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24 apr 2021

PIAZZA SAN GIACOMO DI UDINE

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 176627984_1425178277841417_6356061528146741081_n.jpg
foto di Roberto Bardelli

La chiesa di San Giacomo è un edificio di culto edificato nel 1378 per volere della Confraternita dei pellicciai, inizialmente come cappella che venne poi ingrandita. È situato nell'antica piazza di Mercatonuovo o delle Erbe, poi piazza Matteotti, ma più conosciuta come piazza San Giacomo.

La facciata attuale risale al 1525 ad opera di Bernardino da Morcote, mentre la cappella laterale fu aggiunta dopo il 1650. Sopra il portale è collocato l'orologio, sormontato da un balcone, ed inoltre la cella campanaria aperta da una bifora. Accanto sorge la cappella delle Anime realizzata nel 1744.

Aglli altri tre lati della piazza si affacciano antichi palazzi, alcuni dei quali hanno ancora tracce di affreschi; al centro della piazza, rialzata rispetto alla strada, vi è una colonna risalente al 1487 con un cima la statua della Vergine ed una fontana cinquecentesca, progetto di Giovanni da Udine.

A sinistra della chiesa, nella adiacente piazzetta si può notare un pozzo a pianta poligonale con edicola retta da colonnine; risale al 1486.

L'interno della chiesa è stato pesantemente riadattato in epoca barocca; il soffitto è stato decorato da Pietro Venier con Storie di san Giacomo. Altre opere che si possono ammirare all'interno:

  • Vergine con sante Apollonia ed Agata, opera di Fulvio Griffoni risalente al XVII secolo, collocata sul primo altare di destra;
  • San Fabio intercede per le anime purganti, opera di Pietro Venier risalente al XVIII secolo, collocata sul secondo altare di destra;
  • Vergine attorniata da santi di Antonio Carneo sul primo altare di sinistra;
  • due statue raffiguranti l'Arcangelo Raffaele e una Donna velata di Antonio Corradini.

Oratorio della Madonna del Suffragio

L'interno è decorato da Biagio Biagetti ed è stato completamente rifatto nel 1912; oltre che dalla piazza, vi si può accedere dall'attigua chiesa. Sopra il portale di ingresso è presente la grande tela di Michelangelo Grigoletti, raffigurante il Valore del suffragio (1865).

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giacomo_(Udine)

L'AMORE SUI MONUMENTI DI AQUILEIA

 


Amici miei… Aquileia non è mica Pompei o Ercolano con le sue pitture, con i graffiti in quantità che incisi sulle pareti tanto ci apprendono della vita festaiola e gaudente e intima di queste due cittadine. Esse si beavano nell’incanto del golfo partenopeo e trascorrevano giorni placidi, tranquilli in cui i piacere e i divertimenti e gli amori avevano non piccola parte.Non già che Aquileia fosse un romitorio, un monastero di cenobiti: basti dire che essa era un grande porto, e tutti mi comprendono, chè immediati si affacciano al riguardo i confronti con i porti dio mare nazionali e stranieri e con la loro meno buona fama, ma i problemi che nella città fortificata si presentavano agli abitanti, qui in prossimità dei confini e delle minacce che esse troppo spesso in sé contenevano o preannunziavano imponevano ovviamente un altro tenore di vita, più serio, più controllato.Ecco qui il gruppo marmoreo, un po’ malconcio ma gli altri marmi di Aquileia con lo stesso soggetto non eccellono per conservazione migliore, di Amore e Psiche che affettuosamente e insieme puramente si baciano e si abbracciano.Non c’è nel gruppo nulla della commovente storia dei due amanti quale è deliziosamente sviluppata nel romanzo LE METAMORFOSI dell’africano Apuleio, romanzo che più comunemente, ancorché meno esattamente, va sotto il nome de L’ASINO D’ORO..Ma ritornando al marmo mi piace ripetere che il bacio delle due creature è più pieno di grazia e di casti sensi; infatti i loro corpi sono staccati, non si toccano, i due innamorati sono spiritualmente non carnalmente uniti.E qui mi sia consentita una digressione.La cultura in esame cioè mi trae a rammentare la partecipazione di matrimonio che un amico archeologo ebbe a mandarmi qualche decennio fa.Essa diceva… “Eros et Psiche nos coniunxerunt” . Cioè queste nostre nozze sono dovute all’Amore e alla Psiche, dunque non solo all’attrazione fisica reciproca poiché se l’amore, e così lo celebra anche il “Convito” di Platone, è desiderio delle cose belle, esso non può esaurirsi nella materialità ma deve elevarsi fino al bello spirituale assoluto che è splendore duraturo, eterno di ogni perfezione.Questo voleva significare la frase riferita onde anche Psiche li aveva uniti, ossia l’anima in una reciproca comprensione, in un’intesa concorde forgiata dallo spirito la quale sola può garantire la vera felicità..Un altro bassorilievo ancora mi ha stupito vivamente attratto qui al Museo di Aquileia.E’ quello di un sarcofago che come dalla breve epigrafe sul listello di uno dei fianchi celebrava il bel mito di Admeto e Alcesti.La fiaba la credo troppo nota perché io abbia a dilungarmi onde mi limito a brevi cenni.L’oracolo di Delfo con un suo responso ha predetto che il re Admeto dovrà morire entro tre giorni se non trova qualcuno disposto a sostituirsi a lui, pronto a sacrificarsi per lui..Ma né congiunti né amici, né cittadini né schiavi, e nemmeno i suoi già vecchi genitori si mostrano inclini a rinunziare alla vita, cui tutti si rivelano attaccatissimi, al fine di garantire la continuazione dell’esistenza di Admeto.Non così Alcesti, la fedele, devota sua giovane sposa. Qui essa, a sinistra del riguardante ritta in piedi, in atteggiamento di mestizia, come anche dal peplo tratto sul capo e dalla mano portata al mento, semplice e raccolta, si accomiata dal mondo dei vivi per il bene, per l’avvenire del suo sposo regale reprimendo il santo affetto che essa sente per le sue due creature.Di fronte a lei, a destra, Ermes, psicopompo, deputato dunque ad accompagnare le anime nel mondo di là, che con gesto misurato, ma chiaro e manifesto indica ad Alcesti di seguirlo ormai nel gran viaggio da cui non vi ha più ritorno, viaggio che lo porterà dalla gioconda luce del sole al regno delle tenebre, al mondo delle ombre inconsolabilmente tristi, come anche dal noto rimpianto che esprime Achille nell’incontro con Ulisse disceso nell’Ade.

Euripide nella sua famosa tragedia “Alcesti” immagina poi, di fronte a sì iniquo destino e all’immenso spirito di sacrificio di quella sposa ideale, che Eracle il gran benefattore in fondo dell’umanità come dalle fatiche da lui sostenute, riesca indi a strappare Alcesti alla morte, all’Averno e a ricondurla al marito, ai figli, a quella luce di cui tutti siamo avidi e che è grande coefficiente della gioia del vivere.

STATUA DI AFRODITE – I secolo d.C.
Museo Archeologico Nazionale 
Aquileia

.Ho qui sul mio tavolo un frammentino di cotto, oh… una cosa apparentemente da nulla, raccolta da un mio amico aquileiese, al quale nel suo attento girovagare per i campi da agricoltore appassionato e intelligente quale egli è, nessuna anticaglia sfugge, anche se frammista alla terra, poiché egli rivela in materia un occhio esercitatissimo ed acutissimo…Non vi rimangono che due volti, cioè quello di un satirello riconoscibili come tale dalle orecchie puntute e dalla corona di edera in testa, ed il visino di una ninfa.Infatti l’amore dei satiri e di tutta la famiglia relativa si svolgeva essenzialmente alle ninfe che essi rincorrevano e inseguivano per le foreste, su per i monti e per i prati.Ecco, egli l’ha raggiunta, l’ha stretta fra le sue braccia, ed ella si lascia stringere come appare dal bacio ardente che suggella le loro bocche.

Il piccolo gruppo è modellato con cura. Il formatore è giunto a rendere lo struggente amore di questi esseri che la fantasia ellenica voleva viventi o, meglio, vaganti in una libertà assoluta a godersi la natura sì ma anche a sollazzarsi nel gaudio quasi selvaggio delle loro avventure amorose.

Donna e la sua anima – Museo Archeologico Nazionale Aquileia

.Si fa qui ammirare – e la osservano con vivo compiacimento i tanti visitatori del Museo – la elegantissima “Julia Donace, la conturbernalis”, cioè la compagna o l’amica di Quinto Cerrinio Corinto.Egli la volle effigiata sul fianco della grande ara funeraria da lui dedicata in primo luogo al suo patrono, un legionario defunto in Aquileia.Nel simpatico bassorilievo la gentile figura dell’amica è quasi integra, anche se ha sofferto un po’ nella boccuccia che un malaccorto restauro ha ancor più alterato.Il vedovato amante ha voluto che lo scultore gli rappresentasse la sua diletta come egli era solito vederla ogni giorno, piena di attrattiva nel suo vestire semplice ma di schietto buon gusto che ne fasciava la maliosa figura mettendo in risalto le belle forme; l’acconciatura poi è civettuola a onde e con un filare di riccioletti che le recinge a mo’ di corona la fronte mentre due ricci maggiori scendono ai lati delle orecchie e la massa dei capelli si raccoglie in una treccia pendula sulla nuca.Una mano, la sinistra, con gesto convenzionale solleva un lembo della gonna, l’altra non poteva restare inerte, né si poteva farle tenere la mela come si vede spesso in quelle figure che rappresentano donne regolarmente coniugate.Ed allora ecco il ventaglio rotondo nella destra alzata, ventaglio di sapore moderno, che le avrà tenuto compagnia nelle sue passeggiate estive in sulla sera lungo i portici colonnati del Foro di Aquileia – una specie di “Procuratie” avanti lettera – a godersi la ricca esposizione dei gioielli, delle gemme, delle meraviglie che le botteghe all’insegna della città di Roma come da un “negotiator margaritarum” cioè di prole, “ab Roma”, città fastose orientali mettevano in bella mostra..Ho lasciato per ultimo un monumento senza pregi artistici di sorta, esso infatti recava la sola iscrizione con l’espressa indicazione però che la dedica era fatta alle deità dei trapassati.Eppure io penso che principalmente per il testo dell’epigrafe che deve essere tanto piaciuto, qualche amatore si sia quasi innamorato del monumento al punto da portarselo via sì che non abbiamo la minima idea dove esso sia finito, dove cioè si trovi oggi.L’ultima notizia infatti che ne resta è del 17° secolo..Trascrivo anzitutto il testo della lapide da datarsi al 1° o 2° secolo dell’impero romano..“ANICIA P. L. GLVCERA, fui. Dixi de vita mea satis fui provata quae viro placui bono qui me ab imo ordine ad summum perduxit honorem”..Parafrasiamo queste parole che si direbbero sgorgate e dettate invero dal cuore..“Io sono stata Anicia Glucera – Glucera è vocabolo greco e significa Dolce, Soave – ché ora non lo sono più. Ma per quel che concerne la mia vita terrena posso dire schiettamente di essere vissuta abbastanza, essendo stata apprezzata altamente dal mio buon marito che mi volle tanto bene e cui tanto piacqui. Egli infatti mi trasse dall’infima condizione sociale in cui mi trovavo – parole che stanno a significare che ella era nata schiava, come è attestato del resto pure dal nome greco – onorandomi in massimo grado con l’introdurmi nell’illustre e celebre famiglia degli Anicii”..Gli Anicii sono cioè documentati anche da altre epigrafi aquileiesi e la loro gente si sarebbe elevata, anche per sensi di fede, su tante altre agli inizi del Cristianesimo..Fra le numerose lapidi sepolcrali di Aquileia antica è questa una delle più sentite e più affettuose che ci sia stata tramandata: per essa dopo duemila anni Anicia Glucera, la sposa fedele, che io immagino bella e soffusa di grazia, vive ancora nei cuori di quanti, uomini e donne sono sposi fedeli, devoti, onde il “jugum dilectionis”, il giogo, come dice la Chiesa, dell’amore, diviene lieve, giocondo, trasformandosi in un nodo di felicità perenne..

.Ed infine a mo’ di appendice un singolare monumento aquileiesi.Esso ci ricorda certo Albio Vitale che appare in bassorilievo, togato sul fianco destro dell’ara.Sennonché egli era uno scapolo impenitente e il sepolcro gli è stato dedicato da un amico il quale non sapendo, come riempire, cioè che cosa raffigurare sull’altro fianco del monumento poiché il nostro signor Vitale non aveva né moglie né amiche, pensò bene di metterci una danzatrice orgiastica che come tale rientra nel ciclo di Dionisio Zagreo, il dio dei vivi e dei morti, onde la figura vuole rendere le gioie che si aspettano gli eletti nel al di là.L’idea della morte è significata da lei con delle spighe che ella tiene nella destra alzata.



4 mar 2021

I luoghi del Tiepolo, anche Udine celebra il compleanno del grande artista

 


Il 5 marzo i luoghi del Tiepolo si uniscono per ricordare il compleanno di uno dei maggiori artisti del Settecento veneziano, di cui lo scorso anno si è celebrato, tra mille difficoltà, ma con entusiasmo e determinazione, il 250° anniversario della morte.

 

I Comuni di Mirano (VE), Este (PD), Monteviale (VI), Stra (VE), Udine, Vicenza, la Provincia di Vicenza, la città di Würzburg, la pro loco di Mirano, il museo Ca’ Rezzonico di Venezia, il CISA Andrea Palladio, la Scuola Grande dei Carmini di Venezia, il Museo Nazionale di Villa Pisani di Stra, il Duomo di Santa Tecla di Este, i musei civici di Udine, Musei civici Vicenza, Villa Zileri Motterle, Villa Valmarana ai Nani Villa Cordellina e il Museo Martin Von Wagner dell’Università di Würzburg, coordinati dal Circolo Acli di Mirano, luoghi che conservano e valorizzano le straordinarie opere del Tiepolo, hanno deciso, in maniera spontanea e informale, di coordinarsi per celebrare insieme il genetliaco dell’artista veneziano.

Venerdì 5 marzo, quindi, il compleanno di Giambattista Tiepolo verrà festeggiato virtualmente attraverso foto, video e messaggi rilanciati e condivisi attraverso i canali social degli enti, musei e ville coinvolti nel progetto.

Udine omaggia il Tiepolo
Il Comune di Udine – Civici Musei, in collaborazione con il Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo e con il Museo del Duomo e grazie al sostegno di Fondazione Friuli e Amga-Hera, promuove un evento cittadino dal titolo Buon compleanno Tiepolo! per celebrare il 5 marzo 1696, data di nascita del pittore Giambattista Tiepolo che, assieme al figlio Giandomenico, ha lasciato in città significative tracce del suo passaggio.

La manifestazione, che si articolerà in eventi e sedi diverse, è pensata per promuovere la conoscenza del patrimonio artistico tiepolesco presso il grande pubblico e incentivare presso la cittadinanza un processo di appropriazione culturale e di maggiore consapevolezza dei tesori che Udine conserva quali testimonianze pregevoli della sua storia.

Il programma

In Castello, presso la Galleria d'Arte Antica, un mediatore culturale sarà a disposizione del pubblico intervenuto per una visita guidata gratuita dal titolo “RACCONTAMI... TIEPOLO A UDINE!”

Dalle 11.00 alle 19.00

Ingresso a pagamento del biglietto ridotto

Prenotazione obbligatoria

online http://www.civicimuseiudine.it/it/visita/orari-tickets oppure al telefono 0432.1272591

 

Per l'occasione il Museo Diocesano di Udine proseguirà con le iniziative online “Diretta_mente”.

Il 5 marzo in programma ci sarà la diretta Facebook e Instagram alle ore 10.30 dal titolo “Buon compleanno! Omaggio all’arte del Tiepolo in Palazzo patriarcale”.

Mariarita Ricchizzi guiderà i partecipanti in un percorso tra le sale del Palazzo patriarcale mirabilmente affrescate dal grande maestro. Un viaggio virtuale in attesa di poterci vedere di persona in Museo Diocesano.

 

La Cattedrale, il Museo del Duomo e la chiesa della B.V. della Purità saranno aperti dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00 con visite guidate. Proseguirà l'iniziativa Ars Mecum -Tiepolo250. I foulards saranno in vendita presso il museo: il loro acquisto finanzia la conservazione delle opere.

info: museo@cattedraleudine.it

21 feb 2021

Klavdij Palčič in mostra al Kulturni di Gorizia



Grande successo, pure “dal vivo”, sta riscontrando la mostra del noto pittore triestino Claudio Palčič, che è allestita fino al 1 marzo 2021 nella galleria del Kulturni dom di Gorizia (via I. Brass 20). Fino ad ora, secondo i dati in possesso dei promotori, ha superato abbondantemente la soglia delle 40 mila visualizzazioni sulle pagine https://rudolph.tmedia.it/palcicwww.facebook.com/kulturnidom e www.kulturnidom.it.
Dal mese di febbraio la mostra è visitabile pure “dal vivo” e finora sono stati numerosi i visitatori dalla nostra regione, che si sono emozionati dinanzi alle opere di Claudio Palčič..

La mostra è stata promossa dal Consiglio d’amministrazione del Kulturni dom, in collaborazione con l’Agenzia Tmedia e la SKGZ (Unione culturale economica slovena) e con il patrocinio della regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Gorizia, il gruppo finanziario KB 1909, in occasione del 39° anniversario del Kulturni dom - Casa di cultura slovena a Gorizia (1981 – 2020) e nell’80° compleanno dell’artista.
L’orario dell’apertura della mostra (nei giorni feriali) è il seguente: dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30.

I promotori inoltre avvertono i partecipanti che sarà obbligatorio rispettare le adeguate distanze tra una persona e l’altra e indossare le mascherine protettive di naso e bocca, secondo le regole anticovid-19.

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/klavdij-palcic-in-mostra-al-kulturni-di-gorizia/6/236887


Palčič (nato il 5 agosto 1940 a Trieste , Italia) è un pittore, incisore , disegnatore e pittore di scena. Dopo essersi diplomato al Liceo Scientifico di Trieste, il progetto di Palčič era quello di imparare scienze politiche , ma cambiò idea ed entrò alla Scuola d'Arte di Venezia, che si laureò nel 1964.


Negli anni '60 Palčič è stato membro del gruppo artistico triestino "Raccordosei-Arte viva" e ha insegnato arte e storia dell'arte in diversi licei sloveni della regione di Trieste ea Gorizia . . Ha fondato e gestito uno studio di tipografia a Trieste negli anni '70.


Il lavoro di Palčič è stato presentato in tutte le mostre collettive curate da "Raccordosei - Arte viva" e in molte Mostre Internazionali di Arti Grafiche a Lubiana e dal 1967 in molte mostre antologiche di artisti. Dal Friuli e dal territorio giuliano. Ha tenuto diverse mostre personali e preso parte a più di 150 mostre collettive in Slovenia, Italia e in altre parti del mondo.


Palčič ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in Slovenia, Italia e molti altri paesi. L'artista ha ricevuto il Prešeren Fund Award nella categoria delle belle arti e della scenografia nel 1984 . Palčič si occupa di pittura, stampa, illustrazione di libri, scenografie e costumi. Ha lavorato come sceneggiatore per i teatri di Trieste, Lubiana, Vienna e Venezia . Vive e lavora a Trieste, Italia.Wikipedia  site:cekmekoyevdenevenakliyat.org

8 feb 2021

A Udine e Monfalcone la Marcia di liberazione dell'arte



Sabato 6 febbraio, dalle 16, la Marcia della Liberazione accenderà le luci dell’Arte con i musicisti, i poeti, i cantanti, i ballerini e tutti quegli artisti che vorranno esibirsi davanti ai Teatri chiusi e nelle Piazze d’Italia per dare voce ai creativi e a tutti coloro i quali lavorano nel mondo dello spettacolo.

"La chiusura protratta nei mesi di teatri, cinema, musei e di tutti i luoghi deputati alla cultura sta portando al collasso un intero settore economico, mortificando un Paese come l’Italia, da sempre espressione di quella Bellezza Artistica che l’ha resa grande nel mondo", spiegano gli organizzatori della manifestazione che, nella nostra regione, farà tappa a Udine e a Monfalcone.

"Al di là delle motivazioni legate alla diffusione del Covid-19, esiste una deliberata volontà di un sistema che desidera mortificare l’Arte a tutto vantaggio di campi del sapere più funzionali al potere economico e della finanza, come i lavori legati alla tecnologia o alla sicurezza", si legge ancora nella nota di presentazione dell'evento. "Ne è la prova la recente campagna diffusa dal governo britannico in cui s'invitano gli artisti a convertirsi in informatici o in lavoratori del mondo digitale poiché l’Arte sarebbe improduttiva. Un governo che dovrebbe essere al servizio dello sviluppo della persona umana, arriva addirittura a fare propaganda affinché musicisti, scultori, ballerini, attori, scrittori e poeti si convertano per fare gli informatici o mestieri funzionali esclusivamente al sistema".

https://www.ilfriuli.it/articolo/spettacoli/a-udine-e-monfalcone-la-marcia-di-liberazione-dell-arte/7/236090?fbclid=IwAR1OnPnloAhcmuEott0-P6LqrzML1dLgCQeDU_Y27llJ_LuyPa-rT1zLSiw

5 feb 2021

UN QUADRO DALLA CARINZIA A STOLVIZZA

 

La pala d’altare di S. Giovanni/Oltarna slika Sv. Janeza

Nell’ambito della mostra etnografica «Od puvijala dardu kärsta/Dalla nascita al battesimo/Od rojstva do krsta», che il Museo della gente della Val Resia ha allestito a Casa Buttolo Ploc a Stolvizza/Solbica di Resia, è esposta anche una pala d’altare raffigurante S. Giovanni Battista. Da decenni era conservata, in condizioni non ottime e senza cornice, nella sacrestia della chiesa di Stolvizza, ma nulla si sapeva della sua provenienza e dell’autore. Oltre alla lettera A. – probabile iniziale di un nome – e a un cognome – da me interpretato in un primo momento come Venier – sul dipinto vi sono anche le lettere Klage, che mi hanno fatto supporre la parola Klagenfurt e il numero 95.

Dopo una breve ricerca senza risultato, con l’aiuto dell’amico Franc Kattnig, della minoranza slovena carinziana di Rosegg/Rožek nella Rosental/Rožna dolina, ho potuto ricostruire parte della storia del dipinto. Anche in base a quanto emerso dalle sue ricerche agli archivi storici di Klagenfurt, posso affermare che a dipingere il quadro fu il pittore accademico e restauratore August Veiter, figlio di uno scultore, nato l’1 agosto 1869 a Kindberg in Stiria. Dopo gli studi artistici a Roma e Monaco, alla fine del XIX secolo arrivò a Klagenfurt e si affermò come pittore di quadri raffiguranti i santi. Si presume che lì nel 1895 dipinse, in olio su tela, il S. Giovanni Battista qui ricordato. Con ogni probabilità l’opera fu realizzata per dotare lo spazio finale della navata nord della chiesa di Stolvizza, realizzato tra il 1830 ed il 1834, di una piccola pala d’altare.

Dal 1902 al 1909 August Veiter lavorò all’Accademia di Monaco. Dopo la morte prematura di sua moglie, una donna di Monaco con cui ebbe un figlio, Theodor Veiter, ritornò a Klagenfurt e operò anche come restauratore nelle chiese. Cercò di dare il suo contributo alla vita pubblica della città; dal 1918 al 1931 fu membro del consiglio comunale di Klagenfurt nelle fila del Partito cristiano sociale. Nel periodo difficile del primo dopoguerra (quando la Carinzia era in pericolo di disgregazione) l’artista ottenne la protezione della città capoluogo di Klagenfurt da parte del Comando militare italiano. Per questo gli furono conferite l’onorificenza della Croce carinziana e la cittadinanza onoraria. Non mancarono altri riconoscimenti.

Veiter divenne titolare della Medaglia d’oro dell’Accademia delle arti di Monaco e della Medaglia d’onore d’argento della Repubblica austriaca (1930). Nel 1954 divenne professore onorario. August Veiter morì il 15 dicembre 1957 a Klagenfurt. (Sandro Quaglia)

https://www.dom.it/slika-ki-je-na-solbico-prisla-s-koroske_un-quadro-dalla-carinzia-a-stolvizza/

3 feb 2021

Il Settecento a Udine e in Friuli Venezia Giulia

 


Omaggio a Giambattista Tiepolo (1696-1770) nel 250° anniversario della sua scomparsa con 'I cieli e le terre di Tiepolo - Il Settecento a Udine e in Friuli Venezia Giulia'. Fino al 12 febbraio 2021 prosegue il progetto di 12 incontri in Friuli Venezia Giulia per celebrare l’opera del Maestro veneziano e illustrare un’epoca feconda e illuminata, che vide all’opera anche il genio di Antonio Zanon, Jacopo Linussio e Giuseppe Tartini.


Venerdì 5 febbraio, alle ore 15.30, a Palazzo Coronini Cronberg, a Gorizia, l'incontro d’arte e visita guidata 'Il Settecento illuminato di Gorizia: da fortezza a crocevia di culture'.
La prenotazione è obbligatoria:
ITINERARIA I-Mobile +39 347 2522221 E-mail itineraria@itinerariafvg.it Web site www.itinerariafvg.it

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/il-settecento-a-udine-e-in-friuli-venezia-giulia/6/235777

 Giambattista Tiepolo (o Giovanni Battista o Zuan Batista; Venezia, 5 marzo 1696  Madrid, 27 marzo 1770) è stato un pittore e incisore italiano, cittadino della Repubblica di Venezia. È uno dei maggiori pittori del Settecento veneziano.

per saperne di più vai qui

https://it.wikipedia.org/wiki/Giambattista_Tiepolo


22 gen 2021

Giovanni da Udine: la prima retrospettiva sull’artista che lavorò con Raffaello e Michelangelo


 [vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Chi abita a Udine conosce il suo nome sicuramente perché a lui è intitolato il teatro del capoluogo friulano, ma probabilmente in pochi saprebbero indicare le opere di questo poliedrico artista. Gli appassionati di storia e cultura locale sapranno sicuramente che a lui si deve la fontana di piazza San Giacomo, il cosiddetto salotto udinese e sapranno individuare la sua casa all’inizio di via Gemona.

Ma quanti sanno che Raffaello volle Giovanni da Udine al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge vaticane? O che Michelangelo lo teneva in alto conto? O che Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze?

A colmare queste eventuali lacune ci sarà la mostra nel Salone del Parlamento del Castello di Udine dal 12 dicembre 2020 al 14 marzo 2021 dal titolo Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487 – 1561), promossa dal Comune di Udine e curata da Liliana Cargnelutti e Caterina Furlan. Si tratta della prima retrospettiva dedicata a Giovanni da Udine. Anche l’imponente scalinata a doppia rampa che conduce alla sede della mostra è stata progetta da Giovanni, stavolta in veste di architetto. A Udine è opera sua anche la Torre dell’Orologio.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”14419″ img_size=”full” add_caption=”yes”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Visita Ritagli di Viaggio per leggere tutto l'articolo

13 dic 2020

Il Natale di un tempo

 


Quadro del famoso pittore sloveno popolare Maksim Gaspari che illustra come si festeggiava un tempo il Santo Natale che era simile anche nell' Alta Val Torre e nelle valli del Natisone.

Osserviamo la mamma che fila la lana,il papà che lavora il legno,la nonna che racconta qualcosa ai nipoti,la figlia che fa la maglia ed il figlio che fa la punta ad un legnetto con il coltellino.Nella cucina si nota la religiosità :il presepe nell'angolo,l'alberello,l'acquasantiera vicino alla porta.La stufa di maiolica da noi non c'era,ma era sostituta dallo spolert,lo stile delle sedie era diverso ,si usavano quelle impagliate.

21 ott 2020

Viaggi con la testa, Mostre Giovanni da Udine: la prima retrospettiva sull’artista che lavorò con Raffaello e Michelangelo

 


Chi abita a Udine conosce il suo nome sicuramente perché a lui è intitolato il teatro del capoluogo friulano, ma probabilmente in pochi saprebbero indicare le opere di questo poliedrico artista. Gli appassionati di storia e cultura locale sapranno sicuramente che a lui si deve la fontana di piazza San Giacomo, il cosiddetto salotto udinese e sapranno individuare la sua casa all’inizio di via Gemona.

Ma quanti sanno che Raffaello volle Giovanni da Udine al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge vaticane? O che Michelangelo lo teneva in alto conto? O che Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze?

A colmare queste eventuali lacune ci sarà la mostra nel Salone del Parlamento del Castello di Udine dal 12 dicembre 2020 al 14 marzo 2021 dal titolo Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487 – 1561), promossa dal Comune di Udine e curata da Liliana Cargnelutti e Caterina Furlan. Si tratta della prima retrospettiva dedicata a Giovanni da Udine. Anche l’imponente scalinata a doppia rampa che conduce alla sede della mostra è stata progetta da Giovanni, stavolta in veste di architetto. A Udine è opera sua anche la Torre dell’Orologio.

Chi abita a Udine conosce il suo nome sicuramente perché a lui è intitolato il teatro del capoluogo friulano, ma probabilmente in pochi saprebbero indicare le opere di questo poliedrico artista. Gli appassionati di storia e cultura locale sapranno sicuramente che a lui si deve la fontana di piazza San Giacomo, il cosiddetto salotto udinese e sapranno individuare la sua casa all’inizio di via Gemona.

Ma quanti sanno che Raffaello volle Giovanni da Udine al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge vaticane? O che Michelangelo lo teneva in alto conto? O che Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze?

A colmare queste eventuali lacune ci sarà la mostra nel Salone del Parlamento del Castello di Udine dal 12 dicembre 2020 al 14 marzo 2021 dal titolo Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487 – 1561), promossa dal Comune di Udine e curata da Liliana Cargnelutti e Caterina Furlan. Si tratta della prima retrospettiva dedicata a Giovanni da Udine. Anche l’imponente scalinata a doppia rampa che conduce alla sede della mostra è stata progetta da Giovanni, stavolta in veste di architetto. A Udine è opera sua anche la Torre dell’Orologio...

continua https://ritaglidiviaggio.it/2020/10/21/mostra-giovanni-da-udine/

17 ago 2020

Affresco con invocazione in sloveno a Canalutto/Skrìla in comune di Torreano-Tavorjana

 

foto di LucaPb

*MARIA DEI*      * GLORIA IN EXCELSIS DEO *

O SANTO ANTONIO TU CHE DEGNO SEI
PREGA GESU' - MARIA PER I TUOI FEDELI
II.X.1906


Torreano (Toreàn in friulanoTavorjana in sloveno), è un comune italiano, di 2.270 abitanti della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia.
Peculiarità del territorio di Torreano è di trovarsi a cavallo tra l'area linguistica friulana (della quale fa parte la maggioranza dei locutori) e quella slava della Benecia, in cui è ancora diffuso un dialetto legato al sistema linguistico sloveno. Nelle frazioni della parte alta del comune (Costa/Podgrad, Canalutto/Skrìla, Masarolis/Mažeruola, Reant/Derjan, Tamoris/Tamora) è tuttora parlato il locale dialetto sloveno, tutelato ai sensi della Legge 38/2001.

Questo affresco su una casa rurale di CANALUTTO/SKRILA è la dimostrazione che nel secolo scorso anche qui si pregava e parlava in sloveno.

Oggi è una zona italianizzata e friulanizzata,senza tabelle con toponimi in sloveno.

 Affresco su una casa rurale a Canalutto/Skrìla con diciture in latino-italiano-sloveno .

Opera probabilmente anche se rimaneggiata di Jacum Pitor /Giacomo Meneghini  di Cergneu-Cerneja


OJ MARIJA OD VEČNO POMOČ
 POMAJ SINOVE  TVOJE
 VSMILISE CES NAS
 
traduzione letterale
o Maria ausiliatrice aiuta i tuoi figli
abbi pietà di noi

Jacun Pitôr-Giacomo Meneghini
 uno dei più popolari artisti näif attivi nella nostra regione
 tra ‘800 e ‘900


Personaggio vagabondo e solitario, unico nel suo genere, Jacun Pitôr è stato
 uno dei più popolari artisti näif che hanno vissuto e lavorato nella nostra regione
 a cavallo tra ’800 e ‘900. Durante i suoi spostamenti ha lasciato diverse
 testimonianze della sua eclettica arte in osterie, chiesette di campagna, 
casolari e case nobili in cambio di ospitalità e di modesti compensi.
Nelle sue opere si respira la tipicità della cultura popolare: i temi pittorici trattati,
 con armonia e semplicità, spaziano dal sacro al profano, accompagnati
 molte volte da autentiche perle di saggezza rurale friulana, intrise di sottile ironia.
continua a leggere : http://www.jacunpitor.it/




3 ago 2020

Chiesa dedicata ai santi Gervasio e Protasio

Chiesa dedicata ai santi Gervasio e Protasio di Nimis (Friuli-Venezia Giulia). Costruita dal VI al XII con aggiunte XIV. Molti affreschi (tra cui gli affreschi di Tita Gori).







La pieve dei Santi Gervasio e Protasio è la parrocchiale di Nimis, in provincia ed arcidiocesi di Udine. Fa parte della forania della Pedemontana.Un primo edificio di culto fu costruito nel VI secolo, al tempo dei Longobardi. Questo edificio, più volte ampliato e restauro fino al XII secolo, venne distrutto dal terremoto del 1348. L'attuale pieve fu edificata, infatti, nel XIV secolo. La chiesa venne, in seguito, ristrutturata varie volte: nel 1714, nel 1898, nel 1934, nel 1964 e, infine, nel 2000

Vi si possono trovare affreschi risalenti al Medioevo, al Rinascimento e i cicli pittorici di Tita Gori (1870-1941 in Nimis). nel 1964 venne sostituito il vecchio altare maggiore con le statue dei due Santi e l'affresco sovrastante con, rispettivamente, un nuovo altare in marmo e un mosaico della Scuola Mosaicisti di Spilimbergo, raffigurante la Vergine in trono con il bambino e attorniata dai Santi Gervasio e Protasio e da San Giovanni Battista.

Il piccolo organo nella navata di sinistra è stato restaurato nel 1979 dalla ditta organara Zanin.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pieve_dei_Santi_Gervasio_e_Protasio_(Nimis)

foto di Jean-Marc Pascolo

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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Buon sabato

Alta Val Torre/Terska dolina  

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