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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga

antifascista

antifascista

27 ott 2020

proverbio friulano

 


‘E son tanc’ mus che si semèin


Ci sono tanti asini che si somigliano

Per dire che non è oro tutto quello che assomiglia, non sono uguali tanti fatti che sembrano identici, non si possono fare confronti semplicistici per situazioni che in apparenza hanno le stesse caratteristiche.
Le parole hanno un loro peso particolare quando si vuol mettere vicino esperienze e persone che, a prima vista, presentano lo stesso volto, mentre guardate con più attenzione si rivelano completamente diverse.
Più sottile ancora il significato vuol riferirsi alla bontà di certe apparenze da mascherature che poi, alla resa dei conti, hanno tutt’altro contenuto.
Come sempre nel parlare popolare friulano, le cose più umili – gli asini! quasi per una sottolineatura di rusticità casalinga – possono insegnare molto anche a quanti si credono in grado di giudicare con superficialità le situazioni di altri, senza averne una conoscenza diretta o soltanto fermandosi alla superficie delle cose.
Le quali cose non sono mai tanto semplici come possono apparire.

COVID19

 


Indossando la mascherina
salvi vite
Indossa la mascherina
Igienizza le mani
Mantieni la distanza di sicurezza

Proteggiti e salvaguarda gli altri intorno a te informandoti e adottando le dovute precauzioni. Segui le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie locali.

Per prevenire la trasmissione di COVID-19:
Igienizza spesso le mani con acqua e sapone o usando un apposito prodotto disinfettante a base alcolica.
Mantieni una distanza di sicurezza da chiunque tossisca o starnutisca.
Indossa una mascherina quando non è possibile rispettare il distanziamento fisico.
Non toccarti gli occhi, il naso o la bocca.
Tossisci o starnutisci nella piega del gomito o usa un fazzoletto di carta, coprendo il naso e la bocca.
Se non ti senti bene, resta a casa.
In caso di febbre, tosse e difficoltà respiratorie, contatta l'assistenza sanitaria.
Chiama prima di presentarti in ambulatorio: consentirai agli operatori sanitari di indirizzarti rapidamente alla struttura sanitaria adeguata. Questa precauzione garantisce maggiore protezione per te e consente di evitare la diffusione di virus e altre infezioni.
Mascherina
La mascherina contribuisce a evitare la trasmissione del virus dalla persona che la indossa agli altri, ma da sola non protegge dal COVID-19 ed è da impiegare in combinazione con il distanziamento fisico e l'igiene delle mani. Segui le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie locali.

AFORISMA

 


Il funzionamento del cervello umano è la cosa più straordinaria che ci sia.

dal web

Emergenza Covid-19, nuove norme per l’ingresso in Slovenia – Domande più frequenti

 


Purtroppo la seconda ondata dell’epidemia da coronavirus Covid-19 sta colpendo molto duramente la Slovenia in queste settimane. Il Governo sloveno sta quindi cercando di correre ai ripari per rallentare il più possibile i contagi. Questo, purtroppo, implica anche misure molto restrittive che hanno coinvolto prima di tutto i cittadini sloveni e ora anche l’ingresso in territorio sloveno dai paesi confinanti. Abbiamo preparato una FAQ con le risposte alle domande più frequenti.

I confini tra Italia e Slovenia sono chiusi?

No, i confini non sono chiusi. E’ però limitato l’ingresso all’interno del paese.

Ai valichi di confine e ai punti di controllo interni della Repubblica di Slovenia i servizi sanitari possono saltuariamente verificare lo stato di salute delle persone che transitano il confine.

Tutti i valichi di confine per l’ingresso in Slovenia, restano al momento aperti, inclusi quelli secondari.

Il Friuli Venezia Giulia è zona rossa?

La Slovenia considera tre liste di Paesi in base al livello di rischio epidemiologico (lista verde, arancione e rossa). Dal 24 ottobre alcune regioni italiane, tra cui il Friuli Venezia Giulia, risultano inserite nella lista rossa della Slovenia (le altre regioni sono: Abruzzo, Valle d’Aosta, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e la Provincia di Bolzano).

Se sono residente nel Friuli Venezia Giulia ed entro in Slovenia, devo andare in quarantena?

Per tutte le persone che entrano nella Repubblica di Slovenia e hanno residenza permanente o temporanea in uno Stato o regione inseriti nella lista rossa (quindi anche il Friuli Venezia Giulia) o che arrivano da tali zone viene disposta una quarantena di dieci giorni. La quarantena non è prevista se la persona è in possesso di un documento che certifichi l’esito negativo del test per la presenza di COVID-19, che non deve essere antecedente a 48 ore.

Ci sono eccezioni alla quarantena e all’obbligo di presentare l’esito negativo del test?

L’obbligo di quarantena e di presentare l’esito negativo del test non valgono nei seguenti casi:

  • lavoratore migrante giornaliero (c.d. lavoratore transfrontaliero) con rapporto di lavoro in uno degli Stati EU o altri stati Schengen, presentando documento o dichiarazione sottoscritta che giustificano il passaggio del confine in qualità di lavoratore migrante giornaliero;
  • persona che transita attraverso la Repubblica di Slovenia e la lascia entro 12 ore dall’ingresso;
  • persona che attraversa il confine (quotidianamente o occasionalmente) per motivi scolastici e di studio o per svolgere ricerche scientifiche nella R. di Slovenia o all’estero, presentando una documentazione adeguata, nonché i suoi genitori o accompagnatori che rientrano attraversando il confine entro 24 ore dall’ingresso;
  • persona che attraversa il confine per motivi personali urgenti ed inderogabili o per motivi commerciali urgenti e lo può dimostrare con adeguati documenti e rientra il più presto possibile ma non dopo più di 48 ore dall’ingresso;
  • persona che è stata trasportata nella Repubblica di Slovenia in ambulanza o con un veicolo sanitario e il personale medico all’interno del veicolo;
  • persona che è in grado di dimostrare che nella giornata in corso ha fissato un appuntamento per visita medica o intervento nella R. di Slovenia o in uno Stato membro UE o Schengen, e che rientrerà subito dopo la visita medica o l’intervento ossia non appena le condizioni di salute lo permetteranno (insieme al suo accompagnatore se quest’ultimo è necessario a causa delle condizioni di salute);
  • persona che attraversa il confine per motivi familiari per mantenere i contatti con i familiari stretti e riattraversa il confine entro 72 ore dall’ingresso in Slovenia;
  • persona che non ha ancora compiuto 14 anni d’età e attraversa il confine insieme a un familiare stretto che ha esibito il risultato negativo del test.
  • persona che lavora nel settore del trasporto internazionale e lo può dimostrare al passaggio del confine con il “certificato per i lavoratori del trasporto internazionale” o con un altro documento adeguato comprovante che sta svolgendo il trasporto per conto del datore di lavoro;
  • persona che è proprietaria o affittuaria di terreni agricoli frontalieri nell’area di confine oppure su entrambi i lati del confine di stato e attraversa il confine di stato per svolgere lavori agricoli-forestali

Per la lista completa delle eccezioni si veda: QUI.

Limiti per Ingresso in Slovenia da COVID19

Che cosa si intende per “transito”?

Transito significa che la persona interessata deve lasciare il territorio sloveno entro 12 ore dall’ingresso, effettuando il viaggio senza soste non strettamente necessarie. I passeggeri possono assolvere a compiti necessari durante il transito, come fare rifornimento di carburante, fermarsi per esigenze fisiologiche, ma non pernottare. La persona in transito deve essere in possesso di un documento di viaggio in corso di validità (anche il visto o il permesso di soggiorno, se richiesto). Non è consentito l’ingresso in Slovenia a una persona che si prevede non possa lasciare il territorio della Slovenia a causa delle misure dei paesi vicini.

Cosa si intende per “familiari stretti”?

Sono considerati familiari stretti: coniuge, convivente, partner da unione partenariale contratta e non contratta e divorziato e partner che, in base a decreto giudiziario, ha l’obbligo di sostenere gli alimenti, e i relativi genitori, figli legittimi e illegittimi, figli adottati e bambini che, con relativo decreto dell’organo competente, sono stati affidati alla famiglia ai fini di adozione.

Cosa si intende per “visite mediche urgenti”?

Sono considerati visite mediche e interventi urgenti e interventi quelli in cui l’omissione del trattamento potrebbe provocare un peggioramento delle condizioni di salute. Non sono compresi quei servizi che possono essere eseguiti nel paese d’origine o se si tratta di visite specialistiche di routine (prime visite in ginecologia, oculistica, dermatologia, ecc.) e di controlli di prevenzione.

In Slovenia c’è il coprifuoco?

Dal 21.10.2020 in Slovenia è in vigore il divieto di movimento delle persone dalle 21:00 alle 06:00. Multa prevista: da euro 400 a euro 4.000.

Il divieto non vale se gli spostamenti sono dovuti ai seguenti scopi:

  1. rimuovere pericoli immediati per la salute, la vita e il patrimonio;
  2. recarsi sul posto di lavoro e rientrare nonché attuare mansioni lavorative urgenti;
  3. accedere e offrire servizi per i casi d’urgenza;
  4. svolgere servizi di consegna di cibo, bevande, medicinali e beni di prima necessità;
  5. viaggio di chi entra nella Repubblica di Slovenia per transito attraverso il territorio della Repubblica di Slovenia per entrare nello Stato limitrofo o presso il proprio domicilio in Slovenia.

In Slovenia c’è il divieto di assembramento?

Sono vietati gli assembramenti con più di sei persone. Inoltre sono vietate tutte le manifestazioni, i raduni, i matrimoni e i riti religiosi.

In Slovenia bisogna indossare la mascherina anche all’aperto?

Nelle “regioni rosse” è obbligatorio indossare la mascherina anche all’aperto nei luoghi pubblici. Attualmente tutte le regioni in Slovenia sono “rosse”.

In Slovenia ristoranti, bar e palestre sono aperti?

Le palestre e tutti i locali di ristorazione sono chiusi.

A chi posso rivolgermi per ulteriori informazioni?

Ambasciata d’Italia in Slovenia:

  • +386 1 4262194; +386 1 4262320 e +386 1 4258659 (in orario di ufficio)
  • per emergenze: +386 41 736 773.
  • e-mail: consolare.lubiana@esteri.it

Consolato Generale a Koper-Capodistria:

  • +386 5 6273747 (in orario di ufficio)
  • per emergenze: +386 41 707565
  • e-mail: consgen.capodistria@esteri.it

Sito del Governo Sloveno con informazioni in italiano: CLICCA QUI.

Fonti



26 ott 2020

GRAZ


Per un sacerdote nelle nostre lingue

 I valcanalesi sono molto legati alle lingue e culture locali, che nel corso della storia sono state difese e sostenute anche da molti sacerdoti. Da un punto di vista storico nei paesi della Valcanale un tempo prevalentemente di lingua slovena hanno sempre prestato servizio sacerdoti di lingua slovena o bilingui – che parlassero italiano e sloveno. In Valcanale l’ultimo sacerdote bilingue è stato don Mario Gariup, giunto a Ugovizza sulla scia di una petizione in favore di un sacerdote che parlasse anche lo sloveno, che gli ugovizzani avevano inviato nel 1973 all’allora arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti. Gariup ha prestato servizio in Valcanale dal 1974 fino alla sua morte, nel febbraio dello scorso anno. Con l’eccezione di p. Peter Lah, che soprattutto in estate segue il santuario del Monte Santo di Lussari, anche nel nuovo anno pastorale della Valcanale non c’è servizio religioso in sloveno, tedesco e friulano.

Da queste considerazioni ha preso il via la conferenza stampa convocata dall’Associazione/Združenje don Mario Cernet venerdì, 23 ottobre, nella sala del Consorzio vicinale di Ugovizza, per richiamare l’attenzione sull’assenza di servizio religioso nelle lingue locali della Valcanale – soprattutto in sloveno.

A nome dell’Associazione Cernet, Alessandro Oman ha prima di tutto ricordato le iniziative di don Gariup per la difesa e valorizzazione della cultura slovena, proseguite fino alla sua morte.


A novembre 2019 l’incarico di parroco della Collaborazione pastorale di Tarvisio, con la cura delle parrocchie di Tarvisio, Camporosso, Fusine, Cave del Predil, Ugovizza e Malborghetto-Valbruna, è stato assunto da don Alan Iacoponi. Ha 43 anni ed è nato in Bolivia. Ad aiutarlo in pianta stabile nelle parrocchie della Valcanale, come vicario parrocchiale, ora c’è solo don Gabriel Cimpoesu, che ha 44 anni e viene dalla Romania. Nel presentarsi alla comunità, l’anno scorso don Iacoponi aveva mostrato grande apertura, promettendo che avrebbe imparato anche lo sloveno e il tedesco. Ma, con l’eccezione di Lussari, nell’ultimo anno nella vita religiosa di Ugovizza e Camporosso lo sloveno è stato presente soprattutto su iniziativa dei fedeli, che hanno contribuito con letture, quando non con qualche preghiera bilingue; a Valbruna col canto, ripreso l’anno scorso.

La situazione si protrae da novembre dell’anno scorso, quando ha concluso il proprio servizio p. Jan Cvetek. Fino ad allora il padre francescano, che ha 39 anni e proviene da Bohinj, aveva collaborato soprattutto nelle parrocchie di cui fino alla morte era stato titolare don Mario Gariup, ovvero a Malborghetto, con le filiali di Bagni di Lusnizza, Santa Caterina e Valbruna, e a Ugovizza. Allo scadere dell’accordo tra l’arcidiocesi di Udine e la provincia francescana slovena i fedeli della Valcanale hanno preparato una lettera, con cui hanno chiesto ai responsabili di accogliere nuovamente p. Cvetek nell’arcidiocesi di Udine, indirizzandolo alle loro comunità. La lettera è stata sottoscritta da un migliaio di fedeli da tutte le località valcanalesi – e nella valle risiedono circa cinquemila abitanti. Il documento è stato consegnato dai rappresentanti di varie parrocchie della Valcanale all’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato, già a dicembre dell’anno scorso. La risposta alla lettera, però, non è ancora arrivata.

Nell’ultimo anno sono giunti a prestare aiuto nelle parrocchie della Valcanale diversi sacerdoti, prevalentemente per le Messe festive. Le attività pastorali e la catechesi, infatti, sono seguite da don Alan Iacoponi.

Gli organizzatori della conferenza stampa hanno richiamato l’attenzione anche sulla vitalità dell’uso della lingua slovena durante le celebrazioni religiose. Questo uso risale a molto lontano nel tempo e nella storia ed è tuttora radicato soprattutto nelle parrocchie di Ugovizza e Camporosso; la tradizione slovena continua a essere presente anche nella chiesa filiale di Valbruna, attraverso il canto. Oman ha rilevato la vivacità della Valcanale in seno all’arcidiocesi di Udine. La sua ricchezza religiosa e culturale si esprime, tra l’altro, attraverso il mantenimento delle celebrazioni religiose anche in lingua slovena, i tradizionali riti delle processioni, i canti in sloveno e la stretta collaborazione col mondo della scuola attraverso la stessa Associazione Cernet.

In riferimento alla tradizione culturale e religiosa slovena di Ugovizza, Camporosso e Valbruna, Oman ha richiamato l’enciclica di San Giovanni Paolo II dal titolo Slavorum apostoli, nella quale il papa notava come lo stesso Cirillo rivendicasse la pari dignità delle lingue slave davanti all’ebraico, al greco e al latino nonché la dignità di ogni lingua. Oman ha, quindi, citato anche il defunto arcivescovo di Udine, Alfredo Battisti, che al Dan emigranta del 1977 aveva spiegato come il messaggio cristiano non abbia lingue esclusive. «La Chiesa è chiamata ad inserirsi, incarnarsi nelle diverse culture di popoli che rendono vario, ricco, bello il mondo». E ancora: «La Chiesa perciò è per la giustizia, per la verità, per la libertà dei popoli, contro ogni discriminazione razzista, culturale, linguistica, sociale. È la consolante verità ribadita nel Concilio Vaticano II che in particolare nella liturgia si è ispirata a questo criterio. Come è normale usare la lingua locale nelle conversazioni, nella vita familiare, così è normale usare tale lingua anche nella preghiera, nel culto, nel colloquio con Dio. L’anima deve comprendere ciò che dicono le labbra».

L’Associazione don Mario Cernet ha concluso la conferenza stampa chiedendo alle autorità ecclesiastiche, ovvero all’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzoccato, di garantire la presenza di un sacerdote che parli italiano, sloveno e le altre lingue della Valcanale, affinché contribuisca a conservare il ricco patrimonio di fede, linguistico e culturale locale. Già padre Cvetek, nell’anno in cui ha operato in Valcanale, ha assolto positivamente a questo compito. I soci dell’Associazione Cernet ricordano come, in un solo anno, abbia saputo coinvolgere tutte le comunità parrocchiali in cui ha prestato servizio.

Se la richiesta dell’Associazione don Mario Cernet non sarà ascoltata, i soci intendono rivolgersi allo stesso papa Francesco, che in questi anni ha mostrato sensibilità per tutte le problematiche legate agli ultimi, alle minoranze, alle comunità cristiane abbandonate e inascoltate.

25 ott 2020

A Cividale del Friuli sulle tracce dei Benandanti — Trieste Arcana


Una visita guidata esperienziale fra le stradine e i segreti di Cividale, la bellissima cittadina del Friuli, già famosa per il suo Ponte del Diavolo e il meraviglioso Tempietto Longobardo, seguendo i passi dei Benandanti, sorta di maghi (e maghe) impegnati a combattere streghe e stregoni per proteggere i raccolti (e, quindi, la vita delle comunità rurali).Su chi fossero i Benandanti e come si svolgessero le loro battaglie durante le Quattro Tempora (i due Equinozi e i due Solstizi) sono stati scritti innumerevoli libri, il più famoso dei quali, poiché apripista degli studi sul tema, è quello di Carlo Ginzburg, pubblicato da Einaudi nel 1966 e recentemente ristampato da Adelphi.







Essendo, questo, un testo che lessi per la prima volta parecchi anni fa e che ho molto amato (tanto da riprenderlo in mano a periodi alterni), quando sono stata invitata a partecipare alla visita guidata organizzata da Turismo FVG e Tribeca Viaggi a Cividale ho accettato subito con entusiasmo.

Il punto di partenza è in Piazza Duomo dove la guida e ideatrice del tour, la bravissima Giovanna Tosetto, insieme alla narratrice Claudia Muscarà, ci hanno accolti per accompagnarci in questo viaggio arcano alla riscoperta di antichi culti e magiche visioni.Il percorso prosegue in Piazza delle Donne, stretta della Giudaica e Piazza San Francesco, fino alla suggestiva tappa del Monastero di Santa Maria in Valle, sede del Tempietto Longobardo.

Il Tempietto Longobardo (Cividale del Friuli)

Ma, senza nulla togliere ai gioielli visti fin qui, la grande scoperta per me è arrivata all’ultima tappa, che corrisponde alla seconda parte della passeggiata…

Il Monastero di San Giorgio in Vado e il Giardino del Chiostro

Immaginate di entrare in un mondo magico, fuori dal tempo, nel quale natura e cultura si fondono per regalarvi un’alchimia praticamente perfetta di colori, forme, profumi e sapori.

Il complesso monastico di San Giorgio, racchiuso in antiche mura tutt’ora esistenti, si trova sulla sponda sinistra del fiume Natisone, in località Vado (guado) di Rualis (raggiungibile a piedi da Cividale). Fino al 1432 vi abitarono le Monache agostiniane, successivamente passò all’ordine dei Frati Minori Osservanti di San Francesco che lo tennero per circa tre secoli. Nella seconda metà del Settecento, infatti, il Monastero di San Giorgio fu destituito come ente religioso per volere della Serenissima.

continua-https://triestearcana.com/2020/10/19/a-cividale-del-friuli-sulle-tracce-dei-benandanti/

Che ‘fichi’… i fichi caramellati al rum

 






da vita nei campi fb

di Roberto Zottar
Nella sua storia alimentare l’uomo ha sempre avuto il problema della stagionalità delle materie prime vegetali e la necessità di doverle preservare per i futuri momenti di carenza di cibo. Una delle prime tecniche di conservazione sperimentate è stata l’essiccazione, utile soprattutto per la frutta. L’emblema ne è il fico che lasciato al sole per una settimana, aperto a metà ma tenuto insieme dal picciolo, lo si potrà poi mantenere intatto per un anno. I Romani chiamavano “mangiafichi” i panciuti esponenti delle classe agiate. Il frutto è citato da Plutarco che nelle “Vite parallele” racconta di Catone che porta al senato un fico colto tre giorni prima a Cartagine in modo da mostrare loro a quanta distanza si trovasse il nemico. Apicio, tra varie ricette, prepara un brodo di fichi e alloro e Columella suggerisce di essiccarli e pigiarli in recipienti di terracotta con semi di anice e finocchio. La Scuola Medica Salernitana era invece convinta che il fico fosse un eccitante erotico e ribadiva “… veneremque vocat, sed cuilibet obstat”, cioè provoca lo stimolo venereo anche a chi vi si oppone.
A tavola i fichi riescono ad esprimersi al meglio, specie se in abbinamento ad altri alimenti quali anice e formaggio fresco, arance (la cui acidità ne bilancia la dolcezza), cioccolato (usato sia come copertura che come farcitura), mandorle, noci, fegato, carni da cortile e selvaggina (specie oca e anatra).
In Friuli, oltre che in un difficile scioglilingua goriziano “Ŭs frescs fics fraits”, cioè uova fresche e fichi marci, i fichi, tra cui il notissimo figo moro di Caneva, entrano in cucina in molte pietanze e il loro sapore intenso ed il loro profumo li rendono particolarmente adatti ad una degustazione sia freschi sia anche in preparazione di numerosi piatti, dolci o salati, cotti o crudi, caldi o freddi, che ne valorizzano le caratteristiche gustative ed olfattive. Brevemente qui ricorderei il “Persùt cui fics”, dove il prosciutto San Daniele si sposa con la dolcezza del frutto, lo “strucolo de fighi”, ed il “pan de fighi”, che fino a pochi anni fa veniva dato come “giunta”, come si diceva allora, in panetteria.
Come ricetta di oggi vi propongo dei fichi caramellati al rum. Mettete un kilo di fichi ritti in un tegame che li contenga in un unico strato. Copriteli con mezzo kilo di zucchero, un bicchiere di aceto e un bicchiere e mezzo d’acqua e fate bollire lentamente fino a quando il liquido non sarà sciropposo, ci vorranno due ore circa. Aggiungete del rum alla fine e invasate! Sono speciali con il gorgonzola, ma anche con formaggi sia stagionati che freschi o con un gelato o anche solo con panna montata.
Buon appetito!




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