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29 mag 2021
28 mag 2021
Anniversario per la don Blanchini
L’associazione don Eugenio Blanchini/Evgen Blankin quest’anno ricorda due importanti anniversari: i cento anni della morte del sacerdote beneciano del quale porta il nome e il venticinquesimo di fondazione. Le due ricorrenze sono state sottolineate nel corso dell’assemblea dei soci, che si è tenuta lo scorso 26 maggio nella casa della cultura slovena a San Pietro al Natisone. A ricordare ricordarle è stato Giorgio Banchig, presidente del sodalizio fin dalla fondazione. Dopo aver adeguato lo statuto alla luce della nuova normativa per il terzo settore, l’assemblea ha eletto il nuovo consiglio direttivo, che risulta composto da Igor Jelen, presidente, Gianfranco Topatigh, vicepresidente, Rino Laurencig, segretario, Sando Quaglia e Luciano Lister, consiglieri.
dal dom
27 mag 2021
Estate nelle Valli del Torre
Estate nelle Valli del Torre - Aperitivo di presentazione
La poesia di Mario Čuk
traduzione di Jolka Milič
ČAJ V SOBOTO POPOLDAN Ko te bom vabil na čaj,
Quando ti inviterò a prendere un tè |
Marij Čuk, giornalista, poeta, scrittore, drammaturgo, commediografo, critico teatrale e letterario. Editorialista ricercato di varie riviste slovene e coordinatore di progetti interculturali alla RAI fino al pensionamento. Membro della Comunità slovena in Italia, nella regione Friuli-Venezia Giulia.
Nato nel 1952 a Trieste, dove vive e dove ha frequentato le magistrali, diplomandosi. Laureato in slavistica e romanistica all’Università di Ljubljana.
Raccolte di poesia: Pesniški list št. 13 (Foglio di poesia 13), 1973; Šumenje modrega mahu (Fruscio del muschio azzurro), 1974; Zakleta dežela (II paese incantato), 1975; Suho cvetje (Fiori secchi), 1982; Igra v matu (Scacco matto – in tandem con Ace Mermolja), 1984; Sledovi v pesku (Tracce nella sabbia), 1993; Ugrizi / Morsi (raccolta con testi a fronte), 2003; Zibelka neba in dna (Culla del cielo e del fondo), 2007 e Ko na jeziku kopni sneg (Quando sulla lingua si scioglie la neve), 2014.
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Imparerò la lingua dei parrocchiani
Arriva nelle Valli del Natisone «con spirito di curiosità» don Alexandre Fontaine, il nuovo parroco di San Pietro al Natisone, Antro, Brischis ed Erbezzo. «Vengo in una terra – spiega – la cui bellezza ho già avuto modo di assaporare ogni volta che sono sceso da Castelmonte, spesso dal versante di San Leonardo. Non conosco ancora le persone e le tradizioni, ma inizio con tutto l’entusiasmo che caratterizza un sacerdote giovane. A me piace scoprire ed è anche con questo stato d’animo che ho accettato ben volentieri la proposta dell’arcivescovo. Non ci ho nemmeno pensato su».
L’ingresso solenne si terrà sabato 29 maggio alle 17 nella chiesa parrocchiale di San Pietro al Natisone e sarà presieduto dall’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
Don Fontaine, 34 anni il prossimo 13 settembre, è originario di Uccle (Belgio). Conclusi gli studi di teologia presso il Seminario interdiocesano a Castellerio, è stato ordinato nel giugno 2017, venendo poi destinato come cappellano nella parrocchia di Paderno. Ha lavorato molto con i giovani anche come referente della pastorale giovanile del vicariato urbano di Udine e insegnante in diverse scuole. «Quando si fanno le cose con passione vengono più facili», afferma.
Prima di entrare in seminario, don Fontaine si è laureato in bioingegneria. Parla cinque lingue: francese, fiammingo (olandese), italiano, friulano e inglese. Sa che a San Pietro al Natisone e Pulfero troverà una realtà bilingue. «Da seminarista – fa sapere – ho fatto servizio alcune estati sul Lussari con mons. Dionisio Mateucig, che mi ha parlato di questa zona.
Sul Lussari sono rimasto colpito dalla ricchezza culturale e linguistica della nostra diocesi e in questo senso sono contento di scoprire questa nuova realtà che per me è nuova, piacevole, interessante. Sono nato in una zona trilingue, dove si parlano francese, fiammingo e tedesco, un po’ come nelle Valli, dove le persone crescono con più lingue. E quindi si imparano, le si parla».
Alla domanda se intende imparare lo sloveno, risponde: «Scherzosamente dico che dove c’è posto per cinque lingue, c’è posto anche per sei. Se si sono imparate tante lingue in passato è bello impararne anche una nuova. E sul Lussari trovavo bella questa sfida della messa trilingue e qualcosa riuscivo a dire anche in sloveno, sicuramente con tutti gli errori di pronuncia del caso, dato che lingue di matrice slava non ne parlo.
Comunque la curiosità di conoscere ce l’ho e quindi anche di imparare la lingua del posto. Serve anche per un miglior rapporto con le persone. Ne ho esperienza con il friulano, con il quale riesco a entrare maggiormente in sintonia con chi parla quella lingua, soprattutto con gli anziani. E posso immaginare che anche nelle Valli le persone si trovino più a loro agio con la lingua di famiglia, la lingua parlata in casa. Quindi, se riesco a impararla un po’, sarà di giovamento per tutti. Magari (ride) potrei chiedere di frequentare qualche lezione alla scuola bilingue, se i bambini lo consentiranno…».
https://www.dom.it/naucil-se-bom-jezika-svojih-faranov_imparero-la-lingua-dei-parrocchiani/
26 mag 2021
Alle radici del crollo di Drenchia
L’associazione Kobilja Glava, venerdì 28 maggio alle 19 nella casa della cultura slovena a San Pietro al Natisone presenterà lo studio “Studio sull’architettura rurale di Drenchia” realizzato dall‘architetto Vida Rucli, con finanziamentoto della Zveza slovenskih kulturnih društev. Venerdì 28 maggio 2021 alle 19.00. Il testo integrale della ricerca è pubblicato sul sito dell’associazione https://kobiljaglava.com, (>Cosa abbiamo fatto > Altre informazioni). Lo studio prende in considerazione anche alcuni aspetti della recente storia demografica di Drenchia.«Il crollo della popolazione – vi si legge – si verifica negli anni ’60 quando nella Regione si registra un aumento vertiginoso della produzione industriale che assorbirà gran parte della manodopera fino allora impiegata in agricoltura. Le prime aree coinvolte in questo processo sono quelle più marginali e con scarsa, o nulla, offerta di lavoro. Numerosi lavoratori di Drenchia/Dreka finiscono nel Manzanese, ove in poco tempo le aziende che producono sedie saranno più di 2.000. L’abbandono dell’agricoltura, che per secoli era stata il settore economico preponderante, è talmente rapido che non permette neppure di adeguare, o trasformare, molti immobili ad essa collegati. Non servono più stalle, fienili, depositi/kašte, attrezzi e macchinari e gli immobili degradano rapidamente. Con l’abbandono poi delle superfici coltivate, campi e prati, cresce in modo incontrollato il bosco che oggi soffoca i paesi».
Dal 14 ottobre un nuovo capitolo per la verità per Giulio. Quello processuale. Sarà difficile, ma giustizia sarà fatta
Non è la prima notizia nei media italiani, nonostante la portata del fatto, sono passati 64 mesi, e per l'omicidio di Stato commesso contro Giulio, il 14 ottobre il processo, quel processo unico che si farà in Italia, contro, per ora, quattro esponenti di spicco della dittatura egiziana, avrà inizio. 64 mesi di fatica immensa. Inizia ora un nuovo capitolo, si apre un percorso nuovo, difficile, in salita, ma è arrivato. Arrivato forse a tempo di record, nonostante, tutto, visti gli incredibili depistaggi mossi in campo da parte egiziana e la poca collaborazione del sistema istituzionale italiano, salvo qualche rara eccezione che si può contare sulle dita di una sola mano. A livello diplomatico e politico Italia ed Egitto continuano a relazionarsi da amici. Cercheranno di relegare l'omicidio di Giulio in qualche angolo isolato, in ombra, a cui dare poca visibilità, non dovrà il processo turbare l'ordine delle cose raggiunto tra Italia ed Egitto. Il processo il 14 ottobre partirà. Un giorno non qualunque, il 14 è quello della scorta mediatica, il 14 è il giorno in cui l'Italia decise di normalizzare i rapporti con l'Egitto rispedendo l'ambasciatore in Egitto. Il 14 sarà il giorno in cui inizierà il processo per la verità per Giulio Regeni. Ammazzato da un regime canaglia, con cui l'Occidente continua a rapportarsi come se fosse un Paese qualunque e non una delle peggiori dittature di questo secolo. A giudizio sono finiti Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Quattro esponenti della National Security egiziana. Quattro nomi, quattro punte dell'iceberg del regime egiziano. L'Italia in giallo continuerà a sostenere senza se e ma la famiglia di Giulio, e questa Italia cresce di giorno in giorno e questo qualcosa vorrà pur dire. Bisogna dire grazie alla famiglia di Giulio, all'avvocato Alessandra Ballerini, per essere riusciti e riuscite a tenere il timone fermo, sono da esempio per quel mondo nuovo che è alle porte, che non vuole piegarsi ad un sistema cattivo e che annienta i diritti umani, hanno affrontato tempeste malvagie, onde funeste, evitato con maestria scogli micidiali che avrebbero fermato chiunque. La barca va, va verso la giustizia, quella vera, non di comodo. Sarà lunga, non tanto lunga, ma sarà lunga, sarà difficile, non una passeggiata, si dovranno ancora fare i conti con un sistema egiziano vendicativo e diabolico e mafioso e con un sistema Italia in parte colluso con quel mondo, ma la barca va, va verso il suo porto, non è lontano il porto della giustizia, se ne sente l'odore, è lì, che aspetta, ma da sola non potrà arrivare, servirà tutta la forza d'animo e di corpo del popolo giallo, quello che non si è mai arreso alle menzogne e alle vigliaccate della dittatura egiziana di Al Sisi ed alla complicità di parte del sistema Italia.
mb
fonte foto social
http://xcolpevolex.blogspot.com/2021/05/dal-14-ottobre-un-nuovo-capitolo-per-la.html
25 mag 2021
piove...piove
Sono giorni che piove! Ed è freddo. Oggi 25 maggio la massima è stata di 14 gradi.
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Ivan Trinko
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