ovvero nella presenza segreta di Dio nel cuore di ogni uomo. Il periodo d’Avvento ha un duplice carattere: è tempo di preparazione alla Natività di Gesù, il 25 dicembre; al tempo stesso ci ricorda l’attesa della seconda venuta di Cristo, alla fine dei tempi. Un segno esteriore della preparazione al Natale è la corona dell’Avvento. Da noi è tradizione prepararne per le case e le chiese, con quattro candele. L’aumentare della luce simbolifica l’aumentare del bene nella vita. Fissate su una corona di elementi vegetali, le quattro candele richiamano le quattro domeniche d’Avvento. L’uso è mutuato dai popoli germanici. In Slovenia ha preso piede negli anni ’80 del XX secolo. Nelle chiese è sistemato nei presbiteri, in posizione visibile. La sua forma rotonda richiama la perfezione e l’eternità. I rami sempreverdi ci parlano della vita, di Gesù Cristo che giunge tra noi. Il colore viola rappresenta la speranza che l’oscurità sarà vinta. Le quattro candele, solo di colore viola o bianco, rappresentano quattro momenti salienti (la creazione, la venuta come uomo, la redenzione e la fine del mondo); i quattro punti cardinali  (nord, sud, est e ovest), che ci parlano dell’universalità di Cristo fatto uomo per il mondo e tutto il genere umano; rappresentano le quattro stagioni, rimandando all’importanza della nascità del Cristo per tutte le ere della storia; rappresentano la vita umana; la candela accesa (alla nascita) si fa sempre più piccola, ricordandoci l’avvicinarsi della fine della vita e la caducità terrena. Avvicinandoci alla nascita di Gesù c’è sempre più luce; allo stesso modo, anche avvicinandoci sempre più a Dio.

https://www.dom.it/advent-nas-pripravlja-na-pravi-bozic_lavvento-ci-prepara-al-vero-natale/

26 nov 2020

Fino al Papa per la messa in sloveno

 


Dopo la vasta eco della conferenza stampa organizzata a Ugovizza dall’associazione «don Mario Cernet» per richiamare l’attenzione sull’assenza di servizio pastorale in lingua slovena in Valcanale, la questione della presenza delle lingue locali nelle parrocchie di Benecia, Resia e Valcanale è arrivata nelle sedi istituzionali. Della vicenda si è occupato il consiglio permante della Conferenza episcopale slovena nella riunione del 23 novembre. Nei giorni precedenti, su iniziativa della ministra per gli Sloveni d’oltreconfine e nel mondo, Helena Jaklitsch, il vescovo di Murska Sobota e delegato per le minoranze slovene e la diaspora, mons. Peter Štumpf, aveva voluto fare il punto della situazione direttamente con alcuni rappresentanti delle associazioni di ispirazione cattolica degli sloveni della provincia di Udine. Ne è emerso che nell’Arcidiocesi ormai sono presenti solo due sacerdoti di lingua slovena, ai quali vanno aggiunti alcuni sacerdoti e religiosi di lingua friulana e italiana che hanno davvero a cuore le sorti dei fedeli di lingua slovena e si sforzano di usare anche la loro lingua nelle celebrazioni. Si tratta, in ogni caso, di iniziative sporadiche e lasciate alla buona volontà dei singoli, in quanto non c’è un impegno organico della Chiesa Udinese a favore delle lingue locali – anche per il friulano e il tedesco –, seppure tale sollecitudine sia contemplata dalle Costituzioni sinodali. Il caso limite è proprio la Valcanale, dove un religioso sloveno, dopo un anno di proficuo servio pastorale, non è stato confermato. «Tutte le richieste rivolte ai responsabili ecclesiastici e politici non hanno dato frutto, perché gli attuali vertici della Chiesa locale non sono favorevoli alle minoranze linguistiche », si legge nel comunicato emesso dall’Ufficio governativo per gli sloveni d’oltreconfine e nel mondo. Pertanto, ora la Conferenza episcopale slovena attiverà i canali che riterrà più adatti per dare una risposta alle esigenze che salgano dalle comunità. Già nella conferenza stampa di Ugovizza era stata prospettata l’eventaulità di rivolgersi direttamente alla Santa Sede e allo stesso Papa che, come confermato anche da mons. Štumpf, è molto attento ai diritti delle minoranze.

https://www.dom.it/

25 nov 2020

Nelle nostre valli ancora contagi ma la crescita sta rallentando


 


fonte https://novimatajur.it/attualita/nelle-nostre-valli-ancora-contagi-ma-la-crescita-sta-rallentando.html

Rallenta la crescita dei contagi nelle Valli del Natisone, del Torre e in Valcanale. In tutte e tre le aree si registra comunque un aumento del numero dei positivi. Ma l’incremento sembra in frenata nelle ultime due settimane dopo l’impennata rilevata, con i dati forniti dalla protezione civile regionale, fra il 2 e il 9 novembre scorsi. Il 15 novembre, ricordiamo, il governo ha introdotto per tutta la regione le misure della zona arancione. Nei sette comuni delle Valli del Natisone sono rilevati, a tutto il 23 novembre, 57 casi, 11 in più rispetto ad una settimana fa. 80 i casi considerando anche Prepotto e Torreano, per un più 17,6 per cento. Aumento ben diverso rispetto al più 180 per cento registrato fra il 2 e il 9 novembre scorsi. Resta stabile, con 18 positivi, la situazione a San Leonardo, fino alla scorsa settimana il comune più colpito. Il numero più alto dei positivi si registra a San Pietro che passa dai 13 ai 23 casi. 18 (con 7 casi in più) anche il numero di contagi a Torreano. Due casi in più a Pulfero che arriva a quota 11. Scendono invece i positivi a Prepotto, da 9 a 5, a Savogna, da 3 a 2, e a Stregna, da 3 a 1. Stabile Grimacco con due casi e Drenchia a zero. In controtendenza la situazione a Cividale che registra 161 casi: un più 69,5 per cento che è un incremento maggiore rispetto a quello della settimana scorsa che era più 61 per cento.

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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